Baciami e portami al mare ||...

By AlexCe97

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🌊 DISPONIBILE SU AMAZON 🌊 Arianna è una ragazza molto dura, schietta che non si fida di nessuno e non crede... More

Prologo
CAST
CAPITOLO 1
CAPITOLO 3
CAPITOLO 4
CAPITOLO 5
Capitolo 6
CAPITOLO 7
Capitolo 8
CAPITOLO 9
CAPITOLO 10

CAPITOLO 2

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By AlexCe97


     Il profumo del mare era una fragranza unica e genuina nel suo essere. Era la più naturale e fresca che avessi mai sentito, fatta di elementi sconosciuti a tutti. Era un misto di molte cose: del vento, del sole, dell'acqua fresca e del sale. Tutto questo contribuiva a renderlo la fragranza più pregiata e odorosa, che nemmeno i profumi più costosi sarebbero in grado di tenergli testa. Il mare riesce a trasmettere serenità solo nel guardarlo. Non so bene come ci riesca ma lo fa. Se è per questo, il mare è una tra le cose più importanti del nostro pianeta e dovremmo tutti impegnarci per salvaguardarlo.

Avendo vissuto a Londra e Madrid, negli ultimi anni, non andavo spesso al mare, ma solo durante le vacanze quando mamma riusciva a prendersi le ferie dal lavoro. Altrimenti per tre giorni, andavo a Barcellona con Candelaria, la migliore amica della mamma. Mi ero sempre dispiaciuta di essermi goduta così poco il mare. Il lato positivo di questo campo estivo era proprio questo: finalmente potevo farlo!

Ero sul ponte della nave che ci stava portando all'Isola di Spargi e lasciavo il permesso al vento di scompigliarmi i capelli. I miei polmoni si riempirono di quella fragranza naturale e chiudendo gli occhi mi immaginai tutti i pesci che erano immersi al suo interno. Nemmeno la terapia zen sarebbe stata in grado di vincere contro lo stato di relax rilasciato dal mare. Era qualcosa di magico, inspiegabile e calmante...

«Vedo che hai scoperto cosa faccio per rilassarmi.»

Sentii la voce di Elio e aprii gli occhi. Era accanto a me con le braccia poggiate sulla ringhiera che guardava all'orizzonte. Il vento tirava la sua canotta spostandogliela da destra verso sinistra in maniera molto veloce. I capelli biondissimi che gli ricadevano dalla fronte, gli finivano ripetutamente negli occhi.

«Credo di essermene innamorata.» Ammisi guardando un gabbiano che si poggiava sull'acqua per poi riemergere con un pesce in bocca. Questa era la catena alimentare...

«Benvenuta nel mio mondo, baby.» Annunciò estraendo un pacchetto di sigarette dalla tasca dei bermuda e se ne portò una alla bocca per poi accenderla. Si avvicinò ancora di più a me e mi accarezzò un braccio sorridendo.

Mi sentii davvero scossa da quel gesto. Non avevo mai permesso a nessuno di toccarmi in quel modo, riuscivo a tenere lontani sempre tutti. Ma non so perché, con quel ragazzo era diverso.

«Devo assegnare un punto a favore del campo estivo.» Sussurrai a bassa voce e lo guardai.

Aveva già una leggera abbronzatura.

«Per il mare? Per questo tutti noi lo amiamo.» Aprì le braccia indicandomi l'immensa distesa d'acqua che avevo avanti agli occhi.

«Ora vi riesco a capire.»

«La maggior parte di noi vive in città e riusciamo a goderci questa grande ricchezza che è il mare, solo grazie al campo estivo. Olly e Tancredi, che conoscerai domani, vivono a Roma. Gabriele a Milano come te e Brigida a Firenze. Anche lei arriverà domani. Deo è l'unico fortunato perché vive a Napoli. Lui vive il mare tutto l'anno. I genitori hanno un ristorante a Posillipo e a pochi metri c'è casa sua.» Si passò una mano nella folta chioma, spostandosi la fila verso il retro del capo e strizzò un po' gli occhi colpito dal sole quando si girò a guardarmi.

«Tu di dove sei?» Chiesi curiosa.

Aveva menzionato le città di tutti ma non la sua.

«Vivo un po' qui e un po' lì. Scherzo. Ho una situazione un po' complicata.» Spiegò accennando una piccola risata che fecero emergere delle piccole rughe attorno alla bocca, lo rendevano davvero tenero. Ma lessi nei suoi occhi il disagio e il nervosismo.

