Come ti senti?» chiese la vampira, incerta e preoccupata.
«Sto bene» rispose Arianna. Stava cominciando ad avere dei dubbi lei stessa sulla sua natura.
«Lo sapevo» disse il diavolo, sicuro di sé.

Arianna posò la tazza vuota nel lavello della cucina e i suoi pensieri iniziarono a sfrecciare. Aveva sempre vissuto nel mondo umano, non aveva mai prima d'ora messo in discussione il fatto che fosse umana. Per tutta la vita non aveva nemmeno mai pensato che gli esseri sovrannaturali fossero reali. Inoltre, fino a pochi giorni prima era convinta che a questo punto sarebbe già morta, e invece era lì, viva, a mangiare cibo dei diavoli e bere sangue e il suo corpo non respingeva nessuno dei due. Iniziava a pensare che Oray avesse ragione, era possibile che fosse come loro? Il diavolo e la vampira erano sicuri che un umano non sarebbe mai riuscito a mangiare e bere quel cibo e quel sangue senza stare male e lei invece stava benissimo, la faceva sentire come se avesse appena mangiato una porzione di cibo normale. D'altra parte però, lei non aveva ali, corna, occhi rossi o canini appuntiti e quelle erano cose che si potevano nascondere solo con il profumo mimetizzante. Inoltre, era certa che i suoi genitori fossero umani, e non era stata adottata, era impossibile che due umani concepissero una figlia che non lo era. Ma allora che cos'era lei? Solo un'umana dallo stomaco molto forte? Ma in quel caso come avrebbe fatto a conoscere quella strana lingua e a percepire il sangue senza vederlo? Non ne aveva la più pallida idea.


Quella sera quando Arianna andò a letto non aveva nessuna voglia di dormire. Non le capitava da molto tempo: di solito dormire significava poter staccare per un po' da un'esistenza che voleva solo che finisse. Ma ora quell'esistenza aveva preso una piega strana e inimmaginabile e, prima di porvi fine, aveva bisogno di risposte. Forse aveva un motivo per vivere almeno per un altro po'. E, forse, non era l'unico, perché aveva trovato anche qualcuno che era gentile con lei: Laila. Non sapeva se il secondo fosse un motivo sufficiente per continuare a vivere dopo che avrebbe scoperto la verità, probabilmente no, ma d'altronde lei non era mai stata brava ad avere una visione del futuro in cui sopravvivesse. A volte si chiedeva come le altre persone facessero ad immaginarsi nel futuro con un viso rugoso e una vita quasi al termine ma vissuta per bene, anziani e soddisfatti si ciò che avevano fatto. Poi, un pensiero le sfrecciò nella mente: le creature sovrannaturali invecchiavano come gli umani? Laila sarebbe invecchiata? La morte l'avrebbe raggiunta nei prossimi settant'anni? La vampira avrebbe visitato la tomba di Arianna con il viso pieno di rughe e i canini consumati dal tempo? O sarebbe vissuta per sempre, così come tutte le storie sui vampiri dicono, e avrebbe visitato la sua tomba con la pelle scura ma cadaverica priva di rughe e ancora intrisa della sua attuale bellezza e i canini ancora aguzzi e senza segni del tempo? O forse, in nessuno dei due casi avrebbe visitato la sua tomba, forse la sua gentilezza non era altro che buona educazione e nient'altro. E forse Arianna stava pensando troppo. Pensava sempre troppo.
La ragazza posò gli occhi sulle foto appese al muro, le stesse che aveva notato quando era entrata lì per la prima volta non molto tempo prima: Laila con degli amici, Laila con Oray, Laila con quell'amica umana che, in realtà, era la fidanzata di cui aveva parlato. La vampira sembrava avere una vita quasi perfetta, pur vivendo con Oray ed essendo nata in un regno dalle regole estremamente ingiuste. Sembrava così... felice. Arianna avrebbe voluto chiederle come faceva, ma non ne aveva il coraggio. Non aveva il coraggio di fare un sacco di cose e si odiava per questo. Gli occhi della ragazza si fecero umidi e lei non cercò di trattenere il pianto. Le calde lacrime fuoriuscirono dai suoi occhi grigi e le rigarono le guance, scendendo sino alle labbra e facendole sentire il loro sapore salato quando la bocca si aprì e ne uscì fuori un singhiozzo. Si alzò per mettersi seduta e sollevò il morbido cuscino, per poi abbracciarlo e premerlo contro la bocca, in modo da bloccare altri singhiozzi. Dove prima c'era il cuscino notò una vecchia foto che non riusciva a mettere a fuoco a causa delle lacrime che le annebbiavano la vista. Decise che ci avrebbe pensato più tardi, quando si sarebbe calmata. Continuò a premere il cuscino sulle labbra, aveva lo stesso profumo di Laila e questo la confortò un po'.

La Profezia Delle GemelleWhere stories live. Discover now