SWEET NIGHT ❇ (taekook)

By aa_mARMY

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{IN CORSO} Taehyung e Jungkook, due ragazzi innamorati che vogliono solo vivere la loro storia d'amore come q... More

PRESENTAZIONE
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 24
Capitolo 25

Capitolo 23

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By aa_mARMY

 (lettori e lettrici, mi dispiace per l'assenza e aver interrotto lo svolgimento della storia così all'improvviso. In questo angolino vi avviso solo che, chi non dovesse ricordarsi cosa sia successo nello scorso capitolo, può andare a ricontrollare. PS. ho ripreso l'ultima scena, ma dal punto di vista di Taehyung. Buona lettura!)

Taehyung's pov

"ehm scusami tu sei Taehyung? Kim Taehyung?"

Una voce innocente risuona nelle mie orecchie e sta chiedendo di me. Senza pensarci ulteriormente, decido di voltarmi per poter finalmente guardare la persona che mi stava richiamando, magari si trattava di un collega di lavoro o qualcuno che aveva perduto la strada e aveva bisogno di una mano.

Non lo avessi mai fatto. Cosa ci fa lui qui...

Sfortunatamente non si trattava di qualcuno intenzionato a chiedermi delle informazioni e questo era più che evidente. Averlo visto di fronte a me, mi ha provocato dei brividi che hanno percorso rapidamente la mia schiena e mi hanno come catapultato da un'altra parte. Un vecchio ricordo che ora stava ritornando a galla e che stava quasi per scalfire tutti gli anni passati a costruire questa forte corazza che mi sono creato per non farmi abbattere più dal passato.
Pensavo o meglio speravo che questo incontro potesse avvenire in altre occasioni, magari quando avrei avuto più coraggio per affrontarlo.

Le chiavi della macchina che avevo precedentemente recuperato dalla tasca destra della mia giacca sono ormai cadute in terra. I miei occhi increduli tra pochissimo rischiano di uscire fuori dalle orbite per quanto siano spalancati dallo stupore.

"T- tu..." la mia voce trema. Non so cosa dire. Se qualcuno mi avesse detto che sarebbe venuto a cercarmi sul posto di lavoro non ci avrei mai creduto.
Ma come ha fatto ad arrivare fin qui... come sapeva che in questo preciso istante mi avrebbe trovato qui, nel parcheggio dell'agenzia pronto per dover tornare a casa?

"S-sii Taehyung- hyung, sono io. Penso che tu mi abbia già riconosciuto" dice il piccolo ragazzino davanti a me in preda all'imbarazzo e soprattutto all'ansia. Si, perché ho notato quanto è nervoso dai movimenti del suo corpo che non riesce a fermare e inoltre tra le mani ha un elastico nero per capelli che attorciglia attorno alle sue dita come se con quel gesto potesse trattenersi e mantenere la calma.

Lo avevo riconosciuto? Certo che l'ho fatto... come potrei dimenticare il suo volto. Stavo per saltargli addosso quella sera al parco pensando che fosse l'amante del mio ragazzo. Si perché lo considero ancora mio, anche se non sono certo che sia effettivamente così anche per lui.

"S-si, so chi sei e scusa i modi scortesi che ti ho rivolto, ma non mi aspettavo questo incontro improvviso tra noi. Jungkook-" e non mi lascia concludere la frase che continua lui.

"Ti prego non prendertela con lui, non ha fatto nulla di male. Sono stato io a spronarlo e convincerlo a dirmi dove fossi. Lui è un ragazzo buono e cortese, mi ha aiutato in qualunque modo e si è offerto anche di accompagnarmi qui, perché non voleva lasciarmi solo" dice serio e implorante.

"Jungkoook? Davvero ha fatto questo? Ed ora dov'è?"

Non potevo crederci. Quel ragazzo è un dono del cielo. Ha avuto talmente tanta premura nell'aiutarlo e stagli accanto per proteggerlo. Farebbe qualunque cosa per rendere felici gli altri, qualunque e la cosa che più gli fa onore è che non compirebbe un atto di bontà solo per poi trarne in cambio qualche favore o ricompensa, ma lo fa soltanto perché lui così facendo si sente fiero e felice.

Se ci fossero più persone come lui, il mondo sarebbe un mosto migliore e non lo dico solo perché lo amo, rispetto e stimo, ma anche perché è semplicemente un dato oggettivo.

"È dovuto andar via per delle commissioni..." pronuncia silenziosamente, accennando un piccolo broncio.

Tenero.

Va bene la situazione si sta facendo troppo imbarazzante e silenziosa. Cosa potremmo mai fare ora... come dovrei comportarmi?!

"Sunoo – dico improvvisamente così da poter attirare la sua attenzione visto che aveva rivolto lo sguardo sulle sue scarpe – che ne dici se andassimo da qualche parte e parlassimo un po'? penso che sia giusto darti la possibilità di parlare. Penso che tu non sia giunto fin qui per vedermi e poi andar via, giusto? " concludo ironicamente giusto per tentare di spezzare quel filo palpabile di tensione presente tra noi due.

Mi guarda stupito.

È sorpreso e questo lo si legge semplicemente guardandolo in quelle sue pozze nere e limpide che si ritrova al posto degli occhi che non sono cambiati neanche col passare degli anni. Ma che si aspettava? Che una volta visto lo avrei cacciato via in malo modo? Non potrei mai farlo. Non sono di certo una persona così malvagia. Certo non ci conosciamo, ma siamo fratelli e penso che questo possa essere un motivo più che accettabile per poter cominciare a stabilire un primo rapporto fatto di rispetto reciproco. Mi sembra l'unica via possibile.

"Davvero dici? Mi darai la possibilità di parlarti?"

"Ma certo! Che ti aspettavi, mmh? Che ti ignorassi e andassi via come se nulla fosse successo e ti lasciassi qui solo?"

"I-Io n-no noo-n" e lo interrompo vista la sua difficoltà.

"Dai su, sali in macchina e andiamo. Non vorrai passare qui il resto del pomeriggio, vero?" dico regalandogli un piccolo sorriso e lui in risposta scuote la testolina incorniciata da un cappellino giallo senape dal quale gli spunta fuori il ciuffo corvino il tutto accompagnato da un piccolo sorriso roseo il quale fa intravedere il suoi piccoli dentini bianchi.

Mentre io recupero le chiavi della mia macchina che erano ancora lì in terra, con la coda dell'occhio lo vedo compiere un piccolo saltellino forse dovuto alla felicità che immagino si stia scatenando all'interno del suo corpo e subito dopo dirigersi dal lato del passeggero per poi attendere che io sblocchi la macchina e poi accomodarsi all'interno di quest'ultima seguito infine da me. Dopo esserci sistemati sui sedili e aver allacciato correttamente le cinture di sicurezza, volto verso di lui e lo guardo.

È tesissimo, povero piccolo. Devo essere sincero, mi dispiace che a soli 18 anni lui abbia dovuto affrontare questo. È coraggiosissimo e ha una forza dentro che davvero ti sorprende. Lo ammiro. Giungere fin qui da me, affrontare un viaggio importante come quello che lui ha dovuto fare, solo e indifeso contro tutti i pericoli e difficoltà che potrebbe aver trovato durante il suo tragitto. Tutto questo per ... per vedermi, giusto?

Nervoso e assorto tra i suoi pensieri non si accorge che io in realtà lo stessi fissando o magari se ne è accorto ma non ha il coraggio di girare la testa nella mia direzione, ma continua a fissare il parcheggio che si ritrova davanti, mentre sfrega le mani, magari sudate a causa dell'agitazione, sulle sue minute cosce rivestite da un jeans dal color celestino chiaro. Lo osservo. I miei occhi sono completamente attaccati su questa figura che tanto voglio conoscere.

Il mio stesso sangue. Mio fratello, quel piccolo fagottino di cui ora è solo un lontano ricordo è finalmente qui davanti a me ed io tra poco lo conoscerò per davvero solo dopo quindici lunghissimi anni.

"Pronto Sunoo?"

"Si hyung, sono pronto" dice sfoggiando uno dei suoi calorosi sorrisi.

E solo dopo il suo assenso avvio il motore della mia macchina e insieme sfrecciamo via dall'azienda, per le strade di periferia, diretti verso quella destinazione che probabilmente riporterà entrambi indietro nel tempo.

(...)

