Capitolo 19

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Mi sveglio stranamente riposato. Fuori c'è il sole e sono le otto in punto. E' venerdì e trovo varie chiamate perse di Grace e Bree sul telefono. Forse avrei dovuto chiedere scusa a Bree per il mio comportamento da duro. Oggi si lavora solo mezza giornata: il capo è stanco per la serata di ieri e ha deciso di concedere del riposo a tutti. Sono intento a sistemare la mia scrivania quando Sara bussa alla porta, intimidita. Ha lo sguardo spento e sospira prima di entrare.
-'Posso parlarti un attimo? Ti rubo solo pochi minuti.' Dice e la sua voce sembra strana e calma. Dov'è finita la sua sfacciataggine?
-'Ma certo, accomodati.' Dico indicandole una delle poltrone. Indossa dei comodi pantaloni di lino blu chiaro. Abbassa lo sguardo.
-'Io non ce la faccio più..' Dice guardando le sue mani intrecciate.
-'Riguardo a cosa?' Dico alzando lo sguardo per guardarla meglio.
-'A te, a noi. Rodo di gelosia ogni volta che ti vedo con un'altra. Cos'hanno loro che io non ho?' Dice tristemente.
-'Nulla Sara. Sono io che sono fatto male. Non essere triste per me.'
-'Ma io non voglio lasciarti perdere. Io voglio di più.' Dice alzando la voce.
-'Mi dispiace bimba. Io non do di più.' Dico sorridendo, bastardamente.
-'Io..io..' Dice mentre una lacrima le scende. Poi s'alza e se va, chiudendo la porta del mio ufficio. Sara, non posso essere quello per te, ma tu non sarai mai quella giusta per me. Per me, ci voglio solo io, o al massimo Blondie.

Busso a una porta vuota. Grace non è in casa e mi sembra quasi strano non trovarla quando ne ho bisogno. Vado al ristorante fuori casa e ordino da mangiare. Non ricordo da quanto non faccio un pasto decente. Mi concedo del vino bianco e spendo una cifra per un po' di pesce e vino. Quando esco dal ristorante, m'imbatto in Bree. I suoi bei boccoli neri non ci sono più, al loro posto c'è un taglio cortissimo. Indossa pantaloncini neri, con una canotta bianca e converse nere. Per poco non la riconosco, ma le sue labbra martoriate sono come un segno di riconoscimento.
-'Bambina..' Le dico sfiorandole una guancia. Lei si lascia accarezzare. Andiamo a casa mia e Bree è strana e silenziosa. Riesco a reggere il silenzio, ma dopo il terzo bicchiere di vino, la mia pazienza è finita.
-'Cos'hai Bree?' Dico accarezzandole la schiena. Lei si ritrae come se provasse dolore. Allora le alzo la canotta e capisco la sua tristezza: macchie viola e blu coprono gran parte della sua schiena. Lividi spessi segnano la sua pelle e la sua anima. Lei tiene lo sguardo basso, incapace di guardarmi. Non riesco a crederci.
-'Chi ti ha fatto questo?' Riesco a dire, senza riuscire però a nascondere l'orrore e la rabbia per ciò che le era stato inferto. Lei mi guarda, gli occhi pieni di lacrime amare.
-'Ti prego, non essere disgustato da me.. Sono sempre io, la tua Bree' Dice piangendo. M'avvicino e l'abbraccio, passando le dita tra i suoi capelli corti.
-'Bree, non sono disgustato da te, ma da chi ti ha fatto questo.. Chi è stato? Avanti, a me puoi dirlo.' Lei mi guarda ed io ho già capito. E' stato lui, quello stronzo viscido del suo patrigno.
-'Devo andare..' Dico al suo orecchio, posandola sul letto.
-'Dove vai?' chiede con la disperazione nella voce.
-'Dove posso andare? Bree, avanti, cazzo. Non dirmi che posso davvero restare qui senza fare niente!' Ormai non controllo più la voce.
-'No ti prego, no! Resta qui e dimostrami che posso ancora amare dopo tutto questo male. Per favore.' Dice, aspettando il mio rifiuto. Ma come posso rifiutarla? Ah, Bree, tu non sei una principessa ed io non mi avvicino per niente a un cavaliere, ma per oggi, permettimi di essere il tuo eroe. 'Ti amo' mi sussurra ed io mi perdo in lei.

