All for you ||Z.M|| (Wattys...

נכתב על ידי alebucks16f1

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Sono passati anni da quando Zayn Malik ha deciso di lasciare gli One Direction, ora è finalmente pronto per l... עוד

One Way or Another
Don't Forget Where You Belong
Ready to Run
More Than This
Girl Almighty
Taken
Moments
I Should Have Kissed You
Never Enough
I Wish
Kiss You
Spaces
A.M.
What A Feeling
Temporary Fix
Home
Dusk Till Dawn
Perfect
Little Things
Treat People With Kindness
Change Your Ticket
You & I
Miss You
Entertainer
Unreleased
Two Of Us
Talk To Me
18
Everywhere
End Of The Day
To Begin Again
Too Young
Arms Of A Stranger
On My Own
Half A Heart
Where Do Broken Hearts Go?
Fool For You
Fine Line
It's You
Small Talk
Strong
Too Much To Ask
Little Freak
She
When Love's Around
Love Of My Life

Story of My Life

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נכתב על ידי alebucks16f1

Non dissi nulla solo gli strinsi la mano che era incastrata alla mia come per fargli coraggio.

«Sono sempre stato un ragazzo abbastanza riservato e tranquillo poi una serie di eventi hanno iniziato a sconvolgere la mia vita, molti in meglio o per lo meno subito sembravano essere eventi positivi.

Il primo è stato sicuramente X-Factor, ho conosciuto i quattro ragazzi che tutt'ora sono i più importanti della mia vita e ho girato il mondo con loro, erano e sono come fratelli per me e riuscivo a sentirmi me stesso. Poi quando abbandonai la band per il troppo stress iniziai ad allontanarmi da tutte le persone che mi volevano bene e che volevano solo aiutarmi, e tra queste la mia famiglia.»

Si fermò un attimo guardandomi negli occhi e poi riprese il suo monologo, non volevo interrompere non avrei nemmeno saputo cosa dire.

«Il primo periodo per me fu un inferno: iniziai a bere e frequentare posti sbagliati finché una sera tornai a casa ubriaco, con il naso e il labbro rotto dopo una rissa nel retro di un locale.

I miei non ne potevano più dei miei comportamenti e dopo un litigio molto acceso mi mandarono via di casa. Hanno provato più volte a chiamarmi per scusarsi ma non ho mai risposto, ho paura di deluderli ancora. L'unica che continuo a sentire è Doniya, mia sorella.»

A questo punto mi accorsi che non potevo continuare a stare zitta, si stava aprendo completamente e io ero rimasta ferma, anche se qualche lacrima  era sfuggita al mio controllo.

«Mi dispiace tanto Zayn, ma non credo che i tuoi genitori ti considerino una delusione. Hai il privilegio di avere un padre e una madre che ti amano e se hanno continuato a cercarti sicuramente è perché gli manchi.»

Poi decisi di condividere con lui un pezzo della mia storia, per fargli capire che in fondo era fortunato.

«Anche se non ci parli tu almeno sai chi siano tuo padre e tua madre.» Mi lasciai sfuggire un singhiozzo e lui alzò prontamente lo sguardo su di me.

«Che intendi dire con questo?»

Mi feci coraggio e gli raccontai una verità fondamentale della mia vita.

«Io non ho mai conosciuto i miei genitori biologici, mi hanno abbandonata all'ospedale appena dopo la mia nascita. È come se li avessi delusi prima ancora che potessi fare qualcosa.

I miei genitori italiani Barbara e Alberto mi hanno raccontato tutta la verità quando ho compiuto 10 anni. L'unica cosa che so della mia vera famiglia è che quando nacqui mi misero questo braccialetto e a detta dei miei genitori c'è n'è soltanto un altro uguale che dovrebbe avere mio fratello.»

Ecco gli avevo detto tutto ciò che rendeva interessante la mia persona, avevo un fratello di pochi anni più grande di me e non sapevo nemmeno come si chiamasse e tutto questo per me era così frustante.