Per nessuno la vita familiare era semplice. In tutte le famiglie ci sono i drammi. C'è chi li ha più piccoli e chi più grandi, sfido chi dice il contrario.

«Non complicata quanto la mia.» Ribattei morendomi un labbro.

Non avrei dovuto dirlo, sicuramente mi avrebbe chiesto il perché.

Non ero pronta a parlarne, non l'avevo mai fatto con nessuno.

Probabilmente vide che ero a disagio e mi sorrise. Lo conoscevo da poche ore, ma ero riuscita a capire che il suo sorriso era vero e non fatto solo perché la circostanza lo richiedeva.

«Per cominciare, sono figlio unico. I miei genitori vivono a Milano e hanno una catena di negozi d'abbigliamento, a casa non ci sono mai. Per questo motivo, vivo a Napoli con i nonni paterni. Deo è il mio migliore amico, abbiamo frequentato le stesse scuole da quando avevamo sei anni.» Spiegò facendo un altro tiro dalla sigaretta per poi propagare una piccola nuvola di fumo.

Non pensavo che fosse così complicata anche la sua vita.

Alcune volte, le scelte dei genitori ricadono sui figli. Elio ed io lo sapevamo benissimo.

«Ti trovi bene a Napoli?» Chiesi per fare in modo che non mi chiedesse della mia... non saprei come definirla, era tutto tranne che famiglia. Potrei chiamarla situazione, ma non famiglia. Quel termine lo lasciavo per me, la mamma e Candelaria, noi eravamo una famiglia.

«La adoro quella città. Sono più napoletano di Amedeo, ma non lo faccio notare quanto lui. Mia mamma è milanese quindi da una parte sono più pacato.» Continuò ridendo.

Aveva davvero un bel sorriso. Ogni volta che lo faceva i suoi occhi diventavano più piccoli. Era bellissimo.

«Io non ci sono mai stata.» Rivelai un po' triste.

Aprì la bocca scioccato e poi buttò le braccia in aria.

«Allora ti prometto che quando finisce il campo estivo, sei mia ospite. I nonni saranno contenti.»

Gli feci un sorriso sincero e non riuscii ancora a credere che per quindici minuti, non mi fossi arrabbiata. Dalla mia bocca non era uscita nemmeno una brutta parola.

Rimasi ancora sul ponte della nave, assieme ad Elio. Mi raccontò vari aneddoti del campo estivo e di quello che aveva combinato la sua gang, come la chiamavano loro.

Per tutto il tempo non facevo che ridere e guardarlo raccontare tutte quelle storie, affascinata dalla sua voce. Gesticolava quando parlava e mi piaceva molto. Lui era diverso da qualsiasi ragazzo che avessi mai incontrato. Con lui mi veniva voglia di aprimi e raccontargli qualunque cosa.

Al piccolo porticciolo dell'Isola di Spargi ci venne a prendere una Jeep Wrangler di colore verde militare, guidata da un uomo che, secondo la mia attenta analisi, doveva avere circa venticinque anni. Era alto quanto Elio, indossava un costume della Sundek blu e una maglietta arancione con la scritta Camp Sardinia. Aveva dei capelli ricci biondi ed era super abbronzato.

«Massi!» Lo chiamò Olimpia mentre ci dirigevamo verso di lui con le nostre tremila valigie. Lui l'abbracciò e le fece fare una giravolta.

«Lele, Deo! Come state?» Chiese Massi a questi due, dandogli un pugno ciascuno sulla spalla. Inscenarono una piccola azzuffata e poi si ricomposero.

Mi scappò un piccolo sorriso nel vederli.

«Massi, lei è Arianna.» Annunciò Elio indicandomi.

Il ragazzo mi guardò attentamente e mi abbracciò.

Ma ce l'avevano per vizio? Erano tutti così affettuosi quasi da far schifo. Mi facevano venire l'orticaria.

«Piacere mio. Sono Massimiliano il proprietario.» Mi strizzò un occhio e diede una piccola spintarella a Olly.

«Sè, sè. Te piacèss.» Esclamò Deo.

«È il figlio del proprietario.» Precisò Gabriele alzando gli occhi verso l'alto.

Scoppiarono tutti a ridere, compreso Massimiliano.

«Deo, guarda che ti faccio fare cento flessioni e ti metto in panchina quando giochiamo a basket.» Lo mise in guardia Massi.

