The flame of hope

57 2 5
                                    

Avevano paura, tutti nel castello avevano paura, dalle serve ai soldati, il maestro e persino il principe Viserys che, nonostante si sforzasse di mantenere un cipignlio ostile, lasciava involontariamente trasparire la paura dagli occhi violetti. Quella tempesta, quei tuoni, facevano paura, ma non era la sola cosa a incutere timore. Tutti sapevano infatti che le cose non andavano per niente bene ad Approdo del Re, l'Usurpatore avanzava e con lui tutti i lord traditori. Erano stati costretti a rintanarsi, loro, i draghi, erano stati costretti a nascondersi nella pietra, in una tana buia come bestie in gabbia. Cosa avrebbero pensato i loro antenati? Come li avrebbero giudicati?

La regina Rhaella aveva smesso di pensarci da tempo, era così stanca e dolorante che non le importava più di nulla, neanche della tempesta, soprattutto della temperatura, date le condizioni in cui si trovava. La regina infatti aspettava un bambino, era scappata con il suo secondogenito e ora l'unica cosa che desiderava era mettete alla luce il suo terzo figlio. Tuttavia, scioccamente, non aveva pensato a quanto sarebbe potuto essere debilitante il viaggio, soprattutto nelle condizioni in cui versava. Sapeva che il momento del parto era giunto, aveva partorito altre due volte e riuscì a capire subito dalla forza delle contrazioni quanto effettivamente mancasse al parto. Ma era accaduta una cosa curiosa, proprio nel momento in cui le contraddizioni avevano iniziato a essere più intense, la pioggia aveva iniziato a cadere.

Ora, non ci sarebbe stato nulla di speciale in tutto questo se non fosse stato che la violenza della tempesta sembrava aumentare di pari passo con i dolori della regina. Rhaella vedeva la paura dipinta sui volti dei suoi servi e in una situazione normale avrebbe potuto biasimarli, i portoni e le finestre sbattevano furiosamente, il vento ruggiva, il mare scalfiva con ferocia gli scogli e i cani ululavano in lontananza. Ma lei sentiva altro in quei gridi di tempesta, sentiva i loro nemici. Eccoli lì, li sentiva quasi bussare al portone, il ruggito del leone dei Lannister era racchiuso nel vento, l'ululato dei cani diveniva facilmente quello del lupo, quello di uno Stark, le sembrò persino di sentire il bramito del cervo dei Baratheon nella forza del mare.

La regina sapeva che non si trattava della verità, erano il dolore e la paura a giocarle brutti scherzi, ma sapeva che presto tutto quello che temeva sarebbe diventato realtà. La regina era sdraiata sul letto, pallida, con la pelle imperlata di sudore, il volto contratto dal dolore e le mani sul ventre. Il bambino che era seduto in un angolo si alzò e le si avvicinò "Madre?" Domandò il piccolo "Sì, Viserys?" Rispose la donna, tentando di mantenere un tono carezzevole nella voce "Quando potremo tornare a casa?" Rhaella restò per pochi istanti a fissare il suo piccolo principe, poi assunse un'espressione malinconica, senza cessare di sorridere "Non posso saperlo" rispose, sincera "Ma qualunque cosa dovesse accadere non hai motivo di preoccuparti Viserys, con te presto ci sarà un fratello oppure una sorella".

Il bambino la fissò con odio, come se la madre lo avesse colpito "Non voglio, madre!" Strillò, accompagnando il grido con un gesto stizzito "Perché no?" Domandò la donna "Potrete giocare insieme e vi vorrete molto bene". Ma il bambino non voleva saperne "Io non lo voglio!" Sì impuntò "Tu vorrai più bene a lui e mio padre non mi porterà più a vedere le ossa dei draghi, porterà solo lui!" E dopo aver detto quelle parole Viserys corse via. Rhaella lo seguì con lo sguardo e tentò di chiamarlo nuovamente a sé "Viserys!" Provò la dregina, ma una nuova contrazione la riportò dov'era prima che fosse riuscita solo a sedersi "Non angustiatevi tanto, altezza" disse una delle serve vicino a lei "Quando nasce un nuovo bambino, può capitare che i più grandi siano gelosi e timorosi, ma vedrete che al principino passerà presto non appena avrà visto il fratellino o la sorellina prenderà ad amarlo".

Rhaella annuì, poco convinta, ma adesso non era il momento per pensarci, le contrazioni erano talmente forti da impedirle di pensare. La regina assunse uno sguardo ancor più sofferente e un piccolo gemito di dolore le uscì dalle labbra scolorite "Ci pensiamo noi maestà" la rassicurò il maestro lì vicino, tenendo la voce bassa e gli occhi fissi sulla donna "Il bambino starà bene". E allora una finestra socchiusa nella stanza vicina sbattè violentemente, una donna si lasciò scappare un gridolino, portandosi le mani sulle orecchie, in un istintivo gesto di protezione. Un'altra invece restò lucida, prendendo in mano la situazione "È necessario chiudere tutte le imposte" affermò con sicurezza "Ma così saremo immersi nel buio" disse con voce flebile un'altra donna, intanto il bambino era tornato, gli occhi sbarrati dalla paura, ed era rimasto vicino alla parete, troppo spaventato per fuggire nuovamente.

The flame of hopeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora