spezzarvi il collo è sempre un'opzione

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Se qualcuno si fosse mai azzardato a porre la domanda 'qual è la cosa che odi di più al mondo' a Morisuke Yaku, probabilmente, il ragazzo di ghiaccio che si aggirava nei corridoi della scuola con le unghie pitturate di nero e i pesanti scarponi rinforzati, avrebbe semplicemente risposto: le persone - subdole, voltafaccia, egocentriche, ipocrite.
Lo si riconosceva dal suo zaino a tracolla martoriato - del medesimo colore nero che indossava costantemente - e girava con l'aria di qualcuno di poco amichevole, qualcuno da cui preferibilmente tenersi alla larga.
Non era americano, glielo si vedeva in faccia e glielo si vedeva stampato nei modi di fare; aveva degli occhi a mandorla, molto fini, sottolineati da ciglia spesse e da occhiaie sinistre, era di statura abbastanza secca e bassa, magro come un chiodo - le spalle nodose che nascondeva sotto gli enormi maglioni non le aveva mai viste nessuno - e non si capiva mai a cosa stesse pensando.
Le sue camicie lunghe fino a metà coscia e di due taglie più grandi erano rigorosamente accompagnate da cappellini di lana tenuti comodamente in testa.
Non era mai troppo caldo ne troppo freddo per lui, andava sempre in giro conciato in quel modo; outfit che strillavano raccapriccio e odio, un po' il classico emo di turno che preferisce non farsi vedere nell'ora di ginnastica.
Giravano voci di qualcuno che lo aveva visto alle medie strappare a morsi un dito di un compagno malcapitato, oppure di una volta in cui aveva strozzato con un nastrino una compagna delle elementari perché lei aveva provato a metterglielo - l'idea del rosa per lui era come qualsiasi malattia contagiosa, da evitare religiosamente.
Quando lo si vedeva passare nei corridoi polverosi del liceo, in molti si facevano il segno della croce, sperando che la strana reincarnazione di un demone o di satana stesso - quale in effetti pareva - non li sfiorasse nemmeno con lo sguardo.
Quelli del quarto e del terzo anno forse erano gli unici a saperne veramente qualcosa sul suo conto, insomma avevano più esperienza delle matricole e avevano potuto studiare l'insolito 'animale' da più tempo, sempre rimanendo a debita distanza, sia chiaro.

Nell'estate fra il passaggio dalla terza alla quarta classe, Morisuke era uscito il meno possibile di casa proprio per evitare qualsiasi contatto esterno con i decerebrati dei suoi compagni di scuola; le uniche volte che si allontanava dal tugurio tetro di camera sua si incontrava con gli unici esseri viventi sul quel pianeta - a quanto pare il resto della famigerata setta della cittadina, certo che la gente se ne fa tante di pippe mentali, eh? - con cui era riuscito a stabilire un contratto di tolleranza amichevole.
Avevano un punto di ritrovo, sotto il ponte abbandonato a sud del confine dei tanti quartieri di case a schiera, che era stato chiuso in seguito a un crollo.
Il fiume, che si portava via sia le foglie che i detriti buttati dagli avventurieri - che a quanto pareva non avevano il minimo senso del rispetto - gorgogliava qualche metro più in là, in quel ricordo di una sbiadita giornata di fine agosto. Con le uniche vans che fino a quel momento era riuscito a far rimanere integre, evitava di inciampare fra le radici degli alberi della foresta che sovrastava la grande veduta dell'ammasso di ferro arrugginito qual'era una volta un'importante via di passaggio sopraelevata per le macchine della città.

"programmi per l'anno prossimo?"

Gli aveva chiesto Hiro, qualche passo più avanti a lui; quel giorno indossava dei pantaloncini al ginocchio, la sua maglietta preferita dei queen e un giacchetto largo in jeans, presumibilmente di Mattsun.
Yaku si era limitato a guardare oltre la sponda del fiumiciattolo, verso l'altra riva, dove il sole ancora batteva.

"nah-ah, personalmente, oltre a bruciare qualche quaderno lasciato incustodito, questo semestre non credo che farò nulla di interessante"

"mmm, parole sante ma non rispettabili per il grande avvezza tragedie quale sei"

Morisuke ridacchiò. Lo scricchilio dei ramoscelli umidi sotto la suola delle sue scarpe lo metteva di buon umore - se ci fossero stati dei crani, come quelli che spesso venivano raffigurati nelle opere d'arte del famoso Cézanne, allora sì che ci avrebbe trotterellato sopra felicemente.
Ripose le mani smilze nell'enorme tasca davanti della felpa - questa volta stranamente di un blu cobalto particolarmente scuro - e diede un calcio a una piccola roccia che andò a finire direttamente nel corso d'acqua. Il sassolino ci finì dentro con un piccolo plof sordo. Continuarono a camminare in silenzio finché non arrivarono alle fondamenta del grande ponte, dove una figura di un certo Issei li stava aspettando.

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⏰ Last updated: Jul 20, 2020 ⏰

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da libri e da incubi sommersi ::kuroyaku _ ☁︎Where stories live. Discover now