I ragazzi caricarono tutte le valigie sul rimorchio che trasportava la Jeep e poi partimmo. Quell'auto era fantastica, ci permetteva di sentire l'odore della natura e al sole di picchiarci sulla pelle. Non potevo desiderare di essere in un posto migliore.

Attraversammo per dieci minuti una piccola strada immersa in mezzo agli alberi e si sentiva il frinire delle cicale. Eravamo immersi in una pace assurda, quello doveva essere una sorta di paradiso terrestre. Sul finire di quella strada c'era un cancello enorme con la scritta Camp Sardinia, quello era segno che fossimo arrivati. Al suo interno c'erano un sacco di ragazzi e bambini che stavano correndo e giocando, mentre altri erano seduti sotto agli alberi all'ombra, a chiacchierare o a leggere un libro. Ogni volta che ci avvicinavamo ad un gruppetto di loro, urlavano tutti: "Ciao ragazzi" e altri li chiamavano per nome. Era proprio vero, erano molto famosi all'interno del campo.

Ci fermammo fuori ad un edificio le cui pareti erano celesti con dei gabbiani dipinti. C'era un'atmosfera spettacolare.

«Aspettate qui e non vi muovete!» Ordinò Massimiliano, guardando soprattutto Elio e Deo.

«Vado a prendere la piantina e le chiavi dei vostri appartamenti.» Continuò.

Appartamenti? Quanto cavolo era costato a mio padre sbarazzarsi di me? Evidentemente lo voleva così tanto da non badare a spese.

Massi tornò poco dopo con tre mazzi di chiavi e una tabella tra le mani. Lesse qualcosa a bassa voce e poi saltò in macchina. Percorremmo un altro vialetto dove c'erano delle casette ai lati, mi ricordò un po' i villaggi turistici. Le case erano tutte colorate con le varie sfumature del celeste e del blu, i colori del mare pensai. Emanavano allegria e tranquillità allo stesso tempo. Ci fermammo fuori ad una casetta di colore indaco, come il cielo. Questa aveva due porte, forse erano due appartamenti distinti. All'esterno c'era un cancelletto dove si accedeva ad un piccolo giardinetto e subito dopo c'erano i due ingrassi degli appartamenti. Avevamo anche un giardino? Wow! Massi ci fece cenno di scendere e cominciammo a prendere tutti i bagagli.

«Arianna no, tu sei più avanti.»

Mi fermò la mano che avevo sulla valigia.

«Dai Massi, mettila in casa con me e Brigida. In fondo abbiamo sempre un letto in più che non ci serve mai.» Cercò di persuaderlo Olly.

Era stata davvero molto gentile e dolce.

«Va bene. Come ogni anno voi maschietti siete all'appartamento di destra e le ragazze a sinistra. Mi raccomando cercate di contenervi.» Marcò l'ultima parola guardando Lele ed Elio.

«Tancredi e Brigida arrivano domani.»

«Olè!» Urlò Lele.

«Quando cominciamo?» Chiese Deo.

«Dopodomani. Almeno il nostro gruppo, dato che domani ci completiamo.» Fu Elio a rispondere. Massimiliano lo guardò fiero.

«L'hai addestrato bene.»

Disse Olimpia ridendo, rivolgendosi a Massi.

«Bando alle ciance e andate. Ci vediamo più tardi. Qualsiasi cosa, Elio ha il mio numero. Vi scrivo più tardi.» Annunciò lui salendo sulla Jeep e andò via.

Ci lanciammo tutti delle occhiatine veloci e cominciammo a ridere.

«Che la nostra estate abbia inizio!» Esclamò Gabriele tirando fuori una Moët dal suo borsone.

«Sistematevi, ci vediamo tra mezz'ora da noi.» Si rivolse Elio a me e Olly.

«Accussì ci ubriachiamo!» Continuò entusiasta Deo.

«Cosa ha detto?» Domandai ad Olly, non capendo cosa avesse detto.

«Ha detto: così ci ubriachiamo.»

Questo sì che mi piaceva! Avevo trovato le persone giuste con cui trascorrere l'estate.

L'appartamento era dotato di un salotto, dal quale si accedeva direttamente dalla porta d'ingresso. Questa stanza era fornita di una smart tv e un divano a tre posti di colore verde. Accanto ad esso c'era un tavolino, sul quale erano poste delle casse collegabili al cellulare o alla tv, probabilmente. Alla destra del salotto c'era una piccola stanza adibita a cucina, dove c'erano solo un frigorifero, un microonde, un lavello e un tavolino con quattro sedie.

