FIRSTLOVE

Hero-Finnes-Tiffin द्वारा

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«Tutti abbiamo demoni interiori. Il mio preferito è lei.» Aria non sa cosa si cela dietro al suo essere. Lung... अधिक

PLAYLIST🍨
Cast
Prologo
I. A girl like everyone else.
II. The new girls from Manhattan school.
III. The first acquaintances.
IV. The past never remains seriously past.
V. You missed Snow White?
VI. The new bedroom.
VII. The surprise that no one expected.
VIII. New party on Saturday night.
IX. Can you cook or can't even do that, honey?
X. Phobia of hospitals.
XI. Strange visits or bad day?
XII. the night of judgment is a love not allowed.
XIII. Rather hope you don't dream of me tonight.
XIV. You don't always stop loving someone.
XV. To all the people who have disappointed me over the years.
XVI. the gray man is here with me and will soon be picking me up.
XVII. A secret under the stars.
XVIII. Death doesn't scare me but yours destroys me inside.
XIX. Quite a different evening.
XX. Roller coaster.
XXI. Déjà vu
XXII. Medicines
XXIII. Drugs.
XXIV. A good night not to be forgotte
XXV. Don't dream of me tonight.
XXVI I hate this world.
XXVII. The white haired boy.
XXVIII. Coconut and cigarette.
XXIX. Strawberry and peach.
XXXI. A strange bet.
Annuncio🔴
XXXIII. the red highlighter

XXX. Jealousy is a bad thing.

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Hero-Finnes-Tiffin द्वारा

Sono risorta🦋

Le gemme scure di Kai oscillano languide sul
mio corpo piazzato sopra il suo che si muove
con lentezza sul rigonfiamento che batte con irruenza sul mio slip in cotone umido, ci sono ancora pochi strati di indumenti che ci dividono dalle nostre intimità troppo pulsanti per poterle separare, improvvisamente Roxane afferra con saldezza il mio volto tra le mani facendo scontrare le nostre labbra che si leccano, mordono, succhiano con foga fino al tal punto di farmele sanguinare.

«Cazzo, scusa.» sussurra affanatamente facendo sprofondare le ginocchia ai lati del capo di Kai per potermi raggiungermi meglio.

Riesco ha sentire sotto il mio sedere il rigonfiamento di Kai farsi più pungente
ogni volta che i suoi occhi sbirciano sotto la gonna di Roxane che ormai è salita sui suoi fianchi stretti.

«L'hai mai fatto in tre?» domanda quest'ultima prima di arrotolarmi il vestito sui fianchi.

Cavolo no. Le cicatrici.

Mi faccio prendere dal panico così riprendo a baciarla nuovamente, il suo sapore si mescola al mio, confondendomi i sensi appena le sue mani strisciano seducenti sui miei fianchi.

«No.» confesso sistemandomi il vestito fino sui fianchi.

«Te la senti?» mormora soffiando sul mio viso.

Cominciamo a baciarci in modo disinibito finché Kai prende ad accarezzare Roxane sopra di lui, sento il telefono squillare in bagno ma non ci faccio caso, sono troppo impegnata a concentrarmi sulle labbra umide di Roxane che abbandonano gemiti dentro la mia bocca ogni volta che Kai la sfiora nel suo punto di sensibile.

È capisco che la cosa si è fatta seria.

«Non lo so...» mormoro indecisa.

Roxane con ancora le sopracciglia aggrottate dal piacere ritorna al mio seno ancora coperto dal reggiseno, mi lascio assaporare dalla sua bocca che sembra instancabile mentre scende tra miei seni mi sento andare a fuoco. Sento le sue dita lunghe battere con durezza sul cotone del mio intimo è prima che io possa fermarla i miei occhi finiscono su Kai che stringe con forza le gambe di Roxane intento a raggiungere la sua intimità con la lingua.

«Aria...» il mio nome esce eccitato dalla sua bocca appena le sue dita sfregano sul mio intimo, mi porto il labbro tra i denti stringendo con forza cercando di non perdere i sensi mentre Kai sotto di me mi aiuta ha sbottonare i suoi jeans.

Non posso farlo.

Mi blocco proprio sul bello è Roxane sembra notarlo perché cerca di portarmi alla realtà con dei baci umidi che scendono sul petto, le afferro
la mano di che si insinua tra le mie cosce è la scosto prima di scendere svelta dal corpo eccitato di Kai.

«Scusatemi mi sono appena ricordata di essere in quel periodo del mese...» sussurro imbarazzata «Non era mia intenzione rovinare tutto.» mi schiarisco la voce prima di chinarmi per afferrare i miei stivali mentre con l'altro braccio mi copro l'addome.

Che cosa diavolo ho bevuto per dimenticarmi dei vomitevoli segni che mi ricoprono il corpo?

«Non importa...» farfuglia Roxane evidentemente frustata ma ci pensa Kai a rassicurarmi con un sorrisetto tra le labbra.

«Uno di questi giorni ci rivediamo?» domanda amichevolmente «In amicizia.» specifica spingendo Roxane al suo fianco.

Kai mi osserva con due gemme scure e profonde mentre si pulisce con il dorso della mano le labbra lucide dal eccitazione di Roxane.

«Possibilmente in un posto senza alcol.» scherzo
appena Kai mi abbraccia invadendomi con il suo profumo.

Kai mi sorride nuovamente prima di staccarsi dal abbraccio per sedersi al margine del letto ma Roxane sembra non aver più pazienza perché senza nemmeno aspettare che io me ne vada torna su Kai che accoglie in bocca la sua lingua.

«Ora vado... A presto.» abbastanza imbarazzata esco dalla stanza prima di chiudermi nel primo bagno che trovo.