Mi sveglio di soprassalto. Sono le cinque e abbiamo passato il resto del giorno e la notte ad amarci. La sua schiena è nuda e la copro con un lenzuolo. Non riesco a sopportare le sue mani su di lei. Faccio una doccia e mi sbuccio un'arancia mentre aspetto che sorga il sole per andare da quello stronzo. Bree dorme e non me la sento di svegliarla. Le bacio la fronte e vado a casa del patrigno. Busso violentemente la porta, ma non mi apre lui, ma la sua donnaccia, la madre di Bree. Le somiglia molto: capelli neri e occhi castani, ma sono troppo spenti per ricordarmi quelli di Bree. Mi guarda da capo a piedi.
-'E lei chi è?' Dice stringendosi intorno alla vita la vestaglia.
-'Non sono qui per lei. Dov'è quello stronzo?' Dico ad alta voce, affinché mi senta. Ed eccolo che esce dalla porta: basso e tarchiato, si crede d'esser un grand'uomo. Mi guarda con arroganza mentre gli sputo il mio veleno.
-'Non si azzardi a toccare mai più Bree con le sue luride mani! Altrimenti per lei è finita. Si ritroverà con il suo lurido culo sul più squallido marciapiede.' La donna avvampa a queste parole, mentre lui scuote la testa, ridendo in un modo disgustato.
-'Ma chi si crede di essere? E poi che ne sa di quella puttanella di Bree?' Mi sale il sangue alla testa, ma cerco di contenermi.
-'La puttana è la sua donnaccia, che ha abbandonato la figlia per un viscido come lei. Non è altro che un pezzo di merda.' Dico, infiammandomi dentro. Lui sembra stia per rispondere, ma avanza di un passo nella mia direzione e accecato dalla rabbia, lo colpisco in pieno volto. Il suo naso si rompe e la mia mano s'insanguina. La donna lancia un urlo ma non si muove. Gli sputo addosso e prima di andare via guardo la madre di Bree.
-'Si prenda cura di lei.' Dice stringendosi a se. Non merita risposta. Come poteva una madre annullarsi per un uomo?

Quando torno a casa, Bree è intenta a preparare qualcosa in cucina. Ha addosso solo la mia camicia e non è mai stata così bella. Mi sorride quando mi vede ma la sua bella bocca s'imbroncia quando vede le mie mani sporche e la mia espressione spenta.
-'Mi dispiace..' Dice triste, abbracciandomi.
-'No, piccola, non dispiacerti.' Dico baciando le sue lacrime, incapace di dirle che la difenderei da ogni male. Si, signori e signore, vorrei difenderla anche da me stesso.
-'Mi ha detto di prendermi cura di te. E ho intenzione di farlo.' Lei mi guarda come se non capisse poi scoppia in lacrime e il mio cuore si restringe. Magari non ti amerò mai come meriti, ma io non ti lascio.

In serata sono stanco. Ho accompagnato Bree a casa e dopo lo sfogo post-pianto m'è sembrata più felice. Mi sento ispirato così accendo il computer e scrivo. Non sono mai stato bravo a scrivere lettere eppure stasera ho voglia di scriverle: 'Non credevo di potermi prendere cura di qualcuno eppure avresti dovuto vedere come asciugavo le sue lacrime, come carezzavo la sua schiena distrutta. Avresti dovuto vedere la mia accortezza, la mia dolcezza nei suoi confronti. Non c'è stato sesso, ma amore. Ho amato le sue gambe, le sue mani, le sue dita dei piedi. L'ho amata e per la prima volta mi son sentito amato anche io. Tante donne mi hanno amato, ma non come lei, non come te. Lei ha qualcosa di te, forse per questo non so lasciarla andare. Blondie, non so se leggere queste parole ti farà cambiare idea, se mi farà amare di meno o di più ma ti ho scritto per dirti che forse una speranza per me ancora c'è. Per noi non lo so, ma per me, dopo tanto tempo, la vedo.' Clicco su invia senza pensarci troppo e mi dedico alle stelle. Quando ritorno in me, me ne vado a dormire per la prima volta, sogno capelli biondi e mani che si stringono.Il mattino porta con se una nuova consapevolezza. La scoperta di una nuova speranza, sveglia qualcosa in me che credevo d'aver perso.

Oggi è domenica e ho voglia di sorridere. Mi dedico a me: vado dal barbiere, al centro estetico, a fare shopping e a fine giornata sono perfetto. Mi sento bene e ho voglia che pure le mie donne lo notino. Tornato a casa, mi verso un goccio di vino mentre bussano alla porta. E' Grace. E' venuta da me dopo il suo primo spettacolo: negli ultimi tempi s'era data alla recitazione. E' arrabbiata perché non sono andato, ma felice perché stasera sono solo, sono suo. La spoglio sul bancone della cucina e bacio la sua nudità fino a farle sentire le stelle. Mi sveglio confuso e lei non dorme. Mi dice che ultimamente mi pensa spesso e che ogni tanto pure mi sogna. Mi sento lusingato. Sorrido.
-'Ma tu non ami nessuno a parte la bionda?' Dice a mezza voce.
-'No.' Rispondo guardandola.
-'Che peccato.' Dice senza però aggiungere altro.
-'Perché che peccato?' Replico, curioso.
-'Sarei un'ottima fidanzata.' Dice in tono scherzoso rompendo la tensione.
-'Dimostrami allora come saresti una brava fidanzata a letto.' Dico mettendo fine ai suoi pensieri un po' troppo fervidi.

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