UARK

By CliziaSalvati

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UARK, University of Arkansas, detta più comunemente l'Arca. Clarke sta studiando per diventare medico, è part... More

Big Spring Party
We're going to have so much fun
The Space Between
The Stone and the Box
Responsibility
Beautiful Beat
Timber
Itch
Guess Who's Coming to Dinner

Well, shit

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By CliziaSalvati

Clarke

"Onestamente... non mi interessa."
Maya mi fissa dallo specchio sulla sua scrivania. Ha anche smesso di pettinarsi i capelli pur di lanciarmi uno sguardo torvo da dove la sto ascoltando, appoggiata contro lo stipite della porta della sua camera.
"Sono seria, Maya. Puoi farti anche tutta la confraternita, per quanto mi riguarda."
"Non...," sospira, e volta la sedia verso di me per non essere costretta a parlare col mio riflesso. "Non ho intenzione di farmi strada verso di lui scopandomi tutti i Sigma Tau, se è questo che stai dicendo."
"Non lo è e non mi devi spiegazioni. Hai baciato Jasper, e allora? Wells non è il tuo fidanzato, non l'hai tradito. Sa a malapena della tua esistenza."
Maya assottiglia lo sguardo. Ho decisamente sbagliato tasto. "Quello che voglio dire è... non mi interessa perché è una cosa fra voi due. Se un giorno Wells ti sposerà come tu tanto desideri, sarai tu a raccontargli il tuo passato. Io non c'entro niente."
Esatto, non c'entro niente, quindi non so perché sono qui a sorbirmi le paranoie di Maya sul perché non dovrei dire a Wells quello che ho visto. Con tutto quello che sta succedendo, poi!
"Bene," appoggia la spazzola sulla scrivania ingombra di libri e di quello specchio a forma di cuore vagamente inquietante. "Allora parliamo di qualcosa che interessa anche a te. Ti ho mandata a chiamare anche per questo. Parlami del tuo piano."
"Ottimo," finalmente si ragiona. Mi stacco dallo stipite e comincio a passeggiare per la stanza. "Dobbiamo trovare un modo per vendere alle ragazze la storia del corso di autodifesa senza farle insospettire."
Maya appoggia il gomito sulla scrivania per reggersi il mento sulla mano. "Facile. Sanno tutte di Charlotte. Basta dire la verità, cioè che è per la loro sicurezza."
"Certo, ma non è abbastanza. Succede in tutti i campus. Le ragazze vengono violentate ogni giorno."
"Drama queen...," mormora, battendo velocemente le ciglia.
"Comunque," continuo, ignorandola, "Non verranno tutte. Anzi, ne verrà meno della metà."
"Allora diciamo che è obbligatoria. Ci inventiamo che daremo i profitti in beneficenza."
Mi fermo tra il suo letto rosa e un armadio dello stesso allarmante colore. "Beneficenza?"
"Certo. Dovranno pure pagarlo il corso, no?"
"Ma lo fanno i ragazzi della sicurezza," tento, lentamente.
"Esatto. E lo fanno gratis. Vittoria doppia, no?", e mi regala uno di quei sorrisi da squalo alla Michael Fassbender. Ecco un altro motivo per cui Maya è la Presidentessa e io no: ha l'animo da businesswoman. Riuscire a metterlo in sacca sia alle sorelle che alle guardie, riuscendo comunque a fare del bene. Nonostante tutto, ogni singolo penny che guadagniamo - che non serve per il mantenimento della casa, bollette eccetera - va a finire in beneficenza. È importante per il nostro curriculum, pare. Siamo in continua competizione contro le altre Confraternite femminili per chi è la più buona e caritatevole.
"Bene. E per i sottobicchieri, pensavo..."
"No. Niente sottobicchieri."
Cerco di capire perché stia ponendo il veto su questa cosa ma non ne esce niente. Mi sembra una soluzione facile e veloce. "Perché no?"
"Creeresti solo il panico. Non puoi fare entrambe le cose, le consorelle non sono stupide."
"Come facciamo a proteggerle dalla droga, allora?"
"Non lo facciamo."
"Prego?"
Devo avere sviluppato un problema all'udito o qualcosa del genere.
"Non c'è nessuna prova, Clarke. È una paranoia tua. Le ragazze avevano bevuto troppo, tutto qui."
"Roma è astemia!"
"Evidentemente non lo è più! Lo ero anch'io prima di venire al college... senti," sospira, e assume il tono di chi sta facendo una predica a una bambina. Come se volesse intenzionalmente farmi incazzare. "Ho parlato con le ragazze mentre eri fuori a fare il cane da guardia. Hanno tutte ammesso di aver bevuto, e sono piccole. Devono ancora imparare a reggere l'alcol."
"È una cazzata, Maya."
E se ne renderà conto. Se ne renderà conto troppo tardi, e nel frattempo qualcun'altra farà la fine di Charlotte.
"Come ti pare. Finiti gli esami c'è la cerimonia delle Big Sister, la Spring Break e non comincio nemmeno ad elencarti gli eventi di beneficenza. Tu non manderai nel panico le mie ragazze, Clarke."
Le mie ragazze. È una frase che brucia e Maya lo sa benissimo.
Sento la rabbia farsi strada, una scia di calore che va dallo stomaco al petto. Come fa a prendere questa cosa con così tanta leggerezza? Non posso essere l'unica a rendermi conto quanto sia grave quello che è successo a Charlotte, quando sia importante che non succeda a nessun'altra ragazza.
Il cervello si rifiuta di darmi delle risposte sagaci con cui ribattere, e in un secondo sono fuori dalla porta.
Quando le parole finalmente arrivano è troppo tardi, e il corridoio non se le merita. Me le tengo tra i denti, che le pareti sono sottili.