Nemmeno 24 ore qui è sono già nei casini.

Osservo il mio riflesso ormai sconosciuto davanti allo specchio, labbra gonfie, guance rosse, capelli scombinati è un viso pessimo da non dimenticare che Kai è Roxane hanno svegliato qualcosa in me che ora ha bisogno di essere calmato.

Ma non posso, me lo sono promessa.
Regola n5: Non fare giochi malati con il proprio fratellastro fidanzato.

Cerco di ignorare la mia intimità pulsante sciacquandomi il viso dimenticandomi completamente del trucco ormai tutto sbavato
sul mio volto arrossato.

«Merda.» impreco cercando di rimediare con delle salviette imbevute d'acqua.

Il mio sguardo sfugge sul telefono che ho abbandonato sul lavandino pochi minuti prima, ho una voglia matta di contattare Asher.

Con mani tremanti afferro il telefono dal lavandino prima di osservare le chiamate perse
di mia madre è dato che non posso chiamarla a causa del forte rumore della musica approfitto per osservare il numero di Asher.

Lo faccio o non lo faccio?

Ha una ragazza uscita da letteralmente un film della Disney, per lo più è ricca, carina, brava in matematica. Perché mai dovrebbe fare giochi malati con la propria sorellastra ubriaca.

Cristo santo.

Sbuffo prendendomi la testa fra le mani mentre osservo il suo numero con due occhi che mi bruciano, forse quello che devo chiamare in questo momento è solo Austin.

Mi do un ultima sistemata prima di uscire dal bagno per farmi spazio tra i mille corpi sudati della gente che balla appiccicata, è appena trovo modo di mettere piede fuori una grossa ventata di calore si taglia tra i miei capelli.

«Vi siete divertiti Signora Gray?» domanda Austin con tono assonnato prima di stringere le mani intorno al volante di pelle.

«Molto...» mormoro salendo in macchina prima di allacciarmi la cintura.

Il viaggio in macchina è silenzioso è non perché io stia ignorando Austin ma perché è lui ha ignorare me, gli ho chiesto se l'avessi svegliato o se ha una moglie che l'aspetta a casa ma lui ha preferito non rispondere.

«Eccoci giunti.» sobbalzo appena la sua voce mi riporta alla realtà dei fatti.

«Perdonami per l'ora.» farfuglio schiarendomi
la voce prima di scendere dalla macchina.

«Non si preoccupi è faccia una buonanotte.»

«Buonanotte Austin.» esclamo barcollante infilando le chiavi nella serratura, resto a guardare la macchina sfrecciare via prima di chiudere la porta alle mie spalle.

Mi sfilo i stivali con il tacco lasciandoli sparsi sul pavimento prima di andare in cucina è bere un bicchiere d'acqua per trovare le ultime forze per levarmi di dosso i mille profumi che ho addosso.

Puzzo di alcol è stupidaggine.

Esco dal box doccia, mi lavo i denti e asciugo i capelli concludendo la mia serata con l'indossare uno dei miei tanti pigiami con le fantasie per poi infilarmi sotto le coperte ma sembra che mi sia passato il sonno tutto d'un tratto appena mi giro da un lato al altro. Mi rigiro più volte cercando di prendere sonno è abbandonare i miei pensieri ma non ci riesco, non ci riesco è qualcuno sembra capirlo perché il mio telefono vibra sul comodino.

Lo afferrò prima di attivare la chiamata senza nemmeno guardare chi sia.

«Sei tornata Biancaneve?» la sua voce rocca dal sonno mi accarezza i timpani appena schiaccio
il telefono sul orecchio.

«Si.» sussurro osservando il soffitto.

«Stai bene?»

«Perché me lo stai domandando?» chiedo frustata.

Prima mi parla alle spalle con la sua ragazza è ora mi chiede se sto bene. Ma la sua coerenza dove sta?

«Sei arrabbiata Aria?» domanda con tono ancora più basso.

«Arrabbiarsi è un sentimento, è io per te non provo nessun tipo di sentimento Asher.»

«Poetico, dico davvero. Però mi chiedo il motivo per cui non sei qui nel mio letto...» sento un sospiro abbandonare le sue labbra «Ti avrei dato
il permesso di abbracciarmi.»

Non lo sto vedendo ma posso giurare che sta sorridendo lo stronzo è posso anche intuire il
suo tono estremamente ironico.

«Non ti voglio abbracciare ne ora né mai.» sputo irritata.

«Stai convincendo te stessa Piccoletta?» ridacchia divertito.

«Perché mi hai chiamato?» stringo le labbra fra di loro cercando di non perderemi in parole.

«Voglio vedere i tuoi occhi.»

Aggrotto le sopracciglia appena una fitta allo stomaco mi fa chiudere gli occhi.

«Vivo al piano di sopra Asher.» borbotto trattenendo un sorrisetto.

«È per questo ti ho chiamata, se ti avessi davanti probabilmente sveglieresti tua madre.»

Cosa sta dicendo?

«Hai bevuto?» domando confusa.

«Hai bevuto?» domanda lui.

«Si.» confesso tambuerellando le dita sul materasso.

Piccoli minuti muoiono fra di noi prima che riprenda a parlare.

«Sono venuto qui per prendermi una pausa dal l'alcol con Petch al mio fianco non ci riuscirei.»
lo sento confessare.

«Sono io il problema Asher?» domando mangiucchiando l'interno guancia.

Perché lo sto chiedendo?

«Il problema in cosa?»

«È vero quello che ha detto Winny? Ti sto distraendo dai tuoi obbiettivi?»

«Non ascoltare Winny, cercava di consolarmi.»

La sta diffedendo.

