The Omega's Crown|ᴋᴏᴏᴋᴛᴀᴇ

By Swetty_Kookie

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[ᴛʜᴇ ʟᴇɢᴇɴᴅ ᴏғ ʀᴇᴅ ᴛʀᴇᴀsᴜʀᴇ: ᴄᴏᴍᴘʟᴇᴛᴀ] [ᴜɴᴛɪʟ ᴛʜᴇ ᴇɴᴅ ᴏғ ᴛʜᴇ ᴡᴏʀʟᴅ: ɪɴ ᴄᴏʀsᴏ] Da generazioni ormai, nel pacif... More

The Legend of Red Treasure
Prologo
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24- prima parte
Capitolo 24- seconda parte
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31 [Fine Prima Parte]
Until The End Of The World
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47

Capitolo 32

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By Swetty_Kookie

Un manto di stelle ricopriva il cielo in quella notte fredda e spaventosa dove solo il bubolare dei gufi e lo spezzarsi dei rami sotto le zampe degli animali della notte facevano da sottofondo. La luce della luna quella notte non era lì per guidare il suo sentiero, rendendo la foresta meno spaventosa di quanto già non fosse.

Quando alzò lo sguardo con un sospiro una nuvoletta bianca andò a disperdersi nell'aria mentre quegli occhi scuri si assottigliarono per scorgere tra i rami secchi degli alberi sopra la sua testa il mare di stelle che dalla sua stanza sembrava così stupefacente ma che da quella prospettiva non facevano altro che rendere inqueto il suo cuore.

Mandò giù il groppo in gola e strinse le mani sulle redini del cavallo su cui era in sella e che camminava lentamente affondando le zampe nella neve caduta fino a poche ore fa. L'aveva vista scendere per la prima volta nell'inverno del suo regno ma non aveva potuto gioirne come invece era solito fare in età minore. Troppi pensieri gli avevano occupato la mente e troppe emozioni lo avevano costretto a chiudersi nella sua stanza così che potesse cercare per un minimo di calmarsi.

Tutto quello che stava facendo e che stava per fare erano la decisione migliore che potesse prendere, ne era sicuro. Doveva esserne sicuro.

Con un piccolo movimento dei fianchi i talloni toccarono le gambe del cavallo e quest'ultimo riprese la sua camminata ad un ritmo più sostenuto.

Doveva essere quasi giunto a destinazione ma ancora della piccola casa che stava cercando non vi era traccia. E a rendere il tutto ancora più complicato era l'impossibilità di poter accendere una fiaccola e farsi luce nel bosco – non poteva permettersi che qualcuno lo riconoscesse o trovasse – oltre a poter difendersi da un qualsiasi animale.

E se si fossero sbagliate... Non poté fare a meno di pensare ricordando come qualche giorno prima, mentre tornava nella sua camera dopo una passeggiata nel suo giardino aveva scorto da dietro un angolo la servitù intenta a chiacchierare animosamente mentre erano intente a lavare i panni sporchi in una grande bacinella piena di acqua e un rastello. Non aveva potuto fare a meno di ascoltare quei pettegolezzi attratto particolarmente dal fulcro del discorso che era lo stesso motivo per il quale si trovava in mezzo al bosco quella notte.

Prestò attenzione a tutto quello che lo circondava fino a quando non sembrò individuare il suo obbiettivo. Strinse gli occhi per mettere maggiormente a fuoco quelle che sembravano delle luci tenue provenienti da una piccola casa completamente circondata dal bianco della neve e accelerò il l'andamento del suo destriero con in mente adesso una vera destinazione.

Non ci mise molto a raggiungere l'abitazione e dopo un ultimo sguardo generale – solo per accertarsi che non ci fosse nessuno nei paraggi – scese da cavallo legando le redini di quest'ultimo al tronco di un albero poco distante per poi affondare i piedi nella neve e camminare fino l'ingresso di quella casa.

Abbassò il cappuccio del suo mantello per non avere un'aria troppo sospetta e spaventare chiunque si trovasse all'interno e prese a battere i pugni su quella porta annunciando a voce «So che qui si trova una levatrice!» urlò aspettando che qualcuno gli aprisse, al contrario però nessun movimento venne percepito dall'interno. Si mosse attorno alla casa per scorgere dalle finestre qualcuno ma quando fece per fare un altro passo una lama toccò la sua nuca e il suo corpo si paralizzò.

