Capitolo 3

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I due, dopo una bella chiacchierata su  Mara e se la ragazza fosse in condizioni di venire o no, rientrarono nella stanzetta, dove la ragazza stava facendo le valigie.
Francesco aveva un sorrisetto malizioso che gli incorniciava il viso, aveva vinto la discussione con Emilia parlando di come Mara era sola e aveva bisogno di svagarsi. Emilia era contraria invece, Mara aveva bisogno di riposo e non era tanto sicura di volerla farla andare, dopotutto la conoscevano da pochissimo. Francesco annunciò gioioso che sarebbe venuta alla festa ma Maria lo interruppe:
"Mara, ti va di stare a casa mia e di Leonardo?" Aveva le gote leggermente rosse e la voce tremò 
"Perché, qui non sto bene? Poi non voglio disturbarti, posso cercare una camera di hotel..." disse mentre piegava le tute in mezzo all'ultimo coltello da cacciatrice che le era rimasto, cercando quasi di nasconderlo per evitare domande.
"L'ospedale è piccolo e le stanze servono, non dico che il tuo caso non sia poco importante, ma..."
Mara la fermò con un cenno, si era cambiata già la tuta termica e aveva finito di mettere in ordine le valigie:
"Non preoccuparti, è solo una notte, no?" Disse Francesco, prendendone una e avviandosi all'uscita seguito dalle due ragazze.

Il viaggio in macchina era stato strano per Mara, visto che non ci aveva mai viaggiato sopra: aveva viaggiato finora solo su moto, veicoli aerei e Hovercraft, era tutto così strano per lei che come una bambina, guardava la città dal  sedile posteriore.
Vedere Bologna le aveva suscitato emozioni strane: non era come Madrid, era un'enorme cupola di vetro piena di alberi e strade, Hovercraft che volavano in cielo e grandi palazzi circondata da un grande deserto e due o tre città abbandonate, Sembrava un'oasi nel deserto del Sarah, un diamante nel fango, un simbolo di rinascita dopo tutte quelle lotte.
L'appartamento di Emilia e Leonardo era piccolino ma accogliente, situato al quinto piano di una palazzina poco fuori dal centro della città A. Arrivate lì, Francesco salutò le due ragazze e se ne andò, lasciandole da sole.
Emilia doveva smettere di arrossire perché pensava che Mara se ne sarebbe accorta, ma la ragazza era impegnata a scrutare fuori dalla finestra del soggiorno, unica fonte di luce e non la stava guardando. Era tutto così strano...
Emilia accese la luce che illuminò il piccolo divano e il tavolo.
"Fa come se fossi a casa tua, ma prima di disinfettarti, ho bisogno che tu ti scrosti il sangue rimasto e lavi bene le ferite' La ragazza entrò nel bagno mentre Mara poggiava le sue valigie sul divano, e appena Emilia fu uscita, entrò lei.

Mara entrò nel piccolo bagno azzurro e si guardò intorno: Emilia le aveva già preparato il sapone, lo shampoo e l'accappatoio, si spogliò, si tolse le bende con cura ed entrò nella doccia. Non si lavava da due giorni, non era tanto considerato che viaggiava sei giorni alla settimana su sette. L'acqua calda della doccia le scivolava veloce sul suo corpo e il sapone produceva un sacco di bollicine, non aveva male da nessuna parte, ma le bruciava leggermente la schiena quando entrava in contatto con l'acqua bollente. Si strofinò bene ogni centimetro del suo corpo, insaponò e districò i lunghi capelli castani e appena uscita dalla doccia, chiamò Emilia.
"Ehi Mara, hai bisogno di... AAAAAAAAH!!!"
Emilia si fece rossa come un peperone e si coprì gli occhi
"Uh? Che succede?" Mara uscì dal bagno completamente svestita e si avvicinò ad Emilia
"Sei... oddio... NUDA!" Emilia le lanciò un asciugamano, ma in quel momento, la porta si spalancò:
"EMILIA!!" Un ragazzo con i capelli neri si precipitò in salotto, aveva addosso solo un pantaloncino e una canottiera e un'espressione di terrore sul volto "AAAAAAH" urlò anche lui e si coprì gli occhi.
Mara non stava capendo, però pensò bene di ritornare nel bagno. Cesare guardò Emilia stupefatto e imbarazzato, però contento di quella visione, la ragazza era molto bella, aveva degli addominali scolpiti ma allo stesso tempo delle belle forme, la domanda gli sorse spontanea "Chi è lei?"
"Lunga storia, porco" Disse Emilia con un po' di ironia e abbracciò Cesare, amico di infanzia di lei e suo fratello non ché suo vicino di casa, che si era fatto piuttosto rosso, non solo di imbarazzo, ma anche di paura.
"Cerca di non spaventarmi più, okay?" Lui le accarezzò leggermente i capelli "se ti serve qualcosa sono..."
"Nell'appartamento affianco, non preoccuparti Cesare, sto bene" Emilia prese la cassetta del pronto soccorso che era volata via con quello "spavento" e si avviò al bagno. "Ti spiego tutto più tardi"
Cesare tirò un sospiro di sollievo e uscì dalla stanza.

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