29. MI APPARTIENE

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Alessandra's pov

Non ho bene capito perchè diavolo ho acconsentito a quello sguardo, a sottostargli e gli ho promesso che ci sarei stata sempre per lui, ma mi sono sentita di farlo. In aggiunta, sappiamo entrambi che manterrò sicuramente la promessa.

Quindi non è che me ne pento, più che altro ho paura di averlo illuso. Io voglio esserci per lui, ma non come vorrebbe lui, io so che se ci tornassi insieme, sicuramente soffrirei. 

Quindi voglio esserci, ma non nel modo in cui voglio esserci per davvero, in cui sono abituata, amo esserci.

Intanto che sua madre mi stringe la mano e ci avviamo al terzo piano, lui si volta verso di me. E, in un secondo, mi rendo conto che scompare ore incertezza: quello sguardo mi fa capire che ho fatto bene a acconsentire alla promessa. Mi fa capire che a lui avrei acconsentito anche se mi avesse chiesto di mettermi a cantare in rumeno, vestita da vichingo e ballando la macarena.

Questa non so come mi sia uscita...

Distolgo lo sguardo, prima che diventi pericolosa la situazione, ed inizio a salire le scale. Sua madre, con la mano ancora stretta alla mia, mi sussurra: "Non so se sono sicura di farcela." La guardo e leggo il dolore che solo una madre può avere nei suoi occhi verdi, sembra impaurita. Mi si stringe il cuore nel vederla così, allora le rispondo decisa: "Io invece sono sicura che ce la farai, hai superato cose peggiori." Un piccolo sorriso le nasce e non posso che essere fiera di averglielo procurato io. "Dai." La incito a continuare a salire le scale e lei mi segue.

Intanto Luca e suo padre sono davanti a noi e, stranamente, sembrano sereni. Giorgio mi sembra sereno.

Arrivati al terzo piano, noto, che Alex non è ancora arrivato, ma tutti gli altri sono qui.Rimango un po' scioccata quando, tra quei "tutti", c'è pure mia madre. Miranda. Lascio delicatamente la mano di Sabri e supero Ava, Pietro, Fabri, Enzo... Li saluterò dopo, sono troppo concentrata ad andare verso mamma.

Appena mi trovo di fronte a lei, alza lo sguardo e mi sorride: "Giangia..." Sorrido di rimando per il nomignolo. Mia madre mi ha sempre dato mille soprannomi, ma Giangia è il mio preferito. Quando ero piccola e la gente mi chiedeva il mio nome, dato che era davvero lungo per una bimba, io non riuscivo a dirlo correttamente e rispondevo "Giangia", ma ero decisa, sicura. Come se fosse davvero quello il mio nome.

Da piccola ero irascibile.

Forse lo sono ancora.

La abbraccio subito, senza esitazione, poiché sono tre settimane che non la vedo. Di solito ci incontriamo più spesso, ma tra un impegno e l'altro ci siamo perse di vista ultimamente. Mentre la stringo, mi sussura con tono poco deciso: "Tuo padre è al piano di sotto, sta prendendo un caffè." Ah.

La ringrazio mentalmente per avermi avvisato, sarei svenuta altrimenti, ma non riesco a trattenermi: "Perchè è qui? Cosa vuole?" Si stacca leggermente dall'abbraccio per lasciarmi dei baci sulla guancia: "Non fare così."

Fingo di guardarla torvo, intanto che continua a baciarmi, e domando: "Stai tentando di corrompermi?" Ridacchia furba e ci stacchiamo.

Vedo che poggia lo sguardo su Luca, che ci sta accuratamente fissando. Chissà cosa sta pensando? Sembra agitato e abbastanza incredulo. Sbuffo, quando, alle sue spalle, noto mio padre. Non lo sopporto. Mi dirigo comunque, verso di lui, contro voglia. Inevitabilmente finiamo davanti a Luca e, mentre mamma abbraccia i genitori del mio ex e si scambia qualche parola con loro, papà mi guarda speranzoso.

Spera che lo abbracci? O si fa avanti lui o mai.

Giorgio si avvicina a mio padre: "Claudio...che piacere" E gli stringe la mano. Luca si reca cauto verso il mio orecchio destro e mi sussurra: "Se ci sono riuscito io con mio papà, ci puoi riuscire pure tu." E invece io non ci riesco.

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