Capitolo 5

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Grazie al focoso pomeriggio lavorativo, ero più sereno per il week-end. Chi se lo sarebbe mai aspettato da Sara, la stagista timida? M'aveva proprio sorpreso. Il me più buono, aveva scambiato il suo mito silenzio e suo tiepido rossore, per la caratteristica tipica delle brave ragazze da tenere lontano. Mentre il mio più stronzo, si era solo seduto in un angolo  ad aspettare il momento giusto, per mettere in pratica le sue mosse. Non aveva dovuto attendere molto. Sara era una preda facile e adesso, andare a lavoro, sarebbe stato ancora più divertente. Sorrido al pensiero, mentre mi immetto nel traffico del crepuscolo.Tornato a casa, mi sbuccio un'arancia. Allento il nodo alla mia cravatta, quando vedo sbucare Grace dalla porta, con in mano una copia delle mie chiavi di casa. Indossa un abito nero senza maniche e vertiginosi tacchi a spillo. Si fa teatralmente aria con la mano.
-'Ciao bellissimo' dice sfoderando un luminoso sorriso.
-'Ehm, non si usa più bussare?' Chiedo, preso alla sprovvista, guardandola.
-'Ho detto al portiere che era una questione molto urgente..' Ammette colpevole.Avanza nella mia direzione e mi sfila l'arancia tra le dita. Appoggia una mano sul mio collo, prima di baciarmi con trasporto. Ricambio il bacio, infilandole la lingua in bocca. Quando si stacca, sembra su di giri. La guardo, ma non ho tempo per lei. Stasera ho bisogno di me. Lei nota la mia espressione e il sorriso scompare. S'alza in fretta e se ne va sbattendo la porta, incazzata per non avermi trovato. Ma non sono l'amante di una sola donna ma pretendo che le donne amanti siano solo mie.

E' sabato. Mi alzo più tardi del solito e quando vado in bagno, noto Marta. Ha i capelli raccolti, è senza scarpe mentre si allunga per arrivare ai bordi della mia doccia che sta minuziosamente lavando. Non mi nota. Mi da le spalle e dalla soglia della porta, la visuale è perfetta. La gonna corta, lascia troppo spazio alla mia fervida immaginazione. Mi godo quello spettacolo fino a quando non decido di stuzzicarla. Apro il getto della doccia e lei grida di sorpresa. Adesso la sua divisa è bagnata e completamente trasparente. Non indossa biancheria. Deglutisco, assottigliando lo sguardo.
-'Ti piace lo spettacolo?' Dice facendo una giravolta per farsi ammirare.
-'Molto.' Replico. Lei mi invita ad entrare nella doccia sfilandosi l'uniforme ormai fradicia. Scuoto la testa, incrociando le braccia al petto, appoggiandomi accanto al lavabo difronte. Lei esce in punta di piedi, non lasciando il mio sguardo. L'abito bagnato è incollato alla sua pelle, i capezzoli turgidi premono contro il tessuto sottile ormai fradicio. E' dura rifiutare.Lei si corruccia ed esce dal bagno indignata infilandosi uno dei miei accappatoi. Scoppio a ridere.Quando riappaio in cucina è intenta ad andarsene. Indossa una mia t-shirt e un pantalone della tuta. Recupera la sua borsa.
-'Già te ne vai? La cucina è ancora in disordine.' Mi viene da dire. Lei mi guarda per un attimo infinito. Sbuffa irritata, senza rispondermi, per poi voltarsi e sbattere la porta. Mi passo una mano sul mento ispido, non riuscendo a non trovare ironica la situazione. Come avrebbe spiegato al marito quegli abiti? Marta era sposata da più di due anni e veniva a letto con me già da un paio di mesi. Avevo inserito un annuncio online, in una richiesta di 'offro lavoro' in un sito conosciuto. Non mi erano serviti molti colloqui per capire quale domestica, facesse al mio caso. Mi avevano subito colpito i suoi occhi furbi e il suo seno prosperoso, messo in risalto dal top bianco che indossava. Non fraintendetemi signori e signore della giuria. Cercavo davvero una domestica. Solo che ne cercavo una un po' puttana. E questo non potevo scriverlo nell'annuncio, ma Marta, l'aveva capito ugualmente. Eravamo finiti a letto, dopo la prima settimana. Lei non aveva opposto resistenza. Erano bastai un paio di sguardi infuocati e qualche parola spinta. Mi confessò che era sposata, dopo l'amplesso nella mia vasca da bagno. Ritorno con la mente a quel momento.
-'Ma sai che sono sposata?' Mi dice, asciugandosi i capelli. Io alzo le spalle.
-'Per me non fa differenza. Con te io mi diverto e questo tu lo sai.' Rispondo, duro.
-'Con te scopo, con lui faccio l'amore.' Aveva poi risposto. No Signori, io non metto certo in dubbio le sue parole. Ma lasciatemi dire, che quell'uomoera un babbeo per bersi tutte le sue fandonie. L'amore l'accecava.

