𝑨𝒏𝒐𝒕𝒉𝒆𝒓 𝒍𝒐𝒗𝒆 (𝐕𝐬...

By bomambo

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COMPLETATA ✔️ Jisoo ha quasi 30 anni e la sua vita si è come fermata. Tutte le sicurezze che l'illudevano di... More

I ρɾσƚαɠσɳιʂƚι ҽ ι ʅσɾσ αɱιƈι
Fαɱιʅιαɾι ҽ αʅƚɾι ρҽɾʂσɳαɠɠι
Pɾҽɱҽʂʂα
Cαριƚσʅσ 1
Cαριƚσʅσ 2
Cαριƚσʅσ 3
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E se la storia ti manca...
🎖Bσʅʅιɳι ҽ ρɾҽɱι🏆
Iɳƚҽɾʋιʂƚα Vσʅƚυɾι ƈσɳƚҽʂƚ
Iɳƚҽɾʋιʂƚα Hσρҽ Aɯαɾԃʂ
Pʅαყʅιʂƚ

Cαριƚσʅσ 11

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By bomambo

Erano passati due giorni dal loro ultimo incontro e non si erano più rivisti.
Entrambi erano stati impegnati con il lavoro e l'incompatibilità dei loro orari non rendeva le cose facili.

Continuavano a sentirsi per messaggio ma in modo "superficiale": Come stai? Che fai? Cosa mangi?
Jisoo sapeva che erano messaggi di circostanza, diversi anni luce dai discorsi che erano in grado di affrontare a voce.

Voleva vederlo, sentire la sua voce profonda, sorprendersi mentre lo guardava sorridere: quel sorriso squadrato.
Al tempo stesso, visto quello che era successo la volta prima, non sapeva come comportarsi: se le paranoie non li avevano influenzati subito dopo l'accaduto, si erano puntualmente fatte presenti il mattino seguente.
Jisoo era consapevole che non avevano fatto nulla di male, si erano fermati senza spingersi oltre, ma aveva paura che quell'evento avesse intaccato il normale fluire della loro conoscenza.
Come qualcosa che si era inceppato, scompigliando tutto.
Ora si faceva problemi a invitarlo a casa per paura che si potesse ripresentare la stessa situazione.
Si domandava se sarebbero stati capaci di riprendere a parlare serenamente di loro, dopo che avevano provato l'oblio di perdersi l'uno nelle braccia dell'altro.

Si domandava cosa ne pensasse lui: poteva essersi sentito respinto, o forse poteva pensare che lei fosse troppo complicata, una principessina difficile da gestire.
Sicuramente era abituato a ragazze che lo desideravano e che non si facevano problemi ad ammetterlo, a differenza sua.

"Penserà che non ne vale la pena".

Ecco la frase che le rimbombava in testa come un martello pneumatico.
La frase che faceva leva sul suo punto debole: l'insicurezza.
La verità è che si sentiva spesso inadeguata.
Inadeguata al lavoro, inadeguata come figlia, inadeguata con le sue stesse amiche, inadeguata in amore.
E ora aveva paura di essere inadeguata anche per vivere una semplice conoscenza.

"Basta, devo vederlo e chiarire.
E se per lui non ci fosse niente da chiarire? Beh meglio.
Ma io ne ho bisogno, altrimenti continuerò a scervellarmi"

Era rientrata da poco a casa, dopo essere uscita dal lavoro e aver fatto spesa.
Prese il telefono d'impeto e cominciò a scrivere:

«Ho bisogno di vederti....»

"No, troppo disperato".

«Dobbiamo parlare...»

"Troppo inquietante".

«Riguardo al nostro contatto dell'altra sera...»

"Troppo formale, non è mica il tuo capo! ".

Uscì dalla chat e gettò il telefono sul divano.
Affondò la faccia in un cuscino e cominciò a urlare per calmarsi.
Il nervosismo la stava assalendo e per una stupida motivazione per giunta.

La vibrazione del cellulare: non era una messaggio, ma una chiamata.
Trovò il telefono nel punto in cui lo aveva gettato e guardò lo schermo.
Un pugno allo stomaco: Taehyung.

"Ok, tranquillizzati e rispondi disinvolta".

«Pronto?»

"Ti prego fa che non capisca che mi stavo comportando da psicopatica fino a un secondo fa".

«Ti disturbo? Stanca?»

Quella voce di velluto.
Sembrava calmo e sereno come al solito, a differenza sua.

«Sono rientrata a casa da poco, non mi disturbi.
Sì, un po' stanca ma sono stata peggio»

«Bene...»

Un attimo di silenzio, come se stesse pensando a qualcosa.

«Senti, ti va di raggiungermi al locale prima che attacco? Tipo...ora?»

Jisoo rimase un po' spiazzata dalla proposta improvvisa, ma senza pensarci un secondo in più, rispose:

«Sì...sì va bene...»

L'aveva "salvata" in corner.
Anche questa volta era stato lui a fare il primo passo, sollevandola dal problema di trovare le giuste parole per contattarlo.

«Ti aspetto al parcheggio allora»

Jisoo prese la giacca di jeans, lo zainetto e chiuse la porta di casa.
Non si era nemmeno data una controllata, così, una volta entrata in macchina, si osservò allo specchietto retrovisore: aveva avuto momenti migliori ma era accettabile.

Mise in moto e si diresse verso il parco Duryu.
Sentiva dentro di sé un misto tra felicità e ansia allo stesso tempo.
Sapeva che avrebbe dovuto affrontare il discorso e si domandava se lui l'avesse invitata per lo stesso motivo o se non avesse la minima intenzione di parlarne.

Dopo circa venti minuti, raggiunse L'ON e intravide Taehyung appoggiato al suo suo suv mentre fumava una sigaretta.
Aveva la solita divisa del bar che spuntava sotto una felpa grigia con  cappuccio.
I capelli un po' scompigliati e mossi senza gel, che venivano accarezzati dal vento leggero di quella sera.
Vedendola arrivare, buttò la sigaretta, le sorrise e la baciò su una guancia, per poi salutarla con un:

«Buonasera»

«Mi offri un altro cocktail?», chiese lei.

«Se dopo ti va volentieri.
Ma adesso avevo in mente qualcos'altro...»

Poi si affrettò ad aggiungere, alzando le braccia in segno di resa:

«...di assolutamente innocente giuro!»

Jisoo sorrise, vedendolo fare così il cretino.

«Ah si? E cosa?»

«Tu seguimi e lo scoprirai...», fece Taehyung, alzando e abbassando le sopracciglia.

Poi allungò una mano, per stringerla a quella di lei.
Jisoo si sentì più in imbarazzo per quel gesto che per i baci che si erano dati.
Non teneva la mano di qualcuno da quando stava ancora con Suho e il fatto che il parcheggio fosse pieno di macchine e di persone, la imbarazzava ancora di più perché avrebbero potuto pensare che fossero una coppia.
La mano di Taehyung era molto calda, mentre la sua, come al solito, era un ghiacciolo, tanto che lui le fece:

«Dalle mie parti si dice: mani fredde, cuore caldo, ti risulta?»

«E io che ho sempre pensato avessi un problema di circolazione! Invece sono solo passionale, vedi a saperlo prima?», ribatté lei ironica, per stemperare la situazione.

Taehyung cominciò a ridere.

«Sei divertente Kim...», le fece.

«Anche tu ogni tanto.
Ehm, si può sapere dove mi porti?»

Jisoo era convinta che stessero per entrare nel locale, invece Taehyung lo aveva superato, incamminandosi per uno dei percorsi del parco.

«Tranquilla, siamo quasi arrivati. Non voglio rischiare di perdermi, altrimenti tu saresti di poco aiuto, vista l'ultima volta»

Era così tra di loro: un continuo stuzzicarsi.
Jisoo però adorava quel batti e ribatti, la stimolava a cercare di avere sempre l'ultima parola.
Mentre stava riflettendo su come essere nuovamente ironica, si fermarono in mezzo ad un prato poco lontano dall'ON.
Notò che sull'erba era distesa una grande coperta color panna.

