The Omega's Crown|ᴋᴏᴏᴋᴛᴀᴇ

Swetty_Kookie द्वारा

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[ᴛʜᴇ ʟᴇɢᴇɴᴅ ᴏғ ʀᴇᴅ ᴛʀᴇᴀsᴜʀᴇ: ᴄᴏᴍᴘʟᴇᴛᴀ] [ᴜɴᴛɪʟ ᴛʜᴇ ᴇɴᴅ ᴏғ ᴛʜᴇ ᴡᴏʀʟᴅ: ɪɴ ᴄᴏʀsᴏ] Da generazioni ormai, nel pacif... अधिक

The Legend of Red Treasure
Prologo
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24- prima parte
Capitolo 24- seconda parte
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31 [Fine Prima Parte]
Until The End Of The World
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47

Capitolo 36

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Swetty_Kookie द्वारा

Il chiacchiericcio formato da risate e parole sbiascicate tipiche di una sbronza rendevano quella serata apparentemente normale. Le stelle risplendevano sopra la piccola cittadina di Guram in cui in quell'ora tarda della notte solo alfa e qualche beta si trovavano tra le stradine.

Da qualche vicolo cieco potevano udirsi urla e qualche gemito, a tratti ferormoni di omega che presuppose appartenessero a delle prostitute, ma non diede peso a quei piccoli ed insignificanti dettagli.

Posò con un tonfo il boccale di birra sul tavolino sopra il quale poggiava i gomiti tenendosi stretto nelle spalle così da non far scivolare il cappuccio del mantello su di esse, e con gli occhi attenti si guardava intorno. Un gruppo di uomini si trovava al centro di quella bottega intenti a chiacchierare animatamente, altri invece si trovavano in tavoli più appartati e soli che, come lui, consumavano la loro birra prima di lasciare qualche moneta sul tavolo per tornare a qualunque fosse la loro vita.

Le fiaccole appese ai muri illuminavano parzialmente la stanza mentre dietro il bancone in legno un uomo anziano e ben piazzato, dalla barba e i capelli bianchi, continuava a lavare quei bicchieri utilizzati e a servire la bevanda dal retrogusto amarognolo. Dietro di lui la schiera di liquori riposti ordinatamente provenienti ognuno da un continente diverso e poi una piccola finestrella – la più visibile dalla sua postazione – dalla quale potevano intravedersi i fiocchi di neve cadere dal cielo buio.

Aveva fatto una cazzata. Se ne era reso conto nel momento stesso in cui aveva messo piede nel territorio nemico ed era stato fregato. Aveva messo a repentaglio la sua vita e quella dei suoi unici compagni rimasti solo per dei fottuti sentimenti e, quando meno se l'era aspettato, si era lasciato sfuggire colui che, da tre settimane ormai, l'aveva messo nei casini.

Un ritratto lontanamente simile a lui vagava per le città con su scritto il suo nome e in palio una grossa cifra di denaro ed era da allora che aveva preso a spostarsi da città in città, alloggiando in scrause stanze per non destare sospetti e lasciando indietro i suoi uomini così che non venissero coinvolti ancora una volta dalla sua testardaggine. Ma ormai da due giorni la neve aveva preso a scendere fastidiosamente sui confini che lo avrebbero visto poi libero da quel regno, rendendogli impossibile poter muoversi a cavallo.

A delle improvvise risate sollevò gli occhi sul tavolo centrale per poter maledire quei chiassosi alfa che lo distraevano ogni qual volta che schiamazzavano dopo una vittoria di qualche gioco tipico del regno. Jungkook non l'aveva mai visto ma a quanto poteva vedere c'era un gran via vai di denaro con esso.

Sospirò infastidito portando il boccale di birra alle labbra e muovendo gli occhi in direzione di quel tizio dietro il bancone. Lo sorprese a fissarlo e non appena i loro occhi si incrociarono un sussulto pervase il vecchio uomo che come se nulla fosse tornò a prestare attenzione al bicchiere che stava asciugando.

Lo fissò per qualche secondo in più con sospetto e quando lo beccò nuovamente alzare gli occhi verso la sua figura capì d'essere fottuto.

Si alzò di scatto e, cercando di sembrare il più naturale possibile tirò fuori dalla tasca qualche moneta d'argento e tornando a camminare a testa bassa percorse con poche falcate la distanza che lo separava dall'ingresso dal quale avrebbe potuto fuggire. Non appena però le sue intenzioni divennero chiare l'uomo dietro il bancone gridò un «Sta fuggendo!» che scatenò a sua volta delle reazioni.

Lo scatto che d'anca che fece in direzione della porta fu repentino ma non appena la spalancò venne investito da due uomini della guardia reale che gli bloccarono la via. Senza lasciarsi perdere d'animo, nonostante l'imprecazione mal celata che si lasciò sfuggire, corse in direzione di una delle finestre scavalcando i tavoli e causando un gran scompiglio per ritrovarsi poi a rotolare tra la neve per attutire l'impatto e poi ad alzarsi velocemente pronto per fuggire.

Non appena però fece per scavalcare la recinzione di legno qualcuno gli venne addosso causando il suo impatto con il terreno reso più morbido dalla neve fredda. Il cappuccio scivolò via e il suo viso trascurato venne scoperto dalla guardia adesso a cavalcioni su di lui. Grugnì e scalciò per liberarsene ma non appena altre guardie lo raggiunsero furono repentine nel bloccargli rispettivamente braccia e gambe così da rendere impossibile la sua fuga.

Imprecò ad alta voce mentre le prima urla presero a riecheggiare nella sua testa con i loro entusiasti «L'abbiamo catturato!» mentre con il fiatone per l'improvvisa corsa si permise di chiudere gli occhi un secondo cercando di calmarsi, prima di riaprirli e osservare l'uomo ancora sopra di lui con un ghigno stampato in volto che a Jungkook non trasmesse altro che vittoria.

«Comandante.» lo richiamò uno dei suoi subordinati, facendogli finalmente distogliere lo sguardo dal suo «Procederemo al pagamento del bottegaio e prepareremo i destrieri per tornare a palazzo.» con posizione composta quella recluta attese una conferma da parte di quello che Jungkook aveva capito fosse il comandante, prima che quel ghigno tornasse a palesarsi su quelle labbra ed un «Buona dormita.» uscisse dalle sue labbra prima ce un pugno reso più forte dalla presenza di una pietra racchiusa nella mano non gli facesse perdere conoscenza.

Una risatina fu l'ultima cosa che ricordò.

-

Quando quella mattina le campane avevano risuonato dalla torre più alta Taehyung aveva schiuso gli occhi dopo una nottata insonne. Gli occhi gli facevano quasi male per quanto provasse a tenerli aperti mentre la luce del giorno penetrava le finestre. Anche quel giorno si era risvegliato tardi e sempre con meno forza di alzarsi da letto e riprendere ipoteticamente i suoi soliti ruoli da principe.

«Vostra Altezza.» una voce diventata ormai familiare gli fece girare la testa mentre dopo aver bussato, il medico Seokjin facesse capolino dietro la sua porta. Attese un breve consenso con la testa da parte di Taehyung prima di mettere completamente piede all'interno della stanza del principe.

«Come si sente questa mattina?» domandò cordialmente aprendo la sua valigetta per tirare fuori da essa tutti gli strumenti che da tre settimane a quella parte aveva preso ad utilizzare per monitorare il futuro re e il suo bambino.

«Il giorno in cui ti risponderò con 'bene' sarà lo stesso che mi spezzerà in due.» sospirò issandosi sulle braccia per poter mettersi seduto sul letto e scoprire definitivamente il suo ventre adesso impossibile da nascondere.

Dall'arrivo di Seokjin la sua salute era andata peggiorando e grazie all'intervento del medico nel somministrargli qualche medicinale naturale inizialmente era riuscito anche a svolgere le sue normali attività. Tutto quello però era durato poco meno di una settimana e la mancanza di energie, insieme allo stress che aveva accumulato, lo avevano costretto a letto costantemente.