«Siete qui per ordine del regno?» la voce di una donna non troppo giovane ma neanche troppo anziana si espanse nell'aria. L'omega presuppose che quella donna doveva essere la levatrice che stava cercando da tutta la notte.

«No io—» non poteva ammettere quale fosse la sua vera identità ma poteva benissimo intuire che dai suoi abiti sfarzosi fosse difficile non collegarlo al regno. Tra quest'ultimo e le donne come quella dietro di lui – levatrici cacciate dal regno o imprigionate per le loro conoscenze che andavano contro le regole del regno – non correva buon sangue, motivo per il quale in quel momento il biondo avesse un pugnale a premere sulla nuca.

Alzò le mani in segno di resa e abbassò lo sguardo per trattenere la frustrazione. Con un sospiro rassegnato mosse i primi passi per poter girare su sé stesso e mostrare alla donna il suo volto ormai riconoscibile da tutti i suoi cittadini.

Quando i suoi lineamenti e i suoi capelli biondi fecero capolino alla vista della donna, i suoi occhi si sgranarono all'inverosimile e la lama iniziò a tremargli nella mano. «Non sono qui per conto del regno, bensì per qualcosa di personale.»

-

«Sono desolata.» il fuoco caldo del camino scoppiettava mentre, a poca distanza, Taehyung era intento a scaldarsi le mani fredde e arrossate. Lo sguardo era basso e gli occhi pensierosi mentre la donna – un omega di nome Hesul – era intenta a muoversi per la piccola stanza dopo aver riscaldato una bevanda calda da offrire al suo sovrano.

«Non dispiacertene, la tua reazione è stata del tutto comprensibile.» sospirò con un mezzo sorriso quando quest'ultima passò il bicchiere caldo con un leggero inchino e che accettò senza timore.

«Da quando hanno iniziato a darci la caccia è sempre un pericolo, anche se devo ammettere che questa foresta non desta molti sospetti.» spiegò la donna andando a sedersi poco distante dal biondo con la testa bassa e un sorriso forzato «Sono in pochi a conoscere la mia posizione qui, quindi... come mai il futuro si trova qui?» arrivò la fatidica domanda a cui Taehyung temeva maggiormente.

Evitò lo sguardo della giovane e al contrario si soffermò sugli interni della casa. Un piccolo letto sfatto si trovava nella parte più buia della casa mentre il tavolino si trovava al centro di essa, pieno di cianfrusaglie e oggetti di ferro che gli fecero venire i brividi.

«Non sono tenuto a spiegare il tutto, ho abbastanza denaro da comprare il tuo silenzio e il tuo servizio, per cui mi aspetto che non facciate alcuna domanda.» si alzò e posò il bicchiere caldo sul mobile di legno e poi slacciò il suo mantello pesante per farlo cadere al suolo. Si voltò in direzione della donna per osservare i suoi occhietti vispi nella penombra e inghiottì a forzo la saliva bloccatasi in gola.

«So che conosci pratiche per annullare una gravidanza.»

Vide i suoi occhi allargarsi all'inverosimile e la tazza che reggeva nelle mani cadere al suolo rovesciandone il contenuto sul pavimento. Distolse lo sguardo non volendo ancora osservare la sincera espressione di stupore della donna e al contrario respirò forte per cercare di calmare i battiti cardiaci.

Con la coda dell'occhio la vide alzarsi e guardarsi intorno un po' spaesata prima di schiarirsi la gola e ricomporsi. «Ne è sicuro Vostra Altezza?»

«Ho detto che pagherò! Non importa quanto, voglio solo che tu—» si morse il labbro a sangue pur di bloccare le sue parole e la voce tremante che esse scatenavano, prima di stringere le mani a pugno e pronunciare un «Sì, sono sicuro.»

Qualche minuto di silenzio vagò per la stanza prima che ella prendesse a muoversi maggiormente per condurre il principe in una piccola stanza. All'interno di essa c'era una sedia posta al centro e attorno degli scaffali ricolmi di barattoli ognuno contenente qualcosa di diverso.

