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Alìce

Era più che contenta di aver visto suo padre, lo aveva trovato bene e David le aveva detto che lo aveva raccomandato alla guardia che lo aveva salutato, quindi non gli sarebbe successo nulla.
Stava facendo una doccia e ripensando alla giornata appena trascorsa.
David era stato strano la maggior parte del tempo.
Sembrava volesse dirle qualcosa e quando era sul punto di farlo si tirava indietro.
Le aveva detto che poteva stare a casa sua quanto voleva.
Ma quello che sperava era che la aiutasse quanto prima a trovare un lavoro.
Dopo avrebbe cercato una stanza in affitto. Doveva essere quantomeno autonoma.
Non poteva continuare a restare a casa di David.
Sbuffò sotto il getto dell'acqua e tirò le mani indietro sui capelli portando via la schiuma.
Non era David il problema.
Il problema era lei. David iniziava a piacerle.
Le piaceva come vestiva, come parlava, il suo profumo, come la stringeva quando piangeva.
E questo poteva diventare un problema piuttosto serio.
Soprattutto perché lui aveva una fidanzata e molto probabilmente la vedeva come una scocciatura anche se non lo diceva.
Sciacquò l'ultima volta i capelli e chiuse l'acqua.
Si avvolse in un telo e ne mise uno sulla testa.
Uscì dal bagno per andare nella stanza dove avrebbe dormito e frugò nella borsa che le aveva lasciato Rosario.
Tirò fuori un pantaloncino con i fiori di ibisco rosa e una canotta verde.
Poi prese la biancheria nuova che le aveva comprato.
Si vestì e mentre tamponava i capelli si guardò intorno.
La stanza non era molto grande.
Era sui toni dell'azzurro polvere e aveva il letto contenitore.
La preferiva a quella di David, questa era più colorata.
Uscì dalla stanza mentre cercava di rimettere l'asciugamano in testa e andò a sbattere contro David.
"Oh Dio scusa non ti ho visto."
David le passò le mani intorno alla vita per evitarle di cadere.
Questo la sopraffece, il respiro si bloccò in gola e il cuore prese a battere frenetico.
"Tranquilla. Non è successo niente."
Stava per baciarla, lo sentiva.
Lo voleva.
Voleva che la facesse sentire speciale come nessuno mai prima.
Voleva sentire le farfalle nello stomaco e sentirsi mancare la terra sotto i piedi.
Così come scrivevano nei libri.
Voleva sentire quel vuoto allo stomaco che ti faceva desiderare che durasse più a lungo.
E intanto David si era allontanato lasciandola lì in piedi per andare ad aprire la porta.
Si sentì una stupida sciocca.
Andò di corsa a infilarsi in bagno senza curarsi di vedere chi era arrivato.
Si asciugò i capelli tra le lacrime e si diede più volte della stupida, David non significava nulla per lei e così avrebbe dovuto continuare ad essere.
Ci mise parecchio ad uscire dal bagno, non voleva farsi vedere con gli occhi arrossati dal pianto, significava dare una spiegazione e non l'aveva.
Quando finalmente si decise a uscire sentì che era Jack che era arrivato prima e li raggiunse in salone.
"Ciao Jack."
"Splendore, sei ancora più bella dell'altro giorno."
Gli si avvicinò e gli mise una mano sul braccio.
"Jack mi dispiace per l'altra sera, non volevo metterti in difficoltà. Scusami."
Jack le sorrise e le diede un buffetto sul naso.
"Tranquilla Alìce non è successo niente e non devo scusarti di nulla. Non è colpa tua se sono scappato via. È troppo dura da digerire, quindi evito l'argomento."
"Jack non voglio psicanalizzarti, non sono competente, ma credo che dovresti trovare qualcuno che ti aiuti a superare questa storia. Sappi che, anche se non ci conosciamo e sono ancora una ragazzina per voi, puoi parlarmi di tutto quello che vuoi. So ascoltare."
Jack era seduto su uno sgabello e la tirò tra le sue gambe per stringerla in un abbraccio.
"Grazie Alìce. Forse un giorno chissà."
Le disse le parole sottovoce prima di schioccare un sonoro bacio sulla sua guancia.
Quando la lasciò andare si sentì in lieve imbarazzo ma durò appena un secondo, se c'era una qualità che apprezzava davvero molto in Jack era la capacità di mettere la gente a proprio agio.
"Che ne dite se andiamo a mangiare qualcosa? Offro io."
Non era dell'umore adatto per uscire, non se la sentiva.
"Io passo. Ho un po' di mal di testa e non mi va di uscire, non sarei di compagnia. Andate voi."
"Santo cielo che aria funesta, avete litigato?"
"Non dire stronzate Jack. Alìce hai bisogno di un analgesico?"
"No grazie. Niente che un buon sonno ristoratore non possa risolvere. Sarà stata la tensione di oggi."
Evitò di guardarlo per non sentirsi in imbarazzo.
Sorrise a Jack e andò ad aprire il frigo.
Tirò fuori la bottiglia del latte e si riempì un bicchiere.
"Latte? L'altra sera mi hai deliziato con i tuoi sospiri e mugolii sul pollo e stasera bevi un bicchiere di latte? Mi deludi Alìce."
Si strinse nelle spalle.
Sentiva gli occhi di David addosso ma non ricambiò lo sguardo.
"Mi spiace essere motivo di delusione per te stasera. Dormirai comunque."
Prese il bicchiere con l'intenzione di andarsene a dormire anche se era molto presto.
"Divertitevi ragazzi. Scusate ma me ne vado a letto."
"Mmhhh è un invito splendore?"
La domanda di Jack la fece sorridere.
"Notte Jack, David."
Andò in camera e si chiuse la porta alle spalle.
Mise il bicchiere sul comodino e si lasciò cadere sul letto sbuffando.
Non capiva perché ci stava così male, forse si era solo immaginata tutto e in realtà David non era mai stato sul punto di baciarla.
Forse il desiderio che lui lo facesse le faceva vedere cose che non esistevano.
Era tutto troppo complicato.
Non si era mai trovata in una situazione del genere.
Era uscita con qualche ragazzo ma non si era mai sentita così attratta.
Li aveva trovati tutti troppo stupidi e vanesi, alcuni di loro le era sembrato addirittura tenessero molto più di lei all'apparenza.
Questo in un uomo le dava fastidio.
Non che dovesse essere sciatto o trasandato, ma neanche alla ricerca continua di uno specchio e della perfezione.
La perfezione per lei non esisteva.
Chiamò Meg.
"Ehi bambola, mi chiedevo quando ti saresti fatta sentire. Allora che novità ci sono? Quando torni?"
"Bhe ciao anche a te Meg. Non mi aspettavo tutta questa enfasi, ma almeno un ciao."
"Ciao Aly, ora possiamo procedere?"
Sorrise e scosse la testa.
Era per quello che andava d'accordo con Meg.
Perché era il suo opposto.
Realista, pratica, diretta e anche un po' cinica, ma per lei non era un problema.
"Novità nessuna. Oggi sono stata a trovare mio padre. Ha allungato le mani in banca Meg, lo hanno scoperto e ora è dentro. La banca si è presa tutto e mio padre si è dichiarato colpevole."
"Wow. E adesso?"
Lanciò un occhiata fuori dalla finestra e osservò il cielo blu lavanda che andava a scurirsi per diventare blu notte.
"Adesso devo trovare un lavoro, devo mantenermi e cercare di aiutare mio padre. Ho un fondo fiduciario a mio nome che intendo dare alla banca."
"Merda! E tua madre? Voglio dire lei che dice?"
"Mia madre ha preso il volo. Ha chiesto il divorzio perché mio padre per lei ormai è troppo anziano, lei ha diritto a rifarsi una vita, non so dove diavolo sia e onestamente non mi importa."
"Cosa? E che ne è stato del loro grande amore?"
"Tutta una bufala!"
"Santo cielo. Quindi non torni?"
"No Meg. Non posso e neanche voglio. Non lascerei mai mio padre nei guai, non riuscirei a voltargli le spalle e poi medicina a me non è mai piaciuta. Ora la mia priorità è mio padre. La banca dovrà fare tutti i conteggi e poi saprò a quanto ammonta ancora il debito. David ha detto che mi aiuterà."
"A proposito del tenebroso avvocato. Ci ha provato? È un bel boccone!"
Alzò gli occhi la cielo.
Meg vedeva bocconi succulenti ovunque.
Non che nel caso di David avesse sbagliato.
"Meg non farti strane illusioni. Mi vede come una scocciatura e non gli do torto. Mi aiuta perché suo padre era un vecchio amico del mio. Sto in casa sua perché mio padre glielo ha chiesto."
"Andiamo bambola, non dirmi che un pensierino sopra non lo hai fatto perché non ci credo e non venirmi a parlare di differenza di età! Lasciati andare ogni tanto Aly, il mondo già fa schifo da solo non ti ci mettere anche tu con le tue filosofie."
"Meg ognuno ha libertà di pensiero. È bello non te lo nego e mi sento molto attratta. Ma non posso certo dire che per lui sia lo stesso e comunque ha una fidanzata che fa la modella."
"Bleah che brutta razza! Sarà una fissata che non mangia nulla per mantenere la linea."
Alìce sorrise.
"È vegetariana."
"Oh santo cielo! Ti prego prometti che non ti convertirai al vegetarianesimo."
"Mai! E comunque si dice vegano."
Sentì Megan sbuffare dall'altro capo del telefono.
"Quanto sei precisa! Ma dimmi il bello e impossibile dove abita? Io immagino un attico con tutti confort, la vasca idromassaggio e un piano bar."
"Sbagliato. Abita in un condomino sulla West Wacker Drive, di fronte al Poseidon. L'appartamento è normale e non ha la vasca ma una doccia."
"Puah. Che noioso. Eppure quando l'ho visto mi ha dato l'impressione di uno che se la gode. Avrò sbagliato. Va bene bambola, ora ti lascio. Augustin mi ha invitata a mangiare una pizza. Mi raccomando non fare sogni indecenti sul tuo affascinante avvocato."
"Tranquilla. Salutami Gus. Un bacio."
Si strinse le gambe al petto e sospirò.
Non poteva nascondere nulla a Meg, era la persona che la conosceva di più.

Sei quello che voglioWhere stories live. Discover now