The Omega's Crown|ᴋᴏᴏᴋᴛᴀᴇ

بواسطة Swetty_Kookie

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[ᴛʜᴇ ʟᴇɢᴇɴᴅ ᴏғ ʀᴇᴅ ᴛʀᴇᴀsᴜʀᴇ: ᴄᴏᴍᴘʟᴇᴛᴀ] [ᴜɴᴛɪʟ ᴛʜᴇ ᴇɴᴅ ᴏғ ᴛʜᴇ ᴡᴏʀʟᴅ: ɪɴ ᴄᴏʀsᴏ] Da generazioni ormai, nel pacif... المزيد

The Legend of Red Treasure
Prologo
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24- prima parte
Capitolo 24- seconda parte
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31 [Fine Prima Parte]
Until The End Of The World
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47

Capitolo 38

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بواسطة Swetty_Kookie

Il tempo non gli era mai sembrato scorrere così lentamente come quella notte. Chiuso in cella con il corpo dolorante e gli acciacchi della fame, aveva continuato a guardare la sua mano dove in un tempo indefinito, prima di quello, aveva toccato dopo tanto tempo l'omega che aveva conquistato il suo cuore e la sua mente. La sensazione di calore sembrava essere rimasta impressa, insieme alla rotondità che non gli aveva fatto sorgere nessun dubbio, al contrario un'unica e sola certezza.

Era rimasto sorpreso tanto da perdere le parole. In realtà queste ultime erano così tante che anche solo unirle per comporre una frase o una domanda di senso compiuto gli era risultato difficile, facendolo al contrario boccheggiare. Quando lo hai scoperto? Come sei stato? È stato difficile?

Solo quando lo aveva visto andare via sotto i tocchi di quell'uomo aveva ritrovato le forze per parlare, ma ormai era troppo tardi. Non avrebbe mai immaginato che l'unica volta in cui l'uno si era concesso all'altro, avrebbe causato un simile incidente. Ricordava come fosse ieri quella notte e di come il calore del principe fosse ormai sparito da giorni. L'unica cosa riconducibile era quello strano episodio accaduto proprio durante l'atto e che, al tempo, nessuno dei due aveva saputo spiegare.

Sospirò e portò la stessa mano che stava osservando da ore a scompigliare i capelli lunghi, scostandoli dal suo volto. Ora che sapeva quel piccolo quanto importante particolare, molte cose tornavano a collegarsi tra loro: tra cui la sua prigionia e non la sua condanna a morte.

Non riusciva a pensare, immaginare qualunque cosa nella sua mente che potesse riprodurre cosa sarebbe successo d'ora in poi. In testa c'era solo il vuoto e nient'altro.

Quando udì il rumore delle catene e poi di alcuni passi gli sembrarono passare solo pochi minuti, quando in realtà al di fuori di quella cella l'alba era ormai alle porte. La figura dello stesso alfa che aveva portato via Taehyung ore prima fece nuovamente la sua comparsa e questa volta con uno sguardo che non lasciava trasparire nulla. Se nei giorni trascorsi in cella – e quelli dopo il suo arresto – aveva ben capito che andasse poco a genio a quel tipo, in quel preciso momento il suo sguardo non gli trasmise alcun sentimento che fosse beffa o rabbia.

Un sospiro uscì dalle labbra di quell'uomo che, quasi se avesse lasciato la maschera che indossava dietro le porte di quella torre, si scompose assumendo una posizione a braccia incrociate e poi picchiettò un dito sul suo bracco in un misto tra il nervoso e lo spazientito.

Non si erano mai parlati, nemmeno quando nei giorni precedenti quel soldato era entrato nella sua cella per sfogare la sua rabbia a suon di pugni e calci. Jungkook era ridotto male e i dolori che provava lungo la schiena o le costole erano insopportabili, ma ciò non stava a significare che non fosse abituato. Era un pirata che sin da giovane aveva combattuto nelle peggiori battaglie, era diventato capitano grazie alle sue capacità ed era riuscito a sopravvivere molte volte, compresa quella in cui proprio l'alfa che gli si trovava di fronte aveva cercato di ucciderlo distruggendo le grotte. Era sfuggito a fame e sete, e più di tutto era riuscito a sopravvivere anche all'assenza dell'unico omega di cui si era innamorato.

Quelle ferite erano nulla in confronto.