Stavolta quello ad abbracciarmi fu lui, quando si allontanò mi prese il viso fra le mani e mi accarezzò le guance con i pollici asciugando le lacrime e poi per alleggerire quell'aria tesa si alzo tendendomi la mano.

«Allora questa cioccolata come la facciamo?»

Gli angoli della mia bocca si sollevarono accennando un sorriso, mi alzai e sempre con la mia mano nella sua arrivammo in cucina.

«Allora aiutami a prendere gli ingredienti, ci serve latte, cacao, zucchero e fecola di patate.»

Elencai appoggiandomi al bancone della cucina, ma quando vidi che mi stava fissando divertito mi ricordai che era la mia cucina e non sapeva dove tenevo tutte quelle cose!

«Okay che stupida, allora tu prendi il latte nel frigo, io penso al resto!»

Lui fece come detto e io nel mentre aprii l'anta sopra al lavello e mi misi sulle punte cercando di afferrare la confezione di cacao troppo in alto perché io ci arrivassi.

Stavo per girarmi e avvicinare lo sgabello quando sentii una leggera pressione sulla schiena e mi ritrovai schiacciata tra l'addome di Zayn e il piano della cucina.

Mi sentii le guance andare a fuoco e non riuscii a muovere un solo muscolo, quando lo sentii spostarsi mi girai lentamente abbassando lo sguardo per non fargli notare il mio rossore, il suo viso era vicinissimo al mio e il suo sguardo era fisso sulle mie labbra.

«Cercavi di afferrare questo vero?» Mi chiese con tono spiritoso alzando la mano che teneva il cacao.

«Andiamo, vediamo se riesci a prenderlo!»

Mi sfidò sapendo benissimo che non ci sarei mai arrivata dato che lui era molto più alto di me.

Provai ad avvicinarmi sollevandomi sulle punte e facendo piccoli salti ma tutto ciò provocò solo la sua risata divertita - e che risata pensai- era come un suono paradisiaco.

Poi mi venne un idea geniale, senza farmi vedere aprii l'armadietto accanto al forno e misi una mano nel pacco della farina nascondendone un po' in un pugno, mi riavvicinai a lui e aprii la mano soffiando sulla farina che gli fini tutta in faccia distraendolo.

«Questa me la paghi!» Esclamò prendendomi di peso e posizionandomi sulla sua spalla.

Iniziai a dare piccoli colpetti sulla sua schiena sperando che mi lasciasse, ma non feci in tempo a realizzare che già mi aveva buttata sul divano e aveva cominciato a farmi il solletico ovunque.

«Zay...Zayn basta, ti prego!» Cercai di dire tra una risata e l'altra ma lui non sembrava voler smettere.

«Cosa scusa? Non ho capito bene potresti ripetere?» Faceva anche lo spiritoso, bene!

Io comunque provai a ripetere e lui questa volta si avvicinò al mio orecchio.

«Solo se chiedi scusa!» Una serie di brividi attraversarono la mia schiena ma non me lo feci ripetere due volte e subito iniziai a urlare.

«D'accordo, hai vinto scusa Zayn!»

Finalmente smise e io mi misi a sedere cercando di riprendere fiato, quando buttai un occhio sull'orologio mi accorsi che si era già fatta ora di cena.

«Direi che non è più ora della cioccolata, che ne dici di una semplice pizza?»

«Si ho una fame tremenda, ordino io?» Mi chiese gentilmente, io annuii e prima che lui potesse chiedermi quale preferissi dissi soltanto: «Stupiscimi, io esco un attimo a fumare.»

Detto ciò infilai il cappotto e uscii sul terrazzo che si affacciava sulle strade ora deserte della grande città che con mio grande stupore si stava ricoprendo di neve.

«Neve? Erano anni che non se ne vedeva qui!» La voce del moro mi fece sobbalzare, mi portai la sigaretta alle labbra e la accesi.

«Già!» Dissi soltanto buttando fuori il fumo.

«Ma la neve ha sempre il suo fascino, soprattutto a Natale.» Continuai poi guardando il moro che era completamente ipnotizzato.