«Fammi capire Asher... Ti consoli sapendo
che ho i tuoi stessi problemi?» cerco di trattenere l'impulso di urlare ma è più forte di me.

«Tu è quella sociopatica della tua ragazza non siete normali.» esclamo con rabbia.

È capisco di aver detto la cosa sbagliata appena intravedo Asher non dice più una parola.

Merda.

«Non intendevo... Cristo.»

«Lascia perdere.» lo sento sussurrare prima
mettere fine alla nostra chiamata.









La mattina seguente inizia con un mal di testa incredibile è con dei fantastici crampi preciclo al addome, da non dimenticare mia madre che sta strillando tutta indemoniata mentre estrae con rabbia tutti i suoi vestiti dalla valigia in cerca di solo Dio sa cosa.

Dopo essermi lavata i denti scendo al piano terra con ancora la terribile voglia di ritornare nel mio letto è restarci per il restante del giorno, ma se probabilmente seguirei le mie voglie mia madre mi prenderebbe per i capelli è mi farebbe la ramanzina dicendomi che non so apprezzare i
bei gesti di "stare in famiglia."

Famiglia.

«Zuccherino mi hai messo in valigia le mie infradito Virtuosa?» esclama afferrando un paio di jeans dalla valigia prima di abbandonarli sul
parchet.

James però non risponde.

«C'è un negozio che vende tutte cose carine per la spiaggia, forse troverai delle ciabatte.» le consiglio afferrando una ciotola dalla credenza
per poi colmarla di cereali è latte.

Le biglie nere di mia madre si spalancano prima di posare tutta l'attenzione su di me.

«Tesoro dovremmo vedere dei compagni di lavoro di James che sono davvero molto ricchi, non posso presentarmi con delle semplice ciabatte.»

«Ti importa sul serio il loro parere?» domando incredula.

«Certo che sì è ti dovrà importare anche a te dato che tra poche ore saremmo li.... È non ci pensare nemmeno, i tuoi pantaloncini di jeans possono rimanere dove sono oggi.»

Si sistema con fare nervoso il rossetto nel riflesso del forno prima di afferrare il suo telefono per poi digitarci qualcosa.

«Mamma io non...» non mi lascia nemmeno finire.

«Austin è proprio un uomo fantastico...» sussurra prima di riportare le sue gemme nelle mie irridi «Ti ha lasciato il vestito che dovrai indossare in camera, lo ringrazierai dopo.»

«Mamma io non posso venire.» ribatto secca distruggendo tutto il suo entusiasmo in un solo millesimo di secondo.

Ti prego non farlo.

È come già immaginavo si piazza entrambe le mani sui fianchi mentre mi squadra da capo a piedi con aria arrabbiata.

«Sono tua madre è devi ascoltare quello che ti ordino di fare, Aria Margaret Gray tu verrai con noi nonostante tu non voglia. Siamo una famiglia è dobbiamo riunirla per questo siamo qui!» esclama portandosi le mani nei capelli spettinati prima di stringerli tra le dita.

È prima che io possa dire qualcos'altro i passi di qualcuno ritraggono la nostra attenzione, vorrei sperare che la persona appena entrata dalla porta posteriore di questo attico sia Austin oppure James ma non Asher.

Ma le mie speranze si rompono nel esatto momento in cui mia madre compie un sorriso davvero largo.

«Eccoti Asher, come stavo dicevo fra non poco dovremmo partire per andare in spiaggia con i amici di lavoro di James.» spiega mia madre prima di ricominciare a cercare le sue ciabatte.

Con la coda del occhio intravedo la sua figura alta è slanciata fare pochi passi per raggiungere il frigo, intravedo la sua schiena larga contratta da muscoli mentre beve una bottiglietta d'acqua.

«Io mi devo allenare... Grazie per l'offerta ma non posso, mi dispiace.» la sua voce rocca affiancata da un fiatone davvero pesante ritrae
del tutto la mia attenzione.

«Ormai sono la tua matrigna Asher è come ho già detto ad Aria, la qui lei presente...» sento i suoi occhi piazzarsi su di me «Siamo una famiglia è dobbiamo riunirla.» conclude prima di afferrare le sue infradito che tanto cercava.

«Ora se mi scusate devo provare queste fanatiche infradito.» farfuglia euforica prima di svignarsela via manco fosse un adolescente con il suo nuovo paio di scarpe.

Con occhi bassi è fugaci osservo la schiena
ampia di Asher intento ha afferrare qualcosa
dalla dispensa che lui stesso ha rifornito stamattina presto.

«Come fai ad essere tanto energetico in piena mattina con 40 gradi al ombra?» domando torturandomi una ciocca di capelli.

Asher non reagisce, non fa nemmeno lo sforzo
di girarsi.

«In realtà è abbastanza facile, non esco la sera per fottermi la prima che passa... Tutto qui.»
lo sento mormorare.

Mi mangiucchio l'interno guancia mentre osservo il modo tranquillo in cui si appoggia al bancone mettendo in bella mostra il suo addome coperto di muscoli asciutti.

«Ehm di cosa stai parlando?» ridacchio nervosa.

«O forse non ci sei riuscita perché Megan ti tormentava il cervello?» domanda dando un moroso alla sua barretta energetica al pistacchio.

Mi sento il mondo crollare addosso.

«Perché fai così?» mormoro con un nodo stretto alla gola.

Asher corruga le sopracciglia in una smorfia da finto dispiaciuto prima di sporgersi il giusto per raggiungere il mio viso.

«Che c'è Tesoro?» mormora soffiando sul
mio viso.

Le goccioline di sudore scivolano lente sulla sua fronte pallida, mentre altre scivolano sulla sua V troppo pronunciata per non essere guardata.

«Non hai il diritto di trattarmi in questo modo, trattaci così la tua ragazza Asher.»  ribatto stringendo le braccia al petto.

«Vedi la differenza tra te è la mia ragazza è solo una...» abbandona un sospiro «Lei ha un quoziente intellettivo davvero ottimo.» ridacchia nonostante non sembri per niente divertito della situazione.

«Giudicare persone che nemmeno conosci, questo lo trovi ottimo?» domando stringendo i denti.

Asher affila lo sguardo mentre si inclina con il busto più avanti possibile fino al far sfiorare il suo naso con il mio.

«Hai fatto la stessa cosa.»

«Ero ubriaca, scossa è stanca. Non mi permetterei mai di dirti una cosa del genere
da sobria.» ribatto stringendo i pugni.

«Quanto sei bugiarda Tesoro.» mormora con un sorrisetto che contorna le sue labbra.

«Perché dovrei mentirti? Pensi che abbia qualche problema ha dirti davvero le cose come stanno?» domando trovando il coraggio di guardarlo nelle sue iridi più scure del solito.

Cerco di concentrarmi sul suo viso affilato è non sul suo corpo pallido coperto da gocce di sudore che scendono lente fino alla sua V pronunciata, accavallo le gambe prima di schiarirmi la voce.

Perché non indossa una maglia? Lo abbiamo capito tutti che ha un fisico da modello.

«Cos'è che ti rende così nervosa?» domanda
passandosi una mano nei capelli scompigliati.

«Winny ieri sera ha descritto le caratteristiche del tuo disturbo buttandole addosso a me, insomma lei ha detto che questi comportami sono da persona pazza. Potrebbe essere come dice lei sono una pazza, ma sappi che non sono l'unica ad avere questi problemi in questa stanza, lei ha giudicato me come ha giudicato te.»

Secondi muoiono fra di noi, poi i occhi affilati di Asher si alzano nuovamente nei miei facendomi notare le sue iridi troppo lucide per non essere notate.

«Asher io non voglio ferirti...»

«Ormai è tardi, Aria. Ora vattene via per favore.»

Mi alzo dal sgabello con ancora un dolore insopportabile alla pancia ma posso confermare che non ci sia cosa più dolorosa di vedere Asher in questo momento.

Sono stata io.

Non dico altro mi concedo solo un ultima occhiata alle sue iridi scure prima di tornarmene nella mia camera da letto dove trovo l'abito che mi aveva portato Austin.

Un vestito nero con ricami di pizzo bianchi
lungo fino alle caviglie penzola sul l'appendi
abiti davanti alla finestra, accarezzo la scollatura vertiginosa che si taglia sulla schiena. Osservo il vestito di velluto che scivola tra le mani come se fosse la cosa più preziosa che io abbia mai toccato, e tutto perfetto se non fosse che è troppo piccolo per me.

Ci entrò dentro a stento o meglio dire, sembra che mi stia per scoppiare addosso mi sento come se stessi per soffocare mentre osservo i spacchi profondi nel interno coscia, infilo i sandali greci del medesimo colore del vestito prima di sedermi sul letto per fare una videochat con le mie amiche per chiedere a loro un parere.

Decido di avviare una videochat con Juliette
che ovviamente non tarda ha rispondere con
un viso gonfio dal sonno è con due occhiaie che
fanno invidia alle mie.

«Juliet stavi dormendo?» domando osservando
il suo viso modellato dal cuscino che tiene in braccio.

«Ciao Aria finalmente ti sei ricordata di avere delle amiche qui a NewYork.» esclama imbronciata.

«Come state? Teresa è lì?»

«Ieri abbiamo passato tutta la notte in clinica,
si sentiva malissimo.» mormora sgranandosi
gli occhioni gonfi.

«Juliet ti ho detto di starle accanto.»

Prima di partire Juliette mi ha promesso di tenere d'occhio Teresa è ora se ne esce con
queste frasi del cazzo.

«Ha diciassette anni Aria ormai è grande non devo farle da mammina, se lei vuole fumarsi del erba lo fa con o senza il mio permesso.»

Non ci posso credere.

«Mi hai promesso una cosa.» le ricordo cercando di mantenere la calma.

«Io ci ho provato! Però devi capire che io stessa ho una vita da inseguire, non posso perdere il mio tempo dietro un adolescente tossica che se ne frega della sua malattia. Io non sono te Aria,
non posso avere tutto sotto controllo.»

Le sue sopracciglia si curvano in una smorfia disperata mentre si prende il capo fra le mani,
Juliette come non detto è inaffidabile, avrei dovuto ascoltare Alexander è restare a Manhattan con lei.

Sono pessima.

«Ma lei sta bene, ora dimmi come stai.»

«Non ha importanza, chiamami appena Teresa starà meglio. Non importa l'orario, tu fallo è basta.» sussurro titubante prima di mettere giù
la chiamata.

Sono una pessima amica, pessima figlia, pessima sorellastra, pessima studente.
Sono pessima in tutto.

Osservo il mio riflesso al specchio mentre infilo gli orecchini che Asher mi ha regalato, non ho voglia di fare niente ma non voglio deludere nuovamente mia madre.

Così faccio un sforzo e sciolgo il chignon mentre mi abbandono al make-up, mi contorno le palpebre con un ombretto pesca mentre lo sfumo con altri mille colori della stessa tonalità, mi sistemo le sopracciglia e mi metto un gloss sulle labbra, mi spazzolo gli capelli lasciandoli cadere morbidi sulle spalle.

Sono vergognosa?

Afferrò una salvietta struccante ma ancora prima di cancellare tutto le sfumature di prodotto dal mio volto qualcuno bussa alla porta, solo due schiocchi secchi prima che la porta si apra leggermente.

