Yet, I was smart enough to not go digging around Justin's past.

Mulai dari awal
                                        

«Sutton, mi dispiace per ciò che ti ha fatto.» mormorò, prendendo lunghi respiri. La sua espressione mi strinse il cuore, non lo avevo mai visto così impaurito e spaesato. Ciò nonostante, non potevo dire o fare nulla per lui. Continuai a scrutarlo, i miei occhi fissi su di lui, pregandolo di aiutarmi a superare quel torpore e quella debolezza che sentivo in quel momento. Si schiarì la gola a disagio, abbassandosi per recuperare la mia t-shirt. Me la porse, ma era come se avessi dimenticato come muovermi. Lui capì, e gentilmente mi aiutò ad indossare l’indumento. Armeggiai goffamente con i bottoni, ma le mie mani tremavano ancora.  Justin lo fece per me.

«Lasciamelo fare» mormorò. Sentii le sue mani calde e ruvide sfiorarmi lo stomaco mentre sistemava i bottoni nelle asole.

«Grazie» sentii la mia voce spezzarsi, e le lacrime caddero dalle mie guance. Non c’era modo di fermarle. Era come se tutti gli eventi traumatici, in quel momento, si fossero concentrati tutti in quelle lacrime, lacrime che avevo salvato per troppo tempo.

«Shh» mi implorò in risposta, asciugando gentilmente le lacrime che cadevano lungo le mie guance. «Non preoccuparti, non ti farò del male.» mi prese il viso tra le mani. «Non gli permetterò di farti di nuovo tutto questo». Prese la mia borsa dal pavimento, appoggiandosela sulla spalla e prendendomi la mano. Non avevo mai visto questo suo lato dolce, non riuscivo ancora a credere che fosse gentile con me. Provai a camminare, ma le ginocchia iniziarono a tremare per poi cedere. Sarei caduta sul pavimento se non fosse stato per Justin, che mi strinse a sé per evitare la caduta. Fece scivolare un braccio sul retro delle mie ginocchia e l’altro intorno alla mia schiena, e mi sollevò. Sprofondai la faccia nel suo petto, inalando il suo profumo così familiare. Essere tra le sue braccia mi fece sentire al sicuro. Era diventato davvero importante per me.

«Dirò ad Alex che non ti senti bene,okay?» Mi chiese Justin mentre guidava piano lungo la strada.

«Okay» acconsentii.

«Lei e Nate sono a casa a guardare un film. Gli ho detto che poteva restare» aggiunse, guardandomi in modo ansioso quando mi lasciai sfuggire un lamento causato dal dolore. «Forse dovrei portarti in ospedale»

«No» risposi troppo velocemente, causandomi una nuova fitta di dolore tra le costole. «Liam e Nick ci ucciderebbero se facciamo qualcosa del genere.» Scossi la testa, chiudendo gli occhi. «Justin, perché non lo hai finito quando ne hai avuto l’opportunità?»

«Perché non posso, va bene?» Sbottò, stringendo il volante. Qualche minuto dopo si ricompose. «Non parliamo di questo, per favore.» Decisi di stare tranquilla, evitando di dire cose sbagliate. Liam sapeva o aveva qualcosa su Justin e agognavo di sapere cosa. Eppure, ero abbastanza intelligente da non scavare a fondo nel passato di Justin.

Justin si fermò davanti casa mia, velocemente scese dall’auto e aprì il mio sportello. Fece per prendermi in braccio di nuovo, ma mi dimenai sul sedile per impedirglielo. «Devo camminare, mi sorella non dovrà sospettare nulla.» Dissi con fermezza, bagnandomi le labbra. Justin mi fulminò con lo sguardo.

«Sutton, sei pazza? Potresti farti ancora più male! Lasciami--» Cercò di nuovo di prendermi, ma afferrai la sua felpa.

«No!» protestai, mettendo una gamba fuori dalla macchina. Ma fu un movimento troppo brusco perché il dolore alle costole ritornò. Tremando, riuscii ad uscire dalla macchina con gli ultimi sprazzi di energia che mi restavano. Justin continuava a guardarmi in modo protettivo mentre chiudevo lo sportello e iniziavo a zoppicare verso casa.