**

Octavia sta ancora sonnecchiando. Per fortuna non sembra completamente distrutta come le altre che ho controllato prima di venire qui. Monroe, per esempio, è nel letto dall'altra parte della stanza e sembra uno zombie. Tutte le matricole colpite sono in condizioni simili.
Prendo l'unica sedia presente dalla scrivania e la piazzo accanto al letto, voglio esserci quando si sveglierà. Bellamy sarà contento, sto mantenendo la mia parte dell'accordo. Speriamo che stia facendo lo stesso.
Odio queste situazioni disperate in cui devi andarti a fidare degli sconosciuti.
Anche se fidarsi è una parola grossa, gli ho detto di essere certa al 95% che non fosse lui il colpevole ma ho mentito sulla percentuale per convincerlo a collaborare, usando sua sorella come esca.
Probabilmente sono una brutta persona, un'altra di quelle che mentono per ottenere quello che vogliono. L'immagine del sorriso falso di mia madre mi appare come un flash nella mente.
Non siamo poi così diverse, alla fine, eh? Se sapesse cosa sto pensando si farebbe una bella risata, sono anni che litighiamo e ci definiamo 'irreparabilmente diverse'.
Octavia apre gli occhi lentamente, spalmandoci sopra i palmi delle mani. "Oh, Dio."
"Serata movimentata?", mi esce naturale ironizzare sulla sua situazione, tanto non sono io quella che sta facendo dei versi disumani per il mal di testa.
"Ho tipo i peggiori postumi di sempre."
"Non ne dubito. Senti... ti ricordi cos'hai bevuto?" Meglio andare subito al sodo.
Octavia interrompe uno stiracchiamento scricchiolante per fissarmi di sbieco. "Cosa vorresti dire?"
"Se ti ricordi cos'hai bevuto. O se eri con qualcuno in particolare."
"Ok," si mette a sedere contro il cuscino e incrocia le braccia. "Maya è passata a fare le stesse domande, stamani. Cosa sta succedendo?"
Ripensando alla conversazione che ho avuto con Maya, e ho le mani legate. Non posso dirglielo. Non posso avvertire le matricole che c'è qualche pezzo di merda in giro per il campus a drogare le bibite delle ragazze. Al limite glielo dirà Bellamy, non posso permettermi di entrare in conflitto con Maya. Dobbiamo restare unite in questa cosa, e collaborare - soprattutto quando si renderà conto che ci serviranno quei sottobicchieri.
"Niente, sono solo preoccupata."
"E da quando vegli sul mio capezzale? Non è la mia prima sbronza, sai. E non sei mai stata nella mia stanza per più di 5 minuti."
A volte odio la perspicacia e la stronzaggine di Octavia; questa è una di quelle volte perché non mollerà l'osso finché non tirerò fuori qualcosa di vagamente somigliante alla verità. Per fortuna mia, ce l'ho. Sospiro teatralmente. "Ho diciamo promesso a tuo fratello che ti sarei venuta a controllare."
"Non ci posso credere, non mi serve una babysitter! Se Bellamy..."
"Bellamy è uno stronzo," la interrompo.
Mi guarda stralunata per qualche istante, finché le labbra non le si piegano in un sorriso affettuoso. "Sì, lo è, a dire il vero."
Dev'essere bello avere un fratello da odiare e amare contemporaneamente. Beh, alla fine per me è un po' così con Wells, no?
"Esatto, è uno stronzo, è stato una spina nel fianco tutto il tempo e credo che mi abbia insultato tra le righe in un paio di occasioni, ma ti vuole bene. Mi ha solo chiesto di passare a vedere come stavi. Eri piuttosto messa male, sai."
"Dio, se non lo so. Mi sembra di avere una sessione dal dentista nel cervello."
"Che immagine meravigliosa."
Ci scambiamo qualche sorriso, non penso che abbiamo mai parlato così a lungo. "Ah, come va lo stomaco? Ti senti disidratata?"
"Mi sento prosciugata, a dire il vero. Oggi probabilmente mi berrò tre litri d'acqua."
È il momento perfetto per fare tornare la conversazione dove voglio. "Sei di stomaco debole? Sei l'unica che ho visto vomitare, ieri sera."
Affila di nuovo lo sguardo, ed io mi impegno in un sorriso da innocente-principessa-disney, sperando che funzioni. "No, c'era questo ragazzo... non ricordo il suo nome..."
"Quello rasato con la crestina in mezzo?", la interrompo, nascondendo la curiosità al massimo.
"Sì, esatto. Mi ha... beh, è disgustoso, ma quando ho cominciato a stare male mi ha infilato due dita in gola e mi ha fatta vomitare. Sarà per questo che oggi sto meglio delle altre. Anche se meglio è un eufemismo."
"Mmh," annuisco. "Sarà per quello."
Quindi Crestino alla festa l'ha aiutata, e se l'ha fatto dev'essere stato perché sapeva che qualcosa non andava. Octavia ha detto 'appena ho cominciato a stare male'. Perché far vomitare una ragazza sconosciuta se non sai che quello che la fa star male è potenzialmente nocivo?
Avesse aspettato un pochino o, che ne so, provato a farle smaltire la sbronza, sarei un po' meno sospettosa. E sono sincera, il fatto che avesse quella capigliatura strana non mi fa pensare bene. Sarà un pregiudizio, ma è così.
"Bene," mi alzo dalla sedia. "Direi che ti ho dato ufficialmente un'occhiata, il mio lavoro qui è finito."
Voglio andare a farmi un caffè, l'effetto dell'ultimo sta finendo e non voglio crollare, ci sono ancora troppe cose da fare e da pensare.
Octavia annuisce, per poi fermarmi con un gesto della mano. "Per caso stai andando in cucina?"
"Sì, ti serve qualcosa?"
"Acqua. Come se non ci fosse un domani."
Ridacchio. "Te la porto, tanto stavo scendendo in cucina per prendere il caffè."
"Lo immaginavo. Stai da schifo, Clarke."
"Anche tu, cara. Buon riposo."
E scivolo via, ancora sorridendo, stranita da questo scambio cordiale a cui non sono affatto abituata.