Spengo il motore dell'auto e alzo il freno a mano per poter completamente bloccare l'auto nella sua postazione.

Siamo arrivati a destinazione. Mi volto verso di lui e lo vedo molto disorientato. Probabilmente non sa dove siamo e come dargli torto, era solo un bambino e sicuramente non ricorderà nulla di questa abitazione che si innalza davanti a noi.

"Taehyung-hyung dove siamo? E perché mi hai portato davanti ad una villetta?".

Come mi aspettavo. Non ricorda nulla.

"Sunoo... ero quasi certo che tu non ricordassi questo posto ed è per questo che ti ho portato qui. È il momento di parlare e il luogo migliore per poterlo fare è proprio qui – dice puntando lo sguardo verso l'abitazione qui di fronte – nella nostra vecchia casa o per meglio dire la casa dove entrambi abbiamo vissuto sin dalla nascita fino al momento in cui le nostre strade si sono divise."

Appena finisco di raccontagli in che tipo di luogo l'ho portato è come se una ventata di emozioni si sia impossessata di lui. È stato probabilmente catturato da quel vortice di piccoli ed offuscati ricordi che timidi si nascondono in una parte remota del suo cervello. Chissà se la mamma gli ha raccontato un po' di noi e della sua vecchia vita qui e se lo ha fatto gli abbia anche ricordato i momenti felici che vivevamo tutti e tre nel giardino sul retro.

Blocco il mio flusso di ricordi nostalgici e catturo la mano del ragazzino accanto a me per poterlo riportare qui nella realtà e allontanarlo un attimo da quella piccola bolla in cui si stava rinchiudendo.

"Andiamo?" dico con più sicurezza possibile cercando di non fargli percepire in realtà quanto sia grande la mia angoscia e ansia in questo momento.

"Si, sono pronto" dice accompagnando la sua frase con l'accenno della testa.

Piano scendiamo dall'auto, ma io prima recupero le chiavi della villetta che porto sempre con me dal cruscotto posto al lato del passeggero. Successivamente esco, chiudo a chiave e mi affianco a lui che nel frattempo si era posto davanti all'entrata di questo vecchio cancelletto verde che ormai mostra alcune tracce di ruggine.

"Sai porto sempre con me le chiavi di questa casa. Ormai è come se fosse solo mia. Papà ed io qualche anno dopo la vostra scomparsa ci siamo trasferiti nel centro di Seoul così che io avessi meno difficoltà nel raggiungere la scuola o uscire con i miei amici. Ero solo e papà non poteva mica accompagnarmi visti gli impegni di lavoro che lo hanno sempre trattenuto a lungo lontano da casa. Per un paio di anni che ho vissuto qui ho avuto una signora molto graziosa al mio fianco e che badava a me in qualunque momento. Mi preparava pranzi e cene molto deliziose ma quello che li rendeva unici era l'amore con cui li preparava. La consideravo praticamente una mamma, peccato che soffrisse di una malattia al cuore e dopo due anni è scomparsa a causa di un infarto improvviso. Da quel momento in poi non ho più voluto nessuno accanto e me la sono cavata da solo."

Termino di raccontargli questo piccolo ricordo e tiro un sospiro come per liberarmi di quel piccolo magone che mi si era formato in gola mentre raccontavo.

"Come si chiamava?" mi chiede curioso.

"Hye-jin, si chiamava Hye-jin e abitava proprio accanto a questa casa. Era sempre a disposizione, in qualunque momento."

"Meno male che c'era lei qui ad aiutarti ... " constata sconfortato e abbassando lo sguardo sulle sue scarpe blu e bianche.

"Ehi, sta tranquillo è tutto ok! Se ti va, un giorno potresti venire a conoscerla così ne approfitto anche io nell'andare a salutarla. Che ne dici? Ti va?"

"Certo che si, anzi sarebbe un onore salutare una donna che tanto si è presa cura di te in quei anni."

Ci prendiamo brevi minuti per inspirare l'aria fresca che diversamente dal centro città è più fresca e meno contaminata dallo smog delle auto, dall'odore dell'alcool o dalle chiassose voci dei venditori dei vari negozi presenti nei vari quartieri.

"Che ne dici di entrare?" propongo aprendo completamente il cancello per poter entrare.

"Penso che sia un'ottima idea. Non vedo l'ora di vedere questo luogo così da poter sostituire ai ricordi nitidi e lontani, immagini chiare."

"Ben detto e poi ci accomoderemo da qualche parte e parleremo."

Silenziosamente entriamo in casa e prima di iniziare con il tour ci liberiamo delle giacche, per riporle sull'appendi abiti in legno presente vicino alla porta d'ingresso.

Appena si entra in casa, l'ingresso è collegato ad un salotto molto grande all'interno del quale vi sono due divani al centro della sala e posti su un grande tappeto impolverato e un piccolo tavolino bianco al centro di essi dove vi è un centro tavola che contiene fiori artificiali bianchi, posti li solo per decorazione. Poi di fronte ai divani, attaccato alla parete color crema, è presente un grande mobile sopra il quale è posta una vecchia tv che ora chiamo scatola vuota in quanto non è possibile vedere nulla da essa, in quanto è uno di quei televisori a cui sono incorporate quelle piccole asticelle in acciaio che fungevano da antenna e che potevi muovere a tuo piacimento per poter trovare il segnale. Oltre a questo vi è una libreria enorme che riporta varie tipologie di lettura. Si va dai libri di economia aziendale che mio padre spesso leggeva per poter gestire al meglio la sua azienda, ai romanzi rosa o thriller psicologici che tanto adorava leggere la mamma o alle biografie di artisti musicali o pittori a cui tanto ero affezionato da piccolo e sui quali fantasticavo moltissimo.

All'angolo della camera c'era l'oggetto più importante della stanza, da cui Sunoo ne è stato attratto da quando siamo arrivati e di questo me ne sono accorto subito. Mi sono accorto di come, mentre esploravamo le varie parti della camera lui non facesse altro che puntare lo sguardo lì. E come dargli torto.

"Questo è uno dei miei strumenti preferiti" accenna lui flebilmente, mentre lo raggira completamente e lo esplora toccando con mano il materiale di cui era fatto.

"Questo è un Bösendorfer Imperial, uno dei pianoforti migliori che io potessi mai possedere. È anche il mio strumento preferito, sai? Ho sempre avuto un certo riguardo per l'arte, ma soprattutto per la musica classica. Da piccolo mi piaceva tanto ascoltare alcune sinfonie e desideravo così tanto poter suonare io stesso quella musica che tanto mi faceva provare tante emozioni forti e contrastanti tra di loro. Il mio desiderio era quello di poter far provare queste emozioni anche alle persone che mi circondavano. Così decisi di voler imparare. Inizialmente mi esercitavo solamente su una piccola pianola plastificata che detto sinceramente non ha nulla a che vedere con questo!" dico mentre sfioro delicatamente i tasti bianchi con le mie lunghe dita.

"Hai proprio ragione. Il pianoforte è uno strumento bellissimo. Anche a me piacerebbe moltissimo imparare a suonarlo. Avrei tanto voluto poter cominciare a farlo da piccolo, ma la mamma non me lo ha mai permesso." Dice rammaricato.

"Come mai? Sempre se si può sapere, certo..."

"Tranquillo. Lei mi diceva sempre che se avessi cominciato a concentrarmi sulla musica, non avrei più prestato attenzione agli studi e il suo compagno è sempre stato d'accordo con lei, ma io so benissimo in realtà che non era questa la vera ragione per la quale lei non voleva che io prendessi lezioni."

"Che intendi dire?" lo guardo confuso cercando di capire che cosa stesse cercando di dire.

"Nulla di importante... ehm... solo che lei non ha mai voluto che io intraprendessi questa strada perché quando ero piccolo le ricordavo molto una persona che amava tanto e che suonava il piano, ma io non sapevo chi fosse o almeno non lo sapevo fino ad un paio di mesi fa." dice con insicurezza e quasi con timore.

"E ne sei sicuro che fosse veramente per questo? Intendo dire, ti ha dato lei questa motivazione?"

"Ehm- no, in realtà non lo ha detto a me, ma l'ho sentito mentre ne parlava con il suo compagno. Ecco che da lì non ho più insistito nel chiederle di iscrivermi a qualche corso privato, ma a dirla tutta i dubbi nella mia testa in quel momento iniziarono a formarsi e non erano pochi."