«So che mi avete chiesto di non fare domande, ma sono costretta a farlo. Devo accertarmi che la vostra non sia solo supposizione, raramente gli omega maschi finiscono gravidi, per cui—»

«Ne sono sicuro io...» boccheggiò prima di riprendere parola nonostante lo spiattellare al vento di quella volta lo ferisse gravemente. «L'alfa che... l'alfa con cui ho consumato ha creato un nodo durante l'atto e non sono sicuro di come si andata a finire*.» i ricordi di quella notte li sentiva ancora vivi sulla pelle. Gli ansimi, gli schiocchi, le loro pelli l'una contro l'altra. Allora non aveva idea cosa significasse quello che fosse successo tra loro ma quando era tornato a palazzo e per sfuggire al dolore si era rintanato in biblioteca per leggere e studiare, aveva trovato quel tomo che gli aveva aperto gli occhi sulla questione posto in uno scaffale in alto. Lo aveva letto e riletto, incredulo di come spiegasse alla perfezione quel fenomeno che poteva avvenire solo per volontà dell'alfa e che aveva portato dentro di sé una terribile conseguenza.

«Inoltre nelle ultime settimane ho nausea mattutina...» concluse imbarazzato.

«E il vostro calore?» domandò irritando l'omega maggiormente ma che dovette trattenersi dal rispondere a tono.

«Il mio calore è instabile e non si è mai presentato in questi ultimi mesi.» si permise di omettere che la prima volta in cui era stato colpito dal calore fosse stato proprio durante il suo rapimento.

«Se permettete, Vostra Altezza, dovrei sapere a quando risale il vostro ultimo rapporto.» in Hesul non vi era il minimo segno di imbarazzo o incertezza, quello era il lavoro che aveva fatto per anni d'altronde e quel particolare risaltò subito agli occhi del principe il quale, abbassando lo sguardo, rispose «Quattro mesi fa.»

Un sospiro frustrato da parte della levatrice gli fece sgranare gli occhi subito preoccupato e quando scorse il suo volto leggermente timoroso il cuore prese a battergli più velocemente.

«Se fosse venuto prima avrebbe potuto cavarsela con una miscela di piante velenose, avrebbe perso il bambino e sarebbe stato male per circa una settimana ma nulla di più. Dopo il terzo mese in grembo c'è già un minuscolo pargoletto e quella miscela vi farebbe solo star male. E' un operazione complicata e dolorosa... potreste morire.»

Il labbro inferiore tremò leggermente a quella consapevolezza. Cercava di non pensare lucidamente da quando aveva appreso che dentro di lui stesse crescendo il frutto di un amore ormai morto a causa delle molteplici difficoltà che lo circondavano; cercava di non pensare che quell'esserino dentro il suo ventre fosse l'unica cosa rimastagli di quell'uomo. Ma insieme a quei pensieri anche la sua reputazione e i suoi doveri verso il regno prendevano la forma di incubi vietandogli il sonno durante la notte e tormentandolo con ansie durante il giorno.

«Non importa, facciamolo!» le mani tremanti si strinsero attorno alla stoffa della manica della levatrice. Erano disperate e alla ricerca di qualcosa o qualcuno a cui appigliarsi.

«Vostra Altezza si calmi.» le mani della donna si posarono calde sulle sue, mentre la sua voce aveva il potere di rilassarlo. Con gentilezza lo ricondusse vicino al fuoco scoppiettante e lo fece accomodare là dove si era seduto qualche minuto prima. «E' una decisione difficile ne sono consapevole, per questo vorrei che ci rifletteste su.»

«Non ho via di scelta, forse non è chiaro.» al contrario il suo tono di voce era velenoso, corrotto da tutto ciò che gli avrebbe vietato di poter gioire dell'esistenza di quel nuovo essere. Se solo suo padre venisse a conoscenza della sua condizione, già precaria nel regno a causa del rapimento che non aveva fatto altro che gettare fango sulla sua figura, per lui sarebbe la fine. Nessuno dei possibili promettenti avrebbe accettato un promesso sposo già macchiato oltre che gravido, e di conseguenza sarebbe stato ripudiato.

Suo padre era gentile, aveva avuto premura della sua salute al ritorno a palazzo, si era accertato che nessuno dei pettegolezzi che vagavano per i corridoi arrivasse alle sue orecchie. Ma chiedergli di accettare un bastardo, il figlio di un pirata, sarebbe stato troppo. Persino il pensiero era impensabile.

