Heaven can wait... We're only...

By _mezzosangue3107

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La cosa più difficile da affrontare, nella vita? Diventare grandi. Tutto quanto cessa di diventare un idillio... More

Chapter ONE
Chapter TWO
Chapter THREE
Chapter FOUR
Chapter FIVE
Chapter SIX
Chapter SEVEN
Chapter EIGHT
Chapter NINE.
Chapter TEN.
Chapter ELEVEN
Chapter TWELVE
Chapter THIRTEEN
Chapter FOURTEENTH
Chapter FIFTEENTH
Chapter SIXTEENTH
Chapter EIGHTEENTH
Chapter NINETEENTH
Chapter TWENTIETH
Chapter TWENTY-FIRST
Chapter TWENTY-SECOND
Chapter TWENTY-THIRD
Chapter TWENTY-FOURTH
Chapter TWENTY-FIFTH
Chapter TWENTY-SIXTH
Chapter TWENTY-SEVENTH
Chapter TWENTY-EIGHTH
Epilogue - PART ONE
Epilogue - PART TWO
a tangled synopsis

Chapter SEVENTEENTH

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By _mezzosangue3107

Rose

"Probabilmente lo avrete già incontrato durante le lezioni del Professor Vitious, ma l'incantesimo Mimblewimble è, in realtà, parte integrante del programma di Difesa contro le Arti Oscure."

La professoressa Fawcett cammina avanti e indietro al centro dell'aula di Difesa, sgomberata dai banchi, che ora giacciono poggiati contro la parete di fronte, per una lezione pratica.
Emana una sicurezza e una determinazione che mai ti aspetteresti da una donnina sui quaranta dall'aspetto apparentemente innocuo e tranquillo.

Ma è tutt'altro che tale. E lo sa bene Jonas Belby. Quel giorno del quarto anno in cui venne investito da una fattura orco-volante proveniente da un pigro colpo di bacchetta dell'insegnante, che lui pensava di aver neutralizzato durante un'esercitazione… Ce lo ricordiamo tutti abbastanza bene.

"Mimblewimble confonde l’avversario facendogli pronunciare male l’incantesimo successivo. Il che non serve solamente a guadagnare un po' di tempo, che in uno scontro è fondamentale per fare ricognizione. Ma può essere anche potenzialmente letale, per l'avversario stesso."

Si ferma di scatto, guardando velocemente ognuno di noi con quel cipiglio altero e autorevole che mette inevitabilmente in soggezione.
Guardandola più attentamente, gli anni di servizio attivo nell'esercito babbano inglese si vedono e come…

"Per evitare che vi mutiliate a vicenda e che, potenzialmente, vi uccidiate, ci eserciteremo con un manichino incantato in gruppi da tre." annuncia, facendo apparire magicamente quattro manichini ad altezza d'uomo "Forza. Dividetevi. Comincio io, per una dimostrazione pratica."

Se in questo momento dessi voce ai miei pensieri, e lo facessi in presenza di mia madre, probabilmente impazzirebbe, non prima di avermi apostrofata, a sua volta, come una folle.

E probabilmente è così. Forse sto impazzendo, lentamente, senza rendermi conto di quando è cominciato questo sontuoso declino.

Perché Difesa contro le Arti Oscure è la mia materia preferita da quando ho messo piede in questa scuola. E la professoressa Fawcett è il mio mito. Senza contare che sono la migliore del mio anno nella sua materia.

Ma, in questo momento, non me ne importa proprio un accidente di tutto ciò.

Non mi importa niente di esercitarmi con un incantesimo che padroneggio già abbastanza bene dall'anno scorso, e questo è tutto dire, dal momento che adoro quando Incantesimi e Difesa si intrecciano in questo modo.

E nonostante questo, non mi importa.

Non so che cosa mi prenda, e non riuscire ad individuare l'origine e la forma del mio malessere mi mette addosso un velo di frustrazione che è difficile levarmi di dosso.

"Weasley!"

I toni soavi da colonnello della professoressa Fawcett mi richiamano bruscamente alla realtà.

"Sì… Mi scusi professoressa."

"Hai una brutta cera, Weasley." dice, squadrandomi da capo a piedi, e improvvisamente gli occhi di tutti i presenti sono su di me, provocandomi un disagio inquantificabile "Va' da Poppy, in infermeria, e fatti controllare." esclama, aggiungendo "Qualcuno la accompagni."

"No io…. Faccio da sola…." dico, guardando eloquentemente nella direzione in cui si trovano le mie migliori amiche e Albus.

Mentre mi avvio verso la grande porta dell'aula, colgo fugacemente lo sguardo glaciale e imperturbabile di Scorpius Malfoy, che sembra fare poco caso a Noah Zabini che impreca animosamente contro un Wilfred Nott a malapena sfiorato dalle sue parole.

Ancora una volta, per pochi istanti, tutto il resto diventa un insieme di suoni, sfumature, colori ovattati e distanti, e una calma improvvisa ma, per qualche inspiegabile ragione, aspettata mi avvolge.

Ma, come dicevo, è solo per qualche istante.

Non appena mi chiudo la porta alle spalle, questa dannata inspiegabile frenesia ritorna a colpirmi.


*


Scorpius


" E' solo spossatezza, bambina… Dovresti riposare di più."

Sono le parole che Madama Chips pronuncia nell'esatto istante in cui varco la soglia della porta dell'infermeria.

Non chiedetemi perché io sia qui, o del perché con una scusa decisamente idiota oltre che banale mi sia allontanato dall'aula di Difesa non appena ho finito di sistemare quel manichino incantato, e aver apostrofato Nott e Zabini "esimie teste di cazzo".

Non chiedetemelo, perché non sono sicuro di sapere la risposta. Tantomeno, sono sicuro di volerla sapere.

So solo che… dovevo salire fin qui, e accertarmi… insomma, che lei stesse bene… che fosse tutto okay.

Se doveste chiedermi un aggettivo per descrivermi, rammollito, a questo punto, sarebbe l'aggettivo giusto.

La prima ad accorgersi della mia presenza è proprio Poppy, che non sa se essere contrariata dal fatto che io sia in infermeria pur non essendo paziente, e quindi una minaccia per il suo disturbo ossessivo compulsivo di trattare questo posto come se fosse un tempio sacro, oppure sorridermi amabilmente perché dai lo sappiamo tutti che sono il suo preferito.

Dopo qualche secondo, alla fine, lascia il letto di Rose e si dirige verso il suo ufficio.

"Malfoy!"

Rose si accorge, finalmente, della mia presenza.

Ha gli occhi stanchi, ma comunque non li alza al cielo. E questo è decisamente un passo avanti, rispetto alla sua solita tendenza al tollerarmi poco.

Mi avvicino, cauto, fino a che non mi trovo alla sua destra. Sento il suo sguardo addosso per tutto il tempo e, quando finalmente, decido di guardarla, di smetterla di evitarla, capisco che tutta la cautela del mondo non basterà mai.

"Cosa ci fai qui? È finita la lezione?" chiede, cercando di mettersi seduta.

Mi siedo anch'io, sul letto, e anche stavolta non sembra farci caso. In situazioni normali, mi avrebbe schiantato per aver invaso il suo spazio vitale quasi sicuramente.

Non so perché non lo faccia, né sono sicuro del perché io mi senta, tutto a un tratto, così rilassato, anche solo guardando quei suoi capelli ridicolmente rossi, oppure quelle stupide, bellissime lentiggini che sarebbero, appunto, ridicole su chiunque altro e invece...

"No, Weasley. Sono venuto, come al solito, ad elargirti la tua dose quotidiana di perfezione targata Malfoy. Potresti aver avuto un malessere proprio perché mi sono dimenticato di questo, stamattina." esclamo, disinvolto, per cercare di ritornare in me. Se fallisco, comunque riesco a dissimularlo bene.

"Sono colpita dal tuo altruismo Malfoy. Lusingata. Ma avrei, comunque, qualche suggerimento su dove potresti mettere quella dose quotidiana di perfezione.."

"Così mi spezzi il cuore, Weasley."

"Ma piantala, Malfoy!" esclama lei, ma lo vedo che sta sorridendo della mia idiozia. E questo dovrebbe, forse, offendermi.

Ma non va proprio così, perché vederla sorridere è un inspiegabile, profondo piacere, palliativo di un malessere latente di cui sono consapevole e al tempo stesso ignorante nel profondo.

Di nuovo, il silenzio la fa da padrone. Un silenzio, comunque, per nulla imbarazzante.

Non mi prendo neanche la briga di nascondere il fatto che la stia guardando. Un po' perché sono un idiota - e questo va a favore della sua tesi più e più volte proclamata - e un po' perché non riesco a farne a meno. E poi, la sto mettendo in soggezione.

E io   a d o ro  metterla in soggezione: adoro le sue guance che si tingono di rosa in preda all'imbarazzo, adoro vederla stringere i pugni in preda alla frustrazione. Adoro quell'aria di sfida, ogniqualvolta ci troviamo in uno dei nostri battibecchi.
E non mi importa, non mi è mai importato, se in queste occasioni ho rischiato la vita, o comunque la mutilazione permanente di una qualche parte del corpo.

Mi rendo conto che non mi è mai importato, e che vederla accesa da qualcosa era un compenso più che giusto.