**


In salone c'è una dolce musica di sottofondo.
A Maya piace mettere un po' di classica per rilassare l'atmosfera, soprattutto quando è nervosa o ci sono momenti di crisi. Direi che questa situazione vale per entrambe.
Mi da' una soddisfazione malefica sapere che sia agitata quanto me sulla questione ma cerchi di nasconderlo sotto ottomila strati di Theta Beta. Mia madre sarebbe fiera di lei.
Dei rumori in giardino interrompono la quiete del salone, qualche ragazza si avvicina al finestrone per guardare fuori.
Qualcuna sussulta e si porta la mano alla bocca, quindi dubito sia il postino o un passante casuale. Mi avvicino, anche perché al trambusto si sono aggiunte delle grida e non è mai una buona cosa.
Quello che vedo mi fa precipitare in giardino, correndo come una furia. Bellamy sta picchiando qualcuno.
"Bellamy!"
Sono a qualche metro di distanza e non riesco a vedere con chi se la stia prendendo, ma dev'essere qualcuno che ha che fare con la festa, con la droga. Me lo sento. E voglio vederlo.
Bellamy mi lancia uno sguardo da sopra la spalla. "Tranquille, Principesse. Non c'è niente da vedere. Tornatevene dentro."
Mi guardo intorno, alcune delle sorelle mi hanno seguita fuori. "L'avete sentito, tornate dentro." Mi fissano. "Ora!"
Obbediscono e filano dentro mormorando sicuramente delle lamentele.
Bellamy mi schiaffa davanti il malcapitato, e non mi stupisco affatto di vedere Crestino.
"Lo riconosci?"
Devo aver fatto un'espressione strana se Bellamy mi fa questa domanda. "Sì, era alla festa. Lui..."
Stringo le labbra. Crestino ha già preso qualche pugno, probabilmente una scarica di taser e se li merita tutti - solo non sono sicura che quello che sto per dire lo faccia rimanere vivo.
"Cosa?"
"Era con Octavia. L'ho visto con lei."
Prevedibilmente, Bellamy diventa livido di rabbia e comincia a scuoterlo furiosamente.
"Piano, piano. Ehi! Octavia ha detto che l'ha aiutata a vomitare. Probabilmente non è chi cerchiamo, ma è meglio interrogarlo. Tirargli fuori delle informazioni, cose così."
Sto cercando di essere calma e lucida, la verità è che non ho la più pallida idea di cosa sto facendo. Interrogare qualcuno? Sono seria?
Mi fa un mezzo sorriso strafottente - mentre Crestino rimane in assoluto silenzio a guardarci. "E dove avresti intenzione di farlo? Qui in giardino?", ribatte, sarcastico. Che gioia, come mi era mancato questo conversare rilassante e cordiale con Bellamy.
Considerando che siamo in un campus universitario, non mi sembra il caso di condurre un interrogatorio in giardino. Troppa gente che passa, l'unica soluzione che mi viene in mente è farlo dentro la Casa.
"Portiamolo dentro."
"Dentro la sede delle Theta Beta?"
Se non la smette con questo tono di voce irritante e a sfottò, ammanetto anche lui. "Sì, dentro la sede. Hai un'idea migliore? Vuoi portarlo da voi in un golf cart che non ha le portiere per non farlo scappare?"
Increspa la fronte, probabilmente valutando le alternative.
Mi fa un cenno con la testa pur di non ammettere ad alta voce che la mia idea è la migliore.

**


Prendo una sedia dal tavolo del salone e Bellamy ci piazza sopra Crestino.
"Dobbiamo legarlo. Hai delle corde?"
Dio, questa storia sta diventando sempre più un film horror. E pure brutto.
"Certo, dentro la mia borsetta, insieme allo spazzolino e allo sparachiodi."
"Potevi semplicemente dire di no."
È vero, avrei potuto. È che il suo atteggiamento mi irrita e mi viene da rispondere a tono, è più forte di me. Rispondo sarcasmo contro sarcasmo.
"Clarke, cosa stai facendo?" Maya si fa' strada tra la folla di sorelle - non mi ero neanche accorta che fossero diventate così numerose. "Cosa succede?", lancia delle occhiate preoccupate a Bellamy e Crestino.
Wow. Non ho la più pallida idea di cosa rispondere. Non posso dire che è un sospettato per la droga perché mi sgozzerebbe sul posto, non posso dire che è sospettato dello stupro di Charlotte perché non era una Theta Beta, non avrebbe senso averlo portato qua dentro.
"L'ho trovato qua fuori che spiava nel vostro salone. Penso che sia meglio fargli due domande a proposito." Per fortuna Bellamy ha trovato una risposta decente prima di me.
"Ooook...", Maya continua a fissare entrambi con sospetto. "Perché non lo porti in centrale, o come si chiama quel posto dove state voi?"
Bellamy sorride - qualcuna delle ragazze spalanca gli occhi e sorride di rimando in modo beota, alzo gli occhi al cielo - "Come mi ha giustamente fatto notare Clarke, non posso farlo perché scapperebbe dal mio mezzo di trasporto non adeguato. Non siamo abituati ad arrestare le persone, sai."
"E qual è lo scopo di avervi nel campus, allora," Maya arriccia le labbra, la ThetaBetaggine è potente in lei come in nessun'altra consorella.
A Bellamy sparisce il sorriso, e per qualche motivo vederlo irritato mi fa piacere.
"Non sono poliziotti, servono solo a gestire meglio gli studenti," intervengo prima che si mettano a litigare.
"Ok ma, Clarke...", si avvicina per bisbigliarmi all'orecchio. "Non può farlo qui in salone davanti a tutte, no? Sono già abbastanza spaventate, per la miseria."
Non ha tutti i torti. Faccio cenno a Bellamy di seguirmi, che annuisce e trascina dietro di sé Crestino. È preoccupante come sia riuscito a non far uscire una singola sillaba dalle sue labbra in tutto questo tempo.


**


Lo piazziamo su di un'altra sedia, stavolta in camera mia.
È il posto più sicuro che mi è venuto in mente, ho optato per il posto con meno persone possibili - e a parte Maya, sono l'unica ad avere una singola.
Bellamy fissa Crestino - che lo fissa di rimando - a braccia conserte, penso che non voglia dare a vedere che non sappia come iniziare.
Ovviamente non lo so nemmeno io. Ho 22 anni, non sono un agente, non so cosa sto facendo qui, non so come interrogare qualcuno. Sto per diventare medico, dovrei curare le persone, non tenerle ammanettate sulle sedie - cosa diavolo sta succedendo alla mia vita?
C'è troppo silenzio, stiamo tergiversando tutti e due.
Accendo lo stereo per riempire il vuoto e scacciare via i pensieri assillanti. Lo sto facendo per Charlotte e le ragazze, ecco cosa sta succedendo.
Bellamy mi lancia uno sguardo divertito, ormai sono quasi convinta che ne possegga solo due: accigliato e divertito.
"Sul serio?" Ha la faccia tosta di inarcare un sopracciglio.
"Non ti devo nessuna spiegazione sui miei gusti musicali."
"No, ma Crazy Little Thing Called Love non è la canzone propriamente adatta a..."
"Ho acceso solo perché con la musica non riusciranno ad origliare, da fuori," taglio corto.
Si dovrebbe sempre diffidare delle persone a cui non piacciono i Queen, comunque.
Mi rifila l'espressione numero 1 - quella accigliata - anche se stavolta sembra nascondere una sfumatura di preoccupazione. "Dici per non far sentire le urla?"
Cominciano a fischiarmi le orecchie. No, le urla no. Non posso, è un ragazzo, avrà quanto me, certo è un sospettato, ma...
"Rilassati, Principessa. Era una battuta."
"Molto divertente. Vogliamo procedere?", lo incalzo.
So che probabilmente stava temporeggiando, non dev'essere facile nemmeno per lui il pensiero di picchiare qualcuno - perché sì, ci stiamo girando intorno e cerchiamo di non pensarci ma questo non ha parlato finora, quindi ci sono buone probabilità di dover ricorrere a certi metodi - ma mi ha punzecchiata e questa è una mini vendetta che mi prendo.
Non so se ne renda conto, si volta semplicemente di nuovo verso Crestino - scuro in volto, tesissimo.
Per qualche tacito accordo è lui quello che deve fare le domande.
"Cominciamo dalle basi, nome?"
Nessuna risposta.
"Sei di qualche confraternita?"
Ancora niente.
"Perché eri qua fuori a fare lo stalker?"
Nada.
Bellamy mi guarda di nuovo. Lo vedo chiaramente, c'è un ragazzino sotto quella maschera da duro. Se la sta facendo sotto quanto me. Non so se abbia mai picchiato qualcuno in vita sua - a parte Jaha, anche se lo conto come attacco motivato - in ogni caso non dev'essere una cosa che gli riesce facile. Fuori in giardino può anche averlo bistrattato un po', ma questa è tutt'altra cosa.
Guadagna un punto stima per non essere uno di quelli che amano la violenza gratuita.
Sta cercando una specie di conferma nei miei occhi. Se deve fare questa cosa, non vuole farla da solo. Vuole che sia anch'io a deciderla con lui. Il problema è che non sono ancora pronta.
"Forse è muto?", azzardo.
Il ragazzino spaventato sparisce e la maschera di Bellamy-espressione-2 (quella divertita) ritorna in tutto il suo splendore. "Secondo te un muto non proverebbe a scagionarsi? Linguaggio dei segni o qualcosa del genere?"
"Ok, era solo un'ipotesi."
Stringe un po' le labbra, e ritorna a fissarmi in cerca di consenso. Va bene, cedo. Annuisco impercettibilmente.
Crestino chiude gli occhi gli occhi per un secondo, e li riapre per mettersi a fissare Bellamy con fare risoluto. Come se si stesse preparando a una battaglia.
Gli arriva soltanto un pugno prima che Octavia spalanchi la porta con un colpo secco.


