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Alìce

"Ah...siiiii...oh siii....aahhh... uhh.....siiiii...oohhhh.....aahhh...si si si Dave siiiiii."
"Oh dio ti prego! Ma che schifo, un po' di contegno per la miseria!"
Mise il cuscino sulla testa per non sentire più la strega manifestare il suo amplesso a tutto il condominio.
Poi però il magone ebbe la meglio.
David che l'aveva baciata in quel modo così irruento e forte ora stava facendo sesso con la sua fidanzata.
Quindi lei cosa era stata?
Un breve intermezzo?
"Alìce concentrati solo su tuo padre, per il momento questa è l'unica cosa che deve interessarti.'
Tirò via la coperta e si alzò per raggiungere il bagno.
Quando uscì andò a sbattere sul petto nudo di David.
"Succede spesso ormai, buongiorno."
Bofonchiò un buongiorno di rimando e se ne andò in cucina a prepararsi la colazione.
Pancake, sciroppo, una banana e un caffè.
Mise tutto sulla penisola e sedette su uno sgabello.
Bevve il caffè pensando a poco prima, ma quanto poteva essere stronzo David?
In quel momento l'oggetto dei suoi pensieri fece il suo ingresso nella sala e la raggiunse in cucina.
"Mmhh che buon profumo. Pancake?"
Lanciò un occhiata verso il corridoio e poi si avvicinò veloce.
"Dimmi che sono normali con una puntina di vaniglia e che si scioglieranno in bocca.."
La guardò speranzoso.
Alìce deglutì.
Prese la forchetta tagliò un pezzo generoso di pancake e gliela porse.
David prese la sua mano e la guidò alla bocca, se la riempì con il pancake e mugugnò contento.
Era stato un gesto troppo intimo, doveva mettere spazio tra le sue gambe e quelle di David.
Girò sul trespolo e scese a prendere una tazza di caffè per lui.
"Grazie Alìce."
"Sembri contento stamattina."
In realtà avrebbe voluto continuare e chiedergli se con l'amplesso di poco prima si era finalmente calmato e svuotato di tutto lo stress accumulato per la mancanza della fidanzata, poi però si rese conto che avrebbe potuto sembrare gelosa.
David bevve il caffè e annuì sorridendo.
"Lo sono. Tra un paio d'ore sarò in tribunale e non vedo l'ora di fare il culo a quel bastardo."
"Non credi che sia meglio aspettare che sia finita l'arringa prima di esultare? Insomma sei così sicuro di vincere? Fino a qualche ora fa non lo eri."
David le diede un buffetto sulla punta del naso e si fece il nodo alla cravatta.
"Non sono sicuro ma auspico di vincere. Augurami buona fortuna."
Alìce si strinse nelle spalle.
"In bocca al lupo."
"Crepi!"
Tornò indietro e dopo un paio di minuti riapparve con la giacca e la ventiquattro ore.
"Ci vediamo più tardi."
Alìce alzò la mano in segno di saluto.
Rimase lì seduta a fare colazione e intanto mandò un messaggio a Meg.
Le disse che voleva quanto prima trovare un lavoro e andare via da casa di David.
Meg ovviamente non era d'accordo, secondo lei doveva restare lì e provarci spudoratamente con lui fino a fargli capire che stava con la donna sbagliata.
Alìce scosse la testa e sorrise.
Meg era una pazza.
Però la pazza le suggerì una pagina online che offriva lavoro.
Tolse i piatti della colazione e ripulì la penisola prima di cercare carta e penna per prendere appunti.
Stava scrivendo l'indirizzo di un bar quando la strega entrò nella sala con una vestaglietta bianca di seta e i piedi in un paio di ciabatte con il tacco e le piume rosa.
Alìce la guardò sbalordita.
Non poteva credere che dormisse vestita in quel modo.
Magari immaginava di essere in passerella anche nel letto.
Nascose un sorriso e continuò a scorrere la pagina degli annunci.
"Che fai?"
Alìce alzò gli occhi dal cellulare e sistemò gli occhiali sul naso.
"Sto cercando lavoro."
"Own perché? Cioè voglio dire, hai finito la scuola?"
Alìce le rivolse uno sguardo bieco e continuò nella sua ricerca.
"Ehi ti ho fatto una domanda. Dave dice che devo essere gentile con te ma sei davvero antipatica!"
Alìce rinunciò e chiuse la pagina web.
"Sto cercando lavoro perché mi servono soldi per aiutare mio padre. E no, non ho finito la scuola perché non me la posso più permettere. Va bene così?"