«Ammetto che preferirei sbarazzarmi subito di te, ma purtroppo questo non rientra tra i piani del re.» alzò gli occhi al cielo quasi stesse parlando da solo e non con il pirata lì presente «Presumo che tu sappia, no?» questa volta la domanda venne rivolta completamente a lui.

Il suo pensiero andò subito al bambino in grembo a Taehyung. Rimase in silenzio assottigliando lo sguardo in attesa che l'altro parlasse perché di certo non avrebbe proferito alcuna parola, esattamente come aveva fatto nei giorni precedenti.

Quando al Comandante Park arrivò in risposta solo del fastidioso silenzio l'irritazione prese subito il sopravvento ma cercò di contenersi. Avrebbe comunque potuto sfogare tutta la sua rabbia tra poco meno di un'ora. Dalla tasca interna della sua divisa estrasse un foglio giallastro arrotolato e sigillato con lo stemma reale che si premurò di aprire così da poter leggerne il contenuto.

Con un sorrisino di beffa prese a recitare «"Per ordine del Re Kim Taegyul e Consiglio Privato Reale, il prigioniero Jeon Jungkook verrà condannato pubblicamente con la fustigazione per attentato alla famiglia reale e violazione della legge, quali: illegale navigazione, scambio di merci proibite, illegale circolazione nel territorio reale.» ascoltò con precisione i reati elencati e corrugò le sopracciglia. Anche solo per il primo punto – attentato alla famiglia reale – avrebbe potuto essere condannato a morte; ma la sua punizione consisteva in reati minori...

«Il re ha deciso di elencare questi reati in modo tale che la tua potesse essere una semplice fustigazione e non una condanna a morte. La tua presenza è fondamentale per la vita di Nostra Altezza il principe, per questo il re ha preso la decisione di punirti. Se riuscirai a sopravvivere ai trenta colpi che io stesso ti infliggerò verrai scortato a palazzo in modo tale da garantire la vita del principe.»

«Che problemi ci sono con la vita del principe?» fu la prima volta che prese parola in presenza di quell'uomo e quel dettaglio sembrò notarlo anche il Comandante Reale, perché prese a ridacchiare compiaciuto.

«Vedo che un solo nome è capace di farti parlare. Se l'avessi saputo prima avrei evitato di sprecare tempo ed energie per nulla.» ridacchiò scuotendo la testa «Il bastardo che sta crescendo non gli permette di avere le forze necessarie per poter anche solo camminare e secondo il medico l'unico modo per fargli riprendere forza è la presenza dei ferormoni alfa del padre biologico del bambino.» spiegò con una punta di divertimento «Spero che tu sia forte abbastanza da sopravvivere alla punizione, perché senza di te quella puttana potrebbe morire ed è ancora troppo presto prima che una cosa del genere accada.»

Strinse i pugni quando quelle parole arrivarono alle sue orecchie e cercò di non mostrare troppo le sue emozioni. Adesso che era a conoscenza di quell'ultimo tassello, era tutto più chiaro. Insieme a quella consapevolezza però la paura che, senza di lui, Taehyung avrebbe potuto perdere la vita gli fece tremare il corpo in un istintivo senso di paura e protezione nei suoi confronti. Non avevano nessun legame fisico che richiamasse che l'uno apparteneva all'altro, ma dentro di sé sentiva che qualcosa li attraeva, qualcosa di non fisico e invisibile che li portava ad avere i cuori e le menti legate. Forse quel qualcosa era proprio il bambino che stava crescendo, ma una cosa era certa non avrebbe sprecato nulla di tutto ciò che avevano vissuto. Sarebbe stato al suo fianco anche subendo mille torture o se fosse costretto a vederlo con qualcun altro.

A distrarlo dai suoi pensieri fu nuovamente quell'uomo che richiamando le guardie fece in modo che queste ultime aprissero la sua cella e gli legassero i polsi dietro la schiena per poi farlo alzare malamente. Tra le ciocche lunghe e impregnate di sudore e sangue Jungkook fisso indifferente il sorrisino dell'alfa a capo dell'esercito privato reale, mentre in testa aveva un solo ed unico pensiero: Taehyung.

-

Le occhiaie sotto i suoi occhi quella mattina erano molto più evidenti rispetto ai giorni precedenti, dopo una nottata insonne passata a ripensare alle parole di Jungkook e rigirarsi nel letto per la paura di ciò che avrebbe conseguito l'alba. Si sentiva più stanco del solito e trovare anche solo le forze per mettersi seduto sul letto gli era sembrato impossibile.

Seokjin gli aveva consigliato di rimanere a letto, di non muoversi perché sia il suo colorito che i suoi battiti cardiaci segnavano quanto sforzo il suo corpo stesso compiendo per tenerlo sveglio. Ma non avrebbe mai e poi mai lasciato che Jungkook venisse punito senza fare nulla, senza provare a fermare il Comandante Park o suo padre. Per questo si era fatto preparare uno dei soliti infusi da Seokjin e aveva racimolato tutte le forze che possedeva per alzarsi e vestirsi.

Quando aveva allacciato la cintura della sua spada in vita e aveva appositamente indossato un mantello pesante per nascondere il suo ventre, aveva sentito il suono delle campane espandersi nell'aria e i nitriti dei cavalli già pronti a partire per dirigersi verso la piazza.

Con il cuore in gola aveva preso a camminare nei corridoi in direzione delle stanze del re, e fu fortunato a trovarlo appena fuori dalla sua stanza già pronto per partire.

Non lo aveva notato e al contrario aveva preso a camminare scortato dalle sue guardie personali, ma Taehyung accelerò il passo fino a far rimbombare l'eco dei suoi stivali per le mura dei corridoi, facendo così voltare il re insieme alle sue guardie.

Il fiato era corto nonostante avesse fatto nemmeno mezzo metro e solo quando ebbe la certezza che l'attenzione di suo padre fosse rivolta a nessun'altro che lui si diede il permesso per mostrarsi affaticato e in pena. Non che avesse bisogno di fingere comunque, ma sperava che suo padre, vedendolo in quelle condizioni, ci ripensasse due volte prima di mettere a rischio la vita del pirata.

«Taehyung torna nelle tue stanze.» il suo tono fu risoluto ma, come aveva sperato l'omega, anche intriso di quella sfumatura di preoccupazione che tanto aveva sperato.

Seokjin lo raggiunse dietro di lui e, con una mano sulla schiena, lo aiutò a rimettersi in posizione eretta sussurrando a denti stretti un «Cosa avete in mente Vostra Altezza? E' pericoloso comportavi in questo modo.» che ignorò totalmente.

«Il— Il Comandante Park ha ridotto il prigioniero in condizioni tali che trenta frustate possano portargli via la vita padre!» mandò giù il groppo in gola e preso quanto più fiato possibile affiancandosi al medico così da essere sicuro da non cedere al suolo. «S-se dovesse succedere perdereste anche me.» quell'alfa era un re, ma era anche un padre e Taehyung sperava di far leva sul suo aspetto paterno e intimorirlo con la paura che sarebbe morto anche il suo adorato figlio se avesse continuato con quella punizione.

Quando pronunciò quelle parole però negli occhi del re vi era solo indifferenza, forse un pizzico di tristezza che venne subito eliminato quando i loro occhi simili non furono più a contatto. «La legge è la legge Taehyung, e quell'uomo come tutti gli altri deve pagare per i reati che ha commesso. La sua avrebbe dovuta essere una pena di morte, anche solo aver assalito una nave reale avrebbe dato quel tipo di sentenza. Non si può tornare indietro.»

«E che ne dite di me?!» si indicò portandosi una mano al petto quasi incredulo da ciò che realmente suo padre stava dicendo «Se quell'uomo muore anche io morirò.» e quella constatazione non fu dettata dal vero – che senza l'alfa non avrebbe potuto trarre l'energia necessaria per portare a termine la gravidanza – bensì dall'amore che provava per il pirata. Non era sicuro di riuscire a sopportare per la seconda volta il pensiero della morte di Jungkook.

«Se sono riuscito a sopravvivere io alla morte della mia regina sono sicuro che riuscirai a farlo anche tu senza quell'uomo.» esalò freddo prima di continuare con il suo solito tono autoritario «Dovresti tornare nelle tue stanze adesso, a meno che tu non voglia assistere alla fustigazione. In quel caso rimani in silenzio, tra la folla e non interferire. Sono stato chiaro?» l'ondata dei ferormoni di suo padre lo costrinse ad abbassare la testa e stringere i pugni per trattenere la rabbia, mentre l'eco dei passi che si allontanavano si fece sempre più lontano nelle sue orecchie.

