Capitolo2

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"Wow, hai visto che figata quel casco?" Alessandro uscì euforico dalla stanza seguito da Leonardo, piuttosto pensieroso. Camminava veloce e non stava ascoltando i commenti di Alessandro sul casco o su Mara, qualcosa non tornava. Quella ragazza, dal primo momento che era arrivata in clinica le aveva suscitato strane sensazioni. Era chiaramente in salute e aveva solo delle ferite alla schiena, ma nessun trauma o emorragie, com'era possibile?
"Leonardo?? Leonardo?? Terra chiama Leonardo!!" Alessandro dovette scuoterlo per avere la sua attenzione
"Uh? Non Stavo ascoltando..."
"Leo! Com'è possibile che devo ripetere tutto? Oggi ci sei alla festa a casa di Maria?"
I due rimasero in silenzio mentre si avvicinavano alla porta, Leonardo dopo aver pensato per un buon cinque minuti, finalmente parlò:
"Devo vedere se mia sorella mi dà il cambio, ti faccio sapere tra un po'"
"Va bene" Alessandro si infilò l'elmetto e tirò fuori le chiavi dell'Hovercraft "ci conto però"
Alessandro salì a bordo di una navetta blu scuro con la scritta "Sicurezza" parcheggiata davanti il piccolo ospedale, si alzò in volo e a grande velocità, si allontanò verso il cielo, dove ormai il sole del mattino aveva iniziato a splendere.

Fu una giornata impegnativa per Leonardo che era uno dei tanti medici che si era offerto per aiutare le persone colpite dal morbo degli Hybridos oppure erano state attaccate da essi. Non era neanche mezzogiorno ma aveva già fasciato due ragazzi, disinfettato un numero esorbitante di piccole ferite e cucito due o tre punti. Gli Hybridos erano pericolosi, e le persone ne stavano incontrando sempre di più, attaccavano in branco e molto ferocemente, i loro artigli si conficcavano nella pelle dei pazienti, così come le zanne, i corni, le mani squamate, gli spuntoni appuntiti... Un loro morso era capace di smantellare il DNA che si ricodificava per far nascere nuovi geni Hybridos. Era raro e bastava un vaccino per terminare l'infezione, almeno così dicevano tutti, ma Leonardo sapeva bene la verità.

Era ora di pranzo e qualcuno lo cercava: era Francesco, un suo caro amico che stava portando due grossi contenitori azzurri con entrambe le mani.
"Fra, non dovevi proprio..." Disse Leonardo, quasi imbarazzato alla vista di tanto cibo, ma allo stesso tempo contento
"Passavo di qui, ho pensato che questa sorpresa avrebbe fatto piacere al mio salva-culo" I due ragazzi risero e si incamminarono nell'ospedale, Francesco poggiò una delle due scatole sulle braccia di Leonardo.
"Come vanno gli allenamenti?" Chiese Leonardo abbastanza preoccupato "non ti sarai rotto qualcos'altro? Dopotutto, l'ultima ti eri rotto un dito e mi avevi portato un taco, oggi sembra più grave..."
"Pensi sempre male" sbuffò Francesco "Mi hanno dato questo giovedì libero alla caserma, sono passato anche a prenderti per andare a casa di Maria"
"Oddio, l'avevo dimenticato! Devo cercare mia sorella!" Leonardo posò la sua scatola su quella di Francesco e corse per l'ospedale "Dirigiti alla stanza 2-HR! Ci vediamo lì" urlò dal fondo del corridoio.
Non era solito che Leonardo ospitasse Francesco o gli altri suoi amici nelle stanze d'ospedale, già erano poche, figuriamoci se le avessero utilizzate per un pic-nic; arrivato alla porta, bussò con i piedi e anche se non ottenne risposta, entrò comunque.

