Ricapitolando

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Iniziamo con piccoli passi.
All'età di undici anni, quando ero agitata, mi chiudevo in bagno sedendomi sulla tavoletta e parlando da sola.

Mi sentivano tutti in casa.
All'epoca non si usava whatsapp, non sapevo neanche dell'esistenza di instangram e Facebook era solo per gli adulti.
E cosa importante:non avevo un telefono.

Quando uscivo dal bagno dopo la chiacchierata con me stessa incontravo mia madre nel corridoio del nostro appartamento.

I suoi occhi davano poco all'immaginazione.
In realtà la sua vera domanda era: "Perché parlavi da sola nel bagno?" ,ma era troppo buona per ferire i miei sentimenti.

Quindi se ne usciva semplicemente con

Che stai facendo ?

Nel mio cervello da undicenne non ci trovavo nulla di male in quello che facevo, quindi tranquillamente rispondevo:

Stavo parlando da sola

E così la sorpassavo e tornavo a fare le mie cose.

Come leggere il libro della sirenetta.

Gli anni passavano ed io crescevo in modo diverso dagli altri bambini.

Ero sempre concentrata in un romanzo d'amore ma, paradossalmente, odiavo i maschietti.

Nella mia mente li avevo tutti classificati come mio padre, un uomo che litigava sempre con la moglie e che aveva abbandonato tutti.

Ma questo non volevo ammetterlo.

Mi mancava , anche se non averlo in casa era meglio. E quando parlavo con mia madre, in tutti i modi cercavo di convincerla  a contattarlo.
Lo sapevo che lei ci rimaneva male, ci aveva cresciute, me e mia sorella, tutta da sola con l'aiuto della nonna, e non fu affatto facile. Ma puntualmente lo chiamava per me e trovava un modo per farci vedere, questo fin quando non  raggiunsi l'età di tredici anni con un bel telefono usato dalle mie sorelle come regalo.

Ma non importava.
Era un telefono cavolo!

E così parlavo con la mia unica amica dalla mattina alla sera.

E la vita era spensierata, per quanto potesse esserlo, fin quando non ebbi il mio primo vero attacco di panico.

Mia madre morì improvvisamente qualche mese dopo.

Nessun addio come nei film.
Solo una triste realtà.

Non voglio soffermarmi su ciò che furono per me quegli anni fino ad oggi, non ne vale la pena guardare al passato.

Quindi eccomi qui, ai miei venti anni, sempre legata ad un libro e con una valigia carica di aspettative, mentre guardo Rebecca che si morde le unghie aspettando di salire su quell'aereo che ci porterà nella città che amo.

Parigi.
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POETICAMEAM

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