Capitolo 2

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Lentamente provo ad aprire gli occhi ma non ce la faccio. Ho le palpebre pesantissime. Ci riprovo e una luce abbagliante mi costringe a richiuderle.
«Meg?» sento lievemente.
«Meg sei sveglia??» la voce ora è più forte.

Riapro gli occhi e questa volta riesco finalmente a tenerli aperti. Non capisco cosa io abbia davanti ma intravedo la figura di Matt, o almeno credo, la voce era quella e anche gli occhi azzurri sembrano quelli.

«Meg ti prego, riesci a parlare?» si avvicina al mio viso «Almeno mi vedi??» agita la mano davanti alla mia faccia.

«S-si» provo a dire «Dove sono?» è la prima domanda che mi viene in mente.

«Sei in ospedale» risponde. Mi guardo intorno e provo a mettere a fuoco la stanza in cui mi trovo.

«Cos'è successo?» chiedo guardando i mobili della stanza.
«Un'incidente. Eri al telefono con me, una macchina ti ha investita e hai perso i sensi» risponde lui.
Ora ricordo. Ero così presa dalla telefonata che non mi sono accorta della strada. Che stupida.

«Il dottore ha detto che per fortuna hai avuto solo una lieve commozione cerebrale dovuta all'impatto con la macchina e che hai solo bisogno di tanto riposo» dice Matt.
«Grazie Matt» dico provando a sorridere ma mi fa male anche la faccia.
«Senti Meg qui fuori c'è il signore che guidava quella macchina, è stato lui ha portarti qui, mi ha chiesto di avvisarlo quando ti saresti svegliata per discutere dell'assicurazione e quelle cose burocratiche. Te la senti di parlarne? O sei ancora troppo stanca?» mi chiede.
«Sono stanca ma fallo entrare. Prima ne parliamo e prima se ne tornerà a casa»

Matt annuisce e lo vedo andare verso la porta, si trattiene qualche secondo, poi torna accompagnato da un uomo molto alto. È davvero molto elegante, sembra uno di quegli uomini d'affari in giacca e cravatta che si giocano milioni di dollari in borsa. Non ne ho mai conosciuto uno ma se ci penso, nella mia testa lo raffigurerei esattamente così.

«Buonasera, mi chiamo Steve Walton» dice avvicinandosi al mio letto «come si sente?»
Domanda stupida. Come si può sentire una che è appena stata investita da una macchina?
«Non molto bene, ma grazie per averlo chiesto»
«Oltre a porgerle le mie scuse più sentite, anche se ormai non servano più a niente, volevo parlare del risarcimento danni nei suoi confronti»

Ho 16 anni non capisco perché continua a darmi del lei e poi sinceramente cosa diavolo ne capisco io di risarcimento danni?

«Può chiedermi qualsiasi cifra davvero, quello che le ho fatto è imperdonabile. Le lascio il mio numero di telefono così ci può pensare, parlarne con i suoi tutori legali, e poi avvisarmi quando avrà deciso. Le porgo di nuovo le mie scuse e aspetto una sua chiamata» ci saluta con un accenno e se ne va.

«Gli ho detto io che tua madre non era qui per questo ha detto tutori legali» chiarisce Matt.
«Magari ne avessi» rispondo «Tu sai che cifra si deve chiedere in questi casi? Cioè cosa ne so io di quanto può valere l'investimento di una persona»
«Non chiederlo a me» alza le spalle.

«Tua madre? Si è calmata un po'?» chiedo.
Mi guarda per qualche secondo e poi risponde: «No. È convinta che la colpa sia tua. Ti giuro che ho provato a dirle che tu non centravi nulla con quella storia, ma non vuole sentire ragioni. Pensa che io ti stia proteggendo»
«Ma cosa diavolo ti è saltato in mente? Da quanto ti droghi?!» mi sto agitando e non credo faccia bene al mio corpo in questo momento.
«Un mese» risponde secco.
«Un mese?!» grido. Non me l'aspettavo «Quando pensavi di dirmelo? Tra noi non ci sono segreti!»
«Giuro che stavo per dirtelo ma poi mia madre mi ha beccato» risponde con quell'aria da colpevole che mi fa solo piangere il cuore.
«Perché?» chiedo.
«Perché cosa?»
«Perché hai iniziato? Cosa ti è passato per il cervello?»
«È stato un ragazzo alla festa di Emma, quella a cui siamo andati insieme. Stavamo facendo obbligo o verità.» non ci credo a quello che mi sta dicendo «E mi ha obbligato a farlo. Non sono riuscito a rifiutare. C'era mezza scuola in quella stanza e non avrei sopportato che mi chiamassero sfigato»
«Lasciatelo dire Matt, sei veramente un cretino altro che sfigato. Gli sfigati sono loro che fanno ancora quei giochi da bambini. Ma io dove diavolo ero mentre stava succedendo tutto quel macello?» non mi ricordo molto di quella festa, forse perché un po' avevo bevuto.
«Eri con un tizio, Elia credo, non mi ricordo»

Ah già, Elia! Voleva che diventassi la sua ragazza, mi è stato addosso tutta la sera, io ho gentilmente rifiutato l'offerta. Vabbè non proprio gentilmente ma ho comunque rifiutato. Gli ho spezzato il cuoricino ma non l'ho fatto apposta. Sua madre mi scriveva ogni giorno al cellulare perché io andassi a sistemare le cose con il figlio, un giorno mi ha perfino minacciata ma io non ho risposto e dopo qualche settimana si è arresa. Ho un problema con le madri dei ragazzi a quanto pare.

«Senti, ti lascio riposare. Ci vediamo domani sera perché se non peggiori durante la notte, ti dimettono. Ti prometto che farò il possibile per convincere mia madre a farti tornare a casa nostra» dice tendendomi la mano.
«Altrimenti chiedo all'ospedale se mi regala questa stanza» rispondo e lo sento ridere.
«Stai tranquilla, troverò una soluzione. Non ti lascerò da sola in mezzo alla strada, al massimo vengo te» dice e questa volta sono io a ridere.
Mi saluta con un bacio sulla guancia e si avvia verso la porta.
«Matt» lo fermo prima che esca. Si gira verso di me e dico «Ho bisogno di un'altra promessa»
«Quale?» chiede.
«Promettimi che smetterai con quella roba e non finirai come mia madre. Non potrei sopportare che un'altra persona nella mia vita si autodistrugga in questo modo»
«Te lo prometto Meg».

Te l'avevo dettoWhere stories live. Discover now