La strega sembrò pensarci un po' su.
"E per cosa devi aiutare tuo padre? Voglio dire di quanti soldi hai bisogno? Ci sono alcuni lavori che sono molto ben remunerati, basta essere gentile e accondiscendente."
"Scusa ma questi non sono affari che ti riguardano."
Le vide fare un sorriso cattivo.
"Tranquilla cara la mia stronzetta, lo so che tuo padre è dentro per detrazione impropria, me lo ha detto Dave! Peccato che tu sia così...come dire...acida, si acida, avrei potuto aiutarti. Ma si da il caso che io sia di buon cuore e che voglia farlo comunque. Aspettami qui."
Sparì nella sua nuvola di seta, piume e un profumo così dolciastro che dava il vomito.
Alìce sospirò di soddisfazione.
"Finalmente, speriamo che non torni."
"Eccomiiiii!"
"Oh dio!"
Apparve con un vestitino tra le mani e un paio di scarpe dal tacco esageratamente alto.
Il vestito era bianco, senza fronzoli ne lampo o bottoni, le scarpe erano rosse e il tacco era dorato.
"Con questi addosso guadagnerai più di mille dollari al giorno se ci saprai fare. Tieni te li regalo, io li ho già messi. Il vestito è un Valentino, le scarpe non ricordo."
Alìce guardò inorridita la roba che le aveva messo tra le mani.
Non avrebbe mai indossato roba del genere, ne tantomeno avrebbe messo in vendita il suo corpo, non sarebbe arrivata a tanto per aiutare suo padre.
"Su piccoletta non fare la difficile, tutti abbiamo fatto la gavetta. Da qualche parte si deve pur iniziare e se te lo stai chiedendo Dave è d'accordo con me. Ora scusa ma ho bisogno di fare body washing ."
Non era possibile.
David non poteva aver fatto tutto quello che l'arpia diceva.
E i diritti sulla privacy?
Andavano a puttane quando si trattava della propria fidanzata?
E come poteva essere d'accordo sul tipo di lavoro che le aveva proposto la strega?
Una lacrima scese a solcarle il viso, si affrettò ad asciugarla e digrignò i denti, non doveva piangere.
Prese quella roba insulsa il telefono e il foglio dove aveva scritto i vari indirizzi e andò in camera sua.
Lanciò tutto sulla poltrona e si raggomitolò sul letto.
Era così stanca di ricevere solo schiaffi.
Era abituata alle carezze.
Quando era successo che il mondo diventasse così infame?
Ma non poteva crogiolarsi.
Si alzò e si vestì velocemente, si pettinò e prese la borsetta, il telefono e il foglio con gli indirizzi segnati.
Non poteva starsene chiusa in quelle quattro mura, doveva darsi da fare.
Uscì dalla camera e incontrò la strega in corridoio.
"Dove vai?"
Alìce la guardò dalla testa ai piedi, era avvolta in un accappatoio rosa e profumava  di cocco e fragole.
Storse il naso. Non avrebbe mai avuto il coraggio di lavarsi con un oscenità simile.
"Non che siano affari tuoi ma sto uscendo."
Le rivolse uno sguardo scocciato e stupido.
"Ma..io credevo..si insomma avevo della biancheria da lavare!"
"E quindi? Ti si sono atrofizzate le mani? Non sono la tua cameriera."
La voltò le spalle e per l'ennesima volta si chiese cosa diavolo ci avesse trovato in lei David.
Uscì dall'appartamento e tirò un sospiro di sollievo.
Giù nell'atrio incontrò Rosario che appena seppe della presenza della strega tirò fuori la coroncina dalla borsa e iniziò a pregare.
"Salve Albert, cosa legge?"
"Buongiorno fiorellino, oggi ho scelto Delitto e castigo di Dostoevskij. Questa notte abbiamo finito Guerra e pace."
Alìce sorrise al vecchio signore e lo salutò con un bacio volante.
Al ritorno dalla cena di psicanalisi con Jack si era fermata da Albert e aveva continuato a leggere Guerra e pace per lui.
Era un signore molto per bene, rimasto vedovo troppo presto di una donna che purtroppo non era stata baciata da madre natura, non avevano avuto figli.
Si recò nei negozi e nei bar che si era appuntata ma gli annunci erano vecchi di mesi e avevano dimenticato di rimuoverli.
Nessuno cercava cameriere o commesse, ritornò indietro con il morale sotto le scarpe e il magone.
Di questo passo il padre sarebbe rimasto a lungo in carcere e lei avrebbe continuato a mendicare e scroccare da David.

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