Capitolo 3

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Passò una settimana ed io iniziavo ad accusare sempre di più la solitudine. Uscivo solo una volta ogni due settimane per andare a fare la spesa. Era l'unico modo per avere dei brevi contatti umani, per modo di dire, data la distanza di sicurezza prevista per norma dal decreto. Minimo un metro di distanza con l'altra persona. Norma che ho infranto una  mattina in cui uscì per andare al supermercato vicino casa. Stavo davanti allo scaffale dei barattoli di conserve, quando dietro di me sentì un rumore assordante di vetri rompersi per terra. Una signora, all'apparenza sui sessant'anni che, per provare a prendere un barattolo di salsa di pomodoro messo in alto, perse l'equilibrio sulle punte e si appoggiò allo scaffale, tirando tutto giù. Mi voltai e corsi ad aiutarla insieme ad altre persone che si trovavano lì, tutte munite di guanti e mascherine. Ma alla fine del reparto vidi una ragazza, capelli mori, mossi, indossava un berretto rosso acceso che si abbinava al colore del suo rossetto. Scorsi al volo anche il colore dei suoi occhi: chiari come il riflesso delle acque tropicali, misti ad un ciel sereno. Fu come se il tempo si sia rallentato. E la mia mente che  urlava "Parlale! Avvicinati a lei!". Nel frattempo la gente che stava aiutando la signora mi spinse e una ragazza mi urlò <<Se non vuole aiutare, si sposti!">>. Avevano ragione. Non stavo aiutando la signora perché inspiegabilmente qualcosa mi ha distratto. Mi ha attirata a sé. Così mi alzai in piedi e feci il percorso di quella misteriosa ragazza. Nel banco frutta, in macelleria e perfino nei bagni del supermercato, non riuscivo a ritrovarla. Così mi arresi e andai verso la cassa per pagare. Ero in fila dietro la cassa numero 2. Mentre aspettavo continuavo a guardarmi in giro ed ecco che la vedo! Lei stava già pagando nella cassa numero 4. Sfortunatamente davanti a me ci stavano due persone. Ma non volevo farmela scappare, non di nuovo. Chiesi gentilmente alle persone che mi precedevano se avessi potuto pagare per prima dato che avevo appena ricevuto una chiamata urgente da casa in cui nonno si era sentito male e che era in casa da solo. Incredibilmente accettarono! Scelsi accuratamente la scusa da utilizzare visto che le due persone che mi precedevano erano due anziane signore mosse dalla compassione della mia espressione e voce. (Sì, penso che sarò una brava attrice.) Pago al volo con la carta di credito, prendo le buste e mi avvento all'uscita del supermercato. Oh quel berrettino rosso! Stava attraversando la strada, così la seguì ma ecco che il semaforo diventa rosso! Sono così sfigata in queste occasioni. Non la perdo di vista, ha girato l'angolo. Il semaforo diventa verde, attraverso di corsa la strada rischiando un'impatto violento con un taxi. Frena di botto. Ma non c'era tempo per maledirlo. Giro l'angolo e mi ritrovo davanti una fila immensa di persone per l'ufficio postale. Lei era davanti a me. Una persona si avvicinò e mi domandò <<Scusi, è in fila per la posta?>>, ci misi un paio di minuti per capire cosa dovessi fare: farmi tutta la fila per per provare a parlare con la ragazza dal berretto rosso oppure lasciare perdere. Così risposi <<Ahm, sì!>>. Mi ritrovai dietro lei. La fila stranamente scorreva abbastanza veloce, quindi stava a me attaccare bottone. Ebbi un'idea. Feci cadere "accidentalmente" le chiavi di casa accanto ai suoi piedi. Il rumore la spaventò reagendo con un calcio finitomi in faccia, mentre raccoglievo le chiavi. <<Oddio! Mi scusi! Tutto bene?>> mi chiese lei mentre poggiò una mano sulla mia spalla. <<Oh sì! Sono molto abituata a ricevere calci in faccia. Non si preoccupi.>> alzai lo sguardo e lei mi sorrise. Ed ecco che quella sensazione ritornò a fare capolino. Era come se il tempo si fosse fermato. Ed io rimasi sbalordita da quel suo sorriso splendente e ingenuo. Ero pronta per tenderle la mano e dirle il mio nome quando le squillò il cellulare. Probabilmente una chiamata urgente dato che si allontanò dalla fila e poi scomparve imboccando una via. Mentre mi rendevo conto di aver perso nuovamente l'occasione di conoscerla, capì che era ora di tornare a casa e poggiare un po' di ghiaccio sull'occhio. 

Aprì la porta di casa con una sensazione di rimorso che mi stava divorando. Avrei dovuto evitare l'idiota idea delle chiavi, avrei recuperato tempo prima della fatidica chiamata. Avrei saputo il suo nome. Mentre brontolavo fra me e me, sistemai la spesa. Diedi da mangiare a Pitù e preparai dei noodles per me, che mangiai sul divano mentre guardavo un programma in tv sui primi appuntamenti. Ne desideravo anch'io uno. Magari con la ragazza del berretto rosso. Mi persi nei pensieri, com'ero solita fare, quando mi arrivò una notifica sul cellulare. Mi batteva forte il cuore. Chissà perché immaginavo la ragazza del berretto rosso che fece di tutto per procurarsi un mio contatto social. Sblocco il telefono. Mamma "Tesoro, tutto okay? Non ci siamo sentite oggi. Manda un messaggio se sei ancora viva e non sei ancora contagiata trasformandoti in uno zombie. Buonanotte". Le mie aspettative son crollate, di nuovo. Ero stufa. Desideravo qualcosa che mi avrebbe fatto cambiare l'andamento di questa quarantena..o forse, qualcuno. Era arrivato il momento di agire. Misi il computer sulle gambe e lo accesi. Aprì la pagina del mio browser, digitai sulla tastiera il sito che non mi avrebbe deluso. (Dai, su. Non pensare male!) Ecco che feci l'accesso sull'area clienti. 

"Per quale richiesta vuole contattare l'operatore?" 

Alessia: Ho bisogno di sapere. 

La risposta tardò ad arrivare. (...) aspettai (...) continuava a spuntarmi questo(...) per farvi intendere che qualcuno stava scrivendo ma non inviava nulla. 

"Siamo spiacenti. Il servizio d'assistenza al momento non è attivo. Riprovi dalle ore 10:00 alle ore 22:00."                                                      Controllai l'orologio: erano le 22:34. "Merda!" 

Forse è ciò che merito. Ho passato una vita a farmi rincorrere. Nelle relazioni sono un disastro. Mi vergogno ad ammetterlo ma ho tradito spesso. Il sesso è sempre stato una brutta tentazione per me, nonostante avessi avuto delle relazioni stabili. Ed è stato il motivo per cui Marta mi lasciò, spezzandomi il cuore, dato che ero sempre io quella che la faceva finita. Adesso mi ritrovo a rincorrere io qualcuno che non so nemmeno chi sia. Non so nulla di quella persona ma intanto..ero divorata dalla curiosità di saperne di più. La giornata era giunta al termine e quando poggiai la testa sul cuscino, crollai all'istante. 

L'amore al tempo del Covid.Where stories live. Discover now