In questo momento, non è così. Senza tutti quei 'difetti' - ma chi voglio prendere in giro - la sua faccia sembra spenta.
Sembra stanca, al limite della sopportazione di un peso sconosciuto a me, ma del quale riesco a vederne comunque gli effetti.

"Hei… Weasley, che ti succede?" le chiedo, con tutta la cautela di cui sono capace.

"Scusami?"

"Sono qui da dieci minuti, Weasley. Ho 'invaso il tuo spazio vitale', e ancora non mi hai schiantato. Che succede?"

I suoi grandi occhi blu mi scrutano sulla difensiva, e una piccola ruga di disappunto le si forma sulla fronte.
Sembra rendersi conto solo adesso che, a volte, non è un gioco da ragazzi nascondersi, e che il linguaggio del corpo anticipa abilmente le nostre mosse.

Ed essendo, il sottoscritto, un esperto nel nascondersi e nascondere…. Com'è che si dice? Non puoi mentire al bugiardo.
Che di questo interesse non riesca ad individuarne l'origine, o almeno non una che non mi tolga un bel po' di dignità, è un altro discorso.

Comunque, succede l'inaspettato. O meglio, qualcosa di talmente raro, che rimango basito, e senza parole.

Due lacrime solitarie scendono a rigarle le guance rosee.

"Non lo so. Io… Non so cosa mi prende." risponde, la voce leggermente incrinata. Ma sostiene comunque il mio sguardo, con una fierezza e un'ostinazione sue proprie, eppure…
Non è mai stata così bella, ai miei occhi.

Con un coraggio che qualunque Grifondoro in questo castello mi invidierebbe - perfino il vecchio Godric - mi avvicino un altro po'.
Le tolgo il cuscino che teneva sulle gambe incrociate, sul quale aveva poggiato stancamente le braccia e, in un impeto di altrettanto coraggio misto a qualcosa che non sono, appunto, sicuro di voler scoprire, allungo una mano posandola sulla sua guancia.

Il suo calore sembra arrivarmi dritto al centro del petto, più forte di uno schiantesimo, ma con i sensi tutti all'erta.

Asciugo quella lacrima, e lei chiude gli occhi per un istante. Quando li riapre, sembra che mi guardi con una consapevolezza del tutto nuova.

Forse è per questo, che perdo la cognizione del tempo, dello spazio. Di ogni cosa.
E stavolta, sono io che cerco le sue labbra.

*****


Lyanna

"Potter, sparisci."

"Lyanna, vuoi fermarti e lasciare che mi spieghi?"

Non me ne frega assolutamente niente delle sue spiegazioni. Dunque, ignorare la sua richiesta è un grande piacere.

Devo andare da Rose, controllare come stia, e questo pezzo di idiota sta decisamente intralciando il mio cammino.

Non sono incazzata. Non mi interessa un accidente di quello che fa, di quello che dice. Non mi importa un fico secco con chi è che decide di passare il suo tempo libero nelle aule vuote dopo le lezioni.

No. Non me ne frega assolutamente niente.

Ed è quello che gli faccio presente, senza neanche girarmi per guardarlo, e continuando, imperterrita a salire queste benedette scale.
Ma queste - che casualità, che cazzo di casualità! - cominciano a cambiare. E questo mi costringe a fermarmi e, di conseguenza, a guardarlo.

Come vorrei, in questo preciso istante, prendere a schiaffi quel bel faccino che si ritrova, e magari farlo cadere di sotto.
E non perché io sia arrabbiata, sia chiaro.

È la sua faccia da schiaffi, che provoca in me queste reazioni.

"Vuoi ascoltarmi?" dice, esasperato. Si passa una mano tra i capelli, come al solito, quando è nervoso.

Scuoto la testa, guardando altrove, con le braccia conserte. Ma lui comincia a parlare lo stesso.

"Quello che hai visto… Non è come credi.."

"Non che mi importi di qualcosa, ma questa è la tipica frase che si dice quando, invece, è esattamente come sembra."

Lo sento sbuffare, esasperato, poi salire i tre gradini che ci separano.

"Thompson, credimi… non è…"

"Potter.." finalmente mi giro a guardarlo. È così difficile, districarsi ed essere il più razionale possibile, quando Albus Potter ti guarda così.

Le scale si fermano, mentre gli dico "Le tue spiegazioni non mi interessano. Puoi fare quello che vuoi. Noi non siamo niente."

Riprendo a salire, senza aspettare una sua replica.

Lui rimane lì, impalato, ma si riscuote subito. Ci mette un po' a raggiungermi.

Giusto quel tempo che mi serve per ricompormi e impedire che le lacrime pungenti scendano copiosamente.
Sono anni che non mi succedeva una cosa del genere.

Dannato Potter!


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