Frederick I - l'ala ovest di Holker Hall

Magsimula sa umpisa
                                    

«Ditelo, padre, ho bisogno di sentirlo uscire dalla vostra bocca».

Quello sbuffò.

«Spencer prenderebbe il tuo posto in successione e tu saresti privato di ogni privilegio, del tuo titolo, della tua eredità e della tua famiglia. Saresti diseredato. Ma è sciocco pensarci o discuterne, non accadrà. Tu sei mio figlio e, nonostante tutte le tue inclinazioni, farai ciò che devi».

Frederick sospirò. Avesse avuto una poltrona dietro di sé, sarebbe sprofondato col desiderio di sparirci al suo interno. «Quantomeno Spencer avrebbe ciò che tanto desidera» ironizzò, dandogli le spalle per non dimostrare quanto amara fosse la sua battuta.

Il padre non rise. «Spencer non è migliore di te. Tu sei figlio mio e della mia prima moglie, entrambi di sangue Cavendish. Se Spencer ereditasse il titolo che ti spetta, temerei della sorte di questa famiglia. Tu sei l'unica possibilità, e in cuor tuo, sai anche tu che ciò che dico è il vero».

Fred sospirò nuovamente. Il padre aveva ogni mezzo, anche il più subdolo, per addolcirgli la pessima pillola che gli aveva appena fatto ingurgitare. Spazientito dal sentirlo ancora inneggiare al suo buon animo, chiuse il discorso e si congedò frettolosamente. Il duca, dal canto suo, lo lasciò andare augurandogli la buonanotte. Dal tono, sembrava che il discorso si fosse protratto e concluso secondo le sue più benaugurate aspettative.

Non che avesse molti luoghi dove potersi ritirare, dopo quel colloquio. Era decisamente stanco, per via del viaggio, ma era chiaro che difficilmente avrebbe preso sonno con tutto ciò che gli frullava nella testa.

Holker Hall era immensa, ma in mente Frederick aveva un unico luogo, e nessuno sarebbe stato in grado di convincerlo ad andare da qualche altra parte, neppure Lucas, che da che ne avesse memoria era il più fidato del personale che avevano a disposizione. A lui, Frederick, aveva consegnato dal più futile al più considerevole segreto, nonché un compito ben preciso per tutto quel tempo che era stato a Eastbourne.

Per questo, sebbene fosse sempre stato il ragazzo a sua completa disposizione da cinque anni, ormai, alla sua partenza lo aveva reso il proprio factotum.

Lucas si era dimostrato molto dispiaciuto che il marchese non avesse avuto intenzione di farlo partire assieme a loro. «Non verrò con voi?» gli aveva chiesto, senza però alcun segno di risentimento. Al contrario, quando Fred gli aveva spiegato quale fosse il suo impegno in sua assenza, si era subito dimostrato orgoglioso e contento. «Proprio io, milord?», incredulo, aveva domandato, accentuando quel piccolo difetto che aveva quando parlava e per il quale le parole suonavano sempre come se fossero ostacolate a uscire da qualcosa incastrato tra il palato superiore e quello inferiore della bocca. Lucas era un bravo ragazzo, non sempre decifrabile nei suoi pensieri, e affatto comune nel modo di esporsi. Frederick si era trovato bene fin da quando, la prima volta, lo aveva visto entrare nelle sue stanze, appena quindicenne, alto quasi quanto lui, con i capelli castani che non avevano idea di cosa significasse l'ordine e la compostezza, smilzo ma non privo di contegno, e dall'aria spavalda.

Quel lungo periodo di lontananza da Holker Hall non lo aveva preoccupato nemmeno per un attimo: si teneva regolarmente in contatto con il ragazzo ma anche, e soprattutto, perché sapeva che qualsiasi cosa fosse accaduta, Jaycob era lì a risolverla con il massimo della risolutezza. Frederick aveva sentito spesso anche il cugino ma mai, nemmeno per una volta, aveva avuto il bisogno di chiedergli conferma che tutto fosse sotto controllo. Il legame che li univa era intrinseco a se stesso, come un doppio ramo intrecciato per nascita e impossibile da scindere, a tal punto da apparire come uno soltanto; così se l'uno pensava qualcosa, la possibilità che anche l'altro la recepisse o la consolidasse nel proprio animo, era più concreta di una certezza.

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