17|Missione (parte 1)

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Bryn, che aveva sentito la domanda del ragazzo, si intromise nella conversazione. «Era  il miglior soldato di Slave. Era l'Élite perfetto, dedito ciecamente alla causa. Era l'unico in grado di tenere testa a Lidia e a Scorpione in un combattimento. A quanto raccontano, sembrava una vera e propria macchina da guerra. Ma dopo una missione, qualcosa in lui cambiò. Iniziò ad avere dei dubbi su Mr. Slave e dopo poco tempo riuscì a fuggire. Era sveglio, intelligente, non mi stupisce che ci sia riuscito. Ma cos'è che ha portato la persona più fedele di Slave a tradirlo?»

«É un bel mistero» si intromise Andrew, ammiccando a Bryn.

«Secondo me non ha senso» rifletté Silvia. «Sarebbe potuto diventare un generale dell'esercito personale di Slave una volta compiuti i diciott'anni, e lui c'era molto vicino...»

«Lo sapremo quando lo interrogheremo di persona dopo averlo catturato» disse Olivia, mostrando un sorrisetto malizioso.

Mi accorsi solo in quel momento che Oliver non aveva aperto bocca da quella mattina.
Il suo sguardo era completamente vuoto, privo di emozioni, ed era seduto da solo nel sedile più in fondo all'elicottero.
Ascoltava le discussioni e osservava attentamente ogni movimento che facevano, ma non osava dire alcuna parola.

Sembrava posseduto da qualche entità, ma non ebbi il coraggio di chiederglielo e nemmeno di parlargli.
Forse voleva stare da solo per avere un po' di pace... ma non era da Oliver.

Anche Bryn se n'era accorta, ma, per non spezzare lo spirito che si era creato con il discorso, aveva preferito non accennare nulla e restare a vedere cosa sarebbe successo. Sembrava che sapesse qualcosa, ma non avesse il coraggio di dirlo.

L'elicottero smise di avanzare e iniziò a discendere su una pista circolare con una grande H bianca in mezzo.

Dopo che le eliche rallentarono abbastanza da permetterci di uscire senza venire sbalzati fuori dalla potenza dell'aria, uscimmo dall'elicottero e ci ritrovammo all'aeroporto.

Davanti a noi c'era un'enorme struttura di vetro e ferro che doveva essere il posto in cui le persone aspettavano e si imbarcavano negli aerei e poco più sopra riuscii a scorgere l'immagine di una bandiera. Era tutta rossa con una croce bianca in mezzo. Non ero molto brava in geografia, ma quella mi sembrava la bandiera della Svizzera.

Purtroppo non potei guardarmi molto intorno perché fui costretta a salire su un jet privato dalle dimensioni notevoli. Sembrava un Gulfstream G650, uno di quelli che solo i multimiliardari come Bill Gates potevano permettersi.
Il direttore aveva veramente tutti quei soldi?! 

Appena entrai nel jet riuscii a sentire l'aura del lusso provenire da ogni cosa ci fosse là dentro. C'erano poltrone di pelle nera disposte dietro a dei tavolini per mangiare, mentre più in fondo vi era un lungo divano e dalla parte opposta c'era uno scaffale con un televisore gigantesco.

In quel momento mi accorsi di quante cose la maggior parte della popolazione mondiale non poteva vedere e non poteva godere.
Mi sembrava così ingiusto, ma se il mondo era fatto così non potevo mica cambiarlo.

Mi accomodai su una poltrona di fronte a Bryn e di fianco a Thomas e, quando l'aereo fu ormai decollato, facemmo colazione con quello che ci era stato dato: delle fette biscottate con della crema di nocciole o della marmellata, delle brioche ripiene e non, biscotti, cereali, succo, latte, tè e tante altre cose che mi sarei sognata di mangiare perfino a casa mia.

Là ero abituata a bere una bella tazza di latte con dei cereali, mentre in quel velivolo potevo assaggiare di tutto e di più e credetemi se tutto ciò che assaggiai era degno delle papille gustative di un re.

«Dopo aver portato a termine la missione con successo, credi che il direttore ci premierà con qualcosa di speciale o con le solite promesse per il futuro?» chiese Thomas a Bryn, sistemandosi la sciabola vicino al sedile.

«Non saprei, forse è più probabile la seconda opzione»

«Dannazione! Lo sapevo!»

Diedi un'altra occhiata ad Oliver e lo vidi da solo sul divano a fissare intensamente lo schermo del televisore che stava proiettando un film appena uscito al cinema di cui avevo visto il trailer un mese prima di essere stata rapita.

Non riuscii a contenermi e chiesi sottovoce a Bryn cosa gli fosse successo.
Il suo sguardo si rabbuiò istantaneamente, ma nonostante ciò mi rispose che era stato punito dal direttore per aver cospirato contro di me, una sua stessa compagna. Non sapeva che genere di punizione gli aveva dato, ma era stata talmente pesante che Oliver si era completamente svuotato dei suoi sentimenti e forse persino della ragione.
Da tempo il direttore stava mettendo appunto un siero del controllo e probabilmente aveva colto l'occasione per provarlo su Oliver, ma quella era solo la teoria di Bryn e non potevamo sapere se fosse vero o meno quello che pensavamo.

Dopo un'ora e mezza di viaggio, il jet si fermò e potemmo finalmente mettere il piede sul suolo d'Inghilterra. 

La prima persona che vedemmo, però, era uno strano signore mingherlino con la faccia coperta da cicatrici e un lungo camice bianco. Lo avrei scambiato facilmente per un supercattivo dei film se non avesse avuto lo stemma dell'Accademia e una borsetta per il pronto soccorso in mano.

«Benvenuti a Londra» ci disse con una voce roca e maliziosa. «Io sono il dottor Spritze, alleato del signor Slave, e ho il compito di spiegarvi dove e come terremo un'imboscata al traditore»

L'AccademiaWhere stories live. Discover now