«Aria» il cuore mi balza in gola appena le gemme scure di Asher si piazzano su di me.

«Dimmi.» mi schiarisco la voce cercando di smorzare l'imbarazzo appena si ferma per un instante di troppo sulla mia figura seduta alla
postazione trucco.

«Dobbiamo andare.» dei ciuffi corvini accarezzano la sua fronte.

«Arrivo.» mormoro ancora prima che chiuda
la porta.

Mi do un ultima occhiata svelta al specchio prima di abbandonare la mia camerata alle spalle.

«Sei andato con qualcuna ha letto Asher??» la voce di Winny fa bloccare i miei passi proprio sulle prime scale.

Indietreggio svelta è con una mano che mi copre la bocca per non fare troppo rumore raggiungo la porta del bagno semi aperta dove posso intravedere la figura di Asher.

«Sei forse impazzita?» esclama arrabbiato.

«Allora perché non vuoi farlo?»

Fare cosa?

Asher si passa una mano nei capelli laccati poi si schiarisce la voce.

«Non mi piacciono queste bambinate è tanto meno non ho voglia.»

«È per quella lì vero?» la sento esclamare.

«Di cosa stia parlando?» una  risata abbandona le labbra di Asher.

«Di quella sgualdrina della tua sorellastra, ci scommetto che la scoperesti.»

Mi copro la bocca con entrambe le mani dimenticandomi persino del gloss fresco che
mi sono messa poco prima. Asher resta vari secondi in silenzio.

«Non è una sgualdrina.» puntualizza secco.

Mi sta difendendo?

«Te la faresti?» domanda alzando la voce.

Asher rimane in silenzio per un tempo indeterminato prima di schiarirsi la voce.

«Si o no Asher?»

Ma si rende conto di quello che sta dicendo? Perché diavolo ne è così convinta? Perché è
gelosa di me se Asher non fa altro che trattarmi male?

«Ci sentiamo dopo Winny.» mormora quest'ultimo prima di attaccare la videochat.

Corro in fretta sulle prime scale rischiando di schiantarmi con la faccia a terra è rotolarmi come con un salame su tutte le 31 scale ma qualcosa mi ferma, o meglio dire qualcuno.

«La prossima volta se devi origliare si più delicata.» sussurra nel mio orecchio destro.

Il suo fiato bollente batte con delicatezza sul mio collo, mi scosto nel millesimo secondo la mia pelle tocca la sua.

«Lo sapevi?» domando confusa.

«Non sai stare nascosta.» puntualizza squadrandomi da capo a piedi.

«Come diavolo osa la tua ragazza parlare di me in questo modo? Appena la vedo le strappo quei bei capelli da fata che si ritrova.»

«Non mi dire.» borbotta alzando gli occhi
al cielo.

«Anzi la chiamo proprio ora.» borbotto afferrando il telefono dalla borsetta.

Non faccio nemmeno in tempo a sbloccarlo
che Asher me lo strappa dalle mani.

«La principessina qui presente si è arrabbiata.» parla come se avesse un pubblico a guardarlo anche se in realtà, non c'è nessuno.

«Dammi il telefono o ti butto dalle scale.» lo minaccio senza pudore.

«Ti darò quello che vuoi solo quando mi verrà voglia.» dice superandoli per scendere le scale con ancora il mio telefono in tasca.

Fantastico.

«Asher?» lo richiamo seguendolo con i pugni serrati lungo i fianchi.

«Si, Piccoletta?»

Il telefono Aria, chiedi il telefono.

«Io ti giuro che...» mi blocco immediatamente appena James ci sbuca davanti.

«Ho disturbato?» domanda guardando con occhi sospetti suo figlio che diventa improvvisamente rigido.

Asher prende una postura dritta mente si infila
le mani nelle tasche nei pantaloni neri ben stirati, invece io incrocio le braccia al petto sfidandolo con lo sguardo.

«No, stavo arrivando.» dice Asher senza distogliere minimamente lo sguardo da suo
padre.

«Figliola i tuoi orecchini sono fantastici, come te gli sei procurata?» gli occhi grigi di James si spostano su di me.

Osserva i gioielli alle mie orecchie con attenzione prima di lanciare un occhiata arrabbiata a suo figlio ormai troppo serio per capire quello che sta provando, lo guardo, lui però non lo fa.

«Un regalo.» mormoro sorridendo.

«Sta attenta perché questi orecchini non sono
più in produzione da secoli.» dice James affilando il sguardo.

I miei occhi saettano in quello di Asher scuri.

Mi ha mentito?

«Grazie per avermelo detto, farò più attenzione.» concludo prima di andarmene via.



Il tragitto in macchina è più silenzioso del previsto e ringrazio Dio che James abbia
detto a Asher di sedersi accanto a lui, mia madre invece sembra essere totalmente nel suo mondo mentre si sistema continuamente nel riflesso del telefono; Mi chiedo il perché sia così nervosa.

Appena giuggiamo sulla spiaggia di questo amico di James un signore ci accoglie con dei calici di vino che io non prendo.

Le mie pupille si ristringono per via della luce
che mi avvolge gli occhi, come intimorite da tutta quella grandezza che mi circonda, mentre nella mia testa si frantumano tutte le ipotesi che si erano formate su questo posto. Lo sguardo vago tra le palme, l'enorme abitazione, la spiaggia illuminata proprio come il cielo ardente. Il sole nascosto da piccole nuvole da quel spettacolo sbalorditivo un'atmosfera ancor più magica e surreale.

