Prologo

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Questa storia non vuole essere insegnamento di vita per nessuno, ma fonte di riflessione per molti, si spera.

Ci sono circostanze in cui si sceglie di tacere, per non ferire chi c'è di fronte, ci sono volte in cui si sta zitti per non essere feriti dalla risposta che non si vuole ascoltare, altre volte ancora, si tace per non compromettere una situazione o un equilibrio, rovinandolo in realtà automaticamente, perché si priva quel qualcosa di noi stessi, dei nostri pensieri e della nostra volontà.

Tutti abbiamo taciuto qualcosa, una, due, mille volte nella nostra vita, per uno, due, mille valide ragioni, ma poi a posteriori, pensandoci meglio, aver messo il silenziatore alle nostre emozioni ci ha reso anche più pesanti e un po' meno liberi.

Pretendere che gli altri ci leggano nel pensiero o colgano i nostri segnali, è comodamente sciocco, perché si pretende che gli altri facciano un'esposizione di se stessi, per la quale noi siamo refrattari.

Questo racconto è stato ispirato dalla canzone "Mimosa" di Niccolò Fabi, se dovessi scegliere una frase di questo cantante per riassumere il senso di questa storia, sceglierei questa:

"E poi, serenamente, a ciò che non ti rappresenta, dire no, finalmente"

Perché il silenzio protegge, ma la parola libera.

Volevo chiamarmi AnnaWhere stories live. Discover now