"È il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante."
(Antoine de Saint-Exupéry)
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I crediti per la copertina della storia vanno nuovamente alla bravissima 12nope12 per il bellissimo disegno di Victor da lei...
Aprii lentamente gli occhi solo dopo un tempo indefinito, percependo il tocco premuroso e delicato di una mano intenta ad accarezzarmi i capelli. <<Mamma, per favore, non sono in vena. Voglio stare da sola, scusami>> bofonchiai a mezza voce, senza nemmeno alzare la testa dal cuscino. La mano si spostò fino al mio orecchio, sfilandomi un auricolare. Poi una voce sussurrò al mio orecchio: <<Hai sbagliato... non sono tua madre>>. Incredula alzai la testa, scorgendo con gli occhi ancora appannati dal sonno il volto di Victor, leggermente sorridente. La mia reazione fu delle più imbarazzanti: gli buttai infatti le braccia al collo, stringendolo forte contro di me, sentendo lui ricambiare immediatamente la stretta. Anche se tecnicamente ero stata io a lasciarlo. Anche se ero stata io ad andarmene. Una grande parte di me si era pentita non appena avevo messo il primo piede sull'aereo, ma avevo deciso di continuare, credendo di non avere più nulla per me alle mie spalle. Victor però era nella mia stanza. Era venuto fino in Canada per me, anche se ero confusa. <<Come hai fatto a trovarmi? E perché sei venuto?>> chiesi di getto, staccandomi leggermente, tuttavia senza togliere le braccia da attorno al suo collo. <<Non appena ho letto il biglietto sono andato a cercare Jean-Jacques Leroy per avere il tuo indirizzo di casa... all'inizio non voleva darmelo, ma poi ha accettato>> iniziò a spiegare <<ho preso il primo volo disponibile, ma sono arrivato a notte fonda, quindi ho dormito in una locanda, in attesa di un orario più adatto per venire qui. Mi ha aperto tua madre.>> Boccheggiai incredula, cercando di metabolizzare tutto l'impegno che ci aveva messo. Solo per venire da me. <<Per quanto riguarda la seconda domanda...>> iniziò poi, mollandomi un ceffone dietro la testa, anche se non particolarmente forte <<questo è per essere scappata via.>> <<Sei venuto fin qui per darmi questo schiaffo?>> chiesi, massaggiandomi la testa con un'espressione incredula e sorpresa allo stesso tempo. <<Sono venuto qui per questo>> rispose lui, accarezzando il mio labbro inferiore con le sue dita, prima di poggiare la sua bocca sulla mia. Sussultai a quel gesto inaspettato, senza riuscire a ricambiare sul momento a causa della sorpresa. Victor tuttavia si staccò poco dopo, senza approfondire il contatto. I suoi occhi erano seri e per qualche secondo restò a fissarmi in silenzio, osservandomi portare sorpresa una mano sulle labbra. <<Non capisco, Victor. Dico sul serio... tu mi hai rifiutata>> sussurrai. <<Non ti ho rifiutata, ti ho semplicemente detto che non potevo accettare i tuoi sentimenti in quel momento, perché in realtà avevo bisogno di pensare. Cosa non ti torna?>> La sua espressione era stranamente serena e denotava la sua consueta calma, quella che gli avevo sempre invidiato fortemente. <<Ma credevo che tu e Yuri Katsuki->> <<Lo credevo anche io, ma poi mi ha baciato e non ho sentito quello che credevo avrei sentito. Non ho provato quello che ho provato con te>> disse lui, venendo più vicino a me <<avrei voluto dirtelo la mattina che sei andata via.>> Sentii le lacrime accumularsi ai lati dei miei occhi, non sapevo se per la gioia, se per il sollievo o se semplicemente per sfogare l'ansia pregressa. Oltre che un forte senso di commozione travolgermi. Non potevo crederci. Victor era davanti a me, mentre mi diceva delle parole che mai avrei immaginato di sentire uscire dalla sua bocca. <<Victor... sono stata una cretina...>> mormorai io, sentendo salire un grande imbarazzo. <<Su questo siamo d'accordo>> rispose lui, avvicinandosi a me, così da potermi accarezzare il viso. <<Mi dispiace, mi dispiace davvero tanto. Credevo di essere di troppo e quindi ho pensato di fare bene ad uscire di scena. Sono morti->> L'uomo bloccò le mie parole, posando nuovamente le sue labbra sopra alle mie, donandomi un bacio che ricambiai subito, tornando ad appropriarmi dei suoi capelli argentati. Li strinsi tra le dita, ci giocai, li accarezzai e li arrotolai, prima di spostare le mie braccia attorno al collo e spingerlo contro di me. Victor assecondò i miei movimenti, fino a stendersi sopra di me sul letto, incapaci di staccarci. Lo amavo pazzamente e rischiavo di collassare per le troppe emozioni. Victor aveva fatto migliaia di chilometri per me. Victor era venuto per dirmi che aveva scelto me. Victor mi stava baciando con sentimento, ancora più intensamente che nello spogliatoio. E in quel momento lo volevo, lo desideravo pazzamente, anche con mia madre in casa. Lui si staccò da me solo diversi minuti dopo, continuando a mantenere la fronte posata sulla mia. <<Victor, quello che ti ho scritto sul biglietto è la verità, sai? Io ti amo>> gli confessai, baciando a stampo le sue labbra tentatrici. Lui sorrise, accarezzando i miei capelli con dolcezza, per poi lasciare un lungo bacio sulla mia fronte, come quello che mi aveva dato prima del mio programma libero. Dopo pochi secondi mia madre bussò timidamente alla porta, chiedendo: <<Posso entrare?