Questa vista ha rapito il mio sguardo, ma anche la mia conoscenza della lingua, dato che per un momento non ho le parole in bocca, nonostante
le mie labbra sembrano voler dare forma a una qualche frase sensata e attinente. Alla fine la presenza al mio fianco si accorge del mio stupore,
risvegliandomi dal mio stato sognante.

«Di notte è ancora meglio.» sussurra Asher al mio fianco.

«Ci sei già venuto?» domando osservando la spiaggia.

«Si tempo fa con la famiglia di Winny.» borbotta guardandosi attorno.

I miei occhi si perdono per qualche secondo sul ragazzo al mio fianco, i suoi occhi verdi scuro in questo momento stanno brillando in un modo assurdo mentre la camicia di lino è leggermente sbottonata lasciando allo scoperto il suo petto pallido.

«Asher vieni!»

James ci riporta alla realtà dei fatti appena richiama suo figlio con un sorrisone enorme
alquanto strano dato che lo vedo raramente sorridere.

«A dopo Biancaneve.» infila le mani nelle tasche dei pantaloni prima di rivolgermi un mezzo sorrisetto.

Seguo la sua schiena larga con lo sguardo mentre si incammina rigidamente verso suo padre è i signori che lo stanno salutando, Asher sforza un sorriso mentre stringe la mano a tutti e quattro.

Prende una postura rigida e seria mentre ascolta le parole dei signori che si stanno rivolgendo a lui come se fosse un uomo di affari, James lo guarda con fierezza fiero del robot che ha cresciuto, come se fosse normale che un diciannovenne si comporti da uomo adulto.

Mi chiedo solo; Chi è la persona che ha avuto l'occasione di vedere il vero Asher Edward Miller? Di vedere il suo stato vulnerabile o che conosca il suo punto debole.

Esiste quella persona?

Asher è sicuro mentre parla, infila entrambe le mani nelle tasche mentre squadra quei uomini con superiorità. Il signore sembra aver detto la cosa sbagliata perché improvvisamente il volto di Asher diventa più serio è le sue occhiate più affilate di quello che già sono è James sembra accorgersene subito perché poggia un braccio sulla spalla del figlio nel vago tentativo di calmarlo.

Mi sembra proprio di rivedere il ragazzo che mi camminava accanto sulle strade di NewYork dandomi l'idea che sia un pazzo.

«Tu dovresti essere Aria?» una ragazzina mi si piazza davanti facendomi sobbalzare.

«Piacere.» sussurro.

La ragazza con due occhi da cerbiatto mi sorride prima di porgermi la mano, indossa dei pantaloncini corti è un t-shirt mentre la sua chioma scompigliata dal vento è sciolta sulle spalle.

«Io sono Sarah.» si sposta goffamente i capelli biondi dalla bocca prima di ridacchiare.

«Quanti anni hai?» domando rivolgendole
un sorriso.

«Io ho nove anni, tu invece?»

«Ne ho diciassette...» ha l'aria confusa
«Ti sei persa? Dov'è tua madre?»

La bambina si guarda attorno confusa prima
di indicare con il dito Asher.

Asher.

«Mamma mi ha detto di andare da lui, ma da quello che so anche tu sei mia cugina.»

Cugina?

La bambina mi afferra per la mano trascinandomi in riva al mare.

«Ma ora possiamo giochiare?» domanda goffamente mentre afferra una palla di sabbia.

Il restante delle ore le passo con Sarah in riva al mare insieme al leggero venticello leggero che si taglia tra i miei capelli mentre ci rincorriamo con palle di sabbia tra le mani, mi sto divertendo anche se quella con cui sto passando il mio tempo è una bambina di nove anni.

Da bambina ho sempre desiderato di vedere come fosse il mare, la sabbia che si infila tra le dita dei piedi è il calore del sole che ti scioglie
ho sempre desiderato di avere qualcuno come amico per giocarci con lui.

Anche se dovrei stare tra i grandi e parlare con loro di quanto sia difficile praticare soldi sono qui, con una bambina è con l'acqua del mare che mi bagna le caviglie riportandomi alla realtà ogni volta che ricordi non belli si tagliano tra la mia testa anche oggi.

Sarah decide di riposarsi un pochino così la mia attenzione cala sulla folla di persone distante di qualche metro da me, le risa degli invitati rimbombano tra di loro, accompagnate dalla sinfonia d'archi che riempie la spiaggia.

Attorno a lui varie persone cercano di intrattenere una conversazione brillante, di
farsi notare. Lui mi guarda da lontano, mentre rido assecondando la battuta di Sarah, sento i nervi arricciarsi ogni secondo che passa è i suoi occhi non si scollano dalla mia figura mentre si appoggia a una delle palme.

Mi osserva mentre cerco di ignorare la sua presenza facendo dei castelli di sabbia, per
un attimo lo scorgo, bello è impassibile con
le persone attorno a lui. Gli abbozzo un piccolo
sorriso, non smagliante e forzato come quello che
riservo alle persone che passano è mi sorridono, ma sincero, le sue labbra si inarcando per un nano secondo in un sorrisetto dandomi un impercettibile rassicurazione.

«Sai cosa fa un cuore in carcere?» Sarah mi riporta alla realtà.

«Che cosa?»

«Va in arresto cardiaco.» dice scoppiando a ridere.

Ridacchio insieme a lei per la battuta pessima mentre giocherello con un lembo del mio vestito.

«Sarah che ci fai qui?»

Sussulto appena la sua voce dura si fa più dolce appena si rivolge alla piccola Sarah troppo occupata con la sabbia per guardarlo, i passi
di Asher si fanno sempre più vicini è io sento
il cuore esplodermi nel petto.

«Non dirlo alla mamma.» piagnucola lei unendo le mani in segno di preghiera.

