22. Fallimento

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Draco non si era minimamente immaginato cosa sarebbe potuto accadere. Voleva solo agire.

Le corde fortunatamente non avevano inciso la pelle troppo a fondo così aveva libertà di movimento.

Si premurò per un breve istante che non fosse solo, voltandosi prima verso la direzione dove ipotizzava potesse trovarsi Harry e poi verso Ron. Lì vide, tutti determinati.

Certo che questa volta non avrebbe potuto fallire, che gli incubi che per mesi lo avevano attanagliato non sarebbero divenuti reali si mosse. Ma Draco si mosse anche perché... Perché aveva vicino lei.

Semplice, era con lei. Lei infondeva coraggio, forza e luce.
E guardandola non si sarebbe detta che il terrore del suo aguzzino avrebbe mai potuto scioccarla, anzi... Le aveva dato carica.

Un attimo prima teneva le mani di Hermione, come a tranquillizzarla e l'attimo dopo si erano lanciati verso Thorfinn.

Qualcuno lanciò un incantesimo di disarmo, visto che la bacchetta volò da una parte all'altra della Sala Grande.
Thorfinn sembrava paralizzato dalla sorpresa e non aveva previsto le mosse di sette ragazzini.

Lui, Harry e Ron si avventarono sul corpo dell'uomo, credendo appunto che la forza fisica fosse la scelta più saggia in quel momento.
Draco cercò di fare pressione con le mani sulle clavicole per cercare di metterlo fuori combattimento; Harry invece scelse di prendergli il polso e usare due dita per imprimere forza. Draco non capì ma si fidò del ragazzo. Immediatamente l'uomo svenne al pavimento.
Ron era stato invece più 'pratico' radunando le corde da lui usate per loro riservandogli la medesima cortesia.
Un cenno e si misero all'opera legandolo in tutti i modi possibili.

Nel mentre le ragazze si erano occupate degli altri presenti. I professori, tutti schiantati erano disseminati per il pavimento e Neville li stava soccorrendo per farli rinvenire. Le più scosse di loro sembravano la Preside e la Professoressa Sprite.
I ragazzini erano fortemente turbati. Due ragazze si tenevano per mano e cercavano di darsi forza.
Ma tutto sommato niente che una buona tazza di te e una bella dormita non avrebbe rimediato.

La minaccia era un'altra.

Hermione aveva radunato le loro bacchette e le stava distribuendo.
Appena le si avvicinò con la sua, lui la strinse a sé, in un goffo abbraccio ma di immensa efficacia.

"Grazie" sussurrò lei.
"Grazie a te" sapendo quanto in realtà aveva sofferto in quelle ore. Glielo si leggeva negli occhi. Lui, il suo incubo si era materializzato in un posto che lei considerava sicuro.
Draco si chiese quanto avrebbe impiegato a scacciare questi nuovi demoni da quelle mura, mura che l'avevano accolta e sostenuta come una casa, una famiglia.
Reduce di questi pensieri, la sua stretta si fece come morsa d'acciaio intorno al corpo della ragazza. Voleva trasmetterle sicurezza, tenero affetto e forza.

"Che ne facciamo di questo avanzo di prigione?" chiese Ron.
"La prigione non basterebbe per espiare tutti i suoi crimini" sputò Harry.
Draco non si poteva che dichiarare d'accordo.
"Dovremo aspettare gli Auror dal ministero" insistette Neville.
"Io dico che dovremo metterlo in sicurezza, per noi e per tutto il corpo studentesco. Magari con l'aiuto dei professori e poi cercare di capire da lui le sue reali intenzioni" disse Hermione.

Silenzio.

Nessuno ribatté, in primis la logica della Riccia era inoppugnabile e poi lei era l'artefice del destino del suo assalitore. A nessun altro spettava quella decisione.
"Io lo avrei torturato a sangue, altroché conversazione civile. Ma la So-Tutto-Io qui sei tu. Mi fido del tuo giudizio" disse Draco a voce alta per dare a intendere a tutti i presenti quale fosse la sua posizione ma che rispettava Hermione.

LET ME BE BETTER || Draco & Hermione {DRAMIONE}Where stories live. Discover now