Quando non furono più nella sua visuale lasciò che tutte le forze che lo avevano accompagnato fino a quel momento lasciassero il suo corpo rendendo le sue gambe deboli fino a ritrovarsi accasciato sul pavimento tremante e con l'affanno. Seokjin subito si apprestò ad aiutarlo assicurandosi che quel collasso fosse solo qualcosa dettato dalle poche forze e non da qualcosa di più grave, prima di far finire la testa dell'omega nell'incavo del suo collo in una vana speranza di trasmettergli sicurezza.

«Fin dall'inizio era questo il loro piano Seokjin,» piagnucolò, mentre i pensieri più brutti passarono nella sua mente e si palesarono come parole dalla sua bocca «non hanno mai voluto portarlo qui per aiutarmi.» le lacrime gli riscaldavano il volto pallido e freddo mentre il pensiero del pirata legato al grande albero nel centro della piazza, accasciato senza vita su sé stesso, si fece spazio tra le sue palpebre chiuse rendendo ancora più straziante la consapevolezza che ancora una volta non aveva potuto fare niente per salvarlo.

Le braccia di Seokjin si fecero ancora più forti in quell'abbraccio mentre con voce bassa, senza un minimo di potere tra tutte quelle decisioni, prese a dire l'unica cosa che gli sembrò opportuna per un cuore infranto «Mi dispiace.»

-

Sembravano passate ore da quando gli avevano coperto la testa con un sacco e scortato malamente in quella che doveva essere una gabbia. Non poteva vedere nulla tranne qualche raggio di sole che fastidioso si insinuava tra gli spacchi di quel sacco, ma poteva sentire tutto distintamente: il rumore dei passi dei soldati, dei cavalli, il mormorio della gente che curiosa stava guardando la scena.

Nel regno non più così perfetto e pacifico, stava avvenendo a distanza di anni un'esecuzione pubblica.

Il cuore gli batteva all'impazzata nella cassa toracica e, anche se cercava di non darlo a vedere, era agitato. La paura di ciò che sarebbe successo era così tanta che la fame e i dolori delle ferite che gli avevano inflitto in quegli ultimi giorni, sembravano nulle. L'unica certezza che gli dava conforto e quel coraggio di cui ultimamente mancava era la figura del principe con quel grande ventre, dentro il quale stava crescendo il frutto del loro sbaglio. Quel particolare aveva fatto tornare in lui quella sensazione che da tempo non provava, di cieca possessione nei confronti del suo omega e del suo bambino. Nessuno avrebbe mai potuto levargli quell'unica certezza, nessun tesoro, nemmeno i debiti che aveva accumulato, voleva solo che quelle sue persone fossero al sicuro.

E se per avere ciò avrebbe dovuto sopportare quella punizione, avrebbe ingoiato la paura, le urla, la voglia di fuggire e avrebbe subito quei colpi che, in un certo senso, credeva di meritare.

Quando gli levarono malamente il sacco dalla testa strinse gli occhi per non rimanere accecato dalla luce del sole, e solo quando iniziò ad abituarsi a quella luce dopo giorni passati al buio, si guardò intorno per constatare che i suoi sensi non lo avessero ingannato.

Si trovava nel bel mezzo della piazza, a poca distanza dal mare, e tutti gli abitanti erano lì a circondarlo curiosi di cosa stava succedendo.

Grugnì quando alcune guardie lo afferrarono malamente da ambe le braccia per condurlo vicino una lunga asse di legno, simile all'albero maestro della sua vecchia Esmavros. Scrutò silenzioso l'ambiente circostante mentre le due guardie erano intente a legare uno i suoi polsi di fonte al busto e l'altro a quell'asse – facendo si che con la corda lunga avesse possibilità di muoversi un minimo – e osservò l'alfa che aveva osato mettere le mani su Taehyung senza permesso, srotolare lo stesso foglio che aveva tirato fuori poche ore prima e rileggere – al popolo questa volta – i reati commessi dal pirata e la punizione decisa dal re.

Dei mormorii fastidiosi si elevarono nell'aria quando a tutti fu chiaro che Jungkook era stato l'ideatore del rapimento del loro principe, e subito dopo alcune pietre e ortaggi arrivarono a poca distanza dai suoi piedi, con il malcontento generale degli spettatori.

Strinse i denti quando qualche pietra raggiuse la sua testa e il suo corpo ma non si scompose. A petto nudo adesso guardava il Comandante dell'esercito reale sogghignare soddisfatto prima che allungasse una mano in un silenzioso ordine che tutto stava per iniziare. Quando una corda nera con il manico rigido fu tra le mani di quell'uomo, capì che la sua punizione stava per avere inizio.