Asher le sorride dolcemente mentre si piega sulle ginocchia per giungere alla sua altezza, con cura le toglie i capelli che le vanno davanti al volto e con una delicatezza che non sapevo avesse le lega i capelli in una coda facendomi trattenere un sorriso.

«Mi hanno detto che hai bisogno di ripetizioni
in matematica.» dice serio mentre si rialza in piedi.

«Tutti i bambini della mia classe fanno i compiti con i loro genitori, invece io devo farli da sola perché devono lavorare.» spiega Sarah con tono triste.

Non ha mai i genitori presenti.

Asher serra le labbra in una linea dura mentre osserva la ragazzina con il capo chino sul suo castello di sabbia.

«Ti aiuterò io Sarah.» farfuglio tormentando il bordo del mio vestito.

«Davvero?» esclama spalancando gli occhi.

Sento la pesantezza dei occhi di Asher farsi più pensati appena annuisco.

«Quando vuoi io ci son...» mi interrompo appena una donna in lontananza si sbraccia urlando un nome mentre si fa avanti.

«Sarah!» esclama correndo con fare sbrigativo verso di noi afferrando bruscamente Sarah per un braccio.

La bambina intimorita guarda Asher che in tutta risposta serra la mascella prima di alzare gli occhi al cielo.

«Mamma io...» abbassa il capo consapevole del azione della madre che non tarda ad arrivare.

La donna le tira un schiaffo sulla sua piccola guancia paffuta facendomi sobbalzare sul posto,
la bambina scoppia in lacrime.

«Medalyn non c'è bisogno di compiere tale azione, la prego.» Asher allunga la mano fermando il braccio della donna pronta ad aggredire la sua stessa figlia un'altra volta.

«Asher per favore non intrometti, ho spiegato a mia figlia in tutti modi possibili di non parlare con certa gente.» sussurra la donna prima di lanciarmi un occhiataccia.

Rimango di sasso.

Asher si sistema i polsi della camicia prima di abbandonarsi a una risata senza nemmeno un filo di umorismo.

«Sta scherzando?» domanda sconvolto.

La donna fa scorrere lo sguardo da me ad Asher prima di mettersi una mano davanti alla bocca per non farmi sentire.

«Lei, non tu.» riesco solo ha sentire.

Il problema sono io.

Deglutisco tutta l'amarezza della donna è delle occhiate dispiaciute della figlia.

«Pensa davvero che mi importi? Non ho
bisogno di sapere...»

Smetto di ascoltare le parole di Asher, i lamenti di Sarah è la voce stridula della strega che dovrebbe essere mia zia. Lascio spazio solo al rumore delle onde che mi bagnano le caviglie, il rumore dei uccelli che volano in serenità su un limpido cielo azzurro.

Ogni giorno che passa i colori mi sembrano più spenti, qui a Los Angeles la primavera sta sbocciando eppure i fiori appassiscono sempre
di più. Il sole che si vede da qui è sfocato, e le lacrime sì sono prosciugate sulle mie guance fino a farmi perdere il potere di farle scorrere dai miei occhi. Non sto bene perché non riesco più a piangere. L'empatia che credevo di possedere si è ingrigita come i colori, assopita come il sole.

Io. Non. Sto. Bene.

«Sei piena di sabbia.» la voce scura di Asher mi risveglia dai miei pensieri.

«Si toglierà.» sussurro abbassando il capo.

Sento i suoi passi farsi più vicini del solito è poi
il suo mento poggiarsi con delicatezza sul mio capo.

«Ma che fai? Ci sono i nostri genitori.» lo rimprovero scossa.

«Te l'avrà già detto un sacco di gente.» mormora nel mio orecchio ignorando il mio rimprovero.

Un sospiro abbandona le mie labbra appena il suo profumo mi invade il setto nasale.

«Cosa Asher?»

«Che sei bellissima.» le sue dita passano delicate lungo il mio braccio come se avesse paura di spezzarmi.

«Non dire così.»

«Lo sei in qualsiasi momento della giornata, in particolare la mattina presto.» un risolino divertito fuoriesce dalle sue labbra che accarezzano la mia cute.

La pelle sulle braccia mi si fa d'oca appena un brivido gelido mi accarezza la spina dorsale, lascio morire un paio di minuti fra di noi.

«Asher?» lo richiamo osservano le onde limpide del mare.

«Si, Piccoletta?»

Un sussulto al cuore.

«Di chi sono?» domando mangiucchiando le pellicine delle labbra.

Un sospiro rumoroso abbandona le labbra di Asher facendomi insospettire più del dovuto.

«Asher.» lo richiamo voltandomi per poterlo guardare.

I suoi occhi sono coperti da un velo oscuro mentre tiene lo sguardo fisso davanti a se.

«Non ha importanza ormai non c'è più...» i suoi occhi si spostano nei miei «Ma ti chiedo di non fare domande Aria.» eppure se lui non lo sta facendo i suoi occhi mi stanno supplicando.

«Cosa parlavi con quei signori?» domando indicando le persone distante da noi.

«Affari.» taglia corto.

«Affari? Hai solamente 19 anni» dico incrociando le braccia al petto.

«La mia vita è stata programmata da ancora prima che nascessi.»

«Tutta?» domando quasi sconvolta.

«Non proprio tutta, nel libro in cui James ci ha scritto la mia vita non c'era una ragazzina dalla lingua lunga che mi fotteva con gli occhi ogni fottuto istante.»

Asher compie pochi passi per far giungere i nostri corpi a una distanza dannatamente illegale per due fratellastri.

«Cosa stai facendo?» domando tenendo la
testa alta.

