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Siamo arrivati a settembre e oggi il cielo è più cupo del solito

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Siamo arrivati a settembre e oggi il cielo è più cupo del solito. Sono nel locale da questa mattina con i fornitori e ora sto risistemando il magazzino. Piove ininterrottamente da due giorni. D'altronde siamo a Londra, cosa ti puoi aspettare dal clima?!
È stato un mese di duro lavoro tra le varie serate organizzate ed i turisti che hanno invaso ancora di più la città.
Sarà tipo un mese che non si fa vedere l'attore turco, ma i suoi amici vengono ogni tanto. Ho visto che è in giro per il mondo a promuovere ancora il film e ho letto che presto prenderà parte ad una serie tv.
-"Daniel, queste bottiglie di vino qua non vanno bene. Perché sono poggiate qui se il reparto vino è in fondo a sinistra?" dico irritata. Il magazzino è sottosopra e come al solito se non ci metto mano io a risistemarlo non ci pensa nessun altro.
-"Non lo so Ava. Lo scarico l'ha preso John ieri" dice scocciato.
-"Ok, lo devo ammazzare. Cerchiamo di essere più ordinati per favore. Almeno ritroviamo subito le cose che cerchiamo. Ora prendi il vino e mettilo nel suo reparto. Occhio che un cartone è vino bianco" dico controllando lo scaffale davanti a me con le bottiglie delle varie bevande. Apro le scatole controllandole e controllando sulla fattura. Guardo l'orario e sono le due del pomeriggio. Sbuffo e poggio le fatture sugli scatoloni a terra.
-"Io esco. Ci vediamo più tardi" avverto Daniel. In sala ci sono solo i camerieri che sono arrivati da poco per iniziare a pulire.
-"Ciao ragazzi! Esco. Ci vediamo più tardi!" dico ad alta voce prendendo la giacca che era buttata sul divanetto vicino l'ingresso, la indosso e prendo lo zainetto per poi uscire all'aria fresca. Indosso il cappuccio e guardo il cielo scuro. Sbuffo e una macchina elegante e nera, un'Audi ultimo modello, si ferma davanti a me e il finestrino si abbassa rivelando il proprietario. Sorride con i suoi denti bianchi e perfetti messi in risalto dalla sua barba nera e folta. Scuoto la testa ridacchiando mentre le gambe e le mani iniziano a tremarmi e sento il cuore accelerare.
-"Effetto sorpresa!" dico ad alta voce fissando Mert Sergin nella sua bellezza più totale e avvicinandomi all'auto.
-"Amo le entrate ad effetto" dice facendomi l'occhiolino. Rimango zitta senza sapere cosa rispondere e mi guardo intorno mentre la pioggia continua a scendere.
-"Sali. Ti stai bagnando tutta" dice squadrandomi.
-"Stavo andando a casa in realtà. Vado a mangiare e a cambiarmi" dico deviando il suo invito. Mi guardo intorno con la paura di qualche paparazzo nei dintorni.
-"Un pranzo insieme che ne dici?" chiede sorridendo. Continuo ancora a guardarmi intorno nervosa.
-"Tranquilla, piove troppo anche per i fotografi" cerca di rassicurarmi.
-"Devo tornare presto al locale. Mi scusi" dico alzando le spalle.
-"Ti riporto presto, tranquilla. Un pranzo veloce e poi saremo di nuovo qua" dice facendomi l'occhiolino. Sono tremendamente indecisa e poi lo fisso di nuovo perdendomi nei suoi occhi scuri e faccio il giro della macchina per entrare. Mi accomodo nel calore e nella comodità della sua automobile e respiro il suo profumo costoso. Sono tesissima e rimango a guardarlo come una scema, lo guardo dai capelli neri, i suoi occhi neri che mi fissano, la sua barba nera e folta, le sue labbra carnose, il suo collo appena scoperto, visto che porta la giacca, fino alle sue gambe lunghe e muscolose dentro un jeans grigio scuro. Con la testa tocca quasi il tettuccio visto che è molto alto.
-"Non ci siamo ancora presentati. Io vengo al tuo locale e non so nemmeno come ti chiami. Piacere, sono Mert" dice sorridendo e allungando la mano nella mia direzione.
-"Ava" riesco a dire come ipnotizzata stringendo la sua mano grossa, calda e abbronzata. Ho le sinapsi bruciate in questo momento perché non riesco a dire altro. Torno in me e mi allaccio la cintura di sicurezza.
-"Pronta per il pranzo? Io sono affamato. Sono appena tornato" dice immettendosi nel traffico.
-"Sono affamata anch'io. Sono al locale dalle nove" dico prendendo il telefono nello zainetto e sta squillando. È John.
-"Mi scusi. Devo rispondere" dico nervosa. Mi fa cenno che non ci sono problemi.
-"Ehi John?" rispondo allegra.
-"Ragazza dove sei? Sono appena arrivato al locale".
-"E io sono appena uscita per pranzo" dico nervosa.
-"Ma la tua macchina è qui" dice sorpreso.
-"Non fare domande John. Sono uscita a pranzo. Ci vediamo più tardi. Ah, prima che me ne dimentico, la prossima volta che non sistemi bene gli scarichi ti rompo un braccio" lo minaccio scherzando ma sa che sono seria e pretendo l'ordine a lavoro.
-"Va bene boss. A dopo" dice riattaccando.
-"Mi scusi ancora" dico imbarazzata per la chiamata mentre lo fisso. Sorride e mi fissa per un attimo.
-"Tranquilla. È lavoro. E dammi del tu, ti prego. Avremo la stessa età" dice ridacchiando.
-"È che lei..." dico allargando le braccia come a dire una cosa ovvia, che lui è famoso.
-"Io cosa?" chiedo serio.
-"È Mert Sergin" dico tesa. L'attore turco scoppia a ridere.
-"Lo so. Sono una persona normalissima, come te e come tutte le altre persone, con le proprie abitudini. Sono famoso si, ma fidati, amo tantissimo la tranquillità e la mia privacy" dice sorridendomi.
-"Ok...." dico imbarazzata.
-"Fai sempre questa vita frenetica?" chiede serio.
-"Si, da quando ho aperto cinque anni fa. Prima lo facevo come cameriera in una discoteca ma era meno frenetica, avevo più tempo per dormire" dico sorridendo al ricordo degli anni passati a correre come una pazza per tutta la serata come cameriera di una discoteca famosa di Londra e dormivo tantissimo rispetto ad ora che dormo poche ore visto che la mattina tardi già mi presento al locale tra cose da sistemare e le cose da fare in ufficio.
-"Ti capisco. Mi manca la vita di prima, non che io sia infelice della mia vita attuale. Sono felicissimo per quello che sono riuscito a fare fin'ora, però prima c'era più tempo, più calma. Ora si corre solo da una parte all'altra" dice sospirando mentre gira in una stradina ed entra dentro uno spiazzale privato e tutto recintato. C'è un piccolo palazzo moderno di pochi piani e un piccolo giardinetto.
-"Dove siamo?" chiedo curiosa. È una zona un po' lussuosa e sono passata in queste zone pochissime volte.
-"A casa mia. Pranzo veloce e tranquillo" dice facendomi l'occhiolino per poi aprire la portiera e scendere. Scendo anch'io e aggiro la macchina per seguirlo. È altissimo e mi sento davvero una nana. Ha tutto di affascinante, anche la camminata con quelle gambe lunghe e muscolose. Mi sento tesissima accanto a lui e mi guardo intorno.
-"Non essere nervosa. Qui è tutto sicuro" dice guardandomi mentre apre il portone del palazzo.
-"Beh, non è da tutti i giorni andare in giro con un attore famoso e venire a casa sua" dico agitata. Mert sorride e scuote la testa.
-"Te l'ho detto. Sono una persona normalissima che vive in tranquillità e nel suo piccolo appartamento" dice come se per lui è tutto normale, mentre io sono agitata, eccitata e nervosa.
-"Mmmm.." mugugno facendo un sorriso tirato. Saliamo in ascensore e lo spazio piccolo mi fa sentire ancora più caldo e il suo profumo entra nei miei polmoni.