**


"Che cazzo, Bellamy!"
"Lo sto facendo per te, O!"
"Ma smettila, smettila di usarmi come scusa per fare le tue stronzate!"
È un po' che si urlano cose del genere.
Io mi sono fatta in disparte per lasciarli litigare. Dicono 'tra moglie e marito non mettere il dito', ma sono sicura che metterlo tra due Blake sia anche peggio.
È piombata dentro quando ha sentito che abbiamo preso un rasato in ostaggio. La voce si è sparsa per tutta la Casa in un secondo - non succede tutti i giorni che qualcuno ci spii dalle finestre, in effetti.
"E tu," Octavia si volta verso di me col dito puntato. Ahia. "Perché gli dai corda? Ti ho detto che Lincoln mi ha solo aiutata!"
Il nome del ragazzo misterioso se lo ricorda, quindi. Non sono del tutto sorpresa che me l'abbia nascosto. Ha capito che c'era qualcosa che non quadrava e ha preferito proteggerlo. Posso capirlo. Non mi è mai capitato con nessuno - nemmeno con quell'idiota di Finn - ma posso capirlo.
"Se è così innocente come pensi, perché non parla?", tento di farla ragionare. "Avrebbe potuto semplicemente dire 'Non sono stato io'. Per non parare di come l'abbiamo trovato, cioè a spiarci dal giardino."
È arrossita. Giuro su Dio, Octavia Blake è appena arrossita - leggermente, ma comunque. "Dev'essere... dev'essere venuto per me. A controllare che stessi bene."
"Certo," Bellamy la sta fissando, gli occhi neri come la pece emanano un'aura gelida e bruciante al tempo stesso. Non so come mi venga quest'idea, è solo la sensazione che sento. "È un principe azzurro, sicuro. Ora vattene, dobbiamo continuare."
"Voi non continuate proprio niente! E resto qui!"
"Octavia..."
"Ho detto che resto!"
"Lo stiamo interrogando per la droga, ok?", le urla.
Octavia perde tutta la sua verve in un attimo. Guarda Crestino - Lincoln - che nel suo silenzio assume comunque un'aura colpevole.
"È per quello che mi hai fatto quelle domande, stamani? Tu e Maya?"
"Sì. Qualcuno vi ha messo qualcosa nei drink. Maya non vuole che ve lo dica."
"Che stronzata," ribatte, secca.
La pensiamo uguale, e la cosa mi fa inaspettatamente piacere.
"Aspetta, cosa?", si intromette Bellamy. "La tua capa non vuole che le ragazze lo sappiano?"
Scuoto la testa.
"Merda..."
Octavia mi sorprende inginocchiandosi davanti a Lincoln. "È vero? Mi hai messo qualcosa nel drink?"
La osserva, rapito, facendomi sentire anche un po' a disagio, ma non risponde.
"Fai solo sì o no con la testa," insiste Octavia. "Sei stato tu?"
Ancora nulla.
"Mi volevi fare del male?"
Molto, molto lentamente, Lincoln scuote la testa.
Octavia sorride. "Mi hai fatta stare meglio, vero?"
Annuisce con un gesto secco - Octavia mi lancia un 'te l'avevo detto' silenzioso solo guardandomi.
"Sai chi sia stato a drogare i drink?"
Batte le ciglia, ma non da' nessuna risposta.
Octavia si rialza in piedi, incrociando le braccia. "Beh, comunque ve l'avevo detto che non è stato lui."
"Non vuol dire niente, O. Potrebbe mentire."
"Oh, finiscila."
Si guardano in modo truce per un po', io vorrei non intromettermi ma non abbiamo tempo da perdere. Non siamo nemmeno dei poliziotti, teoricamente questo ragazzo potrebbe farci causa per rapimento.
"Ha ragione tuo fratello. Scusa," mi giustifico sotto il suo sguardo omicida.
Bellamy si mette le mani sui fianchi, pensieroso. "Octavia, devi lasciarci soli un attimo, dobbiamo parlare di una cosa."
Probabilmente quando dice il nome per intero vuole farle intendere che è una cosa seria.
"Non m'interessa, non vi lascio soli con lui," indica Lincoln, decisa.
Come fa a fidarsi così velocemente di qualcuno? Nemmeno da matricola ci sono mai riuscita. A parte con Finn. Perché diavolo ci sono riuscita proprio con Finn?
"Octavia, la droga...", tento
Mi interrompe subito. "Non mi interessa. Non è stato lui. Mi ha salvata. Me lo sento."
Bellamy sospira. Gli faccio cenno di uscire nel corridoio, è l'unica soluzione.