Trenta colpi e tutto avrebbe avuto fine. Doveva solo resistere.

Il primo colpo, nonostante avesse cercato di prepararsi al dolore che gli avrebbe inflitto, fu comunque più doloroso di qualsiasi altra cosa avesse mai provato in vita sua, e fu seguito senza sosta da altri quattro sempre sullo stesso punto.

Grugnì a denti stretti respirando affannosamente a causa del dolore e bruciore sulla parte lesa della sua schiena, e cercò di inarcarla nella speranza che così facendo la sua pelle avrebbe risentito meno il dolore.

Le altre cinque, come le prime arrivarono di seguito, senza sosta, questa volta su punti sempre diversi e prendendo anche punti come le braccia o il collo. Il sudore aveva iniziato ad imperlare la sua pelle mentre, qualche goccia si sangue gli solleticò la schiena, segno che qualche colpo doveva aver sfregiato la pelle fino a farla sanguinare.

All'improvviso una pietra dalla folla colpì la sua testa facendogli perdere l'equilibrio e cadere sul pavimento terroso. Adesso, oltre al sangue secco, anche il terriccio si mischiava tra i pori della sua pelle e tra i capelli.

Fu una volta a terra che arrivarono un'altra scarica di colpi che lo fecero urlare e ripiegare su sé stesso nella speranza di coprire parti più delicate del suo corpo. Le urla che rilasciava gli graffiavano la gola mentre lacrime e sudore gli imbrattavano il volto.

Si contorceva per terra in preda al dolore, cercando di sfuggire a quei colpi sempre più forti e insistenti. Sempre più vicini, tanto che credette che una parte della sua schiena fosse completamente lacerata.

Aveva perso il conto, non riusciva più a pensare, solo urlare e urlare, di dolore e frustrazione. Voleva mettere fine a quella tortura vera e propria e poter tornare un attimo a respirare senza che il formicolio dei colpi, preceduto dal bruciore e dolore gli togliesse il fiato con le grida che rilasciava.

La saliva gli usciva dalla bocca per quanto stesse urlando senza tregua, mentre strisciava sul pavimento ormai senza più speranza. Era persino convinto che i trenta colpi fossero ormai già superati e che quel bastardo stesse continuando senza tregua, fino a volerlo ammazzare lì di fronte a tutti.

Mentre la mente si faceva annebbiata a causa del dolore eccessivo che stava provando, riuscì solo ad esalare un ultimo respiro per poter constatare che, tra quella folla di ferormoni, quelli di cui gli importava maggiormente, non erano lì presenti. Fu grato che almeno lui era riuscito a risparmiarsi uno spettacolo tanto raccapricciante.

All'ennesimo colpo nessun urlo graffiò le sue corde vocali e solo il buio fu in grado di spegnere i suoi sensi e mettere fine a quella tortura.

-

«Vostra Altezza!» fu quello il modo in cui venne distolto dai sui pensieri mentre, in pena, poteva solo guardare dalla finestra della sua camera la grande piazza lontana vicino al molo. Erano passate ormai due ore da quando Jungkook doveva essere stato punito e, come un codardo, non aveva avuto il coraggio di guardare con i propri occhi il pirata venir reso in fin di vita. Nella sua mente voleva mantenere il suo ricordo sorridente, l'uomo che aveva abbassato le sue difese e fatto capire cosa fosse l'amore con tutte le sue sfaccettature anche se per un tempo misero quali erano stati i mesi passati sulla Esmavros. Gli aveva lasciato un ricordo ancor più prezioso perché tangibile tra poco più di tre mesi e che adesso portava in grembo.

Deglutì e si rimise in posizione eretta quando Seokjin entrò nella sua stanza senza bussare o chiedere il permesso. Il volto trafelato a causa della corsa che aveva dovuto fare per raggiungere la sua stanza era circondato da goccioline di sudore mentre il respiro corto gli faceva prendere respiri anche troppo profondi. Gli occhi erano spalancati e non riuscivano a trasmettere quale fosse il motivo di così tanta agitazione.

Che fosse venuto lì così agitato solo per confermargli che il pirata con ce l'avesse fatta o...

«E' vivo?» camminò nella sua direzione mantenendosi il ventre come per velocizzarsi a raggiungere il medico che, dopo un ultimo respiro profondo mandò giù la saliva per idratare la gola secca per poi annuire. Nonostante la risposta positiva però, Taehyung scorse benissimo che ci fosse qualcosa che non andava.

