Shirley abbozzò un sorriso. «Vuoi che me la prenda con te? Bene, ma sappi che non avrò alcuna pietà»

Balzò su Marta, provando a stortarle il braccio. L'altra assecondò i suoi movimenti, afferrò Shirley e la ribaltò facendole fare una capriola in aria. 
Si sentì un botto, era il corpo della ragazza che sbatteva sul pavimento. 

«Arrenditi!» urlò Marta tornando in posizione di difesa. 

La capogruppo si rialzò. La schiena le faceva male, così come ogni muscolo del corpo. Quella bambina doveva averle toccato qualche punto di pressione perché faceva fatica a muovere le gambe e le braccia. I suoi movimenti erano più lenti e richiedevano più energie del dovuto. 

Tutto intorno a lei c'erano gli sguardi divertiti degli studenti. Stavano ridendo di lei, lei, la loro regina che veniva derisa da tutti. Era inammissibile. Non poteva perdere in quel modo, doveva dare una lezione esemplare a quella bambina e all'amica della sua più grande nemica. Doveva distruggerle entrambe, per sempre. 

Estrasse dalla tasca un coltellino e lo aprì. La lama era smussata, non aveva trovato nulla con cui affilarla, ma andava bene così, avrebbe fatto più male e voleva vederle soffrire.

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In quel momento io ero seduta sulle scale insieme a Thomas.
Analizzavo il registratore pensando a come usarlo per incastrare Shirley. Thomas invece, da come mi guardava, sembrava avere tutt'altri pensieri. 

Fummo interrotti dall'arrivo improvviso di Martin. Agitava le braccia come un forsennato e il suo respiro pesante si sentiva da metri e metri di distanza.

«Giulia!» urlò. «Abbiamo bisogno di te e degli Élite! C'è una rissa in corso e... e... e Eleonora è in pericolo!»

Mille campanelli d'allarme mi partirono in testa. Lasciai il registratore a Thomas, che corse a chiamare gli altri Élite, e seguii Martin fino a un corridoio gremito di studenti. 
Sentivo risate, urla, gente che scommetteva. 
Le guardie se ne stavano immobili in un angolo, sorridendo divertite. 

"Se non c'è giustizia in questo posto, la farò io" promisi. "Combatterò per chi amo. Combatterò per Eleonora"

Appena sentii il nome della mia amica scattai in piedi e, senza nemmeno ringraziare Martin, corsi verso il corridoio da cui provenivano le risate e le urla.

Nessuna guardia si era precipitata sul posto. Era sabato, ma comunque avrebbero dovuto farlo. Che fossero impegnate in qualche altra attività più importante?

La folla si aprì lasciandomi passare e raggiunsi Shirley prima che potesse fare del male a Marta. 
Saltai su di lei, buttandola a terra, e le strappai di mano il coltellino.

«Che cosa avevi in mente?» urlai per contrastare le voci degli spettatori.

Sul suo volto si fece strada un ghigno. «Farti soffrire mi sembra un modo più che giusto per punirti. Sei una traditrice, cospiri sotto il naso di Slave e approfitti della sua bontà. Sei marcia, Giulia, marcia da morire»

«Senti chi parla»

Diedi una rapida occhiata alla situazione. Marta stava medicando Eleonora, tenendo attaccate le due dita ferite. Non si era fatta nulla di irreparabile, per fortuna. 
Trattenni Shirley durante il suo tentativo di liberarsi.

«Lasciami!»

«Io non prendo ordini da te» sibilai. «Li prendo solo da Mr. Slave e sono fedele a lui, lo sarò sempre»

Da come mi guardò Eleonora, quella frase dovette averle spezzato il cuore. Lei pensava che avevo infranto la nostra promessa. Non era così, ma non potevo di certo dirglielo. Doveva credere che la mia fedeltà al direttore fosse vera. Era l'unico modo per salvare tutti e scagionarmi dalle accuse di Shirley. 

«Basta con questa farsa, io so il tuo segreto» disse. E io ebbi paura, una paura tremenda. «Sei più marcia di quello che sembri. Non hai cuore, ne hai meno di me se pensi di fuggire e tradire tutti quanti»

«Io non lo penso. Io sono fedele a Mr. Slave» ribattei. 

«Non ti credo»

«L'ho giurato! Ho fatto un giuramento e lo rispetterò anche a costo di morire!»

Le mie parole ferivano Eleonora. Avrei voluto lasciar perdere tutto e abbracciarla. Avrei voluto dirle tutta la verità, spiegarle il perché di ogni mia scelta passata, presente e futura, ma ero vincolata.

Stupida me. 

«Questo non basterà come prova contro le tue accuse» sibilò Shirley.

Riuscì a liberarsi dalla mia presa, sfruttando la mia distrazione. 
Ribaltò la situazione. Ora era lei a sovrastarmi, con il coltello in mano e lo sguardo crudele di chi brama vendetta.

«Non basterà mai»

Calò il coltello. Ma non arrivò mai a destinazione. 
Eleonora le aveva tirato un pugno in faccia, buttandola a terra. 

«Sarà pure marcia dentro» disse, spezzandomi il cuore. «Ma almeno non è così codarda da fare una mossa simile»

Me lo meritavo. Non le avevo dato alcun motivo per fidarsi di me e avevo confermato le sue paure. Per lei, io non ero altro che il nuovo burattino di Mr. Slave, ma per me, lei era un'amica insostituibile. 

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