Tra le braccia della morte

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-Scusa- dissi. L'atmosfera intorno a noi prese la via della pesantezza e presto avvertii un senso di asfissia accerchiarmi.

In un certo senso riuscivo a comprendere Thomas, voleva sapere il nome del fratello di Nick, avrei voluto saperlo anche io. Lessi sul suo volto il chiaro desiderio di voler avere un fratello e mi sentii ancora una volta in colpa quando capii che non poteva essere lui quel fratello. Nick era di nazionalità differente e per di più non avevano niente in comune. Dal momento in cui ricordai ciò che Nick mi aveva chiesto di fare, cominciai a guardare le somiglianze tra lui e ogni ragazzo della Radura.

Non ricordavo il nome di suo fratello, ma lo avrei riconosciuto se solo mi fossi impegnata un po'.

Mi sentii responsabile del disagio di Thomas, se avessi tenuto la bocca chiusa con Minho, ora nessuno si sarebbe fatto illusioni. Invece...

I minuti successivi si trascinarono a fatica e sembrarono non passare mai. Non sapevo esattamente da quanto tempo Minho e Alby fossero entrati nel labirinto, ma sembrò un'eternità.

Mi strinsi nelle spalle e schivai lo sguardo di Newt che già da qualche tempo cercava di incontrare il mio.

-Ti deciderai mai a far uscire delle parole da quella caspio di bocca oppure no?- brontolò il ragazzo biondo dopo una serie di continui sbuffi che aumentavano sempre più di intensità.

-Ok, che cosa volete che vi dica?- chiesi e subito gli occhi di Thomas si accesero dalla curiosità. Si tirò su drizzando la schiena, ma non appena Newt pose una domanda precedendolo, vidi lo sconforto mandarlo al tappeto. Il suo sguardo ondeggiò a destra e sinistra fin quando non si arrese e ascoltò la domanda dell'amico.

-Quei trasmettitori che hai detto abbiamo in testa, sono loro a manipolare le nostre menti?- Il ragazzo alzò il pugno chiuso alla testa e con le nocche diede due o tre colpi leggeri, come per capire se ci fossero davvero dei piccoli trasmettitori in grado di controllarlo, che come pulci vagavano per il suo cervello.
-Si, agiscono tramite il nostro subconscio.- dissi e non feci in tempo a dire altro che arrivò subito un'altra domanda, questa volta da Thomas che sembrò felice di essere riuscito a prendere parte nella conversazione.
-E la morte... come funziona? Se niente qui è reale allora tutti i ragazzi che sono morti...- Si strinse nelle spalle poi continuò. -Dove sono finiti?-
Mi presi qualche minuto per rispondere malgrado la facilità di quella domanda.
-Qui le cose funzionano così... se credi una cosa allora accade.- risposi con rammarico.
-Che cosa sarebbe questo il paese dei balocchi? Esprimi un desiderio e quello si avvera?- scherzò Newt, fu l'unico a ridere.
Ritrovato il silenzio ripresi a parlare.
-Intendo dire che se credi di morire perché pensi che sia tutto reale allora i trasmettitori ti faranno morire friggendoti il cervello.- Non so come ma finii per alzare il tono della voce. La crudeltà che misi in quelle parole mi fece rabbrividire.
Sentii Newt deglutire e vidi il sorriso che poco prima aveva sulle labbra, trasformarsi in una riga dritta.
Thomas parlò ancora, mi sorprese vederlo tranquillo. Ciò che avevo detto fino a quel momento non sembrò spaventarlo o almeno era tanto bravo dal non farlo notare.
-Quindi come pensi che dovremmo fare ad uscire da questo posto?- Si spostò sul bordo del letto posizionando i gomiti sulle ginocchia e mi guardò.
-La via di uscita è credere che sia tutto frutto della nostra immaginazione, solo così ne usciremo sani e salvi.- dissi guardando oltre la piccola finestra del dormitorio la porta a sud che dava accesso al labirinto.
Stavo rivelando sempre più informazioni a quei ragazzi e man mano che andavo avanti, sentivo il carico delle responsabilità alleggerirsi sempre di più. Mi sentii sollevata ed euforica allo stesso tempo.
-E i ricordi? Torneremo mai ad averli?- chiese Newt che già da un po' si era abbandonato al silenzio.
Gli feci un cenno con il capo e lui sembrò sorridere.
-Si, una volta usciti da qui dovrebbero tornare.- Sui loro volti si dipinse un'espressione mista tra felicità e struggimento.
Fui felice che la raffica di domande si fosse placata, non avevo più molta voglia di sforzarmi a pensare o di parlare. La testa mi faceva male e pulsava con talmente tanta forza che iniziai a pensare che prima o poi il cervello mi fosse schizzato fuori.

The Maze Runner - L'IniziazioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora