Capitolo 4

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Mara sospirò, cosa voleva quel cane rognoso da lei? Doveva tormentarla anche quando non era in Spagna? Cliccò il tasto verde al lato del casco e rispose alla chiamata
'Ciao mio dolce zuccherino... mia dolce gattina...' Mara era furiosa, odiava quando usava il quel suo tono ironico su di lei. 'Piantala Miguel, cosa vuoi?'
'Un uccellino mi ha detto che qualcuno non è arrivato in tempo a Firenze...' il ragazzo rise e Mara si fece rossa dalla vergogna 'Cos'è successo? Lo sai che non sei in vacanza, vero? Dovevi stare già da un bel po' lì...' 
Mara si morse le labbra 'Ho avuto un incidente con la moto e sono stata ricoverata in ospedale...'
'Quindi hai fallito?' la interruppe Miguel 'Hai fallito uno dei tuoi compiti...' Il ragazzo rise, una risata cattiva e spregevole 'Abbiamo inviato una richiesta al comandante, sarai prelevata domani mattina al municipio di Bologna' Mara abbassò le orecchie, non aveva mai sbagliato così una commissione.
'Io vado, sarà un piacere riaverti qui con noi a Madrid, numero due...' 

Mara chiuse la chiamata di botto, il suo respiro si fece affannoso e le iniziarono a lacrimare gli occhi. Dopotutto, era sempre stata il numero due in qualsiasi cosa pensò. Era arrivata seconda in qualsiasi competizione alla Stazione centrale, negli allenamenti, due, due, seconda, mai prima. Miguel invece, era sempre stato primo, sempre una spanna sopra di lei e gli era stato conferito il titolo di capo dello squadrone. Si ricompose subito non appena sentì dei passi arrivare: Emilia la guardava in modo strano sorreggendo una tazza di te. 'Parli molto bene lo spagnolo' sussurrò passandole la tazza in preda all'imbarazzo. Mara rise, anche se Emilia la stava ascoltando c'era una buona probabilità che non l'avesse capita, e questo la fece sospirare. 'Tutto bene? Sembri spaventata'
'IO??' Mara fu colta di sorpresa e fece oscillare bruscamente il te fuori dalla tazza 'Nono, sono solo un po' triste... domani mi vengono a prelevare al Municipio della città.' Emilia abbassò gli occhi e assunse un'espressione triste, come se le fosse morto il cane.
'Non voglio che tu vada via...' due lacrimoni le scesero sulle guance paffute. Mara allora fece una cosa strana per lei, l'abbracciò. Non aveva mai dato un abbraccio, aveva solo visto farlo e aveva sempre voluto provare. 'Mi spiace anche a me, Emilia' le due si abbracciarono ancora più forte, ma il loro abbraccio fu interrotto da Francesco e Cesare che, spalancando la porta, entrarono di prepotenza.
'MARAA, SIAMO VENUTI A... oh'
La stanza piombò nell'imbarazzo totale, tutti si erano fatti rossi. Dopo uno strano gioco di sguardi dei quattro ragazzi, che imbarazzati fingevano di non aver visto o fatto nulla, Mara posò la tazza sul tavolo e si incamminò verso Francesco e Cesare. Fu però fermata da una gentile ma salda stretta di mano che si era avvinghiata al suo polso.
'Ci vediamo stasera, ti saluterò meglio allora...' disse quasi rotta dal pianto Emilia. Mara le prese le mani e sussurrò 'Tornerò presto, così staremo un po' insieme' e a malavoglia le lasciò andare
'Che succede?' chiese Francesco preoccupato
'Domani mi prelevano, tornerò a Madrid' Disse Mara, visibilmente dispiaciuta. I due ragazzi cercarono di tirarla su di morale raccontandole della festa, ma Mara continuava ad avere il magone.

Prima di uscire dalla stanza, si girò a guardare Emilia un'ultima volta, i loro occhi si incrociarono ed entrambe sorrisero. Un paio di ore e sarebbero state di nuovo insieme. Scendendo le scale, Mara si accorse che non aveva un regalo, mentre i due ragazzi avevano in mano un pacchetto rosso:
'Io resto qui' si impuntò la ragazza a metà scala
'Eh?' Entrambi i ragazzi si girarono e Mara fece un passo indietro
'Me lo dicesti tu all'ospedale, Francesco: alle feste si porta qualcosa al festeggiato e io non ho nulla'
Francesco guardò Cesare, scrollò le spalle e disse 'Ma fa nulla, non è una cosa grave...'
'E invece si!' Mara salì un altro gradino 'Meglio che non venga, magari sono un disturbo...'
'Mara, possiamo comprare un mazzo di fiori per la strada, è il gesto che conta...' Cesare invece ne scese uno e Francesco lo seguì
'Non ho soldi al momento perché la stazione Centrale...' Mara stava cercando qualunque scusa per non andare alla festa e tornare da Emilia
'Te lo compro io, non costano tanto' Cesare scese altri tre gradini e non si voltò più 'ora andiamo che facciamo tardi'

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⏰ Last updated: May 22, 2020 ⏰

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