Hands of Justice - 1 - La fro...

By GhostWriterTNCS

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Niflheim è sempre stato famoso per essere un pianeta tetro e ostile, ma questo non aveva fermato i coloni. Il... More

Prologo
1. Niflheim
2. Un lavoro (im)perfetto
3. Sgherri del Sindaco
4. Battuta di caccia
5. D&L: demolizioni e affini
6. Nel mirino
7. Gli uomini del Mastino
8. Le risorse del Sindaco
9. Un arsenale superiore
10. Minaccia in agguato
11. Cambio di piano
12. Una nuova promessa
13. Sotto assedio
14. Cominciamo
15. Evasione legale
16. La vera frontiera
17. Resa
18. Voglia di riscatto
19. Contrattacco
20. L'Araldo dell'Apocalisse
21. Missione compiuta
22. Lunga vita al Sindaco!
23. Vendetta e perdono
24. Risveglio
25. Fiducia
26. Asso nella manica
28. Legge contro giustizia
29. Sulle tracce del Sindaco
30. La verità sul Sindaco
31. Scomparsa
32. La Valchiria Millenaria
33. Buono a nulla
34. Il verdetto del commissario
35. I salvatori
36. Un nuovo mondo
37. (S)fiducia
38. Pena capitale
39. Assalto notturno
40. Martire
Epilogo

27. Una prova di forza

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By GhostWriterTNCS

Era proprio nel mezzo di una battaglia che Kerberosz riusciva a sentirsi davvero libero. Poteva dare sfogo a tutta la sua rabbia, sbaragliando chiunque si frapponesse sulla sua strada. Si sentiva forte, appagato, inarrestabile. Si sentiva a casa.

Le biomacchine concentrarono il fuoco sul tartariano, che balzava da un nascondiglio all'altro con incredibile agilità. Saltò sull'angolo di un edificio e si tuffò verso uno degli automi. Lo centrò in pieno con un pugno e la biomacchina cadde all'indietro. L'automa provò a rialzarsi, ma Kerberosz si avventò su di lui come una belva assetata di sangue.

Assestò un pugno, un altro, un terzo, ma la corazza del nemico ne venne appena incrinata.

Le altre biomacchine arrivarono in soccorso del loro simile, costringendo il fuorilegge a indietreggiare.

«Ah! Finalmente dei giocattoli resistenti!»

Completamente inebriato dalla foga del combattimento, tornò all'attacco a testa bassa. I proiettili d'energia delle biomacchine lo colpirono, sentì la pelle quasi nera che veniva bruciata dal calore, ma il dolore non faceva che acuire i suoi sensi.

Afferrò un pezzo di metallo, una portiera di un'auto probabilmente, e lo scagliò con forza disumana. La lastra impattò contro una delle biomacchine, conficcandosi nella spalla.

Kerberosz si avventò sul punto debole e colpì la portiera con tutto lo slancio che aveva. L'automa venne sbalzato indietro e lo sportello schizzò via, andando a conficcarsi nella facciata di un edificio.

Senza perdere il ritmo Kerberosz balzò verso la seconda biomacchina, la prese per un braccio e la fece roteare come una trottola. Sfruttando la forza centrifuga la scagliò contro il terzo automa, abbattendoli entrambi in un colpo solo.

«Tutto qui quello che sapete fare?!» gridò, affamato di violenza.

Era convinto di aver messo al tappeto le biomacchine, invece tutte e tre si stavano già rialzando. Quella con la spalla danneggiata si era addirittura già riparata: lo squarcio si era rimarginato quasi del tutto e l'arto non sembrava accusare alcun malfunzionamento.

Quello che per molti sembrava un presagio di sconfitta, per il tartariano era motivo di gioia distorta: avrebbe potuto combattere ancora!

Tornò alla carica, deciso a dare sfogo a tutta la sua rabbia, e le biomacchine risposero sparando a volontà. Kerberosz schivò alcuni colpi, più per sfizio che per necessità, provò a deviarne uno con il braccio ma non avvertì l'inebriante sensazione di bruciato che aveva provato fino a poco prima. Il suo braccio adesso sembrava intorpidito e faticava a muoversi.

Venne colpito ancora, inciampò e cadde a terra. Lo stavano paralizzando completamente. Lo stavano sconfiggendo senza nemmeno combatterlo davvero! Era inaccettabile!

Serrò i denti aguzzi e si rimise in piedi. «Se volete fermarmi, dovrete uccidermi!»

Le biomacchine cessarono il fuoco e improvvisamente parve calare il silenzio. Ma fu solo un istante.

Gli automi cambiarono tipo di proiettile e ripresero a sparare. La cadenza di fuoco adesso era ridotta, ma Kerberosz si sentiva troppo stanco per schivare. Le sfere di energia lo toccarono e implosero in un istante, lasciando al loro posto solo un buco grondante di sangue.

Questa volta il tartariano non riuscì a trattenere un grido di dolore: quei proiettili gli stavano letteralmente strappando la carne dal corpo. Era come se lo stessero mangiando vivo.

Kerberosz però non aveva nessuna intenzione di arrendersi. Il dolore era lancinante, ma se credevano di fermarlo, si sbagliavano di grosso.

 Stava per rialzarsi quando qualcuno piombò su di lui. Lo bloccò contro il terreno, gli afferrò le braccia e lo ammanettò.

«Fermatevi!» gridò Freyja alle biomacchine. «L'abbiamo catturato!»

Gli automi, i cui ordini erano stati molto chiari, si immobilizzarono: la priorità era catturare Kerberosz Égettvér, vivo se possibile, e in quel momento non sussisteva la necessità di ucciderlo.

«Che stai facendo?!» imprecò il tartariano. «Non mi farò catturare!»

«E io non ti lascerò morire» ribatté l'orchessa. «Non fuggirai così dai tuoi reati!»

«Ah! Sei proprio una piedipiatti! Pensavo che ormai mi odiassi. O magari sotto sotto ti piacciono i cattivi ragazzi? Eh, miss poliziotta?»

«Mi spiace deluderti, ma no, non ti odio» affermò Freyja, e il suo tono era assolutamente serio.

«Tse! La prossima volta mi impegnerò di più. Magari se uccidessi qualche bambino...»

L'orchessa lo prese con foga per la giacca. «Perché?! Perché cerchi a tutti i costi di fare il cattivo?!»

Lui le sorrise malignamente. «Sono un tartariano. Io sono cattivo!»

Lei lo lasciò andare e si alzò. «No. Nessuno nasce cattivo. E mi spiace di non esserci stata quando avevi bisogno di sentirtelo dire.»

Kerberosz esitò. Ma fu solo un momento, perché poi scoppiò a ridere. Una risata fragorosa, denigratoria, ostentata. «Sei proprio fuori di testa, miss poliziotta! È proprio vero che non si possono avere sia tette che cervello!» Altri due agenti lo afferrarono e lui non oppose resistenza. In ogni caso, anche se avesse voluto, le manette speciali glielo avrebbero impedito. «Ecco, portatemi via, prima che gli venga in mente di abbracciarmi!»

I poliziotti, che certo non aspettavano la sua autorizzazione, lo portarono verso il mezzo più vicino, scortati da vicino dalle tre biomacchine.

L'orchessa li seguì con lo sguardo e solo quando la portiera si chiuse si decise a tirare un mezzo sospiro di sollievo.

«Valkyregard, che fai lì impalata?!» la sgridò Mantina attraverso il comunicatore. «Ci sono molti altri criminali da arrestare!»

Freyja per poco non sobbalzò. «Scusi, commissario! Eccomi, commissario!»

L'insettoide purtroppo aveva perfettamente ragione: la colonia pullulava ancora di fuorilegge e loro non potevano certo abbassare la guardia.

Arrestare Kerberosz era un traguardo importante, ma dovevano ancora lavorare duramente se volevano sperare di riportare l'ordine e la giustizia nella colonia occidentale.


***


Una volta disattivato il generatore di interferenze, era stato relativamente semplice spostare il campo base vicino al bunker, così da azzerare qualsiasi tempo di percorrenza. Il prefabbricato era abbastanza robusto da proteggerli dalla fauna di Niflheim, inoltre la nutrita scorta di viveri li rendeva praticamente autosufficienti.

Di fatto era dalla presa di potere di Kerberosz che non avevano contatti con la colonia occidentale, e ora che il tartariano erano stato arrestato, quel rifugio era uno degli ultimi nascondigli rimasti per gli uomini del Sindaco. Per quelli più importanti per lo meno: gli altri erano quasi tutti dietro le sbarre o lontani dal pianeta.

Priscilla, che in quel momento era in pausa, andò in cucina e aprì il suo frigo personale. Prese quella che sembrava in tutto e per tutto una sacca di sangue, la aprì e cominciò a sorseggiarla mentre faceva due passi per la base.

D'un tratto sentì una voce: «Sì, sto lavorando su Niflheim.» Era Yalina e sembrava seccata. «Perché ti interessa?»

«Qualsiasi cosa tu stia facendo, ti consiglio di andartene» le rispose qualcuno, una donna.

La porta era aperta, così l'anfibiana si avvicinò.

«E perché dovrei? Non sarà un gran che, ma è pur sempre lavoro.»

«Credi forse che ti chiederei qualcosa senza un valido motivo?» ribatté la donna. Priscilla osservò il suo ologramma e notò subito la somiglianza con Yalina: avevano gli stessi capelli mori e la stessa carnagione olivastra. L'ologramma non aveva le orecchie a punta tipiche degli elfi, quindi probabilmente era un'umana.

«Se è così valido, perché non lo me lo dici?»

«La cosa non ti riguarda» sentenziò l'umana. Era più vecchia di Yalina, ma era difficile stabilire la sua età. Di sicuro il suo portamento era degno di una regina.

«E allora non aspettarti che ti dia retta.»

«Ti sembra questo il tono con cui rivolgerti a tua madre, signorina?»

«Se non ti sta bene, vieni pure qui a sculacciarmi. Oh, scusa, è vero: sei troppo impegnata per queste sciocchezze.»

L'espressione dell'umana rivelò tutto il suo disappunto, ma riuscì comunque a mantenere un atteggiamento nobile e distaccato. «Vi siete immischiati in qualcosa più grande di voi, e se non ve ne andate subito la cosa potrebbe finire molto male per voi.»

«Beh, grazie per l'informazione, madre, ma con tutto il rispetto: chissenefrega.» Interruppe la chiamata senza dare alla donna il tempo di ribattere e solo allora si concesse un sospiro di rassegnazione. «Spero non sia qui anche tu per farmi la predica.»

«Scusa, non ho potuto fare a meno di sentire» ammise Priscilla. «Certo non voglio farti la predica, ma sai, tua madre... Beh, non è esattamente una persona qualunque. Se dice che ci conviene cambiare aria, un pensiero ce lo farei.»

Yalina non rispose, limitandosi ad osservare le piccole larve che presto sarebbero andate a rinforzare il suo sciame. «Secondo te perché vuole che ce ne andiamo? Per il casino che c'è alla colonia occidentale?»

«Mmh, non credo. Credo che il vero problema sia il bunker.»

«Ma lei... come fa a sapere del bunker? Dovrebbe essere un'informazione riservata.»

Lo sguardo di Priscilla si fece eloquente. «Da quello che ho sentito, direi che ci sono almeno due fazioni interessate al bunker, o meglio: alle biomacchine che contiene. Una è quella per cui lavora Mowatalji, l'altra... in realtà non so chi potrebbe essere, ma deduco che sia legata a tua madre. Qualche idea?»

La mezzelfa fece spallucce. «Non è che mi parli molto dei suoi affari. In realtà non parliamo molto e basta.»

«Beh, in ogni caso proverò a sentire Mowatalji. In tutta onestà comincio a essere stufa di questo incarico.» L'anfibiana bevve l'ultimo sorso di liquido rosso. «Cavolo: siamo cacciatori, mica guardiani!»



Note dell'autore

Rieccoci qui!

In questo capitolo abbiamo assistito a una tripla prova di forza. Prima Kerberosz ha tirato fuori tutta la sua rabbia, riuscendo a danneggiare le biomacchine. Purtroppo per lui non è bastato e gli automi sono riusciti a prevalere, dimostrandosi un nemico ancora più temibile. Se non fosse stato per Freyja e per la sua forza morale, di sicuro il tartariano avrebbe fatto una brutta fine.

Con Kerberosz fuori dai giochi, le cose dovrebbero essersi messe meglio per la polizia, ma sarà davvero così?

Nella seconda parte del capitolo abbiamo visto Yalina al telefono con sua madre, e le richieste della donna hanno aperto un nuovo possibile fronte: quale sarà la nuova fazione di cui ha parlato Priscilla? Se sono contro i capi di Mowatalji, allora potrebbero essere disposti ad aiutare le forze dell'ordine, ma in genere le cose non sono così semplici...

Come sempre non vi resta che aspettare il prossimo capitolo.

A presto ;D


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