Per il resto del fine settimana, non vidi né Grace, né Bree. Io non le avevo cercate, loro non mi avevano cercato. Avevo bisogno di ritrovare me stesso e mi ero dedicato alle stelle per poi finire sbronzo sul divano, cadendo in un sonno senza sogni.

Il lunedì mattina, sono impaziente di andare a lavoro, troppo preso dal mio umore sbarazzino. Magari Sara mi avrebbe sorpreso, magari l'avrei scopata sottovoce, mentre il mio capo non guardava. Scuoto la testa, congratulandomi con me stesso per i miei ambigui pensieri. Il me più stronzo batte le mani in risposta, accendendosi una sigaretta.Mi accomodo alla mia scrivania e appena accendo il computer, il beep del segnale acustico mi scuote e il nome sull'email, risveglia i miei sensi. Julie. Leggo in fretta le sue parole, avido di pensieri sconci. Dice che è matta, che deve smettere di pensarmi ma che tuttavia, il mio nome sembrava una preghiera nelle notti in cui non riusciva a dormire. Sorrido come un coglione davanti allo schermo. Le rispondo di getto, scrivendo di incontrarmi, tenendo a bada i miei ormoni. La mia domanda resta inattesa per il resto del pomeriggio, distraendomi dalla mia stagista. La incontro a fine giornata, in ascensore. Siamo gli ultimi a lasciare l'edificio e siamo soli in quell'abitacolo. Lei mi sorride senza dire nulla e fingo altrettanta indifferenza. Indossa giacca e pantaloni molto aderenti ed io ho voglia. Lei mi guarda e le sfodero un sorriso a trentadue denti. Lei ne rimane abbagliata per un attimo, per poi venirmi addosso. C'è un bacio ma niente di più. Le porte dell'ascensore si aprono e l'attimo finisce. Non ho voglia di portarmela a casa.
-'Buona serata Sara.' Le sussurro chiudendo la porta. Lei sorride forzatamente. Tornato a casa, ho solo voglia di bere. Mi apro una bottiglia di vino e la finisco.Quando sono brillo penso troppo a lei. Lei era così bella. Era bella quando dentro un locale, riusciva a non disperdersi tra la folla, riusciva distinguersi sempre, in ogni situazione. Lei era così donna, mi rendeva così vivo. Era bella con la mia camicia addosso, sotto le mie lenzuola, seduta al mio tavolo, mentre leggeva ad alta voce le parole di un libro.. Era così bella quando sognava, quando di notte ascoltavo il suo respiro tranquillo e mi sentivo in pace con me stesso e con il resto del mondo. Era così bella quando era al mio fianco, quando credeva in questo nostro folle amore, in me e nell'uomo che ero. Era così bella quando mi stringeva ancora la mano e in silenzio mi prometteva il futuro. Così bella che quasi non me ne capacito.

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