"Ma questa cosa non mi sembra giusta..." dico sottovoce sbruffando. Vedendolo un po' giù di morale decido di farlo accomodare sul divano e di andare in cucina per prendergli un po' di acqua.

"Scusami se per il momento ti offro solo un po' di acqua, ma di solito non porto mai nessuno qui e non ho nulla da offrirti." Accenno sorridendo così da cercare di tagliare quella tensione che è venuta a crearsi qualche istante prima.

"Sunoo, ascolta – dico sedendomi accanto a lui sul divano così da poter stare più comodo – penso che sia arrivato il momento di dirmi come mai un ragazzino di soli diciotto anni ha viaggiato fin qui da solo. C'è qualcosa che vorresti dirmi? Perché sei giunto da me così all'improvviso?" ormai non ha più senso continuare ad evitare l'argomento. Prima ne parliamo meglio è per entrambi.

L'ansia si impossessa del suo corpo ormai diventato teso. La sua gamba sinistra ha iniziato a muoversi, facendo su e giù per il pavimento e le sue mani ora sono entrambe attorno al bicchiere di acqua trasparente che gli avevo precedentemente passato, che lo stringono con forza tanto far diventare le punta delle dita bianche.

"Allora Taehyung- hyung ora ti racconto tutto, però ti prego cerca di ascoltarmi senza interrompermi perché parlarne è già difficile."

Annuisco non accennando più alcuna parola. Che avrà da dirmi di così complicato? Sarà successo qualcosa di cui io non ne sono a conoscenza? Spero vivamente che non sia nulla di grave. Rispetterò la sua richiesta e cercherò di ascoltarlo senza intervenire in alcuna maniera.

"Quando ce ne siamo andati di qui, io ero ancora un bambino e ovviamente non ricordo nulla dei primi anni che ho trascorso qui con voi in questa casa. Fino a qualche mese fa sono cresciuto con la consapevolezza che la mia famiglia fosse formata da lei, Do Hyun che pensavo fosse il mio vero padre ed io. Ho vissuto per diciotto anni nella menzogna pensando che la mia vera famiglia fosse quella. Nessuno ha mai provato ad accennarmi nulla ed io non mi sono posto alcun dubbio perché mai avrei potuto pensare che in realtà colui che mi ritrovavo davanti non era il mio vero padre e la donna che mi ha messo al mondo era solo una bugiarda. Come ti ho accennato prima la mamma non voleva farmi intraprendere gli studi di pianoforte perché gli ricordavo una persona che amava tanto. Quella persona eri tu Taehyung. Lei ti nominò quella sera mentre ne parlava con mio padre o meglio dire il suo compagno ed io di lì iniziai ad a volerne sapere di più. Volevo sapere chi fosse questa persona che tanto gli ricordavo, ma quella sera non le chiesi nulla. Ho scoperto tutto qualche settimana dopo, ricordo ancora quel giorno. In casa c'eravamo solo io e lei. La mamma mi chiese il favore di andare nella sua camera da letto e di prenderle una maglia più pesante visto che sentiva freddo ed io lo feci. Una volta aperto il suo armadio iniziai a frugare tra i vari cassetti per poter trovare un indumento comodo e caldo, ma rovistando trovai per caso una foto. Una foto che non avevo mai visto e che raffiguravano la mamma, il piccolo me e due figure che io non conoscevo affatto. Delle figure però che mi colpirono molto, soprattutto il bambino in braccio all'uomo che sedeva accanto alla mamma. Quel bambino assomigliava tantissimo a me quando ero più piccolo e questo creò in me tanti di quei dubbi, ma anche curiosità che in qualche modo dovevo e volevo soddisfare. Fu così che una volta tornato alla camera di sotto e raggiunta la mamma, le mostrai la foto che avevo trovato e le chiesi spiegazioni. Ricordo ancora il panico che si impossessò del suo corpo. Iniziò ad agitarsi e cercò di sviare l'argomento iniziando a raccontarmi cose molto strane che però non avevano alcun fondamento. A quel punto mi infuriai e non poco. Cosa pensava, che poteva prendermi in giro così facilmente? Pretesi spiegazioni che dopo poco arrivarono e che mi fecero rimanere di sasso. Mi raccontò tutto quello che per tutti questi anni mi aveva nascosto. Avevo un fratello e un vero padre dall'altra parte del mondo di cui io non ne conoscevo l'esistenza. Mi sentivo tradito da tutti in quella casa. Non pensavo che anche colui che consideravo il mio vero padre avesse potuto nascondere una cosa così grave. Quel giorno decisi di voler abbandonare quella casa per potermi trasferire qui e conoscere la mia vera famiglia. Ovviamente lei non prese bene la mia decisione e per paura che potessi abbandonarla arrivò a non mandarmi più a scuola e rinchiudermi all'interno di quelle quattro mura che io non consideravo più la mia vera casa. Trascorrevo le giornate solo in camera. Mi aveva privato anche del cellulare per paura che potessi in qualche modo rintracciarvi, ma non calcolò bene le cose. Anche se privato del mio telefono, ne avevo uno vecchio che avevo conservato nel caso in cui l'altro si fosse rotto. Con quello iniziai ad informarmi dei vari voli da prendere per poter arrivare in Corea. Certo non sapevo precisamente dove voi foste però grazie a quei piccoli particolari che la mamma non aveva omesso ho indagato e alla fine decisi dipartire. Sapevo cosa volevo ed è stato quello a farmi compiere il passo che successivamente ho compiuto. Ero determinato a trovarvi e avrei fatto di tutto. Pianificai tutto nei minimi dettagli e una notte risalente a quasi due mesi fa sono riuscito a fuggire. Ed ora eccomi qui."