-"Quando state chiusi?" mi domanda fissandomi e catturandomi l'anima.
-"Il lunedì" dico a corto di ossigeno.
-"Mmm...dopodomani. Vieni a cena da me?" dice sorridendo. Sgrano gli occhi sorpresa e ridacchio.
-"Non ci credo...." dico ridendo nervosa.
-"No, serio Ava. Vieni a cena? Perché no?" dice serio. Alzo le spalle.
-"Boh. Non lo so. È che io sono solo una semplice ragazza..." dico imbarazzata fissandolo.
-"E quindi? Non posso invitare una persona normale a cenare con me?" dice con il sopracciglio alzato.
-"Certo" dico poco convinta.
-"Appunto. E siccome a me piacciono le persone semplici e normali ti invito a cena da me" dice facendomi l'occhiolino prima di uscire dall'ascensore. Siamo all'ultimo piano, un attico- mansarda. Entriamo dentro il suo appartamento e rimango affascinata dai colori all'arredamento. Colori sul grigio scuro e bianco, un arredamento moderno e alcune parti del soffitto sono in legno. Pensavo abitasse nella zona ricca di Londra e che avesse un appartamento super lussuoso.
-"Vieni, seguimi" dice togliendosi la giacca e rivelandomi una maglia a maniche lunghe grigio scura, quasi nera. Mi tolgo la giacca e la prende per poi appenderle all'attaccapanni vicino la porta. Lo seguo in casa e ci ritroviamo in una piccola cucina super moderna tutta bianca che fa un po' a cazzotti con il muro a mattoni e il tetto spiovente in legno. Inizia a tirare fuori gli ingredienti dal frigorifero e a tirare fuori le pentole in maniera molto veloce, come se lo facesse sempre.
-"La mangi la pasta, si?" chiede prendendo la pasta dal mobile.
-"Si, mangio tutto. Posso dare una mano?" chiedo imbarazzata. Sposta uno sgabello dall'isola e mi fa cenno.
-"Siediti soltanto e riposa. Al resto penso io" dice dolcemente sorridendomi.
-"Attento. Non sono abituata ad essere trattata così. Potrei abituarmi" lo prendo in giro ridendo.
-"Ottimo. E io ne sarei felice" risponde sorridendo mentre riempie la pentola di acqua. Poi inizia a fare il sugo e rimango affascinata anche quando taglia i pomodori e la cipolla. Sembra uno chef. Forse sono a bocca aperta mentre lo fisso e non riesco a credere a quello che sto vedendo. Io sono seduta a casa di un attore famoso, sul suo sgabello, nella sua cucina e mi sta cucinando. Non mi sembra vero.
-"Che fai quando non lavori?" mi chiede curioso.
-"Dormo. Recupero le energie. Pulisco casa ed esco un po' per qualche ora" dico alzando le spalle. Mert mi guarda un attimo con il suo sguardo sexy mentre sorride e gira il sugo che si sta cuocendo in padella.
-"Cinema? Concerti?" chiede mentre pesa la pasta.
-"Si, vado al cinema qualche volta. Ci sono stata l'ultima volta alla tua prima" dico guardandolo.
-"Si, ti ho vista di sfuggita. Almeno credo... C'era un casino quella sera" dice prendendo una bottiglia di vino nel frigo e venendo vicino e mostrandomela.
-"Che ne dici? Tu sei l'esperta" dice in maniera sexy. Guardo prima lui e poi la bottiglia di ottimo vino bianco che ha tra le mani e la prendo in mano mentre mi mordo il labbro inferiore.
-"Vedo che anche tu te ne intendi" dico leggendo l'etichetta sul retro.  Si schiarisce la voce e torna verso i fornelli.
-"Si, beh...mai quanto te immagino" dice con la sua voce profonda e tornando verso di me con lo stappa bottiglie. Glielo prendo tra le mani e sorrido mentre sento la nostra pelle sfiorarsi.
-"Apro io" dico allegra.