**


L'ampio corridoio delle Theta Beta è illuminato a giorno. I lampadari antichi di generazioni fanno luce su tutto, scale comprese. Non può esistere della penombra, qua dentro, Maya vuole che sia una Casa sempre calda e luminosa.
Quando mi richiudo la porta alle spalle, Bellamy ha di nuovo appuntato le mani sui fianchi.
"Maya. I sottobicchieri."
"Ha detto di no."
"Merda, lo sapevo. Come facciamo?"
Bella domanda. Tutte le cose ordinate per la Confraternita vengono recapitate qui, e non c'è busta, bolletta o scatolone che venga depositato all'interno senza che Maya lo sappia. Non si muove foglia che Maya non voglia, insomma.
"Puoi ordinarli tu?"
Annuisce, secco. "Sì, è quello che pensavo. Non dovrebbero esserci problemi, nessuno apre la mia roba senza il mio consenso."
"Leader spietato, eh?"
Non sembra impressionato dal mio punzecchiamento. Che ipocrita, poco fa non ha fatto altro e quando è il mio turno...
Non vedo l'ora che tutta questa situazione si risolva per non essere costretta ad averci a che fare.
"Senti...", sta per chiedermi qualcosa quando la porta si riapre. Octavia ci fulmina, contrariata, prima di avviarsi giù per le scale.
"Dove vai?"
"Dio, Bellamy, non si può andare al bagno senza il tuo permesso, ora?", si ferma in mezzo alle scale, una mano sulla balaustra. "C'è già una Pricinpessa, non ci serve anche un Re a regnare su di noi."
Mi stropiccio gli occhi, esausta. "La preferivo mentre dormiva," confesso.
Quando li riapro Octavia è sparita e Bellamy sembra sospettoso. Mi guarda, gli ingranaggi del cervello che lavorano a mille.
"Cosa?", gli chiedo.
In un balzo spalanca la porta della mia camera e si fionda dentro.
La finestra è aperta.
E di Lincoln, nessuna traccia.
Beh, merda.
"Merda," esclama Bellamy.
Almeno per una volta siamo d'accordo.


**


"È colpa tua, Principessa!"
"Ma se è tua sorella!"
"Anche la tua!"
"Non è la stessa cosa, idiota!"
Prendo fiato, pronta a ribattere ancora, ma a quanto pare Bellamy si è improvvisamente accorto che urlarci addosso a vicenda non è d'aiuto.
Comincia a guardarsi intorno, e mentre il suo sguardo si posa sui miei disegni attaccati alle pareti, sento l'imbarazzo cominciare a imporporarmi il collo.
Non avevo pensato al fatto che avrebbe visto la mia camera, il mio rifugio, una parte di me, portandolo qui.
Seguo il suo sguardo.
Le pareti sono celesti, una scelta di mia madre - dice che si intonano ai miei occhi. Ha scelto anche i mobili, tutti in legno scuro.
Le uniche cose veramente mie sono le foto e i disegni affissi per tutta la camera.
C'è anche un mio autoritratto - probabilmente la cosa più personale e intima della stanza - e mi aspetto che faccia qualche battutina sulla mia vanità regale o qualcosa del genere. Mi preparo un discorso piuttosto risentito su quanto mi piace disegnare, perché mi fa sentire libera, e su come non devo giustificarmi con lui, anche se tecnicamente è proprio quello che sto facendo.
Invece si avvicina allo stereo e lo spenge.
"Vado a fare un giro dell'isolato, magari lo recupero. Dì ai tuoi amichetti di farsi trovare alle 22 sotto la Torre dell'orologio*, ci organizziamo per le ronde di stanotte."
Si ferma giusto il tempo per registrare un mio cenno di assenso, prima di andarsene.
Che tipo assurdo e insopportabile.
Come ha fatto a pensare che, se sua sorella è pazza e si innamora del primo che passa, è in qualche modo colpa mia. Perché è di questo che si tratta, non l'ha certo liberato per un improvviso atto di carità.
Mi avvicino alla scrivania, piena di libri che non apro da ieri - quest'anno riuscire a prendere i voti massimi ai midterms* sarà un'impresa, con tutto questo casino.
Li guardo, i libri guardano me. Con quel modo strano che hanno solo loro, quello che ti giudica nonostante siano oggetti inanimati.
Prendo il cellulare per chiamare Raven, ho bisogno di parlare con qualcuno di familiare e amico - e vivo.
Non risponde, probabilmente è in laboratorio impegnata nell'ultimo esperimento assurdo del mese.
Per fortuna il dipartimento di Fisica non è lontano, a piedi mi ci vorranno una decina di minuti.
Passo una mano sul legno ciliegia della scrivania, sfiorando il volume di Anatomia.
Sì, un po' d'aria mi ci sta proprio bene, adesso. Raven sarà felice di raccontarmi qualunque cosa a me incomprensibile stia preparando là dentro.


**


Mi piace passeggiare nel viale alberato del campus in primavera, i fiori cominciano a sbocciare e si sente un profumo diverso, nell'aria.
Tipo... di caldo. Raven dice che non ha senso, che non si può sentire l'odore del caldo. Di solito le rispondo che in quanto Principessa posso sentire tutti gli odori che mi pare. Che almeno questo titolo serva a qualcosa!
Il mio soprannome mi fa tornare in mente Bellamy. Un nomignolo rovinato. Non che fosse piacevole già da prima, ma ora lo associo inevitabilmente a quel sorrisetto sarcastico e quello sguardo irritante.
Vorrei che nessuno mi avesse mai chiamato così, e soprattutto vorrei che lui evitasse di rinfacciarmelo ogni volta che non gli piace quello che faccio o che dico.
Con un fratello così, c'è veramente da stupirsi se Octavia fa scappare i sospettati di stupro e spaccio di droga? Speriamo che Lincoln non decida di sporgere denuncia. Le cose sono già abbastanza precarie così come sono.
Un paio di ragazzi mi superano in bicicletta, ma a parte loro la strada è deserta.
Le ultime lezioni devono ancora finire.
Passo sotto l'Old Main* con un sorriso tirato, stasera ci troviamo qua con Bellamy e gli altri per aggiungere un nuovo capitolo a questa storia dell'orrore che è ormai la vita nel campus.
Svolto l'angolo e il dipartimento di Raven appare dall'altro lato della strada.
Attraverso e mi affretto su per gli scalini, stringendomi la giacca nella brezza lieve che si sta alzando.
Marzo sta per finire ma non è ancora così caldo come vorrei.
Apro il portone e mi inoltro giù per il corridoio. So benissimo la strada da percorrere per arrivare alla tana di Raven, in questi sette mesi l'ho percorsa almeno un migliaio di volte.
All'ultima svolta a sinistra penso a quanto sia buffo per me che un edificio sia tutto al piano terra, senza scale. Non ci sono abituata, la casa in cui sono cresciuta e tutte le scuole che ho frequentato erano piene di scalinate imponenti.
Forse sono questi pensieri che mi impediscono di ascoltare e captare dei rumori particolari.
Non ne sono sicura, ma apro il battente, esclamo un 'ohwow', e richiudo subito.
Ho capito perché Raven non rispondeva. Era impegnata con un ragazzo che non ho mai visto prima. Sul tavolo. Nuda.


