L'uomo scattò verso di noi col coltello puntato in avanti.
Prima che potesse colpire Eleonora la spinsi con tutta la forza che una nanetta mingherlina poteva avere, evitandole una spiacevole fine.
Ma l'individuo non voleva farci del male, voleva solo distrarci dal vero problema, cosa che non capii in tempo.

La scuola era aperta e non molto distante, poteva fungere da rifugio momentaneo.
Bastò uno scambio di sguardi per comunicarle il mio piano e subito dopo eravamo già a correre per salvarci la vita.
Tuttavia gli zaini ci rallentarono e quando arrivammo davanti al cancello chiuso fummo costrette a lasciarli lì per scavalcare la ringhiera e oltrepassare il portone.

Era una lotta contro il tempo. Sentivo i passi del malintenzionato dietro di noi.
Calmi... lenti... regolari... Sembrava l'uomo più sicuro del mondo.

Una volta raggiunto il portone provai ad aprirlo, ma con mio grande orrore era chiuso. Doveva essere sbloccato dalla portineria, ma non c'era nessuno.

«Dannazione!» urlai tirando dei pugni per attirare l'attenzione di qualcuno presente all'interno della scuola, ma fu tutto vano.

I passi ci raggiunsero e delle braccia mi afferrarono da dietro. Mi aspettavo quelle possenti dell'uomo di prima, invece erano normali e le mani che mi tappavano la bocca erano più piccole. A giudicare dalla stretta, la persona che mi stava trattenendo era chiaramente una donna.

Presa dal panico le tirai un calcio sullo stinco che ebbe successo e mi permise di liberarmi.
Ma Eleonora era già stata presa, non potevo fuggire senza di lei.
Non avevo mai avuto modo di fare l'eroina, avevo passato un'intera vita all'insegna della noia e della monotonia, ragion per cui decisi di farlo proprio quel giorno.

Gridai così forte che temetti potessero esplodermi i polmoni, attirando così l'attenzione di molte persone che vivevano nei paraggi.

«Bella mossa» si congratulò la donna. «Ma non ti servirà a nulla»

Ora che la guardavo meglio sembrava una giovane sui vent'anni. Aveva dei lunghi capelli biondi legati in una coda alta con un nastro nero e due ipnotici occhi marroni in cui potevo scorgere un'immensa perfidia. La pelle era chiara, più chiara della mia, come se provenisse da qualche paese nordico.

Mi aveva bloccata con quella che si sarebbe potuta definire magia. Un incantesimo che irrigidiva ogni muscolo.

Ci ammanettarono, presero i nostri zaini e ci spinsero nel retro del loro furgone.
Appena li vidi chiudere le porte mi abbandonai all'idea che quella sarebbe stata l'ultima volta che avrei visto la mia città e la mia famiglia.

Strisciai verso di lei e le appoggiai la testa sulla spalla. «Mi dispiace... Non sono riuscita a fare nulla»

«Non preoccuparti» mi consolò Eleonora. «Sarebbe stato impossibile anche per un adulto... Ora cerchiamo di rimanere vive, va bene? Qualsiasi cosa accadrà... promettimi che staremo sempre insieme»

«Te lo prometto»

Affrontammo un viaggio di poche ore.
Il furgone sbandava spesso, come se il conducente lo facesse a posta, e spesso ci ritrovavamo a gambe all'aria.
Una volta si era persino aperta la porta del furgone, ma la strega l'aveva subito richiusa con i suoi poteri. Lei più di tutti mi stava antipatica.
Se solo avessi avuto un briciolo di forza e di coraggio in più avrei voluto tenerle testa e obbligarla a lasciarci andare.

L'AccademiaWhere stories live. Discover now