Josuke x Female Reader [Parte 1]

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Richiesta di tuanonnarotta (bel nick).
Il capitolo sarà diviso in due parti, spero che ti piacciano entrambe

Amo andare al ristorante da Tonio, sopratutto dopo una lunga giornata scolastica. I suoi piatti mi aiutano a guarire dall'emicrania e dalla stanchezza. In più essendoci pochi posti posso godermi i suoi manicaretti in santa pace, senza essere disturbata dal mormorio delle persone circostanti.
Anche oggi mi trovo lì e Tonio mi sta raccontando di una nuova spezia che ha scoperto da poco proveniente dal marocco. Non essendo un amante delle cose speziate gli ho già detto che mi fa piacere, ma non penso la proverò mai. Sul suo viso è nato uno dei suoi soliti sorrisi pieni di gentilezza e bontà, e mi ha garantito che non era tanto male. Alla fine ho acconsentito nel provarla, perché come si fa a dire di no a Tonio?
«Meraviglioso!» esclama lui prendendo il piatto, ormai vuoto, della mia prima portata e dirigendosi verso la cucina «Vedrai che ti piacerà molto!» ed eccolo che sparisce tutto contento.

Io scuoto la testa rassegnata nel mentre che mi abbasso per raccogliere la mia cartella adagiata per terra. Nel mentre che aspetto il mio piatto ne approfitto per fare qualche esercizio di algebra. Purtroppo so già che non me ne riuscirà nemmeno mezzo, ma almeno potrò dire di averci provato.
Mentre mi appresto a disporre il necessario sul tavolo, sento la porta del ristorante aprirsi. Naturalmente il mio primo istinto è quello di voltarmi, ma una voce per niente rassicurante mi abbaia contro di non muovermi. Ci sto veramente poco a capire cosa stia succedendo e in un batter d'occhio sono pietrificata al mio posto, incapace di riuscire a respirare. Di solito non mi faccio soggiogare così dall'ansia e dalla paura, ma questa situazione è veramente troppo improvvisa e terrificante, che non so come gestirla.
Qualcosa di freddo improvvisamente preme contro la mia guancia e mi lascio sfuggire un gemito dalla paura.
«Non muoverti o ti faccio fuori» mi minaccia uno, mentre vedo l'altro rapinatore dirigersi con cautela verso la cassa del locale. Tonio probabilmente non si sarà accorto di nulla essendo nella sua cucina... Questo fa sì che il mio terrore aumenti ancora di più e così inizio addirittura a tremare.
Dovrei fare qualcosa? Ma se la facessi questo tizio accanto a me sparerebbe...
«Siamo sicuri che non ci sia nessun altro in questo posto?» chiede l'uomo incappucciato che sta cercando di forzare la cassa.
«Di solito il tizio che lavora qua gestisce da solo il locale e gli affari» risponde il suo complice per poi premere ancora di più la pistola contro la mia guancia «Ci sono altre persone oltre a voi due qua dentro?» mi domanda minaccioso.
Scuoto leggermente la testa, incapace di aprire bocca e dire qualsiasi cosa.
I due si rivolgono uno sguardo di intesa e poi l'altro apre la cassa.
Lentamente il mio sguardo ricade sugli oggetti riposti sul tavolo e quando inquadro il coltello sento una scarica elettrica attraversarmi il corpo. È un'idea così stupida... Però non voglio che rubino nulla a Tonio, in più se cercassi di attirare la sua attenzione urlando mi farebbero fuori in un attimo.
La mia mano inizia a muoversi lentamente verso la mia salvezza, nel mentre che tengo sotto controllo i due rapinatori.
Quando sento il freddo del coltello a contatto con la mia mano trattengo il respiro e lo impugno.
Non ci penso troppo e nemmeno aspetto il momento giusto, semplicemente mi volto di scatto verso il tizio che ho accanto e gli infilzo il coltello nella spalla con tutta la forza che ho in corpo. In un attimo il rapinatore si mette a urlare e toccarsi la zona ferita, nel mentre che io mi alzo dalla sedia e cerco di raggiungere la porta d'ingresso, ma a metà strada l'uomo che stava alla cassa mi punta contro la sua pistola.
«Dove credi di andare brutta stronza?!» sbotta furioso, allontanandosi dalla cassa e cercando di avvicinarsi a me. Improvvisamente comincio a non avere più le forze per reggermi in piedi e la testa girare. Mi sento debole, stanca e le mie gambe indolenzite. Lentamente mi accascio per terra agonizzante e solo allora mi accorgo di essere in una pozza di sangue. Il mio sangue.
Sotto shock comincio a cercare la zona ferita, notando che mi ha colpito alla coscia destra. Il dolore è così forte e insopportabile che mi metto a piangere.
«Ora non puoi più muoverti» commenta l'uomo che mi ha sparato. Con la coda dell'occhio noto che è riuscito a prendere probabilmente tutti i guadagni di Tonio e strizzo gli occhi poggiando la testa contro la parete. Non è servito a nulla quel mio gesto.
«Ohi, ohi, che succede qui?» chiede una voce nuova, facendo sussultare me e i rapinatori.
«Sta fermo moccio-» le parole dell'uomo che mi ha ferita vengono improvvisamente interrotte da un colpo. Rimango spiazzata, non essendo riuscita a vedere nulla che si schiantasse contro il volto di quel malavitoso. Eppure adesso eccolo là, barcollante e con le mani sul naso sanguinante.
«È tutto ok?» chiede il ragazzo alle mie spalle, lo sento avvicinarsi e per questo con le ultime forze rimaste mi fiondo su di lui per proteggerlo dal colpo di pistola dell'altro complice.
Sfortunatamente non riesco a schivare anche quel proiettile, e quindi il colpo va a segno, trapassandomi il braccio.
Mi scappa un urlo e il ragazzo che ho appena protetto prontamente mi trattiene per evitare che cada per terra.
Subito dopo alle mie spalle sento tanti colpi andare a segno, come se qualcuno stesse prendendo a pugni un sacco da box con estrema violenza e cattiveria. Mi chiedo se si tratti di Tonio, ma non essendo in grado di voltarmi rimango tra le braccia del ragazzo che mi ha aiutata, stremata.
«È tutto finito» mormora con dolcezza lui, il ché mi rassicura. A causa della paura non avevo sentito molto il dolore, ma ora sento il braccio e le gambe distrutti.
«Che succede qua?» chiede Tonio, che nel frattempo è entrato nella stanza.
«Tonio chiama la polizia» ordina il ragazzo, che nel mentre mi ha sollevato da terra e mi sta tenendo in braccio. Ora che ci faccio caso la sua voce è confortevole e quasi familiare «Questi due bastardi volevano rapinarti e questa ragazza è finita coinvolt-» le sue parole vengono interrotte dal mio viso che si solleva finalmente per poterlo guardare, al ché entrambi rimaniamo spiazzati.
«T/N-» dice lui confuso.
«Josuke...» mormoro ancora sotto shock da questa scoperta. Ora che so di essere tra le braccia di qualcuno che conosco mi sento stranamente a disagio... E a dire il vero, aver scoperto che queste sono le braccia di Josuke non mi dispiace. Da quel che so lui è il migliore amico di Okuyasu, un mio compagno. Lo trovo parecchio carino, ma non ci ho mai parlato più di tanto, escluse le volte in cui passava dalla nostra classe per chiacchierare con Okuyasu.
Josuke mi fa sedere su una sedia e con calma mi dice «Adesso do un'occhiata alle tue ferite e provvedo a medicarle».
Io rimango in silenzio, sia perché sono imbarazzata, ma anche perché allo stesso tempo sono ancora abbastanza scossa per quello che è accaduto.
Le mani del ragazzo si adagiano sul mio braccio, facendomi sussultare per il dolore, ma dopo nemmeno qualche secondo il braccio sembra essere tornato come prima.
Sgrano gli occhi e lo osservo fare la stessa cosa con la mia gamba. Rimango ancora più sconvolta. Questa giornata sta mettendo a dura prova la mia sanità mentale.

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