Gli sventolai una mano davanti agli occhi e lui senza spostare lo sguardo dal paesaggio innevato sussurrò qualcosa con un po' di malinconia.

«Non ho mai fatto un pupazzo di neve...»

La sua frase venne interrotta dal campanello che suonava e lui sparì nel soggiorno.

Rientrai in casa con un'idea ben precisa in mente, senza togliermi il cappotto presi una carota dal frigo e dei bottoni che conservavo nel cassetto del mio comodino poi mi piazzai davanti a lui.

«Vestiti, usciamo, porta le pizze!»

Lui più confuso che altro non fece domande e mi seguì, afferrai le chiavi della mia macchina e una volta saliti mi diressi verso il grande parco che distava pochi chilometri da casa mia ignorando le continue domande del ragazzo di fianco a me.

Dopo cinque minuti fermai l'auto e feci per scendere ma la sua voce mi bloccò.

«Mi vuoi dire che diavolo stiamo facendo?»

Stavolta mi girai versodi lui. «Ti fidi di me?» Chiesi soltanto, lui annuì incerto e scese dalla macchina.

Io però tirai un urlo un po' troppo forte e lui si spaventò portandosi una mano sul cuore.

«Dio ma che ti viene in mente! Perché hai urlato?» Cercai di trattenere una risata e mi avvicinai a lui coprendogli gli occhi con le mie piccole mani.

«Che fai, vuoi per caso uccidermi?» Disse divertito.

«No tranquillo per ora no!» Risposi io per stuzzicarlo, quando arrivammo al centro del parco gli tolsi le mani dagli occhi e lui rimase stupito a quella vista.

Un parco ormai tutto bianco era tappezzato di pupazzi di neve e una grande pista di pattinaggio occupava il centro di esso.

«Sai quel pupazzo secondo me si sente un po' solo, magari dovremmo procurargli un compagno!»

Ironizzai puntando un pupazzo che era stato costruito un po' in disparte.

«Mi hai portato qui per farmi fare un pupazzo di neve?» Il suo tono era quasi freddo e subito mi pentii della mia scelta e abbassai lo sguardo dispiaciuta.

Quando lo rialzai notai che Zayn non era più accanto a me. Come ero stata stupida, una star internazionale a fare pupazzi di neve con una appena conosciuta, nemmeno nei migliori film di fantascienza!

Osservai il paesaggio in silenzio finché una mano iniziò a solleticarmi il fianco.

«Allora questo pupazzo lo facciamo o no?»

Ero scioccata, allora non se ne era andato.

«Cosa? Tu...io pensavo te ne fossi andato.»
Dissi tristemente.

«Perché dovrei andarmene? Fino ad ora è stato il Natale più bello della mia vita, non pensare che me ne vada quando inizia il divertimento!»

Forse capì come mi sentivo in quel momento così mi abbraccio da dietro e appoggiando il mento sulla mia spalla prese una mia mano e indicò prima un punto e poi un' altro del parco.

«Allora a che pupazzo costruiamo un compagno? A quello li oppure questo qui davanti?»

Risi per la spontaneità con cui disse tutto ciò e indicai uno dei due pupazzi a caso, lui annui e mi stampò un bacio sulla guancia trascinandomi poi in mezzo al parco.

Passammo la serata a ridere e tirarci la neve, tornammo a casa verso mezzanotte.

Eravamo entrambi visibilmente stanchi ma troppo orgogliosi per ammetterlo.

«Ti va di guardare un film o sei stanca?» Mi chiese lui divertito dopo che in macchina mi ero quasi addormentata cullata dal suono della sua voce che aveva cantato solo per me.

«Horror o commedia natalizia?»

«Direi che qualcosa di più natalizio andrà bene!»

Mettemmo il tipico 'Mamma ho perso l'aereo' e contro ogni aspettativa il primo ad addormentarsi fu lui, io lo seguii poco dopo accoccolandomi nella poltrona del mio soggiorno.


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