«L'hai portata tu?», chiese lei indicandola.

«Esatto. Territorio neutro e all'aperto, senza nessuna possibilità di tentazione», disse, invitandola a stendersi.

E così anche lui aveva recepito il messaggio della "difficoltà" di vedersi senza incappare nella situazione della volta prima.
Jisoo pensò che era stata un' idea perfetta: il sole stava per tramontare ma c'era ancora luce, la temperatura era mite, con il leggero soffio del vento caldo di fine maggio e, attorno a loro, a una certa distanza, passavano runner e ciclisti senza invadere però quell'angolo appartato.

«Hai avuto un'idea molto carina, lo devo ammettere», disse Jisoo, stendendosi sopra la coperta.

Taehyung fece lo stesso e le passò il braccio sotto la spalla, in modo che lei potesse poggiare la testa sul suo petto.

«Bene, almeno stavolta non ho rovinato tutto», fece lui con la voce bassa.

Jisoo colse una nota di dispiacere nella sua voce.

«Non hai rovinato proprio nulla Taehyung, voglio che tu lo sappia, semmai è stato il contrario», disse lei, sollevando la testa quel tanto per guardarlo negli occhi.

«Sono abituato a situazioni come quella.
A ragazze che mi invitano a casa e poi quello che succede succede. Sono abituato a non pensare troppo probabilmente, ma a vivere quello che capita. Solo che poi, quando tutto capita è come se non fosse in realtà accaduto nulla, non mi rimane nulla»

Jisoo lo ascoltava, mentre lui continuava a parlare con il viso rivolto verso il cielo.

«In questi pochi giorni con te, invece,  sento che ogni volta qualcosa rimane. Uno sguardo, un sorriso, una tua battuta pronta, una provocazione.
Se solo penso a quante volte ho ripensato a quando ballavi alla festa, altro che rewind!
Continuo a rivivere quel momento nella mia testa, quando solitamente, invece, rimuovo ogni dettaglio dopo essere stato a letto con qualcuna»

Jisoo sorrise segretamente, mentre lui continuava:

«Non voglio rinunciare a collezionare particolari di te. Sei così, sfaccettata. Sei timida, ma poi mi provochi apertamente senza mezzi termini, sei seria, ma all'improvviso riesci a farmi ridere, sembri trattenuta ma poi esci con delle frasi totalmente sincere.
E chissà quanto altro sei. Voglio scoprirlo pian piano»

«Ma tu non sei abituato ad andare piano per tua stessa ammissione. E se ti stufi di non premere sull'acceleratore?», chiese Jisoo, manifestandogli i suoi dubbi.

«Non ho detto che ho intenzione di andare lentamente per sempre. Credimi, da quello che ho capito in questi giorni tra di noi sarà sempre più difficile andare piano, ma io voglio solo arricchire questa attesa, mettiamola così»

Nessuno l'aveva definita "sfaccettata" , forse solo sua madre era riuscita a cogliere tutte le sfumature del suo modo di essere.
Jisoo per prima non pensava di essere poi così complessa. Se le avessero chiesto di descriversi avrebbe usato quattro parole: affidabile, razionale, dolce e lunatica.
La ragazza di cui parlava Taehyung le era in qualche modo familiare, ma non riusciva a immedesimarsi totalmente in quella descrizione. Forse lui aveva visto cose che neppure lei sapeva di possedere.

Pensó che erano così diversi: lui un'impulsivo, che correva lungo i percorsi della vita, rischiando di inciampare e farsi male pur di sentire qualcosa.
Lei un'insicura, che invece arrancava a fatica, trascinando il peso delle sue emozioni e sensazioni.

«Cosa pensi?», chiese Taehyung, tirandosi su e poggiandosi su un gomito.

«Penso che siamo tanto differenti, che tu ti stai cercando di frenare, mentre io ho bisogno di una spinta...»

«Dici che stiamo andando a velocità diverse? Sono partito troppo in quarta?»

«Non ne faccio un fatto d'interesse, quello credo che sia reciproco. Anche a me piace passare del tempo con te, anche solo a parlare come in questo momento. Ne faccio più un fatto di personalità ed esperienze diverse, probabilmente», disse Jisoo mentre si guardavano negli occhi.

«Vai avanti, non ti seguo...»

«Io sono stata sette anni della mia vita con la stessa persona, Taehyung.
Io non so neppure più come si fa tutto questo.
Uscire con qualcuno, conoscerlo, lasciarmi andare.
Sono un po' bloccata, ecco...», ammise sinceramente.

«Basta solo che ti lasci più guidare da questo...», disse, indicandole lo stomaco

«...e meno da questa», per poi indicarle la testa.

Detto questo, prese la mano di Jisoo e cominciò a giocarci, accarezzandola e intrecciandola alla sua.
Jisoo fece caso alle sue mani per la prima volta.
Mani grandi, lunghe e affusolate, le avrebbe definite eleganti: sprigionavano anche una certa mascolinità, con le vene e i tendini ben evidenti.
Erano lisce e morbide, nonostante il lavoro manuale.
Il pensiero di cosa avrebbero potuto fare quelle mani sul suo corpo le passò un attimo per la mente, poi lui la riportò alla realtà.

«Sono qui Jisoo, non ho voglia di scappare. Per ora...»

E rise, per poi continuare:

«Voglio semplicemente conoscerti, veramente... »

«E se poi capissi di non voler più farlo?»

«Te lo dirò. Ti chiedo solo di permettermi di conoscerti...viviamocela»

Era così tranquillo.
Non le aveva dato certezze, non poteva farlo dopotutto, ma le chiedeva semplicemente di farsi conoscere.
Jisoo doveva imparare a camminare  senza appigli, senza sicurezze.
Chissà, camminando e camminando, avrebbe trovato il suo equilibrio e non avrebbe avuto più paura di cadere.

«Quindi dopo il tuo ex sono la prima persona che frequenti? Nemmeno una scappatella?»

«Mmm no, nemmeno una. Ho preferito stare sola per un po', riflettere su me stessa. E poi non ho avuto nemmeno occasioni, devo dire la verità»

«Le occasioni avvengono se te le crei. Se non fosse stato per me, probabilmente non ci saremmo più visti dopo la prima sera che sei venuta al locale con gli altri...»

«Stai dicendo che i tuoi inviti avevano un secondo fine?», chiese Jisoo, sorridendo e sapendo già la risposta.

«Ovviamente. E sarei stato uno stupido a ignorarti dopo averti rincontrata»

«Già, soprattutto dopo che mi hai ignorata per anni al liceo...», disse lei, facendogli una smorfia per stuzzicarlo.

"Ora voglio proprio vedere cosa risponde".

Si era fatta così tante domande riguardo allo strano atteggiamento di Taehyung quando erano adolescenti, che ora moriva dalla voglia di sapere la verità dal diretto interessato.

«IGNORARTI? IO? Semmai era il contrario! Quanto mi hai fatto penare se ci penso!»

«Io non capivo nemmeno che ti interessassi...», ammise Jisoo, arrossendo.

«Jisoo non mi interessavi, mi piacevi! Ti mandavo diversi segnali, credo lo avessero capito tutti tranne te.
Però eri sfuggente, complicata e a sedici anni non avevo probabilmente voglia di arrovellarmi a capirti.
Però sono sicuro che ti piacessi anche io...», disse lui, con un sorrisino malizioso, portando la mano di lei alle labbra e baciandogliela.

«Forse...», fece lei, sorridendo.

«FORSE? Ah sì? Vediamo se ti piaccio adesso...»

E così dicendo si chinò sulle sue labbra, trasportandola di nuovo lontano dai suoi pensieri.

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