-"Prego signorina. A te l'onore" dice in maniera sexy rimanendo vicino a me e fissandomi mentre apro velocemente la bottiglia ed odoro il tappo di sughero.
-'E.....?" chiede fissandomi intensamente con quegli occhi scuri.
-"Ottimo" dico seria porgendogli il cavatappi con il tappo ancora infilato. Mert annusa il tappo mentre continua a fissarmi, poi lo svita e poggia il tappo sul piano per rimettere apposto il cavatappi e prendere due calici. Mentre verso il vino lui controlla il sugo in cottura e poi torna vicino a me  prendendo il calice di vino.
-"Al nostro pranzo" dice brindando con me e facendomi sorridere.
-"Al nostro pranzo" ripeto facendo toccare il mio calice contro il suo e poi bere un piccolo sorso per sentire il delizioso sapore in bocca di un vino delicato e fresco.
-"Vacanze?" mi chiede all'improvviso.
-"Cosa?" dico confusa.
-"Farai qualche vacanza ogni tanto" dice andando a spegnere il sugo.
-"Ahhh. Sì certo. Quando ti ho visto al locale la prima volta ero appena tornata da Mykonos" dico allegra.
-"Bellissimo posto. Sei stata con amici?" chiede curioso buttando la pasta nell'acqua che bolle.
-"No, da sola. Preferisco viaggiare da sola e scoprire nuovi posti" dico immaginando il prossimo viaggio che farò a dicembre.
-"Quindi ami viaggiare e stare da sola da come ho capito. E dove sei stata fin'ora?" chiede prima di bere un sorso di vino.
-"Mykonos è stato l'ultimo viaggio. I miei viaggi non durano meno di quindici,venti giorni. Sono stata a Tokyo questa primavera e l'inverno scorso sono stata a Dubai. Sono stata in Patagonia. Bellissimo posto. La gente semplice, meravigliosa. Poi dalla Patagonia mi sono spostata a Buenos Aires e sono tornata. Ti dico la verità, non sarei voluta tornare vedendo certe realtà. Mi sono messa ad aiutare anche una comunità che si occupa di persone povere e mando degli aiuti" dico pensierosa ricordando la gente di quel posto, per strada, senza nemmeno una casa, dei vestiti e del cibo da mangiare. Sospiro e vedo l'attore apparecchiare il tavolo attaccato all'isola.
-"E quali altri posti hai visitato?" chiede girando la pasta nella pentola.
-"Beh, sono stata nelle capitali europee, tipo Madrid, Parigi, Lisbona, Berlino" dico alzando le spalle.
-"Sei stata ad Istanbul?" mi chiede fissandomi e bloccandomi come una statua mentre i suoi occhi neri mi scrutano.
-"No. Prima o poi andrò anche ad Istanbul" dico con il battito accelerato. Non so perché, ma sento che qualcosa dentro di me è cambiato alla domanda che mi ha fatto e per come mi sta fissando.
-"Chissà...magari ci ritroveremo lì nello stesso posto un giorno...mai dire mai..." dice enigmatico e sorridendo. Sorrido tesa e bevo un sorso di vino distogliendo lo sguardo e fissando il tavolo apparecchiato. Prendo il tappo di sughero in mano e ci gioco.
-"Chissà...." dico sospirando.
-"Tu prossimi progetti?" chiedo cambiando discorso. Mert scola gli spaghetti e li butta in padella per poi saltarli come fosse davvero uno chef stellato.
-"Progetti? Al momento ancora in giro a promuovere il film. Poi inizierò a girare una serie tv ad Istanbul. Credo che le riprese inizino a dicembre" dice  riempiendo i due piatti di pasta. Scendo dallo sgabello e li vado a prendere per poi portarli a tavola. Mert prende i due calici e li porta a tavola e poi ci sediamo. Lo stomaco mi brontola ancora di più con questo profumino delizioso.
-"Buon appetito" dice prima di infilarsi una forchettata in bocca.
-"Buon appetito" rispondo avvolgendo la pasta e ficcandomela in bocca. Chiudo gli occhi al sapore e mugugno. Apro gli occhi e vedo Mert sorridere mentre mi fissa.