**


Sono scappata.
Vigliaccamente, vergognosamente, come la peggiore dei codardi.
Li ho sentiti imprecare, probabilmente cercando di rivestirsi in fretta, forse Raven ha chiamato il mio nome, ma ho girato i tacchi e sono uscita dal dipartimento a gambe levate.
Non so spiegarmi perché.
I piedi mi riportano in automatico verso la Casa, ma non sono lucida.
E io mi ritengo una persona estremamente logica, razionale. È perché sono gelosa? Raven ha superato Finn, è andata avanti, e io no? È perché ha una vita sessuale?
Non ha senso, dovrei essere contenta per lei.
Sono di nuovo nella mia camera, non ho ricordi precisi di come ci sia arrivata. Il cellulare squilla, è Raven, non rispondo. Ho bisogno di parlare con qualcuno. Non mi piace stare così. Dovrei chiamare Wells? No, non capirebbe. Non capisco nemmeno io, e non sarei in grado di spiegarglielo.
L'unica persona che mi da' l'idea della stabilità e lucidità che mi serve è mia madre.
Premo il tasto della chiamata rapida e prego che almeno una cosa non vada storta, oggi.
"Clarke?" Risponde al quarto squillo, sospiro di sollievo. Non è in sala operatoria, qualcuno ha ascoltato le mie preghiere.
"Ehi, mamma."
C'è un chiacchiericcio indistinto in lontananza e il suono familiare dell'altoparlante, segno che è ancora di turno in ospedale.
"Che succede? Non dovresti essere a studiare per gli esami?"
Chiudo gli occhi. Ovviamente il suo primo pensiero sono i miei studi e la mia conseguente eccelsa carriera medica. "Mamma."
"Scusa un attimo," la sento zittire qualcuno, e il silenzio che segue è segno che si è infilata in una stanza vuota. Non c'è mai così calma là dentro. "Eccomi," ha la voce meno dura, adesso. Probabilmente l'ho ammonita con il mio tono di voce. "Cosa succede, tesoro?"
"Sono...", non so assolutamente come spiegarmi. Sono sconvolta perché ho visto la mia migliore amica fare sesso con un ragazzo e non capisco cosa mi sconvolge della cosa? Sono gelosa della sua vita sessuale? "...confusa."
"Si tratta di Finn?"
"Cosa? Finn? No! No, non è lui." Dio, no, ci mancherebbe anche lui oggi.
"Come si chiama allora?", la preoccupazione è sparita, sembra quasi sollevata. Devo averla spaventata parecchio quella volta che sono finita all'ospedale, anche se le ho giurato che non avrei mai più bevuto un goccio di alcool in tutta la mia vita. E la mamma è stata sempre incline a dare la colpa a Finn, anche se non ha senso. Sono io ad aver buttato giù qualunque cosa, quella sera. In senso letterale, visto che forse...
"Chi?", chiedo, distrattamente.
"Il ragazzo."
"Vorrei tanto saperlo..."
Mi si stringe un po' lo stomaco. E forse eccola qui la risposta. Non è gelosia, è... risentimento? Raven ha qualcuno nella sua vita di cui non mi ha parlato. Perché non me ne ha parlato? Io le ho detto praticamente ogni cosa che mi sia successa - non che ci sia molto da dire - quindi perché questo segreto?
"Clarke!", la voce allarmata di mia madre mi riporta al presente. Avevo smesso completamente di ascoltarla.
"Mh?"
"Hai detto che vorresti saperlo? Cosa vuol dire?", sembra abbastanza incredula.
"Sì, no, scusa, stavo pensando ad alta voce," mento. Non posso dirle di aver visto Raven fare sesso con uno sconosciuto. Argomenti off-topic con le mamme. "Cosa mi hai chiesto?"
"Come si chiama il ragazzo."
Giusto, il ragazzo. Pensa ci sia un ragazzo nella mia vita. Un classico. Devo mentire di nuovo, ora che ho ritrovato il raziocinio non posso dirle che sono sconvolta perché la mia migliore amica mi ha tenuto un segreto. Mi direbbe semplicemente di smetterla di fare la bambina e tornare a studiare.
"Bellamy," sputo lì all'improvviso. Merda. Mi contraggo in una smorfia e copro gli occhi con una mano.
Va bene la mancanza totale di genoma XY nella mia vita, al momento, ma non potevo inventarmi una persona di sana pianta?
"Bellamy, eh? Che nome curioso. Com'è?"
"Ehm... Alto. Moro. Pelle olivastra."
"Clarke. Non ti ho chiesto di farmi la descrizione di un paziente. È un bel ragazzo?"
A dire il vero, sì. È testardo, cocciuto, irritante, presuntuoso e quant'altro, ma per quanto mi costi ammetterlo la bellezza non gli manca. Sarebbe meglio se avesse anche un po' di tatto, insieme a quei pettorali.
"Beh... sì."
"E cosa fa?"
E siamo tornati al punto di partenza. Mamma vuole sentirsi dire che è un avvocato, o meglio ancora, un altro aspirante medico. "Non... non gliel'ho chiesto."
Non voglio darle la soddisfazione di rimproverarmi perché Bellamy è un'agente della guardia di sicurezza del campus. Non che mi interessi, alla fine non sto veramente parlando di lui in quel senso, ma comunque.
"Come sarebbe che non glielo hai chiesto," la sento già imbastire una pratica nella testa.
"Mamma," la interrompo. "Non mi interessa. Se mi sistemerò con qualcuno, sarà una cosa vera, per amore... come con te e papà."
Il silenzio dall'altra parte del telefono è assordante. Non parliamo mai di papà. Di com'erano felici, di come sia cambiata dopo la sua morte. Meglio cambiare discorso, sdrammatizzare. "E poi se dovessi sposarmi qualcuno solo per la sua carriera, lo farei con Wells, e sappiamo entrambe che non succederà."
Ci infilo una risata forzata.
"Certo, anche se non siete così avanti nella vostra relazione, spero," sento che sta sorridendo, e trattengo un sospiro di sollievo. L'ultima cosa che voglio è intristirla con ricordi dolorosi su papà, soprattutto quando è all'ospedale. Il luogo dove è morto e dove, tecnicamente, è stata lei ad ucciderlo.
Odio quanto penso queste cose, ributto tutto dentro una porta chiusa a chiave nella mia mente.
"No, certo che no," rispondo, sovrappensiero.
"Allora," continua, ed è una distrazione più che benvenuta, "se c'è un nuovo corteggiatore nella tua vita, voglio conoscerlo. Portalo a cena da Thelonius, la prossima volta."
"Aspetta, cosa?"
"Mi hai sentito bene. E ora devo andare, mi stanno chiamando sul cercapersone."
"No, mamma, aspetta!"
"Non cercare di sviare, cara. Voglio conoscerlo."
"No! Non lo porterò alla cena. Assolutamente no."
"Tesoro...", addolcisce il tono, ma non ci casco. Sta tentando di blandirmi. "È la prima persona che ti interessa dopo Finn..."
"Non mi interessa!", esclamo, interrompendola. Al diavolo le bugie, qui siamo andati troppo oltre!
"Clarke," mi ammonisce. "Sei finita all'ospedale perché non avevi prestato la dovuta attenzione con quel ragazzino. Non permetterò che succeda di nuovo. Se non lo inviti tu, sai che troverò un modo di per farlo. Ora devo andare davvero, ciao tesoro!"
"Ma..."
La linea è muta. Ha buttato giù.
Merda?
Merda.


Note dell'autrice:

Well, well, well! Abby è il mio eroe personale, in questo capitolo.
Alcune persone mi hanno chiesto perché Maya sia interessata a Wells dopo quello che ha fatto con Jasper, e se la cosa ha creato dubbi anche a voi, sappiate solo che sarà più chiaro nei capitoli successivi.
So che è un po' "annoying", nella mia storia, ma è una Theta Beta, per di più la Presidentessa. Diciamo che non può permettersi di farsi piacere chi vuole, e da etichetta ci si aspetta da lei che si accoppi con un buon partito. E chi meglio del figlio del Preside, super ricco, educato, e con un brillante futuro nella chirurgia?
Il banter tra Bellamy e Clarke mi uccide. E pure il Linctavia.
Inoltre, abbiamo capito tutti chi sia il misterioso ragazzo del laboratorio, vero?

Grazie mille a tutti i recensori, ai lettori silenziosi, e a chi si becca il capitolo in anteprima sorbendosi tutte le mie paranoie del caso.

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