«Ari, vieni di qua!» Mi chiamò Olly dal salotto.

Collegò il suo cellulare alle casse e partirono una serie di canzoni.

Alle spalle del divano c'era una porta dove la mia nuova coinquilina ci entrò e mi fece cenno di seguirla. Quella era la nostra stanza da letto. C'era un letto matrimoniale e sul lato sinistro, poggiato all'altra parete del muro, un letto singolo. Di fronte erano posti tre armadi e una finestra con delle tende dello stesso verde del divano in salotto. Le pareti di ogni stanza erano di un colore diverso, il soggiorno era verde pastello, la cucina gialla e la camera da letto arancione. Tutta la casa era davvero molto vivace. Ero abituata alle pareti grigie e bianche della mia fottuta casa a Milano con la mia fottuta specie di famiglia di snob.

«Beh... Brigida ha sempre dormito nel singolo. Durante la notte si gira e rigira un miliardo di volte.» Spiegò Olly sedendosi sul letto matrimoniale.

«Allora meglio che dorme da sola.» Continuai ridendo.

«Sarai la mia nuova coinquilina e compagna di letto?» Domandò euforica in segno di supplica.

«Non vedo l'ora!»

Schizzò all'in piedi ad abbracciarmi.

Olly mi mostrò il bagno che era accanto alla cucina. Era dotato anche di una vasca. Mentre disfacevamo le valigie mi spiegò diverse cose basilari del campo che dovevo assolutamente sapere. La cosa più importante di tutte era il cibo, dovevamo fare tutti i pasti del giorno in mensa. Però avendo il frigorifero potevamo comprare qualsiasi cosa volessimo purché non si dovesse cuocere, non avendo i fornelli. Olly mi disse che non c'erano per evitare degli incendi e che nel caso ci fossero stati, i primi a dare vita ad uno di essi sarebbero stati i nostri vicini.

Più tardi ci recammo dai ragazzi, dove c'era in atto una piccola festicciola dove l'accesso era esclusivo, ovvero eravamo solo noi i partecipanti. La loro casa era identica alla nostra. Avevano portato nel salotto il tavolo della cucina e ci avevano disposto sopra varie bottiglie di alcolici. La Moët che aveva portato Lele, era immersa nel ghiaccio. Sapevo benissimo il buon sapore che ognuno degli alcolici aveva.

«Tieni.» Disse Elio porgendomi un bicchiere.

Credo che dovesse essere un Mojito.

«No, ti ringrazio.»

«Dai, Ari. Siamo qui per divertirci.» Intervenne Lele.

Guardai sia lui che Elio e avevano delle facce alle quali non si poteva dire di no. Quei due sarebbero stati la mia rovina, lo sapevo già.

La festicciola improvvisata, in fin dei conti non andò malissimo. Sicuramente ci ubriacammo e ballammo per tutta la serata. Non mi dimenavo così tanto nell'arte del danzare nemmeno in discoteca. Solitamente quando ci andavo, era solo per ubriacarmi o per scoparmi qualcuno.

Il giorno dopo sarebbe stato un giorno davvero molto importante. Sarebbe cominciato a tutti gli effetti il campo estivo e avrei conosciuto gli altri due componenti della gang.

Udii il chiocciare di un gallo, ovvero il suo verso. Aprii di scatto gli occhi e ciò che avevo dinnanzi a me, era lo scatafascio! Ero stesa sul pavimento del salotto dei ragazzi e attorno a me e per tutta la stanza, c'erano delle piume. Stesa accanto a me e ancora incosciente, si trovava Olly che stringeva tra le braccia una bottiglia di Bourbon. Si ubriacavano davvero di più di quanto mi aspettassi.

Steso lungo, lungo sul divano, c'era Deo. Dalla sua bocca usciva una piccola bava ed era a petto nudo. Mi passai una mano tra i capelli e si presentarono i sintomi della sbornia rampante che avevo. La nausea si impossessò di me stessa e dovetti correre in bagno per rigurgitare. Cazzo! Mi ero dimenticata quanto fosse schifoso e allo stesso tempo eccitante.

Andai verso il lavandino per lavarmi le mani e rimasi un attimo perplessa, al suo interno c'era un preservativo. Ma che diamine avevamo combinato? Abbassai un po' la faccia per annusarlo, per vedere se fosse stato usato perché a quel punto o Olly o io avevamo fatto sesso con uno dei ragazzi. L'unico odore che sentivo era quello del mio vomito sulla maglietta e della vasellina del profilattico. Alla fine, l'enigma rimaneva.

Un colpo di tosse mi distolse dai pensieri, non riuscivo a capire da dove provenisse. Mi girai attorno per circa cinque minuti e poi aprii la tenda della doccia. Scoppiai a ridere. C'era Lele steso all'interno. La vasca non era riempita di acqua e il mio nuovo amico l'aveva resa il suo nuovo letto. Era truccato con tanto di rossetto sulle labbra e aveva un reggiseno a mo' di bandana. Stavamo messi tutti molto male. La testa mi faceva così male che pensavo quasi mi scoppiasse.

Andai verso la camera da letto decisa a stendermi ma cambiai idea immediatamente. Elio era steso in mezzo al primo letto matrimoniale e attorno a lui c'era un misto tra patatine rustiche e le stesse piume che erano in salotto. Ma la cosa più sconvolgente era che... era nudo! Non aveva un cazzo di vestito addosso! Beh, a proposito di cazzo... Mi cadde l'occhio in mezzo alle sue gambe e sentii una scossa lungo la mia schiena.

Sentii di nuovo il verso del gallo e corsi a vedere da dove provenisse. Il suono si sentiva nei pressi di Amedeo e ispezionando tutto il divano, trovai il suo cellulare. Era la sveglia! Quale persona sana di mente mette come sveglia un gallo?! Alzai gli occhi al cielo e scoppiai a ridere allo stesso tempo.

«Ma che cazzo?!»

Non sapevo se quella che fece Olly era una domanda o un'esclamazione. Si guardò attorno molto perplessa e non la biasimai.

«Ti ricordi che abbiamo combinato?» Chiesi sedendomi sul tavolo.

«Abbiamo giocato a birra pong ma al posto della birra abbiamo usato tutto ciò che avevamo sul tavolo.»

Ciò voleva dire che avevo bevuto come se fosse il mio addio al nubilato? Oh, merda... Mi ero rovinata con le mie stesse mani.

«C'è Elio nudo in camera e un preservativo nel lavandino in bagno.»

Annunciai continuando ad essere scioccata.

«È mio!»

Esclamò improvvisamente Amedeo, facendoci morire di paura.

«A che cazzo ti serviva?» Domandai arrabbiata e frustata.

«Elio pensava che non lo sapessi usare, dovevo dargli una dimostrazione.»

«Dimmi che non abbiamo assistito.» Lo supplicò Olimpia.

Sperai davvero che avesse ragione.

«Oh, sì che l'avete fatto. Me l'ha sfilato Arianna.» Spiegò malizioso. A quel punto volevo solo sprofondare nel pavimento e finire sottoterra per non emergere più. Ma che diavolo mi era saltato in mente! L'avevo fatta grossa, di nuovo.

Mi massaggiai le tempie e ascoltai la mia coinquilina inveire contro Deo. Ci raggiunse anche Lele. Era in pessimo stato quanto noi.

«Chi è stato?» Chiese Gabriele cerchiandosi la faccia. Si riferiva logicamente al suo bellissimo trucco.

Olly ed io aprimmo le braccia per fargli capire che non ne sapevamo niente.

«Ca' bbuo' ra me? Chiedi a Elio.» Disse Amedeo.

«Elio non è presentabile.» Intervenni cercando di fargli capire le condizioni in cui si trovasse. Speravo che uno dei due mi desse delle spiegazioni. Ma si guardarono e si fiondarono in camera da letto, li sentii ridere. Elio urlò qualcosa di indecifrabile e Olly ed io ce ne andammo nel nostro appartamento.

Era stata una serata davvero folle!

Erano le otto e tra poco saremmo dovuti andare a fare colazione. A turno, prima la mia amica e poi io ci facemmo una doccia e cercammo di ricomporci. Sentivamo ancora le urla dei ragazzi, d'altra parte erano i nostri vicini. Mi passai il correttore sotto agli occhi per nascondere le occhiaie enormi che avevo e raccolsi i miei capelli corti in un piccolo codino. Avevo la chioma completamente sudata e non avevo tempo per lavarli.

Indossai una canotta nera e uno shorts verde militare con la vita a sacchetto. Ai piedi misi le mie Birkenstock Arizona nere e aspettai che Olly fosse pronta. Camminammo a piedi fino alla mensa e ciò fu a nostro vantaggio perché stavamo decisamente meglio rispetto a un'ora fa. Pian piano ci stavamo riprendendo.

La mensa era un'enorme stanza con dei tavoli sparsi ovunque, di colore celeste. In fondo alla sala, c'era un banco lungo almeno quattro metri, dove si trovavano ogni tipo di corn flakes, brioche, croissant, latte e succhi di frutta. C'erano cibi di ogni tipo, e questa era solo la colazione. Rimanevo sempre dell'idea che mio padre aveva sborsato una fortuna a mandarmi qui, ma d'altra parte quando uno si vuole sbarazzare di un peso, paga qualsiasi cifra... Odiavo quell'uomo e tutta la sua dannata famiglia. Li disprezzavo con tutta me stessa.

Presi la mia colazione e andai ad accomodarmi accanto a Olly che stava mangiando uno yogurt con dei biscottini immersi dentro. Lei era strana più o meno quanto me e questo la rendeva ancora di più una persona davvero fantastica. Lei mi piaceva davvero. In realtà, tutti i componenti della gang mi piacevano, indipendentemente da ciò che era accaduto durante la notte.

Improvvisamente sentii sbattere un vassoio sul nostro tavolo ed Elio si accomodò accanto a me.

«Ti sembrano modi questi?» Chiesi guardandolo di traverso.

Avevo ancora la testa che mi scoppiava e sentire i rumori era uno schifo.

«Lo dici a me?»

Lessi nella sua risposta una sorta di domanda nascosta, ma mi faceva così male la testa che mi sembrava di averla in mezzo ad una morsa e non riuscii a sforzarmi di capire.

«Deo e Lele?» Domandò Olly.

Elio li indicò verso il bancone che litigavano spingendosi a chi dovesse prendere per primo la brocca del latte. Mi scappò un sorriso. Questo gruppo mi metteva tantissima allegria.

«Stamattina siete scomparse.»

«La situazione si era fatta troppo imbarazzante.» Rispose Olly togliendomi le parole di bocca. In effetti aveva ragione.

«Se non ricordo male, qualche episodio l'avete creato voi.» Precisò Elio guardando me soprattutto.

Continuavo a non capire. Quale fottuto giochetto stava facendo? Ero forse stata sgarbata? La sbornia suscitava in me molteplici personalità e non riuscivo mai a gestirle.

«Un cornetto per me c'è?»

Sentii una voce molto dolce e allo stesso tempo starnazzante. Elio buttò la sedia all'indietro, facendola cadere per terra e abbracciò la ragazza che poco fa aveva formulato la domanda. Sottocchio vidi arrivare Lele e Deo assieme ad un ragazzo con i capelli lunghi castani.

«Ehi stallone!» Urlò Olly.

«Ue peccerè!» Esclamò Amedeo rivolgendosi alla nuova arrivata.

«Ragazzi lei è Arianna. Ari, loro sono Tancredi e Brigida.» Annunciò Gabriele che come sempre era molto gentile, a differenza di Elio che non lo capivo. Forse era bipolare...

I due ragazzi mi abbracciarono e ormai avevo capito che era un loro codice, in sostituzione della stretta di mano. Stavo cercando di farmelo andare bene, o meglio ci provavo. Ero sempre restia ai contatti fisici. Mi focalizzai sui nuovi arrivati. Brigida aveva anche lei i capelli castani ma scuri, lunghi fino a metà schiena. Aveva un bel po' di mascara e misi a fuoco gli splendidi occhi verdi che aveva. Anche lei era bellissima. Come stile, era molto più elegante rispetto a me e Olimpia. Tancredi era davvero carino e i suoi capelli lunghi lo rendevano molto affascinante. Mi ricordava Bradley Cooper quando aveva portato i capelli più lunghi. Notai che aveva anche un tatuaggio sul braccio sinistro ma non riuscii a metterlo a fuoco perché quel cazzone di Elio lo abbracciò.

Rimanemmo a parlare con i ragazzi e nel frattempo ci gustammo la colazione. Poco dopo arrivò Massimiliano annunciandoci di raggiungerlo per la prima lezione del giorno. Seguii Olly e buttai il contenuto del vassoio nel cestino. Mentre ci stavamo avviando verso l'uscita, Elio mi diede una spallata superandomi. Ciò mi provocò una rabbia interiore mai provata prima e mi sentii il sangue bollire all'interno delle vene. Lo raggiunsi e lo afferrai per un braccio così forte da farlo girare verso di me.

«Che cazzo hai?» Sbottai guardandolo attentamente.

Mi esaminò scrupolosamente, prima guardandomi negli occhi e poi dal basso verso l'alto.

Ero sempre più convinta che avesse qualcosa che non andava.

«Non ho nulla.» Affermò distogliendo lo sguardo.

«Mi sa tanto di bugia questa.» Continuai ad insistere.

Una delle mie tante doti era quella di essere testarda peggio di un mulo. Quando mi mettevo una cosa in testa, era difficile che cambiassi idea.

«Ho solo la testa che mi sembra un pallone. Nulla di più.» Inarcò un po' le labbra a formare un piccolo sorriso di circostanza. Continuavo a non credergli ma non mi andava di prolungare la cosa. Ormai non avevo più voglia di indagare e implorare la gente a dirmi le cose. Se avessero voluto dirmelo, mi sarebbe stato bene e se non avessero voluto, mi sarebbe stato bene comunque. In fondo erano problemi loro.

«Se lo dici tu...» Risposi oltrepassandolo per raggiungere Olly.

Elio era davvero un insolente. Avrei voluto fargli una faccia di schiaffi molto volentieri.

Camminammo a piedi per cinque minuti, fino a raggiungere una specie di parcheggio poco distante dalla mensa. All'interno erano parcheggiate delle golf cart a otto posti. Vidi i miei amici accomodarsi sui vari posti e capii che dovevo fare altrettanto.

Massi si mise al posto del guidatore e partimmo.

«Oggi avete il test d'ingresso di inglese.» Annunciò.

Sentii un verso di agonia da parte della gang e li imitai sorridendo. Ogni volta mi stupivano sempre di più. Erano così uniti in tutto... Suscitavano in me una certa curiosità e ammirazione per la loro amicizia. Volevo scoprire quale fosse il loro segreto.

«Lo facciamo ogni anno.» Esclamò Brigida annoiata.

«Si sa che il nostro livello è dei più alti che ci siano sull'isola.» Si pavoneggiò Lele.

Elio gli diede un pugno sulla spalla e cominciarono a ridere come due babbei. Era bello vedere che tra di loro erano complici davvero in tutto.

«Lele stai zitto. Parla per te che Amedeo ancora non ci capisce una mazza.» Continuò Olly sfottendo Deo.

Scoppiammo tutti a ridere compreso Massimiliano. Deo ci mandò tutti a quel paese.

«Non fa niente. Sì o' amma fa' o' facimme.» Affermò nel suo bellissimo dialetto.

«Certo che lo dovete fare! Arianna in particolare dato che è nuova.» Precisò Massi.

L'attenzione di tutti cadde su di me. Quella era una delle tante cose che non mi piaceva. Non ero nata per stare al centro della scena e nemmeno volevo esserci.

Giungemmo ad un edificio di due piani situato proprio accanto al mare. Dietro di esso c'era una spiaggia, avrei voluto tanto farmi un bagno. Il profumo del mare cominciava a riempirmi le narici e mi sentii davvero bene che mi sembrò davvero di essere in paradiso. Guardando in spiaggia, scesi dal golf cart e caddi con la faccia direttamente a terra. Sentii un dolore atroce alle ginocchia e alla fronte.

«Arianna? Stai bene?» Chiese Tancredi raggiungendomi.

Gli feci cenno di sì per tranquillizzarlo. In realtà provavo un dolore atroce. Negli anni avevo imparato a nascondere benissimo le emozioni e a non esprimermi mai. Se lo avessi fatto, sarei stata vulnerabile agli occhi di tutti.

«Sei proprio una frana, amica.» Aggiunse Olly.

Corse anche Elio e porgendomi la mano mi aiutò ad alzarmi.

Mi diedi uno sguardo veloce in tutto il corpo. Avevo le ginocchia che mi sanguinavano e un'unghia del piede completamente piena di sangue. La testa continuava a farmi male, ci poggiai una mano sopra e quando la ritrassi vidi che era rossa altrettanto. Sanguinavo anche dalla fronte.

"Ma che brava che sono!".

Mi poggiai un attimo accanto ad uno scoglio e cercai di guardare meglio il piede. Tutto sommato lo sentivo ancora muoversi. Non era rotto.

«Devi andare in infermeria.» Mi avvertì Massi.

A quel punto doveva essere davvero grave.

«Sto bene.» Dissi cercando di essere convincente.

Si avvicinò ancora una volta Elio e si abbassò all'altezza delle mie ginocchia. Scosse la testa e alzò gli occhi al cielo. Quel ragazzo doveva essere per forza lunatico.

«Elio accompagnala tu. Porto loro in classe.» Annunciò Massi.