Era l'unico a conoscenza della sua condizione, non aveva permesso a nessuno di avvicinarsi al punto tale da accorgersene. Ma sapeva che sarebbe arrivato il momento, prima o poi, in cui qualcuno avrebbe compreso dal suo odore, l'odore di qualcos'altro e doveva evitare che quel momento arrivasse. Era per quel motivo che aveva atteso tanto per arrivare in quel posto.

«Va bene, aspettate qui. Preparerò il necessario e poi procederemo... vorrei solo che scriviate qualcosa per discolparmi nel caso succeda qualcosa.» gli mostrò carta, piuma e inchiostro e poi si richiuse nella stanza che gli aveva appena mostrato lasciandolo solo.

Gli occhi vennero ben presto offuscati dalle lacrime formatesi nei suoi occhi e che caddero pesanti solcando le sue guance. Era stato sicuro della sua scelta fino a poco prima d'entrare in quel posto, quindi perché adesso sentiva i sensi di colpa assalirlo e soffocarlo? Lo stava facendo per sé stesso, aveva appena diciannove anni, come avrebbe mai potuto portare avanti una gravidanza senza un compagno, un marito o qualcuno che lo aiutasse e sostenesse. O almeno era quello di cui si era convinto con il passare del tempo.

Ogni giorno la figura di Jungkook lo tormentava fino a quando, stremato e con il viso imbrattato dalle lacrime non finiva con l'addormentarsi a tarda notte nel suo letto per poi finire col sognarlo. La promessa che aveva giurato di mantenere era quanto di più doloro avesse potuto fare, perché il suo pensiero gli dava forza quando si trovava ad affrontare la più semplice delle difficoltà ma era anche la più dolorosa. Più pensava a quel sorriso sghembo, la sua voce, i suoi occhi... più il ricordo delle grotte crollare su loro stesse tornava a invadergli la mente e a fargli soffrire il cuore.

Ancora poteva sentire nelle orecchie il suono dei massi caduti in mare e poi sulla Esmavros che, paradossalmente era stata la sua prigione ed il suo covo d'amore. Era andato tutto distrutto e con certezza avrebbe potuto dire che in quel caos di esplosioni e frane, nessuno sarebbe stato in grado di sopravvivere. Jungkook lo aveva lasciato andare per metterlo al sicuro, Taehyung invece era stato protagonista di quello che era diventato nell'arco di pochi minuti un cimitero.

Aveva dovuto reprimere qualsiasi emozione, qualsiasi lacrima e tutte le urla di disperazione per la scena a cui aveva dovuto assistere per non destare sospetti agli uomini che l'avevano riportato a casa nel mese successivo. Aveva dovuto mantenere le sue emozioni costrette in una piccola gabbia e solo quando aveva lasciato la superfice per chiudersi nella sua stanza aveva avuto modo di sfogare silenziosamente il suo dolore, accasciato sul terreno con l'unica cosa rimastagli del pirata: la sua giacca. L'aveva stretta a sé, aveva affondato il suo volto nel collo di quest'ultima per sentirne ancora l'odore notte dopo notte. Aveva perso il suo odore però, ed ora era solo un mero oggetto che portava alla mente ricordi troppo dolorosi.

Lasciò che i palmi accarezzassero le sue stesse guance così da poter scacciare via le lacrime per poi rilasciare un lungo sospiro. La mano andò in maniera involontaria a posarsi sul ventre non troppo piatto come invece era solito essere ma neanche troppo gonfio. Era ancora facile da camuffare, qualche vestito più largo, una camicia da notte meno stretta e sembrava quasi che non vi fosse nulla.

Scattò all'improvvisò quando dei botti sulla porta d'ingresso lo spaventarono mentre una voce femminile e il pianto di un neonato si espansero ovattati nell'aria.

Balzò in piedi mentre la levatrice uscì da quella stanza per poter capire la situazione. Guardò prima la porta poi il principe e subito afferrò nuovamente il suo mantello per porgerlo delicatamente al biondo. «Si copra e metta il cappuccio sopra la sua testa, non ci metterò molto.»

L'ansia che qualcuno avrebbe potuto scoprirlo lo fece esitare per qualche secondo dal fermare la levatrice, ma quel pianto continuo lo condizionò al punto tale che finì con l'annuire e fare come gli era stato detto.

«Hesul, grazie al cielo sei qui.» la voce di una donna si espanse non appena la levatrice aprì la porta per lasciarla entrare. «Il mio piccolo Jungsu non fa altro che piangere da questa mattina, non so cosa gli sia preso.» le urla insistenti del bambino crearono uno strano senso di inquietudine all'interno del suo corpo e troppo preoccupato finì con il sollevare di poco lo sguardo per poter osservare la scena di fronte a sé.

