1 ⋆ Hey Little Fighter

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Las Vegas era di certo una delle città più rumorose e piene di vita del mondo, specialmente di notte. Ma, quando tornava a casa, Jonathan Good preferiva tenersi lontano dal caos della capitale del divertimento. Tutto quello di cui aveva bisogno, nei suoi giorni di riposo dai continui tour con la WWE, era stare in tranquillità con se stesso. La vita sulla strada gli piaceva, anzi, a dirla tutta, l'amava profondamente, quasi la venerava. Era quello che aveva sognato di fare da sempre e il suo realizzarsi non poteva che renderlo completo e appagato, ma doveva ammettere, almeno con se stesso, che a volte era stressante essere sempre in giro e non poter mai staccare la spina o prendersi una giornata da dedicare solo a sé e ai propri problemi. A volte, aveva così tante cose da fare, che non riusciva neanche ad ascoltare i suoi stessi pensieri.

Ma c'era un posto che Jon amava visitare sempre, quando tornava a casa. Lo aveva trovato per caso, ma gli era ormai così famigliare da riuscire a farlo sentire a suo agio e a liberarlo da ogni preoccupazione. Quando Jon entrava dentro quel locale piccolo e accogliente, lasciava fuori dalla porta ogni pensiero scomodo e si godeva una semplice serata in compagnia di musica dal vivo, luci soffuse e un bicchiere del suo liquore preferito.

Ed eccezione non aveva fatto quella sera, di ritorno dal tour europeo.

Aveva una settimana libera e, una volta tornato a casa, aveva gettato le valige in un angolo, si era fatto una lunga doccia ristoratrice, era uscito e si era diretto al "The Discordant Note".

L'atmosfera era quella nebbiosa e soffusa di sempre: seduto al bancone del bar, con il solito bicchiere di liquore in mano, Jon si guardò intorno. Il locale non era molto grande e forse era proprio quella caratteristica a renderlo tanto intimo. Essendo un posto che non era in grado di contenere un gran numero di persone, era sempre molto tranquillo e rilassante ed era per questo che lui amava trascorrere lì le sue serate libere. C'erano alcuni tavolini rotondi, occupati da gruppi di ragazzi e ragazze, e un piccolo palcoscenico sul lato destro, sul quale solitamente si esibiva qualche band locale.

Quella sera, tuttavia, il palco era lasciato al libero utilizzo di chiunque volesse esibirsi: serata karaoke, per la gioia di Jon.

Era un tipo che amava la musica dal vivo, ma solo quando questa era di buona qualità o, almeno, orecchiabile. Le ragazze che erano salite ora stavano uccidendo le sue povere orecchie con una versione terribile di "Bad Romance".

Jon sbuffò e buttò giù il contenuto del bicchiere in un solo sorso, facendo poi cenno al barista di riempirlo di nuovo: non potevano chiedergli di assistere a quello scempio e farlo da sobrio!

Certo, avrebbe potuto benissimo andarsene a casa... ma non aveva proprio voglia di tornare nel suo appartamento vuoto, gli faceva venire una sorta di malinconia interna alla quale preferiva proprio non pensare, in quel momento.

Jon non era mai stato un tipo particolarmente socievole o che aveva un cospicuo gruppo di amici: la sua passione per il wrestling lo aveva portato a percorrere strade completamente differenti da quelle che avevano intrapreso i suoi compagni d'infanzia, ed avendo viaggiato da una federazione all'altra, non aveva avuto davvero la possibilità di stringere legami duraturi e solidi. Ora, in WWE, le cose stavano migliorando: Joe e Colby – conosciuti sul ring come Roman Reigns e Seth Rollins – stavano pian piano riempiendo il vuoto che c'era nella sua vita, ma di certo non potevano colmarlo del tutto, e quel gelo che lui sentiva all'interno non riusciva mai ad essere completamente dissipato.

Solo fare wrestling lo aiutava a sentirsi più vivo: salire sul ring, interpretare Dean Ambrose, intrattenere i fans... sì, lui amava tutto quello.

Lui era il wrestling.

Era normale, quindi, che quando tornava a casa, lontano dal ring, lontano dall'azione e dai riflettori... lontano da Dean Ambrose, lui sentisse il gelo tornare a serrargli il cuore.

𝐀𝐧𝐲𝐭𝐡𝐢𝐧𝐠 𝐛𝐮𝐭 𝐎𝐫𝐝𝐢𝐧𝐚𝐫𝐲Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora