Capitolo 4

1 0 0
                                    

Quel pomeriggio Lincoln, dopo aver staccato dal lavoro in anticipo, si diresse verso il suo medico. Era un uomo affabile e sempre pronto a dare sostegno ai suoi pazienti. Sperava solo di non avergli fatto perdere tempo con lui per una questione superflua.

Il suo capo gli aveva dato il permesso per uscire prima e lui gliene era stato grato. Era appena tornato dalle ferie eppure si era già preso metà giornata. Non era totalmente colpa sua, perché il suo medico era sempre molto impegnato e trovare un appuntamento con lui non era affatto semplice. Sperava solo gli desse delle risposte. Era stanco di dimenticare le cose. Era una cosa che gli succedeva quando era stressato o molto stanco, ma era appena stato in ferie e non capiva perché gli fosse preso in quel momento. Fino ad allora aveva dimenticato solo cose superflue e di poca importanza, perciò non gli aveva dato molto peso, ma la cosa iniziava a stufarlo.

Quando entrò nello studio medico salutò la segretaria con un cenno della mano. Sembrava molto indaffarata al telefono e anche molto spazientita. Si sedette e aspettò, insieme ad altri pazienti. Se non avesse saputo che in quello studio c'erano più dottori, si sarebbe spaventato per la fila.

Lo studio medico era molto accogliente. A Lincoln piaceva osservarlo ogni volta che entrava, perché la segretaria si divertiva a muovere, togliere o aggiungere particolari. L'ultima volta che ci era stato, sulle pareti c'erano dei quadretti molto piccoli di gattini e cagnolini. Le riviste erano tutte accatastate su un piccolo tavolino vicino al bancone della segreteria, mentre le piante erano solo due, poste in un piccolo angolo. Quel giorno, invece, i quadri sulle pareti raffiguravano dei bellissimi fiori colorati e le riviste si trovavano al centro della sala d'attesa, così che fossero facilmente raggiungibili da tutti i pazienti seduti sulle sedie. Le piante erano aumentate. L'ultima volta che era stato lì, le piante presenti erano della tipologia delle piante grasse, ma quel giorno erano presenti anche svariati vasi di fiori, posti ai lati della stanza.

Lincoln ricordò di quella volta che la segretaria iniziò, di corsa, a rimuovere tutte le piante presenti nella stanza e a farla arieggiare, nonostante fosse pieno inverno. Quando lui le aveva chiesto delucidazioni, gli rispose che stava arrivando un paziente allergico ai fiori e non potevano permettersi di farlo sentire male.

La cosa che più gli piaceva di quello studio medico era che stavano davvero attenti alla salute dei loro pazienti, ci tenevano. Li conoscevano tutti per nome e avevano con tutti un bel rapporto.

Quando Lincoln si sentì chiamare per il suo turno, gli venne un groppo alla gola. Non sapeva neanche lui perché, dopotutto erano andato lì solo per una visita semplice. Si alzò e si diresse nello studio, dove il suo dottore lo aspettava. Si chiuse la porta alle spalle e si sedette. L'uomo dietro la scrivania era tranquillo e sorridente, mentre metteva in ordine delle carte.

«Ciao Lincoln. Dimmi: cosa ti porta qui?» gli chiese il dottore, salutandolo con una stretta di mano.

«Buongiorno dottore. È un po' di tempo che ho dei problemi di memoria. Penso sia solo stress, ma voglio esserne sicuro» iniziò a spiegare il giovane, mentre il dottore ascoltava. Quando ebbe finito il medico gli chiese di fargli degli esempi e di spiegarsi meglio. Lincoln cercò di essere il più preciso e accurato possibile, così da aiutare l'uomo davanti a lui a capire.

Dopo l'esposizione e il silenzio che ne seguì, il medico cominciò a scrivere su un foglio, guardando, di tanto in tanto, sullo schermo del suo computer. Alla fine diede uno strappo deciso al foglio e lo diede a Lincoln, che era rimasto fermo e in silenzio ad osservarlo.

«Chiama questo specialista, sarà sicuramente più bravo di me a darti delle risposte. Chiamalo e prendi appuntamento» gli disse il dottore, serio. Lui era un medico generale, non uno specialista in problemi di memoria. Non sapeva se ciò che avesse Lincoln fosse grave o meno e preferiva mandarlo da qualcuno di più esperto. Il ragazzo annuì, salutò il dottore e uscì dalla stanza. Era un po' deluso da quella visita, che sembrava essere stata inutile, ma il foglio che teneva tra le mani, con il numero di un altro medico, gli diceva che aveva fatto bene a prendersi mezza giornata dal lavoro.

Ogni passo accanto a TeWhere stories live. Discover now