Capitolo Quattro:

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📍Shanghai, Cina

Un altro giorno era iniziato a Shanghai e oltre ad essere l'ultimo che avrei in Cina era anche l'ultimo in compagnia di Max e Alex.

A distanza di nemmeno ventiquattro ore avrei avuto il volo per Londra, dove quattro giorni all'insegna del divertimento e dello studio mi avrebbero aspettata a braccia aperte prima della ripartenza per Baku.

Il sole quel pomeriggio era davvero cocente, nonostante ci fossero solamente 36 gradi l'afa presente non faceva altro che farmi sudare ininterrottamente.
La pit lane era piena di meccanici e gli spalti già stracolmi di tifosi, a distanza di poco più di un'ora si sarebbe tenuta la tanto attesa gara.

Ero molto emozionata, non avevo mai assistito ad una gara di Formula Uno dal vivo e al solo pensiero di passare i restanti mesi estivi girando il mondo proprio per assistere ai Gp mi rendeva estremamente felice.

Mi accomodai su una sedia nel box sedendomi proprio accanto a Max.
"Sembri agitato." gli feci notare ridendo.
"Lo sono, sono sempre agitato prima di una gara."
I suoi occhi si posarono nei miei e non riuscì fare altro che abbracciarlo.
"Non mi farò niente." ghignò lui sapendo quanto io fossi preoccupata ogni volta che uno di loro saliva su quella dannata monoposto.

Alex arrivò verso di noi con tre bottigliette in mano porgendone una a entrambi.
"A che ora hai l'aereo domani?" mi chiese il thailandese sorseggiando un po' di acqua.
"Alle otto, voi quando partite?"
I due ragazzi si guardarono confusi, segno che neanche loro avessero una risposta alla mia domanda.
"Credo anche noi domani mattina, o forse stanotte..." iniziò il biondo.
"A proposito, tu sei sicura di voler andare in Inghilterra? Puoi venire con noi a Monaco così passiamo un po' di tempo insieme senza tutto questo caos."
Ero molto tentata di accettare l'invito di Max, ma quella notte, subito dopo la chiamata, pensai molto alle parole di Alexia e arrivai alla conclusione che avrei dovuto dire tutta la verità a Luke.

"Si, devo proprio tornare a Londra, tanto poi ci rivediamo a Baku." sorrisi, quasi come per nascondere il velo di tristezza che celava in quella frase.

Nei giorni precedenti a quello, vedere i meccanici in preda a degli esaurimenti nervosi era praticamente normale con tutto il lavoro al quale dovevano prestare attenzione, ma durante la domenica di gara ognuno di loro sembrava proprio superarsi.
C'erano persone alle prese con le gomme, altre con il montaggio della vettura e alcune, invece, semplicemente vagano per il box in cerca di qualcosa, la vera domanda era...cosa?

Nella confusione più totale sentì una voce chiamarmi.
"Ivy."
Max era proprio di fronte a me dopo essersi alzato dalla sedia sulla quale era seduto.
Avevo un brutto presentimento, non mi aveva mai chiamata Ivy, sempre e solo "piccola Horner."
Lo guardai un po' stranita e lui mi afferrò delicatamente il braccio portandomi leggermente in disparte rispetto al resto della gente accanto a noi.

"Ieri sera hai detto di non volermi parlare, ma lo sai che se hai bisogno ci sono."
Con la mano mi spostò una ciocca di capelli dietro all'orecchio.
"Ho sentito quello che hai detto alla tua amica e non voglio forzarti a parlare, ma se avessi mai il desiderio di sfogarti non esitare a chiamarmi o a venire da me."


Quasi incapace di parlare lo ringraziai con un abbraccio stringendomi forte a lui, forse per dimenticare tutto quello che mi passava per la mente.
"Grazie Max, te ne parlerò, lo prometto. Solo non adesso, non sono ancora pronta."
Effettivamente era vero, non ero pronta a parlare dell'accaduto con qualcuno e nonostante io avessi legato davvero tanto con Max pensavo fosse un argomento estremamente delicato e intimo.

Lui mi abbracciò un'ultima volta prima di dirigersi verso i meccanici per sistemare la monoposto in vista della gara.

Decisi di fare un giro nel paddok nella speranza di incontrare qualcuno che conoscessi e con il quale potessi passare del tempo libero.

Un cuore in due || Lando NorrisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora