Prologo 1.1

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Ignaro di cosa stava per andare ad affrontare, la vita di Naskel Tore e quella di altri ragazzi stava venendo decisa a tavolino da un piccolo gruppo di persone, avide e subdole.

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-"E così niente più occhiali?" Mi chiese Lauret, intento ad osservare le nuvole come me.

Eravamo sdraiati su una delle rampe dello "Skate Park" (che non era proprio uno skate park) vicino a casa mia. Era l'ultima settimana d'estate e avevamo deciso di uscire assieme, per una volta senza gli altri nostri amici.

Ci era molto caro quel posto, una buona parte della nostra adolescenza era stata vissuta qui e lo Skate Park ne aveva viste di tutti i colori.

-"Già, a quanto pare la lista d'attesa e diminuita improvvisamente e così settimana scorsa mi hanno operato, ora la mia miopia non è che un lontano ricordo." Risposi mentre mi lasciavo accarezzare dalla leggera brezza che soffiava, per fortuna il caldo non ci aveva impedito di uscire il pomeriggio, cosa che accadeva davvero raramente.

Io e Lauret ci conoscevamo sin da quando avevamo dieci anni circa e ora, sette anni dopo, ci preparavamo mentalmente per il nostro penultimo anno di scuola. L'estate era volata, come sempre, e si avvicinava l'inizio del corso sperimentale alla quale avevamo deciso di partecipare.

Inizialmente avremmo dovuto frequentare per tutta la durate del triennio quella specie di corso, che si sarebbe tenuto in una scuola privata ora non più privata, senza sborsare nulla.

Vennero selezionati diversi studenti, oltre a me e Lauret, tramite test fisici e mentali, non so esattamente il perché di tutti quei test, ma fu parecchio divertente farli...e stressante, ma per fortuna il duro lavoro aveva dato i suoi frutti.

Avvicinai la mano alla faccia e la allontanai, non ero ancora abituato al vedere bene senza occhiali e ogni tanto dovevo controllare che fosse tutto in regola.

Mi misi a sedere e volsi lo sguardo a ciò che ci circondava.

Un parchetto delimitato da una recinzione, con diversi sentierini che partivano dall'entrata alla zona per skaters, che nessuno usava.

Infatti le rampe erano troppo attaccate e con una ripidità inadatta a qualsiasi cosa ci si volesse fare, senza contare che erano abbastanza diverse tra di loro. Per fortuna a rallegrare l'ambiente dallo schifoso grigio anonimo del cemento, c'erano le palme e il prato che si estendeva per tutto il resto del parco. Pochi anni fa, in inverno, ci divertivamo a dare fuoco alle foglie di palme secche cadute e usarle per "combattere". Molto irresponsabile, ma divertente.

Dalla cassa di Lauret usciva musica, una canzone sul tradimento di uno dei nostri rapper preferiti.

"Perdonami i capelli, son di fianco al porta ombrelli

Sul pianerottolo di casa suono gli altri campanelli

E soffro per gli affetti, sì, beh, no, non per i soldi perché

Non so pianger mai per ciò che non può pianger per me

No non era il caso dicono, quasi mettersi in pericolo

Ma lo è molto di più se stare insieme sembra un vincolo

E fin da piccolo cerco svincolo dal vicolo

Le parole che dico tienile strette in un ventricolo

Ehi, boccia per i pesci nella quale affogo

Ogni pettine già usato ha qualche nodo

Più difficile non farlo, ti sussurro d'altro canto

Cerco di essere felice prima che tu mi chieda

GrigiWhere stories live. Discover now