Mara era seduta sul lettino a gambe incrociate e si stava limando le unghie, aveva finito la sua colazione già da un po', fasciato le ferite e ora stava parlando al casco, ma questo momento di tranquillità fu interrotto da Francesco che aveva scaraventato le vivande sulla scrivania.
"Perché sei entrato!?" ringhiò Mara che stava passando ad un atteggiamento difensivo
"Nessuno mi ha risposto, pensavo fosse una stanza vuota!" Si alterò Francesco
"Lo sai che è maleducazione entrare nelle stanze a caso, vero?" Replicò Mara scazzata alla vista di quell'estraneo "fuori di qui" sbottò e tornò alle sue unghie.
"Leonardo mi ha detto di venire qui e sono venuto qui!" Francesco si era fatto più rosso dei suoi capelli.
Mara alzò lo sguardo dalle unghie "Leonardo? Cos'ha detto precisamente?"
"Che dovevo portare queste cose qui, è del cibo, spero ti piacciano i tortellini" Disse facendo posto sulla scrivania stracolma di oggetti e posandoci le scatole sopra
"I... Cosa??" Mara non stava capendo e inclinò leggermente la testa verso sinistra
Francesco aveva uno sguardo misto a sorpreso e tristezza "Non hai mai mangiato i tortellini?? Deve essere stata una vita triste la tua"
"Che ci vuoi fare, la vita nell'esercito è dura..." Mara scese dal lettino e si stiracchiò
"Esercito? Anche io sono nell'esercito! Che settore? E chi è il tuo capo? E cosa..."
"Non sono di qui, sono di passaggio e perché tutte queste domande?" Mara tornò sulla difensiva.
"Non lo so, per conoscerti forse? Sai almeno come si fanno degli amici, vero? Inizi con qualche domanda e poi bam, ti sei fatto un amico!" Detto questo, prese alcune tazze dal contenitore di plastica e le riempì con il brodo caldo contenuto in un thermos mentre continuava a parlare a raffica.
A Mara quelle parole erano nuove, amici? "Sei autorizzato ad avere amici nell'esercito?"
"Certo! Non so da dove vieni, ma qui il rapporto umano è fondamentale per noi" Francesco porse una tazza di tortellini di carne a Mara "e poi, una vita senza amici è una vita triste..." Porse un cucchiaio di plastica alla ragazza "prendi un po' di brodo, sicuramente di rimetterà in sesto, vedo che hai un sacco di ferite, le hai fasciate? Le hai disinf..."
Ma Mara non ascoltava più Francesco, ripeteva nella sua testa quella parola nuova, amici. Amigos, conosceva il corrispettivo spagnolo, ma non trovava un'immagine da associare.
"Io non ho amici" disse dopo un lungo silenzio.
Francesco si rattristò "Scusa, non volevo..."
"Fa nulla, forse è mio compito stare da sola" e bevve un sorso di brodo caldo.
"Puoi essere mia amica, se vuoi posso farti conoscere altre persone interessanti, ti prego..." E fece una faccetta che Mara reputò buffa, sembrava quasi un cagnolino, ma lei sapeva che non poteva.
"Sono qui solo un paio di giorni, non posso..."
"Allora vieni con me questa sera! Andiamo a casa di una mia amica a festeggiare, devi venire!" Francesco VOLEVA che Mara venisse, la ragazza aveva fatto breccia nel suo cuore dal primo momento in cui i loro occhi marroni si erano incrociati e non avrebbe permesso a nessuno di ostacolarlo.
"Lo dirò a Leonardo, non sembra molto convinto a farmi uscire da qui..."
"Lo convincerò io! Siamo amici, lui mi ascolterà sicuramente."
Mara sorrise perché non sapeva come reagire, aveva un sacco di domande e dubbi, ma era piacevole parlare con Francesco, magari poteva accettare per questa volta, dopo mesi di viaggio forse se la meritava una vacanza. 
"Ehi Francesco, cos'è una festa?" chiese la ragazza 

Emilia era seduta per terra e stava fasciando la pancia di un bambino, quando Leonardo le si precipitò addosso:
"Leonardo! Sto lavorando..." La ragazza era un po' arrabbiata ma allo stesso tempo rincuorata alla vista di un viso familiare. Leonardo aveva il fiatone, si riprese un secondo e le spiegò la situazione di Mara e della festa di Maria.
"Una nuova paziente? Vorrei tanto controllarla, ma qui nel reparto infanzia c'è molto da fare..."
"Ti prego Emilia, solo questa sera"
Emilia finì di fasciare il bambino che fu poi preso in braccio dalla mamma, li salutò, e prese un taccuino dalla sua tasca:
"Per avere la serata libera, dovresti darmi un cambio dalle 13:00 alle 18:00, devi eseguire un intervento di rimozione di un corno di Hybrido2 dalla spalla di un paziente, dovresti farcela ad andare alla festa poi."
Leonardo annuì, gli interventi erano il suo forte e la festa era alle 20:00
"Grazie ancora" Leonardo diede un bacetto alla sorella e si incamminò per il reparto pieno di bambini urlanti
"Aspetta, ma Mara viene alla festa? Che medicinali deve prendere? Le hai somministrato qualcosa..."
"Dovrebbe essere fasciata un'altra volta e deve essere disinfettata con dell'Hacal, vedi come si sente e valuta tu." E scomparve nella folla di pazienti.

"... E poi, dopo che il festeggiato è entrato, sbuchiamo dai nostri nascondigli e urliamo 'sorpresa!'"
"Quindi quella di stasera è una festa a sorpresa?"
"Esatto, poi dopo..."
Emilia entrò nella stanzetta e vide Francesco seduto su una sedia mentre parlava ad una bella ragazza che si stava limando le unghie. Al suo ingresso nella stanza, Mara si era girata verso di lei e aveva iniziato a scrutarla con i suoi occhi grandi e marroni, che si incurvarono alla vista di quella ragazza un po' bassina e col viso rosso.
"Tu... Devi essere Mara, giusto?" Emilia arrossì leggermente alla vista della ragazza, che era vestita solo con dei brandelli di tuta ed era ricoperta di fasciature
"Tu sembri una piccola Leonardo..." Mara la scrutò ancora più a fondo: stessi occhi color nocciola, stesso naso a patata, stessa pelle pallida, stesse occhiaie...
"Sono la sorella" Emilia ricompose la voce e mostrò una cartella clinica alla ragazza "sono venuta a farti un controllo e per vedere se possiamo già dimetterti, le tue condizioni sembrano stabili..."
Il rosso sorrise a Mara che si guardò le braccia:
"Sto bene, è solo qualche graffio ma la schiena mi fa ancora male"
"Perfetto! Allora posso portarti fuori di qui..." Disse Francesco entusiasta "Così puoi venire alla festa con me e gli..."
"Aspetta cosa?" Emilia si girò di scatto e guardò il ragazzo "Lei non può uscire ancora..."
"Ma se sta bene... Lo hai detto anche tu!" Tra i due si accese una forte discussione che fu poi continuata nel corridoio.

Usciti dalla stanza, Mara si alzò e allungò le gambe, non aveva più male alle braccia e poteva finalmente camminare, approfittò di quell'attimo di solitudine per dare uno sguardo alle sue borse ed esaminò i vestiti che le erano rimasti: due tute termiche da moto, un paio di jeans, due camice, intimo e un lungo vestito nero, che le era servito solo per incontrare il sindaco di un'altra città dov'era stata mentre il resto era ridotto a brandelli. Guardò i suoi vestiti e sospirò, forse non aveva tanta voglia di andare alla festa.

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