>> Mi allontanai di scatto da lui, tornando rapidamente seduta, seguita lentamente dal ragazzo. <<Sì>> dissi, anche se un po' incerta. La donna si affacciò timidamente nella stanza, probabilmente mortificata per l'interruzione. <<Scusate l'intrusione. Sono venuta solo per offrire qualcosa al nostro ospite>> disse lei, chiaramente imbarazzata. Non era infatti cosa da tutti giorni ritrovarsi Victor Nikiforov improvvisamente in casa propria, specie per lei, da anni sua fan. L'avevo infatti talmente assillata sul pattinatore da aver trascinato col tempo anche lei nel lato oscuro, iniziando a seguire in sua compagnia ogni apparizione pubblica di Victor. Dalle gare, alla più microscopica intervista. <<Volentieri>> rispose lui, mostrando un sorriso che per poco non mandò mia madre distesa sul pavimento. <<Vado a prendere... cioè... vado a preparare... insomma... vado... vi aspetto in salotto>> prese a balbettare lei. Riuscii a trattenere a fatica una risata, soprattutto notando la perfetta faccia da idiota dell'uomo, chiaramente incapace di comprendere sul momento il motivo del forte rossore di mia madre e delle sue frasi improvvisamente sconnesse. Infatti non appena mia madre si allontanò lui mi chiese ingenuamente: <<Ho detto qualcosa di strano?>> Victor normalmente era ben consapevole del suo sex appeal, ma forse non si aspettava di scatenare la stessa reazione anche su di lei, semplicemente perché troppo strana come situazione. <<Nulla, assolutamente nulla>> risposi, limitandomi a sghignazzare leggermente, sotto al suo sguardo ancora più confuso.
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Mia madre non si limitò ad allestire un semplice stuzzichino, ma un pasto degno del Ringraziamento, causando ancora più confusione in Victor, ma al tempo stesso anche felicità. Lui infatti adorava cose del genere e la sola vista del suo viso felice e sorridente bastò per spazzare via l'ultimo barlume di tristezza. <<Non fare complimenti, Victor. Prendi pure quello che preferisci>> lo invitò lei, malcelando il proprio imbarazzo. Quasi mi strozzai nuovamente per la voglia di ridere, cercando di immaginarmi la faccia da perfetta idiota che doveva aver fatto quando, aprendo la porta d'ingresso, si era ritrovata davanti Victor. Avrei pagato per poterla vedere in quel momento, così da prenderla in giro per sempre. Lei mi fulminò di nascosto con lo sguardo, forse dopo aver capito da sé il motivo della mia espressione estremamente divertita. <<Questo cos'è?>> chiese l'uomo, indicando una ciotola contenente patatine fritte, un salsa a base di carne e dadini di formaggio fresco. Sembrava particolarmente incuriosito dal piatto, siccome amante delle novità. Noi pattinatori non potevamo mangiare molto, ma ogni tanto ci concedevamo anche noi uno sfizio, specie dopo una gara importante. Victor era molto curioso quando si trattava della cultura culinaria di paesi diversi dal suo e diventava come un bambino quando scopriva qualcosa di suo gradimento. <<Si chiama Poutine. È un piatto tipico canadese. Lo tenevo da parte per questa sera e ho deciso di fartene provare un po', anche se sarei lieta di averti anche per cena>> rispose lei, ritta come un soldatino. Lui annuì, dicendo: <<Resterò volentieri>> prima di prendere un po' di Poutine. <<È buono>> aggiunse dopo qualche secondo, prendendone volentieri un altro boccone dal suo piattino. Era un momento di straordinaria normalità, ma non di conseguenza meno bello. Anzi... desideravo solo viverne altri milioni simili in sua compagnia.
Victor era finalmente con me. Non l'avrei mai più lasciato andare via.
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Se potessi vederti dalla speranza nascerà l'eternità. Stammi vicino, non te ne andare. Ho paura di perderti.
Le tue mani, le tue gambe, le mie mani, le mie gambe, e i battiti del cuore si fondono tra loro.
Partiamo insieme. Ora sono pronto.
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Piccola nota: il prossimo capitolo sarà l'ultimo.
Mentre la canzone all'inizio e alla fine del capitolo è quella dell'esibizione di Victor che Yuri replica nel primo episodio :)