Il suo capo si china per giungere al mio orecchio, il fiato bollente fuoriesce dalle sue labbra per farlo finire sulla pelle del mio orecchio.

«Biancaneve devo chiederti una cosa.» la sua mano sfiora con cura i miei capelli prima di spostarmeli tutti sull'altra spalla.

Velenosa è la sua lingua che sibila dolci suoni alle mie orecchie che marciscono nella mia testa fino a diventare amari. Catene, invisibili mi paralizzano, sono succube, e lo so perché mi piace il suo fiato bollente che batte affannosamente sulla mia carne.

«Di cosa stai parlando?»

I suoi occhi affilati sono terribilmente magnetici: grandi è così scuri mi scrutano l'anima. Serpentina, sinuosa, seducente striscia per arrivarmi dritto al cuore; Un suo tocco è divento quello che lui vuole.

Cosa diavolo devo fare?

«Ho bisogno che tu mi aiuti con Winny.»

Aria risvegliati.

«Fammici pensare... NO.» esclamo serrando le braccia al petto.

Potrà pensare quello che lui vuole ma io non aiuterò quella vipera con nulla.

«Non te l'avrei chiesto se non fosse stato importante.» ribatte in tutta risposta.

«Mi ha dato della pazza, Asher! Della pazza!» cerco di farglielo ricordare.

«Non lo pensa veramente.»

«Oh davvero perché ora sai anche leggere nella mente della gente??» esclamo alzando le braccia al cielo sconvolta.

Non ci posso credere.

«È solo gelosa di te.» i suoi occhi sono terribilmente affilati mentre mi guarda immobile mentre io continuo ha sbracciarmi.

«Gelosa di me? Ma ti senti quando parli?!» ho una voglia assurda di strangolare sia lui che quella testa rosa.

«Si è fatta questa assurda idea, pensa che io voglia scoperti e cose del genere.»

Sono sbiancata?

«Cristo che schifo.» borbotto disgustata di tutta questa faccenda.

«Ritenta, magari ti riesce meglio.»

Asher ha stampato in volto un espressione divertita così afferro una manciata di sabbia è gliela butto addosso facendolo trasalire.

«Sai morta.» sussurra afferrando una palla di sabbia.

Gli ultimi 4 minuti gli trascorro con Asher che continua ha rincorrermi per tutta la spiaggia
è con le mani piene di sabbia che presto mi finiranno addosso data la velocità in cui mi raggiunge, improvvisamente mi trovo placcata
a terra con il sole che mi batte in pieno volto impedendomi di aprire gli occhi.

«Ti ho presa Biancaneve.» un ombra mi si taglia davanti dandomi il permesso di aprire gli occhi.

Trattengo l'aria appena incontro gli occhi affilati di Asher che mi fissano con irruenza in viso mentre un sorriso soddisfatto si taglia sulle sue labbra dannatamente perfette, cerco di scivolare da sotto il suo corpo ma lui mi precede infilando
um ginocchio tra le mie gambe facendomi bloccare di scatto.

Cristo.

«Sei fastidiosomi lamento cercando di scostarmi.

«Ripetilo guardandomi negli occhi.» sussurra facendo salire il suo ginocchio più del dovuto in mezzo alla mie gambe.

«Asher io ti odio.» lo sfido con lo sguardo.

Si guarda attorno prima di ritornare su di me.

«Ridillo.»

«Ti odio, ti odio, ti odio.» mormoro rimanendo fissa con gli occhi nei suoi.

«Ripetilo ogni volta che ne hai bisogno, convincerai il tuo cuore a battere di meno.»

«Ne sai qualcosa?» domando alzando il mento.

«Ne so qualcosa.»

Una stretta al cuore. Asher è una stretta al cuore ogni volta che mi guarda in quel modo, ogni volta che è più sincero del previsto perché odia mentire, ogni volta che mi parla come se capisse i miei demoni interiori.

«Devi chiamarla più spesso magari si più gentile con lei mentre ti parla è se ti dice che """ti vuole bene"""" ricambia, stai certo che non muori.» dico alzando gli occhi al cielo cercando di evitare il suo sguardo.

«Merci cheri.»  sussurra rialzandosi.

«Ora sai parlare anche il francese?» domando appena mi porge la mano per rialzarmi.

«Parlo qualsiasi lingua tu voglia Tesoro.»

I suoi capelli corvini sono ben pettinanti al indietro mentre il suo viso e troppo perfetto
per non rimanerci incantati

«Dovrei chiamarla?» domanda poi scrollandosi la sabbia di dosso.

Si sarà accorto che lo stavo fissando?

«Certo che sì.»

«Non farti vedere, penserà che...» lo interrompo di scatto.

«Non voglio saperlo.» esclamo alzando le mani
al cielo.

Una risata abbandona le labbra di Asher ancora prima di attivare la chiamata con Winny così decido di andarmene è lasciare a loro un po' di privacy.

«Aria.» la sua voce mi fa bloccare.

«Si, Miller?»

«Mi sono...» si interrompe di colpo appena Winny risponde alla chiamata.

«Ciao.»

Nonostante lui mi stia guardando mi volto pronta ad andarmene, ma qualcosa mi ferma.

«Winny non lo so cosa ti sia preso ma...» Asher sta parlando a vanvera è quella testa rosa tanta è la voglia di ascoltarlo che lo interrompe.

«Asher non importa perché...» silenzio .

«Io ti amo.»


Mi scuso infinitamente per il ritardo

Ma finalmente ho aggiornato nonostante non sia sabato, ditemi assolutamente cosa ne pensate di questo capitolo. Ho ascoltato i vostri consigli è ho lasciato il capitolo più lungo.

Se vi va lasciate una stellina.

Al prossimo capitolo bellissimi🤍

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