-"Ti piace?" chiede sorridendo.
-"Da matti. Devo dire che oltre a saper recitare sei anche uno chef" dico allegra continuando a mangiare.
-"Niente di che. Ho imparato fin da bambino a cucinare. Stasera che avete organizzato?" chiede cambiando discorso.
-"Solita serata con il gruppo che suona" dico prima di bere un bel sorso di vino. Guardo l'orario e sono quasi le quattro e sgrano gli occhi.
-"Cavolo è tardi" brontolo.
-"Finiamo di mangiare e andiamo" dice rassicurandomi. Lo fisso e scuoto la testa sorridendo.
-"Ho una montagna di cose da fare, devo tornare a casa a cambiarmi e non mi sono mai rilassata così tanto per un pranzo durante i giorni di lavoro" dico sorpresa ed agitata. Mert sorride mentre mi fissa.
-"Forse perché stai bene in mia compagnia. Forse dovresti rilassarti un po' e delegare le cose agli altri" dice facendomi l'occhiolino.
-"Forse...e forse hai ragione, dovrei rallentare un attimo i ritmi" dico sospirando.
-"E cosa ti preoccupa?" chiede serio.
-"Il fatto che ho parecchie responsabilità e che potrebbe andare tutto storto durante le serate, il disordine...non lo so.." dico seria. Mert sorride e beve un sorso di vino.
-"Il fatto che hai parecchie responsabilità non significa che ti devi accollare tutto tu da sola. E non significa che se tu allenti un po' la presa le cose iniziano ad andare storte. Devi lasciarti un po' andare...." dice serio fissandomi. Non so perché ma questa cosa che ha detto in fondo è vera e mi ha tranquillizzata un po'. Scuoto la testa e sorrido sorpresa.
-"Assurdo come sei riuscito a calmarmi almeno un po'..." dico ridacchiando.
-"Perché sai che è vero" risponde pulendosi la bocca. Mangio l'ultima forchettata di pasta e finisco di bere il vino che ho nel bicchiere. Mert si alza ed inizia a sparecchiare. Mi alzo anch'io e lo aiuto così da pulire il tavolo e mentre lui mette le cose in lavastoviglie io pulisco l'isola ed il fornello sotto i bonari rimproveri dell'attore che prova in tutti i modi a farmi stare ferma e buona ma non ci riesce. Fa il caffè che beviamo in piedi vicino la macchina del caffè come se per noi fosse da abitudine prendere il caffè insieme nella sua cucina e chiacchierare normalmente come se ci conoscessimo da sempre.
Andiamo a prendere le giacche e ce le infiliamo. Almeno la mia giacca si è asciugata. Squilla il mio cellulare e rispondo a John.
-"Dimmi John" rispondo cercando di agganciare la cerniera mentre con l'orecchio tengo il cellulare contro la spalla. Mert sorride e mi sposta le mani agganciando la cerniera al posto mio e tirando su la zip e mi fa l'occhiolino. Gli mimo un grazie e sorrido.
-"Tra quanto torni?" chiede curioso. So che sta indagando perché è un pettegolo.
-"Ho appena finito il pranzo. Passo a casa a cambiarmi e arrivo. È successo qualcosa?" chiedo preoccupata.
-"No, chiamavo così" dice ridacchiando.
-"Visto che stai facendo il pettegolo, vai in magazzino a controllare se tutti gli scarichi sono giusti e sistemali" dico irritata. John scoppia a ridere.
-"Quanto sei stronza" dice ridendo.
-"Si lo so anch'io. Ci vediamo dopo" dico prima di riagganciare.
-"Andiamo a casa tua?" chiede fissandomi.
-"Si, se non ti dispiace. Sennò posso prendere anche un taxi" dico imbarazzata.
-"Non se ne parla. Tranquilla, mi manca questa normalità di poter guidare in giro e in compagnia di qualcuno" dice facendomi l'occhiolino e aprendo la porta. Esco dall'appartamento seguito da lui che chiude a chiave e poi andiamo via.

MAI DIRE MAI...Where stories live. Discover now