"Li odiavo perché non sapevano controllarla! Le davano troppa fiducia e ovviamente, le conseguenze non sono tardate ad arrivare" affermo infastidita, dirigendomi in camera per vestirmi.

"Maria, non volevo essere così sfrontata. Scusa, non dovrei ficcare il naso in questioni che non mi riguardano" si giustifica, con espressione innocente.

"Figurati! Scusami anche tu se me la sono presa ingiustamente con te, non so cosa farei se tu non ci fossi!" ammetto, abbracciandola e massaggiandole le spalle convulsamente.

"Adesso dove vai?" domanda, togliendosi il pigiama di dosso e aprendo le ante dell'armadio per decidere cosa indossare.

"Vado a lavoro" dichiaro, sistemandomi davanti allo specchio.
Applico uno strato di correttore e ci passo della cipria sopra.

"Non avevi la giornata libera?"

"Sì, ma preferisco lavorare piuttosto che stare a poltrire sul divano" confesso, senza peli sulla lingua.

"Mh, sicura sicura? Non sarà per Riva che ci vai?" insinua senza pudore.

Le lancio la prima cosa che afferro tra le mani ma riesce a schivarla.
È molto abile e ha i riflessi pronti, a differenza mia.

"Volevo dirti che stasera non ci sarò!" annuncia entusiasta, sfoggiando una faccia compiaciuta.

"Chi ti ha invitato a cena?Il presidente della repubblica?" scherzo, continuando a lucidare le mie labbra con parecchi strati di lip gloss.

"Ah ah! È un infermiere che lavora al Bambino Gesù e mi ha chiesto di uscire" sostiene mentre indossa un jeans blu scuro a zampa di elefante.

"Mh, okay. Vuol dire che stasera opterò per un film della Disney, nonostante li abbia guardati tutti"

"Non farò tardi, in caso lasciami le chiavi sotto al tappeto" ordina, indossando un t-shirt gialla e prendendo la borsa.

"A questo punto, ci vediamo stasera! Se sarai ancora sveglia..." mi saluta, catapultandosi via dall'appartamento.

Attendo che Arianna faccia colazione e dopo averla accompagnata a scuola, raggiungo il mio ufficio con una miriade di pensieri di troppo ma pronta a buttarmi a capofitto sui lavori da fare.
Queste scartoffie riusciranno a distrarmi per un paio di ore o almeno spero.
Gabriel sarà in riunione in questo momento e controllando l'agenda, scopro di aver ragione.
Accedo al desktop del mio computer ed elimino tutti i file ormai superflui.
Raggruppo tutti i documenti importanti in cartelle e mando in stampa una serie di progetti.
Una volta concluso il lavoro, mi concedo una piccola pausa alle macchinette.

"Pensavo di averti concesso la giornata libera" riconosce, con un viso molto più riposato e rilassato rispetto a ieri.

"Non mi andava di stare in casa" confesso.

"Tutto risolto per quella faccenda?" apre la porta del suo ufficio e mi invita ad entrare.

Vorrei dirgli che non mi va di parlarne, di rievocare i ricordi e soffrire ancora.
Però, avrei bisogno anche di una valvola di sfogo, qualcuno che possa consigliarmi, darmi delle dritte per affrontare tutto questo.

Muovo i passi verso di lui, mentre controllo con occchiate furtive che nessuno ci noti.
Mi accomodo sulla poltrona di fronte alla sua scrivania e lui mi fa cenno di no e chiude la porta a chiave.

"Cosa c'è?" ridacchio, non comprendendo la situazione.

"Vieni qui" impera, ma con tono gentile e pacato.

Porge le sue mani verso di me e io le afferro come fossero la mia scialuppa di salvataggio.
Mi avvinghio a lui e lo stringo talmente forte da aver male alle braccia.
Mi accarezza i capelli, percorre con i suoi tocchi aggraziati la mia spalla risalendo e scendendo.
Sa proprio dove e come toccarmi.

Lift Me Opowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz