Cap. IV Fino alla morte - Parte II

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Jorge mi guardò all'apice della soddisfazione quando gli porsi la dichiarazione firmata con cui affermavo di essere disposta a prendere Blue come mio Animus.

– È la scelta giusta, Shanti – gongolò, prendendo il foglio per poi passarlo a Magdalena, che si affrettò a infilarlo nella macchina fotocopiatrice. – I Danzatori del Sangue sono troppo rari perché tu possa startene con le mani in mano, soprattutto adesso che le infestazioni degli Speculi sembrano essersi intensificate. Là fuori c'è gente che ha bisogno di te... e di Blue!

Guardai la sua giacca elegante di tweed verde scuro e il panciotto che s'intravedeva al di sotto, di un verde un po' più acceso. – Lo sai, Jorge, che non è la festa di San Patrizio e che non siamo in Irlanda, vero? – gli domandai, asciutta.

– Non capisco che vuoi dire, – replicò l'uomo, sistemandosi il collo della giacca, – ma non mi è sfuggito il tuo tono ironico.

Io feci girare la seduta della mia poltroncina a destra e a sinistra. Da piccola avevo avuto uno sgabello girevole dall'altezza regolabile e avevo passato ore a girare su me stessa ridendo da sola.

Se avessi potuto farlo ancora senza sembrare stupida o infantile, lo avrei fatto.

Magdalena mi si avvicinò per porgermi la copia della dichiarazione, poi andò in fondo alla stanza per stringere la mano a Blue. – Congratulazioni! Adesso sarai un vero messaggero!

Lui annuì sbattendo le palpebre quando la donna gli scompigliò i capelli con una carezza grossolana sulla testa. Mi aspettai quasi che gli spuntassero la coda e le orecchie e che iniziasse a farle le feste. In fondo il collare già lo aveva: indossava l'orribile accessorio che avevo visto nella sua valigia il giorno in cui lo avevo portato al mio appartamento. Quello con la catenella di metallo collegata al bracciale di pelle nera.

Quando avevo visto che lo allacciava mi era venuta la pelle d'oca. – Togli quell'affare, per l'amor di Dio! – avevo esclamato. – Ti concedo al massimo di tenere il bracciale.

Lui mi aveva guardata con aria innocente. – "Per l'amor di Dio" o per te? – aveva chiesto. – Devo interpretarlo come un ordine?

Ero rimasta per un attimo senza parole. Avevo provato qualcosa di simile al disagio nel pensare che potessi privarlo di un accessorio che, chissà perché, gli piaceva. O almeno non gli dispiaceva.

– Ma no, non importa – avevo capitolato. – Indossa quello che ti pare!

Tuttavia avevo formulato il maligno piano di far sparire dalla sua valigia quella robaccia alla prima occasione.

Dopo aver dedicato un'occhiata scettica al quadretto offerto da Blue e da Magdalena, mi protesi verso Jorge e abbassando la voce gli dissi: – In via ufficiosa, Jorge... Il comportamento di Blue non è stato segnalato?

Lui inarcò un sopracciglio. – Segnalato?

Feci scorrere la poltroncina sulle rotelle per avvicinarmi alla scrivania dell'impiegato il più possibile e il piano del tavolo mi si conficcò quasi nello sterno. – Ha ferito degli umani, all'ospedale. Un Animus non dovrebbe...

– In via ufficiosa, Shanti, – m'interruppe l'uomo, allungandosi sulla scrivania verso di me, – il tuo Animus era sovraeccitato: si era appena scontrato con uno Speculo e la sua Danzatrice gli aveva sottratto in modo troppo rapido e brusco il nutrimento al momento di trasformarsi di nuovo... Qualche piccolo malfunzionamento era da prevedere.

La mia bocca formò un cerchio mentre la fronte si corrugava. – Stai dicendo che è colpa mia? – D'un tratto mi sembrò di rivivere il passato e non fu piacevole.

– Ovviamente no, che diavolo! – rispose lui in tono accomodante. – Non sei più sotto inchiesta, ci mancherebbe! Ma in futuro dovrai fare più attenzione: come hai già sottolineato più volte, gli Animus maschi sono più difficili da gestire. Tieni il tuo randagio al guinzaglio o come sua proprietaria avrai sempre una parte di colpa per i pasticci che combinerà.

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