Capitolo Ventisettesimo

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Il capo famiglia si alzò in ogni caso insieme alla moglie e rivolse ai due novelli sposi un cenno di saluto. Deming si inchinò e Yifan fece lo stesso, poi i due scesero con cura dalla veranda e si diressero nel pieno del giardino. I fiori crescevano rigogliosi fra le aiuole e gli alberi erano carichi di frutta matura. Quel luogo sembrava aver ricominciato a splendere, ma Deming continuava a sentirsi oppresso. Per l'appunto non parlò finché non salì sul palanchino, sedendo al fianco di Yifan.

Sua moglie si voltò a guardarlo e gli posò una mano sulla coscia, coperta da una veste arancione che scivolava placida fino alle caviglie. «Tuo padre non migliora, non c'è bisogno di tenermelo nascosto.»

Deming posò una mano sopra la sua e lasciò che le loro dita si intrecciassero. «Hai troppe preoccupazioni, non affaticarti. Mio padre è un uomo anziano.»

«C'è un motivo se non lo inviti mai alle cene del mio clan» Yifan schioccò la lingua sotto il palato prima di gemere, a causa di un calcio. Deming soffocò una risata e le accarezzò il ventre teso, udendo i movimenti del bambino scuotere il corpo della sua donna. «Questo piccolo dispettoso... Non vedo l'ora che nasca. Dico sul serio, sono stufa di essere nervosa. Temo il parto e lo attendo al contempo.»

«Arriverà presto, vedrai» le sorrise il giovane, lasciando che Yifan appoggiasse il viso contro la sua spalla, stancamente. «Presto avremo un figlio nostro, spero solo che non ti occuperai di lui più di me.»

La donna si passò le dita coperte dai copri unghie sull'acconciatura, sistemando i capelli quando la portantina si fermò. «È bello sapere di mancarti, non avrei mai pensato di poter avere questo tipo di intesa con te. Anche se non dovrei sorprendermi, dopo tutto mi hai salvato la vita, quella volta, nella sala An Le.»

Deming sorrise nel ricordare gli eventi dell'anno passato. «E non lo rimpiango. Tornerò alla nostra mansione prima di sera, spero che il piccolo non decida di nascere proprio in mia assenza.»

«Oh, non osare mettergli strane idee in testa» ridacchiò Yifan, prima che un servitore chiedesse a Deming di scendere, perché la Città Proibita aveva aperto le sue porte. «Ora vai, e cerca di non fare tardi.»

Deming sospirò di fronte quelle raccomandazioni. Sebbene fra di loro le cose andassero per il meglio, Yifan viveva nel costante timore di essere rimpiazzata. Sciocchezze, visto che Deming non sentiva il bisogno di prendere con sé un'altra donna. Dunque, per tranquillizzarla, le mise una mano dietro la nuca e la baciò, muovendo con dolcezza le labbra sulle sue, prima di distaccarsi. «Non temere.» La rassicurò, scendendo dalla portantina prima che lei potesse trattenerlo. Le porte dorate del palazzo imperiale erano spalancate e una fila interminabile di servi, carri e cavalli giaceva fra i suoi larghi corridoi.

Deming li percorse senza alcuna fretta, cercando di abituarsi alle tegole dorate e alle pareti rosse che coloravano la Città Proibita di eleganza. Il giovane si perse fra le immense strutture dai tetti arcuati, ma non fece in tempo a sentirsi a casa che una mano si posò sulla sua spalla. Era quella di Baowei.

«Amico mio!» esclamò il giovane, più allegro che mai. «Non ci vediamo da due mesi, mi auguro che tu abbia sentito la mia mancanza.»

Deming rise di contentezza, posando le mani sulle spalle di Baowei, fasciate di seta viola. «Ma certo che mi sei mancato. Sei appena tornato dal tuo viaggio a Macao?»

«Sì, proprio ieri. Non sai quello che ho visto, ci sono occidentali ovunque e bauli colmi di stranezze europee. Ne ho portate alcune a casa con me, se avrò l'onore di raggiungerti per una cena avrò piacere di mostrartele» gli annunciò il ragazzo, facendogli cenno di passeggiare con lui  nei corridoi della Corte Esterna. «Tra l'altro, Yifan avrebbe con chi parlare.»

Dall'Alba fino al Tramonto Where stories live. Discover now