Io sono sconvolto da tutto questo. Insomma. Jungkook mi aveva accennato una cosa del genere, ma stentavo comunque a crederci. Come ha fatto una madre, mia madre  a tenere nascosto a suo figlio la sua vera identità per più di diciotto anni. È assurdo.

"Sunoo i-io non ne avevo idea... non pensavo che tu avessi vissuto tutto questo. Non credevo che la mamma arrivasse a tal punto dal dover rinchiudere dentro il proprio figlio e privarlo della propria libertà."

"Hyung ti prego non starci così male. Ormai quel che è successo non lo si può cambiare. Solo, ora cerchiamo di pensare al presente. Ho un desidero che vorrei tanto potesse realizzarsi."

"Che intendi? Cosa hai in mente?" Chiedo perplesso.

"So che può sembrarti sfacciato da parte mia presentarmi così nella tua vita come se nulla fosse e farti delle proposte, ma il mio desiderio e quello di rimanere un po' qui e poter conoscere mio fratello e magari potresti aiutarmi anche a conoscere colui che sarebbe il mio vero padre. Non ti sto chiedendo che questo accada subito. Non lo farei mai. Non ti metterei mai fretta. Solo spero che tu accetta la mia presenza nella tua vita."

Non so come sentirmi. Non so che emozioni dover provare in questo momento. Sono così confuso. Il momento che tanto ho sognato che accadesse in tutti questi anni sta avvenendo proprio ora. Proprio oggi, difronte a me, ho mio fratello. Il mio piccolo fratellino che non vedevo da tantissimo tempo e che è stato portato via da noi.

Lo guardo. Lo guardo confuso e mi rendo conto che per lui possa sembrare imbarazzante questo momento.

"Taehyung ecco, ehm... non devi darmi ora una risposta. Ti lascerò tutto il tempo per pensarci e-" lo interrompo.

"Fermati. Fermati un secondo. Sunoo voglio essere sincero con te. Certo, mi servirà del tempo per poter realizzare tutto quello che mi hai raccontato, ma soprattutto tempo per abituarmi alla tua presenza. Però di una cosa sono certo"

"Di cosa Hyung?"

"Che alle cose belle subito ci si abitua e subito entrano a far parte della tua vita. Quindi, fratellino, si è il momento di recuperare il tempo perduto. Quando vorrai io sarò qui. Andrà tutto bene." Concludo felicemente.

"S-Stai dicendo sul serio? Mi darai un'occasione?" Chiede il povero piccino che ancora stenta a credere alle mie parole. 