Quando ancora aveva la possibilità di girare per i corridoi del castello senza la costante presenza di una balia, la prima cosa che aveva provato a fare era raggiungere il capitano Yun venendo bloccato però da suo padre stesso quando aveva cercato di storcergli qualche informazione su come fosse sopravvissuto. Al tempo stesso suo padre lo aveva reso partecipe di due informazioni che lo avevano destabilizzato: la prima che il bastardo – così aveva definito l'uomo che amava – che lo aveva ingravidato era a piede libero nel suo regno. La notizia che fosse vivo lo aveva già destabilizzato e la consapevolezza che fosse nel suo regno ancora di più; la seconda che, in seguito alle parole riportate dal medico al re, le guardie reali fossero ormai alla sua ricerca per condurlo al regno.

Non sapeva se il tremore fosse dovuto all'emozione di poterlo rivedere, di saperlo vivo o alla paura di cosa avrebbe potuto mai succedergli. Temeva che potesse odiarlo per aver rivelato il suo nome, nonostante non fosse propriamente colpa sua visto che fino all'arrivo dell'alfa Yun non sapeva nemmeno fosse sopravvissuto, o che avrebbe rifiutato la creatura che aveva in grembo. D'altronde era un pirata e Jungkook era giovane e bello.

Una piccola, piccolissima, parte di lui però era grata della sua condizione fisicamente debole perché lo aveva aiutato a tenere lontano il comandante Bogum, che aveva preso parte attivamente alle ricerche del pirata. Non avevano più avuto modo di discutere di ciò che era accaduto e di cosa la sua scelta avrebbe comportato. Aveva annunciato frettolosamente il suo fidanzamento con il comandante ed ora non poteva più tornare indietro.

«Ok, qui state entrambi bene. Credi di riuscire ad alzarti oggi?» Seokjin gli rivolse il suo solito sorriso a forma di cuore che ricambiò con uno più stanco. Quel medico del quale aveva dubitato inizialmente adesso rientrava nella piccola cerchia di persone della quale poteva fidarsi. Si era preso cura di lui tutti i giorni non facendogli mancare nulla e tanto meno lo aveva lasciato solo durante le sue notti da incubo.

«Ci provo, anche se vorrei rimanere a letto tutto il giorno.» sospirò. Era diventato quasi insopportabile il peso da reggere sulle gambe e il tremolio e le sue occhiaie profonde erano una chiara dimostrazione di quanto stesse male.

«Be' Vostra Altezza oggi dovrebbe essere un giorno speciale.» corrugò la fronte e sbatté più volte le palpebre confuso, porgendo le mani al medico così che potesse aiutarlo a mettersi in piedi.

«Cosa intendete dire?»

«Non avete sentito il campanile? L'esercito mandato dal re è appena tornato in città.» sgranò gli occhi e rischiò quasi di cadere quando fece uno scatto veloce incredulo, se non fosse stato per il medico pronto a sorreggerlo. «Girano voci che tra loro ci sia un prigioniero.» sussurrò alludendo in realtà alla menzogna che avevano propagato per le città così da nascondere la sua gravidanza.

«T-tu credi che sia davvero lui?» la voce gli tremò per la paura mentre con frenesia afferrò la sua vestaglia per raggiungere lentamente la grande finestra nella sua stanza. Da lì il mare blu insieme alle flotte reali erano ben visibili, così come la piazza e il mucchio di gente affollatasi attorno a quello che vide chiaramente come l'esercito comandato da Bogum.

Guardò preoccupato quell'immagine che gli si presentò di fronte prima di mandare giù il groppo in gola. «Seokjin» richiamò il medico «aiutami a vestirmi. Devo raggiungere mio padre.»

-

Quando prese posto sul suo trono quasi gli sembrò passata una vita. Era rimasto rintanato nelle sue stanze, oltre che per i suoi problemi di salute, anche per non destare troppi sospetti a chi vagava per il castello. Suo padre si era assicurato che tutti gli ospiti andassero via e che solo il personale necessario e più fidato rimanesse tra quelle mura. Non potevano permettere che qualcuno spargesse la voce della sua condizione, la quale avrebbe dovuto rimanere segreta.

Quando i passi dell'esercito si fecero più forti a Taehyung salì il cuore in gola. Non poteva non ammettere che un po' avesse desiderato anche lui che Jungkook tornasse, nonostante fosse a conoscenza di quanto in pericolo fosse la sua vita con il re furioso per il rapimento e quello che era attualmente il suo fidanzato che per apparire ancor di più agli occhi di suo padre e del consiglio reale, avrebbe fatto di tutto.

«Vedo che hai avuto le forze di farti vivo solo per accogliere il bastardo.» disse a voce bassa suo padre continuando a guardare le grandi porte con occhi duri, come se aspettasse di fulminare con essi la persona che aveva messo a repentaglio la vita di suo figlio.

«Avrei desiderato che la vostra attenzione fosse posta altrove...» suo padre non aveva fatto visita alle sue stanze nemmeno una volta per vedere di persona come stava. Tra loro c'era sempre stato un ottimo rapporto e l'omega per quell'allontanamento stava soffrendo ancora di più di quanto non stesse già facendo.

«Sono ancora infuriato con te Taehyung, hai disonorato il mio nome e la tua virtù. Ma prima di essere un re sono anche un padre ed io ho già perso la mia regina.» sospirò «Secondo le parole del medico la presenza di quell'energumeno potrebbe darti la forza necessaria per concludere la tua gravidanza. Ho deciso che lascerò quel pirata chiuso nelle prigioni così che tu possa trarre forza dai suoi ferormoni, ma non appena quella cosa sarà nata entrambi dovranno sparire dalla mia vista.»

Fece per ribattere ma ancora una volta i forti rumori provenienti dall'esterno lo costrinsero in silenzio. Le porte vennero spalancate e con esse fece il suo ingresso l'esercito. A capo della folla di uomini appena entrati si trovava il comandante Park Bogum: un sorrisino irritante in volto e non appena terminò la sua marcia si rimise in posizione per porre i saluti e rispetto al suo re.

Dietro di lui, un gruppo di uomini reggeva tra le braccia un corpo. Da come le gambe penzolavano cadendo sul pavimento gli parve privo di sensi, ad una prima occhiata, ma non appena scorse dei movimenti capì che quella condizione di inerzia era dovuta a delle ferite. Le gocce di sangue che cadevano sul terreno gli fecero accapponare la pelle e dovette costringersi a deglutire rumorosamente per reprimere la sensazione di tensione che gli attanagliava il petto.

I vestiti erano insoliti e non sembravano poter appartenere al pirata che aveva conosciuto mesi prima, ma nonostante il sacco che aveva a coprirgli il volto al suo olfatto non poteva non risaltare quel familiare odore di mare.

Gli si chiuse lo stomaco.

«Abbiamo trovato la persona che più si avvicinava alle indicazioni forniteci dal capitano Yun. Se desidera potremmo prima confermare la sua identità con—»

«Non è necessario.» alzò una mano per farlo tacere, prima di girare lo sguardo in direzione dell'omega «Sono sicuro che mio figlio saprà dirci se è lui o meno.» lo aveva già capito, il re, senza il vero bisogno che lo specificasse.

Quando Bogum si avvicinò alla persona tenuta ferma dai suoi uomini, con uno strattone scacciò via quel sacco e subito i capelli corvini – mossi e rovinati dal sangue incrostato e sudore – ricaddero su quel volto. Tra quelle ciocche intravide la forma di quegli occhi e poi il suo viso imbrattato di sangue e imbruttito dalla barba incolta.

Gli tremavano le gambe mentre un nodo doloroso si formò all'altezza della gola per le condizioni in cui Jungkook – non c'erano più dubbi che non fosse lui – era conciato.

«E' stato ritrovato tre giorni fa mentre girava indisturbato in una bottega ai confini, nella cittadina di Guram. Il proprietario ci ha fatto la sua segnalazione e siamo stati in grado di catturarlo.» spiegò «Durante il viaggio è stato molto... vivace» ghignò dando un'occhiata al pirata «Mi sono preso la briga di rimetterlo in riga.»

A quelle parole si voltò in direzione di suo padre solo per vederlo annuire senza un briciolo di risentimento per come il comandante avesse conciato il pirata.

Si accorse troppo tarsi dei suoi occhi lucidi e fu costretto ad abbassare lo sguardo quando suo padre girò la testa nella sua direzione. «Allora Taehyung? E' l'uomo che cercavamo?»

Poteva sentire ancora una volta la pelle bruciare sotto quello sguardo. Era certo che se avesse alzato anche di poco gli occhi avrebbe ritrovato quei pozzi neri intenti a fissarlo come era sempre stato solito fare, anche sulla Esmavros. Non lo fece però, li tenne bassi e impauriti dal poter scorgere quelle emozioni di odio che non avrebbe potuto reggere, e semplicemente deglutì a forzo per non lasciarsi fuggire qualche singhiozzo.

Sentiva il suo bambino agitato, scalciare, come se stesse cercando di dirgli qualcosa ma dovette costringersi a sopprimere quel leggero fastidio e al contrario cercare di nascondere come poteva il suo ventre ormai grande.

«E' lui.» non sollevò lo sguardo nemmeno quando dei grugniti provenienti dal pirata presero ad echeggiare nella sala. Era come se potesse percepire dai suoi ferormoni quanto fosse infuriato e aveva davvero paura di sollevare lo sguardo, timoroso di poter leggere in essi tutto il disprezzo che adesso quel pirata doveva provare nei suoi confronti. Aveva venduto l'uomo che amava per salvare sé stesso e il suo bambino, non riusciva a biasimarsi e al tempo stesso a cambiare pensiero. Nonostante ciò l'idea che Jungkook rimanesse rinchiuso nelle prigioni per fare una fina ancora indefinita, gli faceva stringere ancor di più il cuore.

«Portatelo nelle prigioni nella torre ad ovest. Niente cibo o acqua fino a quando non sarò io a deciderlo.» ordinò e subito, dopo un veloce cenno di Bogum, alcune guardie trascinarono quel corpo privo di forze verso l'uscita della sala. Al tempo stesso Taehyung si portò una mano a coprire la bocca colto improvvisamente da dei conati di vomito, sollevandosi troppo in fretta dal suo trono e rischiando di cadere al suolo se solo una forte e dolorosa presa non l'avesse afferrato in tempo.

«Vostra Altezza, dovreste fare attenzione.» la voce del comandante Park lo ridestò e dovette trattenersi con tutto sé stesso per non rivolgergli uno sguardo furioso «O da ora dovrei chiamarla per nome, non è vero Taehyung? Queste ultime tre settimane sono state molto impegnative, ma adesso che è tutto risolto posso prendermi cura di te.» la mano risalì dal suo avambraccio fino alla spalla che andò a stringere dolorosamente facendogli modificare l'espressione in una dolorante.

Scostò con un veloce gesto quel tocco, ripresosi dall'improvviso capogiro, prima di girarsi a guardare il comandante Park ghignare soddisfatto mentre suo padre, poco più dietro, rimaneva in disparte.

«Non ho bisogno delle cure di nessuno, ho già il mio medico ad assistermi.» schiaffeggiò la mano di Bogum quando la vide provare nuovamente a toccarlo e si assicurò di fargli ben capire che anche se agli occhi di tutti avevano una relazione, tra loro non doveva esserci nemmeno un misero contatto. Adesso non aveva minacce, suo padre aveva scoperto della gravidanza e di tutto ciò che aveva vissuto in quei mesi lontano da palazzo; L'uomo che amava era stato imprigionato e non sapeva nemmeno se sarebbe stato in grado di vederlo se non da lontano, per non parlare di quanto temesse il suo odio adesso che aveva rivelato la sua identità... cosa altro avrebbe potuto andare storto?