Rimase così colpito nell'osservare quella donna con occhi preoccupati solo per il piccolo neonato avvolto in una coperta di pelliccia per ripararlo dal freddo. Muoveva le braccia su e giù nella speranza che si calmasse e sussurrava parole dolci al piccolo come se quest'ultimo avesse potuto comprenderla e calmarsi.

«Quante volte lo hai allattato?» Hesul esperta prese subito a fare domande.

«Non ha cercato latte da questa mattina.» l'espressione così preoccupata della donna era quanto di più doloroso e amorevole avesse mai visto allo stesso tempo. Rimase quasi incantato nel guardarla e non poté fare a meno di immaginare sé stesso con un fagotto delicato e capriccioso tra le braccia. E si sentì completo.

«Prova con questi fiori, hanno un effetto calmante. Se domattina continua torna qui e gli darò un'occhiata, adesso sono occupata...» lasciò la frase in sospeso per poi girarsi a guardare il biondo che, non appena si accorse dei suoi occhi, subito abbassò lo sguardo.

Sentì la porta chiudersi nuovamente e la donna muoversi attorno a lui prima che nel suo campo visivo entrasse una tazza con un miscuglio liquido e maleodorante. «Beva questo per prima cosa. Potrebbe risentire qualche dolore addominale ma dovrebbe permettermi di trovare l'utero con maggior facilità.» afferrò la tazza e guardò dentro di essa come se potesse trovarci qualsiasi cosa all'interno.

«A cosa serve?»

«Distruggere ciò che vi è all'interno.» nel suo tono di voce vi era chiaramente freddezza per la decisione presa dall'omega «Con quegli strumenti poi provvederò a rimuoverlo dall'interno.»

Con mano tremante guardò ancora il contenuto di quella tazza prima di avvicinarlo maggiormente alle sue labbra. Non ci era stato ancora un contatto ma prima che potesse avvenire si fermò. Aveva davvero intenzione di distruggere chiunque ci fosse nel suo ventre? Aveva visto l'amore negli occhi di quella donna, amore che probabilmente non avrebbe mai potuto riprovare perché l'uomo che amava era con tutte le probabilità morto sotto qualche masso, schiacciato insieme a tutto il resto della sua ciurma, lontano da questo mondo.

Voleva davvero sbarazzarsi dell'unica cosa che avrebbe conservato un loro.

Allontanò la tazza quasi scottato e la lasciò cadere sul pavimento. «Non posso.» si portò una mano a coprire la bocca per quanto avesse rischiato davvero grosso prima di alzarsi da quella sedia pronto a scappare via da quel posto con le lacrime nuovamente a imbrattargli il volto.

«Mi dispiace io, non posso— non voglio—» quando si girò a guardare la levatrice un sorriso da parte di ella lo accolse, mentre le sue mani andarono a posarsi sulle braccia del principe come a volerlo calmare.

«Sono felice di questa vostra decisione, anche se vi porterà gravi problemi.» respirò profondamente il biondo annuendo alle parole della donna. Stava davvero per uccidere suo figlio solo perché accecato dalla paura delle conseguenze? Aveva avuto la prova già per la prima volta di quanto le cose più spaventose avessero portato a quanto di più bello potesse mai accadergli e quel piccolo esserino nel suo ventre ne era una prova.

«Per quanto tempo potrò ancora nasconderlo?» chiese con voce tremante lasciandosi cullare da quelle carezze sulla sua schiena.

«Forse un altro mese o qualcosa di più, ma ben presto inizierà a notarsi.» spiegò seria con sguardo dispiaciuto quando notò lo sconforto prendere il sopravvento del giovane principe «Inoltre se doveste circondarvi di alfa il vostro odore risulterà diverso e quindi verrete con molte probabilità scoperto.

Cercò di pensare il più velocemente possibile a cosa mai avrebbe potuto fare in un mese per assicurarsi un futuro con suo figlio e a palazzo ma solo il vuoto invase la sua mente. Era impotente più di quanto avrebbe mai potuto essere e il problema non derivava più unicamente dal pensiero del re – quanto crudele o meno potesse essere – bensì dal popolo. Nessuno avrebbe mai accettato un bastardo come successore al trono, nonostante la sua incoronazione dovesse ancora celebrarsi; tanto meno avrebbe potuto ingannare un possibile promesso sposo, le nozze verrebbero celebrate troppo tardi e sarebbe stato difficile ingannare qualunque persona si sarebbe trovava accanto a lui in quel momento.

