Gli occhi nostri mescolarsi e diventare gialli

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Disse rivolto a me, poi guardò storto il ragazzo che aveva combinato il "disastro" che in tutta risposta lo seguì tra la gente. Che strani che sono, ora sicuramente scoperanno e poi Pietro tornerà qui, come se nulla fosse.

Pietro

- Ma porca troia –

Urlai trattenendo un sorriso, dopo questa interpretazione mi sarebbe servito un oscar: lo pretendevo.

- Tesò ora arrivo, vado un bagno a pulire sto disastro. –

Sorrise anche lei, Greta, che era lì davanti a me, mentre io, seguito da Andrea, mi diressi in bagno.

Entrato in quello spazio stretto abbracciai il moro, riccio, Andrea appunto, che mi scoccò anche un bacio sulle labbra poi aggiunse

- Ma tu sei fuori –

Sorridemmo entrambi, poi fui io ad unire le nostre labbra in un bacio appassionato. Fregandomene della camicia bagnata.

- Ma tutto questo per una tua amica? –

Sentii sussurrare ancora Andrea

- Bhe i questo –

Dissi riferendomi al bacio

- Lo sto facendo per noi, ma se ti fa schifo posso anche andare via –

Conclusi

- Stupido! –

Sorrisi a quella sua affermazione, poi riprese a baciarmi

- Mi riferivo al tuo piano impeccabile –

Sorrise lui

- Bhe si. Cioè questi due non hanno ancora scopato, si amano come due adolescenti e che cazzo, hanno bisogno di qualcuno che li spinga a fare quello che devono fare –

Sbottai io

- Okay ora basta parlare di loro e baciami Cristo santo –

Conclusi.

Stavamo vincendo noi.

Flavio

Il piano di Pietro era impeccabile: io dovevo posizionarmi in direzione del bancone dove lui e Greta si sarebbero seduti. Poi avrei dovuto aspettare che lui si allontanasse con il suo ragazzo, che però inizialmente non doveva essere con loro, e poi avrei fatto la mia mossa: avrei raggiunto Greta.

Erano già cinque minuti che Greta era sola, e trovare il coraggio di avvicinarmi era difficile, soprattutto dopo il male che le avevo fatto, ma allo stesso tempo non potevo perdere questa mia, forse ultima, opportunità.

Mi feci coraggio e camminai, le gambe barcollavano, ero agitato.

Greta

Di Pietro nemmeno l'ombra ma quello che vidi mi sconvolse. Flavio. Si stava avvicinando a me, lentamente dal centro della sala. Non volevo parlargli. Non potevo. Afferrai le mie cose e fuggii, fuori dal locale. Pietro avrebbe capito, e sicuramente dopo la sua avventura nel bagno non sarebbe stato solo.

Corsi, ma non ero sicura di averlo seminato. Fu quando mi fermai per riprendere fiato che i passi alle mie spalle si fecero sempre più rumorosi. Ma porca troia, pensai. Come cazzo ha fatto? Mi raggiunse, mi afferrò un braccio e mi fece ruotare verso di lui.

I nostri occhi si scontrarono, faceva male vederlo. Forse anche a lui era lo stesso per me. Lo percepivo dalla sua stretta sul mio braccio

- Che cazzo vuoi? –

Gli urlai arrabbiata contro

- Parlare –

Affermò schietto lui

- Non c'è un cazzo da parlare –

Conclusi cercando di rigirarmi ma la sua presa si fece più stretta

- E invece si –

Non risposi

- Cazzo Greta –

Sbottò anche lui

- Scusami. Avevi ragione, sono proprio un coglione. –

"Oh ma bravo, allora lo hai capito" gli volevo dire

- Quindi? –

Mi limitai a rispondere

- Quindi perdonami. È l'ennesima volta che lo fai, lo so, e ti capisco se ti sei rotta il cazzo di me, delle mie stronzate, della mia instabilità. Ma questo avviene solo quando sto con te. Forse perché mi fai provare qualcosa che non avevo mai provato prima, anzi senza forse. È cosi. Io ti amo Greta. Cazzo se ti amo, forse te l'ho già dimostrato tante volte, anche se credo che l'amore non sia qualcosa da dimostrare. Io voglio stare con te, ti prego, perdonami. Ti giuro che sarà l'ultima volta. Volevo dimostrarti di essere diverso da quello che pensavi che io fossi, diverso da quello che tu ricordavi io fossi, ed invece niente, mi sono dimostrato una merda. Una merdaccia, un coglione e un deficiente che non sa affrontare le situazioni come un adulto quale sono –

Si fermò. Forse aveva concluso, ma io non ce la facevo. Non potevamo litigare e poi tornare insieme solo dopo un suo discorso, un discorso emozionante, perché si ci sapeva fare con le parole. Ma questo tutti lo sanno.

- Cosa vuoi un applauso per questo bel discorso? –

Dissi ancora acida

- Un bacio –

Rispose lui mollando il mio braccio, quasi a dirmi "sei libera di andare, se non ti va di parlarmi ancora puoi andare via. Io non ti tengo più stretta a me. Però sappi che ti amo". Fu quella mossa a farmi cedere.

- È un bel casino –

Sussurrai. Lui alzò il suo sguardo verso il mio

- Perché anche io voglio un bacio –

Sorrisi e giurai che una lacrima lasciò il mio occhio.

Non feci in tempo ad asciugarla che le sue labbra si scontrarono con le mie e il bacio fu subito approfondito dalle nostre lingue che si incrociavano. Poi ci staccammo e corremmo verso la sua macchina, quella che ci portò dritti a casa sua.

Fu su quelle poche scale che separavano il portone dal suo appartamento che le nostre labbra si riscontrarono e lasciarono spazio ad un bacio insolito, passionale. Un bacio che faceva capire che finalmente avremmo seguito il consiglio di Pietro.

Entrammo in fretta in casa sua e fu il mio corpo a chiudere la porta dopo che fui poggiata delicatamente su di essa. Poi facemmo scontrare le nostre labbra e sorridemmo. Eravamo felici così, insieme.

Così, con le labbra unite ci avviammo verso la sua stanza da letto. E fui io a prendere l'iniziativa. Gli tolsi in fretta la felpa che indossava e toccai il suo corpo, un corpo bellissimo, proprio come la sua mente e la conferma l'avevo ricevuta da quel suo discorso. Lui mi amava ma aveva paura di perdermi. Proprio come me, lo amavo con tutta me stessa. E quella notte glielo dimostrai. Ci amammo, in tutto e per tutto, come solo due come noi sapevano fare.

Spazio autrice

Spero vi piaccia <3

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Il prossimo è l'ultimo capitolo.... 

Una canzone che non so | Gazzelleحيث تعيش القصص. اكتشف الآن