«Dovresti permettermi di aiutarti.» sospirò infastidito mentre raggiungevo la porta. Entrando, cercai di ricacciare indietro tutte le lacrime che minacciavano di uscirmi.

«Alex?» Gridai, togliendomi la coperta che Justin mi aveva dato. Justin rimase in piedi sulla soglia, con un’espressione di dolore sul viso ogni volta che mi muovevo.

«Sutton! Grazie a Dio sei tornata!» Urlò Alex mentre si precipitava nel corridoio. Aveva un borsa di Louis Vuitton e un cappotto sulle spalle.

«Per cos’è quella?» Domandai, indicando la borsa.

«Questa è per--» si interruppe, cercando palesemente di trovare qualcosa da dire.

«Alex, sputa il rospo.» La incoraggiai.

«Beh, io e Nate andiamo da Bella stasera. Abbiamo delle cose da fare per un progetto ma volevo prima assicurarmi che tornassi a casa.» disse con dolcezza, sorridendomi.

«E questo progetto dovete farlo proprio stasera a casa di Bella?»

«Si, purtroppo.» Che coincidenza.

«Beh, e chi starà qui con me?» In altre parole, ero preoccupata per la sua uscita.

«Starò io con te, Sutton. Alex tu và pure a divertirti.» Justin le sorrise, mettendosi dietro di me. Mi voltai, inarcando un sopracciglio. Sembrava divertito. Scossi la testa, voltandomi di nuovo verso mia sorella.

«Beh certo, ci vediamo domani allora. Andiamo Nate!» Chiamò Alex, trascinando Nate fuori. Non appena la porta si fu chiusa, sentì una risata sfuggire dalle pabbra di Justin.

«Perché diavolo ti sei offerto di restare con me?» Chiesi incredula, zoppicando su per le scale. Justin mi seguì.

«Perchè volevi qualcuno che stesse con te stasera, l’hai detto tu.» Affermò come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Maledetto lui e la sua voce roca.

«Uh, quindi stai ammettendo che ti preoccupi per me?» Ridacchiai, iniziando a salire.

«Hmmm» borbottò, per poi prendermi di nuovo tra le braccia, come se fossi un bambino. «La signorina Rosegarden è stanca?» Mi prese in giro quando sbadigliai, raggiungendo il piano di sopra.

«Si, non so come sto sopravvivendo a questa serata.» Sospirai, indirizzandolo alla mia camera da letto. Aprì la porta con il suo piede e accese la luce. Mi mise delicatamente sul letto, per poi fermarsi davanti a me. Non aveva idea di cosa fare, era a disagio.

«Allora, um…hai bisogno di aiuto per cambiarti o qualcosa del genere?» chiese, inarcando un sopracciglio.

Strinsi gli occhi. «Sai cosa? Penso che starò bene.» Dissi sarcasticamente, buttandogli un cuscino in faccia. «Ouch» mi lamentai, per l’ennesima fitta di dolore.

«Dai, ti aiuto.» si inginocchiò davanti  a me, infilandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. I suoi occhi si spalancarono quando vide i segni sul mio collo. Sentii il suo respiro sulla mia guancia mentre li esaminava.

«Quel fottuto stronzo» Imprecò sottovoce, stringendo i denti. «Non posso credere a quello che ti ha fatto» Il suo tono di voce era arrabbiato, mentre si allontanava da me.

«Justin, ti prego, calmati.» Lo pregai, raccogliendo i miei vestiti. «Vado in bagno a cambiarmi.» Gli posai per un secondo la mano sul petto per poi dirigermi verso il bagno.

Un volta che mi fui cambiata, uscii dal bagno puntando verso la mia stanza. Justin stava sbirciando fuori dalla finestra. Non doveva essersi accorto che ero ritornata dal bagno. Proprio mentre stavo per parlare, notai qualcosa di strano in Justin. Non aveva la sua felpa grigia. Senza far rumore, mi avvicinai a lui per vedere meglio i suoi capelli. Grazie a Dio non era calvo. I suoi capelli erano pettinati in modo selvaggio. Perché nascondeva quei capelli così sexy?

Poi capii.

C’era uno strano, brutto segno sul collo. Una cicatrice.


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