«Dopo avervi lasciato nelle vostre stanze, anche se me lo avete vietato, ho corso in pizza per assistere alla fustigazione.» riprese a camminare mantenendo un ritmo più calmo così da non far affaticare troppo l'omega «Non è stato un bello spettacolo e ad essere onesto il vostro futuro compagno ha continuato per qualche minuto con i colpi anche dopo la perdita di coscienza del pirata.» si allentò il colletto della camicia al ricordo di quanto raccapricciante fosse stato assistere a quella scena. Come potesse essere ancora vivo quell'alfa ancora non riusciva a spiegarselo.

«Non sono sorpreso.» le sopracciglia del principe si corrucciarono a quell'informazione e non poté non creare macabri immaginari di Jungkook reso completamente in fin di vita. Strinse i pugni e si impose di non pensare troppo e attendere solo di vedere il pirata.

«In realtà sono sorpreso di come abbia quasi resistito fino alla fine senza perdere la vita prima... il suo corpo non ha retto il dolore per questo ha perso i sensi, ma la sua mente deve possedere molta forza di volontà per essere sopravvissuto nonostante tutto.»

Guardò Seokjin con occhi lucidi; per quanto terribile fosse stato quello che era successo, poteva solo sorridere e gioire per quel poco per poter passare ancora del tempo con l'uomo che amava. «Tuttavia ha bisogno di assoluto riposo.»

Pronunciò quell'ultima frase prima di arrivare nella stanza in doveva trovarsi Jungkook. La guardò come se stesse per aprire la porta che lo avrebbe condotto al paradiso o all'inferno, ma si fece coraggio e prese a fare il primo passo verso di essa, prima di venir bloccato dal medico stesso. La mano tiepida del beta aveva raggiunto il suo polso e i loro sguardi si erano incrociati.

«Potrebbe non piacervi quello che state per vedere.» deglutì a sforzo prima di scuotere la testa negativamente come per scacciare qualsiasi brutto pensiero.

«Devo vederlo.» distolse lo sguardo e lo ripuntò su quella porta prima di sentire la presa del medico affievolirsi e poi sorpassarlo di poco per poter abbassare la maniglia e aprirgli la porta.

I deboli ferormoni del pirata avevano già invaso la stanza insieme all'inconfondibile odore metallico del sangue. Si fece coraggio e compì il primo passo verso l'interno della stanza.

Delle guardie erano poste ai lati di un lettino coperto da delle tende bianche dove all'interno doveva trovarsi il pirata. Taehyung le guardò di sottecchi prima di sorpassarle e aprire l'unico ostacolo che lo separava dal pirata.

La scena che gli si presentò di fronte gli mise i brividi mentre un senso di nausea lo invase costringendolo a portarsi una mano a coprire bocca e naso per l'odore nauseabondo del sangue.

Jungkook era steso in modo tale che la schiena fosse rivolta verso l'alto, il letto sotto di lui era macchiato di sangue e acqua, come se qualcuno ci avesse gettato delle secchiate sopra il corpo inerme dell'alfa. Gli occhi erano chiusi, segno che fosse ancora privo di sensi.

Si inginocchiò senza forze ai piedi del lettino e andò a stringere la mano caduta a penzoloni fuori dal materasso per poter constatare quanto fosse fredda. Il dolore nel petto lo lacerava a tal punto da togliergli ogni straccio di parola. La paura e i sensi di colpa avevano preso il sopravvento sulla rabbia e la felicità di poterlo rivedere e la testa gli scoppiava per quante volte stesse ripetendo a sé stesso, come un mantra, che se Jungkook riversava in una simile condizione fosse solo colpa sua.

«Ho già iniziato a disinfettare le ferite più profonde e lavato le zone contaminate dal terriccio. Ma ci vorrà molta pazienza e molto tempo per far sì che guariscano.» spiegò il medico tornando a sedersi con la sua valigetta a poca distanza dal pirata, indossando i suoi tipici occhiali, così da poter tornare ad occuparsi delle ferite dell'alfa.

«Ti prego Seokjin,» piagnucolò il biondo non staccando gli occhi di dosso dal pirata e avvicinando la sua mano fredda così da poterla riscaldare tra le sue mani, lasciandovi di tanto in tanto dei piccoli baci sulle nocche spaccate. «Fa' di tutto per farlo tornare da me.»

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