capitolo 1

441 9 0
                                    

Quando sei povera in alto quartiere di Chicago, te la spassi.
Trovi tanti di quei ricchi che per avere la coscienza pulita ti fanno avere più agi possibili e talvolta ti permettono anche di uscire con i loro figli stronzetti e viziati.
Ma a vivere nel south side dove sono tutti incasinati,diventi solo una tra i tanti poveracci che la abitano.
Ecco come mi sono ritrovata da essere inviata a festini privati a una misera festicciola dai Gallagher.
Loro forse sono la famiglia di poveracci per eccellenza, sei figli nelle mani di un padre ubriacone e una madre sparita chissà dove.
Non che li conosca molto, ho parlato solo con Debby che troppo euforica mi ha invitato alla loro festa.

Mi fermo di fronte a quella che dovrebbe essere casa loro.
Tasto le tasche e per fortuna trovo una sigaretta.
La accedendo e inizio ad aspirare.
"E tu chi cazzo sei?"
Mi volto, e il mio sguardo incontra quello di un ragazzo moro, con gli occhi verdi e un po' più alto di me.
"Il tuo più terribile incubo" lo prendo per il culo e poi riprendo a fumare come se non ci fosse.
"Ok stronzetta leva il culo da casa mia" continua.
"Ah allora fai parte dei Gallagher"
"Ripeto e tu chi stracazzo sei?" .
Sto per rispondere con "tua madre" quando Debby sbuca fuori dalla porta.
"El, sei arrivata finalmente" dice tutta entusiasta.
"Debby tu conosci questa tipa?" chiede il fratello.
Uno dei tanti.
"Si è mia amica".
"In realtà no, ti conosco da ieri" preciso ma nessuno dei due sembra darmi importanza.
"Lei viene dai quartieri alti, Carl" sussurra la ragazza al fratello.
"Quindi sei ricca?" mi domanda lui.
"No, ero semplicemente una povera in mezzo a un mare di ricchi. Ora sono soltanto una povera in mezzo ad altri poveri"
"E chi ti dice che io sono povero?" mi fissa con un sorriso furbo.
"Guardati, un barbone a New York sprizza più lusso"
È un attimo che la mia sigaretta finisce nelle sue mani.
"Poi mi offri una canna" gli dico prima di seguire Debs e lasciarlo fuori da solo.

Dentro un odorino inebria la casa piccola e affollata.
Appena mi avvicino alla cucina, stranamente vuota, qualcuno mi mette un braccio dietro le spalle.
"Sei sempre così fredda"
"No quando fa caldo mi sciolgo e gocciolo sulla moquette" gli sposto il braccio e mi avvicino al tavolo per prendere una birra.
"Sai non dovresti bere sei una signorina"
Lo trucido con lo sguardo.
Stronzo presuntuoso e maschilista.
"Sai mio caro Carl, mi conosci da meno di dieci minuti e già ti stai procurando un rutto in faccia e un calcio nelle palle. Quindi torna a spacciare con i tuoi amici del ghetto e non rompermi i coglioni"
Dopo pochi secondi le sue mani si spostano sui miei fianchi e mi cingono in vita.
"Sai non sei migliore di me perché sei riuscita ad avere una casa trai ricchi e quindi sembrare meno pezzente di quanto sei. Ma sei tornata qua cara El, tra i morti di fame e non ci uscirai molto presto. Perché chi ci nasce forse riesce ad andar via ma chi ci viene bhe... è fottuta. Però stai tranquilla io non posso fare molto, resterò in questo posto di merda a vita.
Sarò il tuo tormento e chissà magari anche il tuo spacciatore"
Le sue mani  stringono di più e una strana sensazione, che cerco di ignorare, si fa strada in me.
Mi giro, poggiando il mio sedere sul suo ventre.
Gli allaccio le braccia al collo e piano lo accarezzo.
Mi struscio su di lui e appena sento un inizio di erezione avvicino la mia bocca al suo orecchio e... gli faccio uno dei più grandi rutti che abbia mai fatto.
Con la faccia soddisfatta mi allontano mentre mi da della troia e mi mostra il suo amabile dito medio.
Di certo non mi farà regali costosi ma mi divertirò con questo Carl Gallagher.

Sarò il tuo tormento e chissà magari anche il tuo spacciatore. |Carl Gallagher| Where stories live. Discover now