I ragazzi, assieme a lui, sparirono all'interno dell'edificio. Rimanere da sola con Elio, non è che mi faceva davvero piacere. Forse era un po' stronzo. Prima faceva tutto il carino e poi era antipatico. Era lunatico con tutto il cuore. Mi prese una mano e la ritrassi subito. I contatti fisici non erano mai stati il mio forte e di certo non volevo che iniziassi a cambiare proprio con lui.

«Ari, non ti mangio.» Precisò prendendomi il volto tra le mani in modo tale che potessi guardarlo.

«Andiamo in questa cazzo di infermeria e non mi toccare.» Affermai isterica.

Elio cominciava a darmi sui nervi, non so nemmeno precisamente il perché. Ma mi sentii improvvisamente infastidita.

Senza fare molta attenzione a lui, mi rimisi a camminare sulle mie gambe e cercai di avviarmi verso l'edificio. Mi facevano un cazzo di male cane le ginocchia. Merda! Tutte le sfighe capitavano sempre a me. Il mio amico si avvicinò di nuovo, mi guardò attentamente e mi prese un braccio posizionandolo attorno al suo collo. Con il suo mi cinse la vita e mi aiutò a camminare.

«Signor soccorritore, non ti approfittare della situazione e lascia quella mano lì dove si trova.» Dissi puntandogli un dito contro cercando di essere molto chiara.

«Baby, non preoccuparti. Non farei niente senza il tuo permesso.»

Fece un occhiolino e avrei voluto prenderlo a calci nel culo.

«Sei strano.»

«Sei testarda.»

«Tu sei lunatico.»

Questo era più che vero...

«Tu sei misteriosa.»

«Non sono un libro aperto. Mi piace essere misteriosa. Nessuno sa niente di me e mi sta bene così.» Precisai.

«Mi piace questa cosa. Ti rende ancora più attraente.» Sorrise e sentii un colpo al cuore. Ogni volta che sorrideva era come se il mondo si fermasse ed esisteva solo lui e il suo incredibile sorriso. Gli occhi si chiusero in due fessure e la mascella si contrasse un po' mentre continuava a sorridere aspettando che dicessi qualcosa.

«Se pensi di potermi conquistare, ti dico subito di cambiare idea.»

«Chi ha detto che voglio conquistarti? L'ho già fatto.» Annunciò e ci fermammo. Mi scostò il ciuffetto che mi ricadeva sulla fronte e mi sfiorò la ferita che si era formata da poco.

«Con me non attacca, Elio.» Gli scaraventai via la mano.

«Più fai così e più mi dimostri interesse.»

Non voleva proprio demordere, era anche testardo peggio di un mulo.

«Probabilmente abbiamo due concezioni diverse di dimostrare interesse.» Dissi scandendo l'ultima parola.

«Allora dimmi che non ti piaccio.»

Era proprio di coccio!

«D'accordo. Come vuoi tu. Non mi P-I-A-C-I.» Affermai con aria fiera.

«Nemmeno un po'?» Chiese insistendo.

Era di coccio!

«No e oltretutto non sei il mio tipo.» Gli feci una linguaccia.

Invece sì che lo era. Era più che il mio tipo! Ma ricascarci non era nelle mie intenzioni. Immischiarmi in qualcosa con lui era davvero pericoloso e sapevo benissimo come sarebbe finita.

«Ah, sì? Non sembrava così l'altra sera.»

«Che vuoi dire?» Chiesi curiosa.

Si passò una mano nella folta chioma bionda e mi sorrise di nuovo. Arrivammo alla porta dell'infermeria. Cercavo ancora di capire il significato di quella frase che aveva detto, ma non ci riuscivo proprio. Non lo capivo. Si nascondeva peggio di me.

Forse, avevamo qualcosa in comune...

«Arianna la frana, eccola a destinazione.» Annunciò indicando la porta dell'infermeria come se fosse qualcosa di strabiliante e magico.

«Sta zitto, Elio so tutto io.»

Gli feci il dito medio davanti alla faccia.

«Non c'era bisogno di cadere per saltare il test d'inglese.» Insinuò con il suo solito tono arrogante e punzecchiante.

«Vaffanculo.» Affermai sorridendogli in modo sensuale.

«Lo so che ti piaccio.»

Mi avviai verso l'infermeria e prima di chiudere la porta alle mie spalle gli feci un occhiolino malizioso mentre ridevo.

Quel ragazzo era incredibilmente stronzo.

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