2|Il Gruppo 7

Depuis le début
                                    

Tornammo al nostro tavolo e mangiammo velocemente il nostro pasto prima che suonasse la sirena dell'inizio delle lezioni.
Essendo stati l'ultimo gruppo a prendere la colazione eravamo quello col maggiore svantaggio per quanto riguardava il tempo.

Mi fu spiegato da Elisa che all'interno di quel luogo vi erano dei gruppi dall'1 al 7 e che ognuno di essi, tranne il nostro gruppo, aveva diciassette studenti.
I primi gruppi erano quelli con maggior rendimento e di conseguenza potevano godere di alcuni privilegi come essere chiamati per primi a prendere i pasti.
Detto in poche parole, in quel posto, chi non era particolarmente importante o intelligente  veniva schiacciato da tutti gli altri.

Dopo aver finito il latte e i biscotti provai ad aprire il sacchetto dei cereali, ma era stato sigillato davvero bene. Provai ad aprirlo per la seconda volta, niente da fare.
Ci riprovai per la terza volta sentendo però qualcosa di diverso. Le mie mani si riscaldarono all'improvviso e la forza che ci misi fu ben superiore a quella di prima.
Il pacchetto si sfasciò e tutti i cereali caddero sulla teglia facendomi fare la prima figuraccia di quel giorno.
Arrossii dalla vergogna cercando di ammucchiare i cereali al centro della teglia iniziando a mangiarli.

«Ehi, peperone, non preoccuparti di fare delle figuracce, qui ne facciamo a grandi quantità» disse Martin ridendo.

Isabelle intervenne. «Tu più di tutti»

Il ragazzo arrossì e distolse lo sguardo mimando con le labbra la parola "guastafeste".

Suonò una sirena. Era il momento di entrare in classe e iniziare le lezioni.
Mangiai velocemente i cereali restanti e seguii gli altri fuori dalla mensa, dritti all'aula 107, e ci sedemmo sui banchi distanziati l'uno dall'altro.

La stanza era piccola e puzzava di naftalina e altri prodotti per la pulizia.
Provammo ad aprire le finestre per far circolare l'aria per quel che l'aria gelida di quella mattina ci permetteva.

Mi sedetti davanti al banco di Eleonora. Quindi, oltre ad essere state rapite, dovevamo persino assistere a delle lezioni e fare scuola in una prigione. Che logica affascinante.

Un signore magrolino alto circa un metro e settanta con un lungo camice bianco e due grandi occhiali tondi, neri e spessi come il fondo di una bottiglia, entrò dalla porta con una borsa e un computer portatile nero sotto il braccio con al centro il logo dell'Accademia: due falci rosse incrociate.

Si sedette dietro la cattedra e iniziò a compilare un registro digitale visibile solo ai docenti e al direttore, poi si voltò verso me ed Eleonora, prese dei fogli dalla sua borsa e ce li distribuì.
Appena vidi la parola "test d'ingresso" scritta sopra andai in panico.
Non mi avevano avvisata che ci sarebbe stato un test. Non avevo studiato.
Odiavo le verifiche a sorpresa.

Mi chiesi cosa sarebbe successo se lo avessi fallito. Forse mi avrebbero mandata a casa...
Sì, speraci piccola me, di sicuro è così semplice come credi.

«Avete un'ora di tempo per compilare tutto il test» disse il professore. «Cercate di rispondere correttamente»

Le domande erano solo di logica, tipo quelle che a volte facevo online con i siti bislacchi per testare il punteggio del mio quoziente intellettivo.
Ovviamente facevo tutto il test, poi arrivavo alla fine e mi diceva che dovevo pagare per ottenere il risultato. Il mondo è ingiusto.

Guardai l'orologio, avevo dieci minuti scarsi per rispondere alle domande finali.
L'ultimo problema sembrava essere il più difficile.
Buttai giù la prima idea stupida che mi venne in mente, sperando che soddisfasse almeno un pochino quello strano professore che soprannominai "Quattrocchi".

Appena finii di rispondere alzai lo sguardo notai che il professore aveva già letto e si stava massaggiando il mento pensoso.
Era giusto? Era sbagliato? Perché mi guardava così?
Avevo finito tutto e non avevo né la voglia né il tempo di ricontrollare.
Così gli consegnai il foglio e tirai un sospiro di sollievo massaggiandomi le tempie.
Tutto quel pensare mi aveva fatto venire un forte mal di testa.

L'AccademiaOù les histoires vivent. Découvrez maintenant