In fondo che avrei mai potuto fare. Sicuramente non avrei mai e poi mai potuto cacciarlo via e poi quale sarebbe stato il senso di quest'azione? Lui è solo una povera vittima dell'ignoranza di un adulto che non ha voluto assumersi le proprie responsabilità e ha preferito percorrere la via più semplice che la vita le ha proposto per poter essere felice. Peccato che la felicità a cui tanto si aspira quando si sceglie la via più semplice non è mai duratura perché prima o poi quel che si cerca di lasciare alle spalle prevarrà sulla menzogna e verrà a galla, così come è successo con Sunoo.

"Non dico mai qualcosa che non potrò mantenere quindi si, sono sicuro."

E neanche il tempo di finire la frase che mi viene contro e mi abbraccia. Un abbraccio diverso da quelli che ho ricevuto fin ora dagli altri. Non so come spiegare.  È come se questo abbraccio così tanto sognato e che per me fino a qualche ora fa era solo una semplice utopia ora è divenuto essenziale.

Rimaniamo per molto tempo così, l'uno nelle braccia dell'altro come se così facendo potessimo recuperare tutto l'affetto perso e che durante questi anni non abbiamo mai potuto scambiarci. Una ventata di emozioni mi colpisce e le lacrime minacciano di uscire dai miei occhi, ma in qualche modo tento di buttare giù quel magone che mi si è formato in gola e caccio le lacrime che stavano iniziando a formarsi nei miei occhi sbattendo le palpebre tra di loro velocemente così da evitare che lui mi veda in questo stato. 

Prometto a me stesso di essere la sua nuova figura di riferimento. Voglio essere una persona su cui lui possa contare, in qualunque istante. Vorrei proteggerlo ed essere un degno fratello maggiore.

"Ehi Sunoo" dico gentilmente così da non rovinare questa dolce e accogliente atmosfera che si è creata.

"Dimmi Hyung" scioglie l'abbraccio e velocemente si ricompone cercando di non farsi vedere da me mentre si asciuga le piccole lacrime che bagnano le sue piccole guance rosate.

"Stavo pensando una cosa e credo che questa proposta ti piacerà!" dico misterioso.

"Cosa stai pensando?"

"Che ne dici se adesso continuiamo il tour della casa e poi suono qualcosa al piano? Magari posso suonarti la mia sinfonia preferita. Che ne dici?" e i suoi occhi dopo questa mia proposta diventano due piccoli soli luminosi che scaldano il mio cuore per quanto sono belli e raggianti.

"Stai dicendo sul serio? SIIIIIII, si che voglio sentirti suonare." dice portando le sue piccole manine accanto al petto e inizia a batterle velocemente per quanto è entusiasta.

"E chissà... magari uno di questi giorni potrei anche insegnarti a suonare qualcosa visto che anche a te piace il piano" e questa proposta lo fece esplodere come un vulcano in eruzione e prende a saltellare per tutta la stanza felice per quel che ha sentito pochi istanti prima. 

Vederlo così felice e spensierato è una gioia per il cuore e sapere che la causa di questa felicità al momento sono io mi rende molto fiero e orgoglioso. 

"Sunoo ti prometto che non ci separeremo ancora, non lo permetterò..." dico assorto tra i miei pensieri mentre lo guardo gioire.

















Angolo Autrice:

Buonasera lettori e lettrici, da quanto tempo non credete anche voi? Vorrei tanto scusarmi per aver ritardato tanto l'aggiornamento di questo capitolo. Purtroppo ho avuto alcuni problemi ed è stato praticamente impossibile concentrarmi sulla stesura del testo. Spero possiate perdonarmi.
Inoltre scusatemi anche per gli eventuali errori presenti, giuro che ritornerò presto per revisionare!

Come state voi? Spero bene

Come vi è sembrato il capitolo? Vi prego, siate sinceri. Ho cercato di mettere all'interno di questo capitolo tutte le emozioni che entrambi i personaggi stavano provando e spero di esserci riuscita almeno un po'. 

Fatemi sapere cosa ne pensate.

Come vi sembrano i fratelli Kim? sono adorabili non trovate? Finalmente si sono rincontrati dopo diciassette lunghissimi anni. Spero per loro che possano costruire un vero rapporto fraterno come hanno sempre desiderato e a cui il nostro Taehyung tanto aspira.

Per il momento questo è quanto!

Al prossimo capitolo.

Tanti cuori viola 💜💜💜💜💜💜💜

Annyeonghaseyo da MarMar🐰☀️

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