Chapter 6.

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[ Song: Let Her Go (Acoustic) — Passenger. ]

ZULEMA's POV.

Mi sono voltata e sono andata lentamente via da quella che era la mia socia, ed anche l'unica persona con cui avevo condiviso realmente qualcosa. Macarena probabilmente era qualcosa per me, ma non sarò mai capace di capire cosa, probabilmente era solo l'abitudine e nient'altro.

Ho preferito non voltarmi o il suo ultimo sguardo sarebbe rimasto impresso nella mia mente e questo è ciò che non voglio.

Cosa siamo realmente io e Macarena Ferreiro? La notte e il giorno; il Sole e la Luna; l'oscurità e la luce; la libertà e la dipendenza.
Siamo come una calamita, che per qualche strano motivo ci continuiamo ad attrarre una verso l'altra fino a finire in un oblio talmente profondo che ormai nessuno delle due potrà uscirne neanche volendo. Nemmeno sparendo l'una dalla vita dell'altra questo sarà possibile, e lei lo sa. Qualcosa ci ha unito e quel qualcosa adesso è anche incapace di allontanarci come noi vorremmo, perché nonostante il nostro continuo respingerci continuiamo ad essere in maniera persistente legate all'altra. Qual è il punto? Che quel qualcosa che ci lega, non sappiamo neanche noi cos'è, ma è talmente forte che ci costringe ogni volta a tornare al punto di partenza, ed odio dirlo ma ogni volta che succede sento di star meglio.

La odio, ti odio.
Ti odio perché quando sto con te mi odio un po' di meno.
Ti odio perché inconsciamente ti ho regalato qualcosa di me che non tornerà mai più indietro.

Siamo destinate ad odiarci ma senza più farlo davvero; e non ho mai capito quando quell'odio e disprezzo tanto forti che provavo sono andati via lasciando spazio a qualcosa di più forte, di più pericoloso che continua a terrorizzarmi.
Siamo due colori contrastanti che insieme formano qualcosa di pazzesco a cui non saremo mai pronte a vedere, perché abbiamo sempre preferito quella benda sugli occhi piuttosto che toglierla. O per meglio dire, che non hai mai voluto togliere.

Hai detto che non sei egoista come me, che non mi avresti lasciato morire per te e mi chiedo se questa sia realmente la verità o un'altra tua menzogna di cui ormai mi nutro giornalmente come fossero pane ed acqua.
Avresti dovuto lasciarmi morire, Macarena.
Avresti dovuto salvare te e il tuo bambino, ricordarti di me come la persona che vi aveva finalmente salvato.
Mi importa, mi importa di te, del tuo bambino, ma non te l'ho mai detto a parole però ho preferito ricorrere ai gesti che hai preferito ignorare, forse per paura.
Probabilmente una piccola parte di me ti odia ancora, ma in maniera diversa, un odio provocato dalla delusione e dalla tristezza che tu stessa hai creato in me.
Mi hai salvato l'unica volta in cui non volevo venir salvata, l'unica volta in cui avevo deciso di restare anziché fuggire.
Sei ancora la mia casa anche se non so più dove ti trovi, con chi sei e come stai, ma so cosa sei per me. Lo so io e lo sai anche tu, ma hai preferito respingere anche le mie parole, le uniche parole in cui c'era solo sincerità e purezza, le uniche parole che io abbia mai detto in cui si intravedeva la luce e non il buio.

Mi scende una lacrima amara fino alle labbra, e continuo il mio viaggio che non è solo mentale ma anche fisico. Sto tornando nell'unico posto in cui non avrei mai pensato di tornare, in cui non avrei mai voluto mettere nuovamente piede perché anche in quel posto sono legati dei ricordi. La fuga in Marocco, l'evasione.

Rimarrò qui, in questa casa che adesso la percepisco diversa rispetto a quella volta. Chissà se anche Macarena la ricorda come la ricordo io; non so perché ma mi sarei aspettata di trovarla qui.

Non ho bisogno delle chiavi, quella casa è disabitata da tempo dopo tutto quello che è successo al suo interno, compresa l'irruzione della polizia. Fortunatamente c'è la corrente, quindi accendo la luce e passo del tempo ad osservarne ogni singolo angolo, come se fosse la prima volta. Faccio qualche passo verso l'interno chiudendo delicatamente la porta alle mie spalle, alzo di poco la nuca verso l'alto per poi abbassare le palpebre e tirare un sospiro. Cerco di sgranchire le gambe e le braccia, la stanchezza non mi ha di certo abbandonata.

Ho i soldi, una casa e una lunga vita da vivere ma di certo non l'avrei lasciata passare in questo modo estremamente noioso. Mi sarei inventata qualcosa, dopotutto non si è mai abbastanza ricchi.

Vado verso la stanza in cui avrei finalmente chiuso occhio trovandomi un letto gigantesco ad aspettarmi. Lo adocchio e mi lascio cadere su quel materasso apparentemente morbido e che effettivamente lo è. Così facendo mi lascio trascinare in un profondo sonno che mi avrebbe di certo rimesso in sesto.

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