L'unica cosa che gli rimaneva da fare era dire la verità con la speranza che suo padre accettasse la sua condizione e con il rischio che mai nessuno avrebbe voluto renderlo suo compagno accettando la presenza di bastardo nato da un pirata.

Tirò fuori la sacca destinata alla levatrice lasciandola sul tavolo con un leggero tonfo.

«Vostra Altezza cosa—»

«Vedi questo denaro come una sorta di ringraziamento e di ricatto al tempo stesso... Non dovrai mai dire a nessuno che sono stato qui o tanto meno la mia condizione attuale. Se non bastano mi assicurerò di ricapitarvene altri e—»

«Sono una levatrice ricercata mio signore, non metterei a rischio me stessa e non farei nulla per ostacolarvi.» la vide sorridere poi con negli occhi uno strano luccichio «Inoltre siete davvero identico a vostra madre.»

Quelle parole gli fecero sgranare gli occhi all'inverosimile e boccheggiare per un secondo. Non ebbe il bisogno di chiedere nulla però perché la donna continuò «Mia madre era la levatrice personale della regina, ho avuto l'onore di assisterla durante il parte e i suoi ultimi momenti di vita.» nella sua mente tornarono le urla di quella notte. Il volto madido della defunta regina era devastato dal dolore e nonostante il dolore e il sangue che non aveva mai smesso di fuoriuscire dal suo corpo, aveva conservato uno dei più bei sorrisi per quel pargoletto che aveva avuto l'onore di tenere in braccio solo per una volta.

«La regina sapeva fosse una gravidanza a rischio a causa della sua salute e come avete fatto voi aveva per un attimo pensato di rinunciare al desiderio di avere un figlio per avere salva la vita. Ma l'amore che provava nei vostri confronti era molto più grande e abbandonò quell'idea nel momento stesso in cui mia madre spiegò di che tipo di operazione si trattasse.»

Non l'avrebbe mai biasimata, prendere una decisione così importante e difficile per un motivo di altrettanta importanza. Taehyung stava per fare lo stesso per molto meno.

«Nonostante avesse cambiato la sua decisione il re scoprì tutto, per questo motivo da allora qualsiasi mezzo di aborto è vietato nel regno.» spiegò infine.

«Io non— non ne avevo idea.» abbassò lo sguardo andando ancora una volta ad accarezzare il ventre. Quella notte aveva rischiato grosso e solo per della mera paura quando sua madre doveva averne avuto molto di più. Se in quel momento si trovava lì era solo perché lei aveva permesso di dare alla sua vita meno importanza rispetto a quella di un essere non ancora nato.

«Verrò a farti visita.» disse infine abbozzando un sorriso di gratitudine a quella donna che, come un'amica gli aveva posto i dubbi che aveva cercato di evitare nei mesi passati lasciandogli prendere in ogni caso la decisione finale. Gli era grato.

Quando uscì da quella casa il buio incombeva ancora ricoperto di stelle sopra la sua testa, ma quella volta aveva qualcosa di diverso, meno pauroso: la speranza di un futuro diverso e felice con colui che gli avrebbe donato nuovamente la felicità.



*per spiegarla in modo gentile, dopo il nodo (capitolo 28 TLORT) Taehyung non sa se Jungkook ha eiaculato dentro di lui o meno.


-
Ok, sono passati due anni aiutoo
Non so perché io stia pubblicando la seconda parte di TOC nonostante mi sia ripromessa di farlo solo dopo averla terminata ma eccomi qui, con sedici capitoli nelle bozze che basteranno probabilmente per qualche mese e un blocco infinito che spero che così facendo si sblocchi un po'.

Se siete arrivati fin qui grazie davvero per avermi aspettato e aver aspettato questa storia. Non sapete quanto vi sia grata per tutto il supporto che avete continuato a darmi in questi ultimi due anni❤️
Fatemi sapere cosa ne pensate e cosa vi aspettate da questo nuovo inizio e vi avviso già, preparate tisanina e fazzoletti che abbiamo appena iniziato🥲

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