Si apprestò a lasciare subito la sala senza attendere che il comandante o suo padre stesso – il quale da quando tutto era iniziato non aveva fatto altro che ignorarlo. Doveva essere molto arrabbiato, non era mai arrivato a tanto, ma ignorarlo persino quando Bogum lo toccava in un modo così lascivo gli sembrava eccessivo, era pur sempre suo figlio no? – potessero fermarlo, uscendo da una delle porte che lo avrebbero condotto velocemente nelle sue stanze.

L'eco di alcuni passi dietro di lui gli fecero intuire che non era solo e che, dall'odore pungente, il comandante Park doveva starlo inseguendo. Sperava di arrivare nella sua camera prima che qualsiasi cosa avrebbe potuto avere luogo – adesso che i corridoi erano vuoti, privi di persone, quell'uomo avrebbe potuto fargli qualunque cosa persino alla luce del giorno – ma le sue speranze divennero vane nel momento stesso in cui il suo polso venne afferrato dalla mano dell'alfa e la sua testa venne sbattuta contro il muro di marmo accanto a loro.

Gemette per il dolore e quando riaprì gli occhi il sorrisino inquietante del comandante gli apparve troppo vicino e ancor più pauroso di quanto una sua mancata espressione avrebbe potuto fare. Perché quelle incurvature stavano a significare solo una cosa: stava tutto procedendo secondo i suoi piani.

«Odio picchiare gli omega, specialmente se con un fastidioso bambino in grembo, per cui non fatemi perdere la pazienza Vostra Altezza.» ridacchiò andando ad afferrare le sue guance con le dita compresse fino a fargli male.

Cercando con tutte le sue forze di spingerlo lontano riuscì per lo meno a liberarsi da quelle fastidiose manacce per poter essere libero nuovamente di parlare. «Se credete che sia ancora quello di un tempo vi sbagliate di grosso. Sono stato per mesi a contatto con dei pirati che mi volevano morto, credete che un solo alfa possa farmi ancora effetto?» sapeva che era pericoloso, specialmente quando era debole e con il suo bambino ancora in grembo, ma non riuscì a trattenersi. Per troppo tempo aveva soppresso quell'odio e adesso che quell'alfa si sentiva in diritto di toccarlo e parlargli come se fosse una bambola da manovrare, era scoppiato. Aveva raggiunto il limite di sopportazione.

«Mi piacerebbe perdere tempo con voi per ricordarvi che io non sono come il bastardo appena imprigionato e che già una volta ho saputo mettervi in riga. Ma questo purtroppo non è il momento adatto.» ridacchiò «Dovreste comunque fare attenzione a come vi ponete nei miei confronti, perché tra le mani ho il potere di ridurre ad un mero scarafaggio quel pirata che tanto avete cercato di nascondere.» il suo tono cambiò man mano che le parole uscivano velenose dalla sua bocca, assumendo un tono più duro e minaccioso.

«Perché ogni volta che mi farete incazzare o mi disubbidirete, mi recherò in quella fottuta torre per sfogare tutta la mia rabbia su quell'essere fino a quando non avrà più forza nemmeno per aprire gli occhi. A quel punto dovreste davvero preoccuparvi...» finì con una risata che lo fece rabbrividire. Sapeva che quelle parole non fossero uno scherzo e che uno come il comandante Bogum sarebbe stato in grado di farlo. D'altronde era riuscito ad ottenere un incarico ed un fidanzamento con il principe, inventare una qualsiasi scusa per poter far del male a Jungkook e al tempo stesso a Taehyung per lui sarebbe stato un gioco da ragazzi.

Minuti di silenzio seguirono dopo quelle ultime parole. Taehyung dovette trattenersi dal parlare per non rischiare di peggiorare la situazione precaria in cui si trovavano entrambi, e al contrario si costrinse ad abbassare la testa per decretare la sua resa, facendo ancora ridere Bogum.

«Bravo, era proprio quello che intendevo.» la sua mano gli circondò il collo con le falangi fredde solo per conficcarne le unghie all'interno della candida pelle per lasciare delle mezzelune arrossate e dolorose. Il biondo dovette persino trattenersi dal lamentarsi per il dolore. «Ma nel frattempo, il vostro sbaglio lo avete già fatto e qualcuno dovrà pagare per questo.»

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