A fine serata desiderai non averlo mai portato a casa mia. Lui probabilmente sen era andato con un nuovo peso, io ero morsa dai sensi di colpa e mio padre mi aveva riempita di domande - a cui io avevo risposto a monosillabi - su Alex. Mia madre non mi rivolse un solo sguardo quasi come se si scottasse nell'esatto momento in cui le sue pupille entrassero in contatto con la mia figura.

Scuoto il capo schifata dalla situazione. Ormai sta andando avanti da troppo, desidero solo la verità.

Apro gli occhi dopo un paio di minuti, stanca ormai di sentire il suo sguardo bruciarmi sulla pelle. Fulmino con un occhiata Cross che mi sorride di rimando.

Osa ammiccare nella mia direzione facendo anche un occhiolino. Che sfacciato. Ridacchio ed alzo il terzo dito nella sua direzione, quasi offeso si porta una mano al cuore e con finta aria arrabbiata ferma la sua corsa e si gira definitivamente verso di me. Stava per avvicinarsi quando il coach lo prende per le spalle e lo spinge verso gli altri.

«Cross non distrarti! Manca poco alla partita e dovete esser in forma. Un altro giro tutti!»

Scoppio a ridere non appena sento uno sbuffo generale provenire dalla squadra. Le mie risate aumentano di volume quando Cross esasperato si fa' il segno della croce.

Forse in fondo non sono così male. Sposto lo sguardo sulle ragazze ed in quel momento mi ricordo della mia macchina fotografica gelosamente custodita nello zainetto insieme alla maglia.

Avevo promesso a Naomi di fotografarla per non dimenticare mai il suo passato da " ragazza pom pom " e poterci ridere sopra da vecchie. Non è una pessima idea in effetti.

Spesso, mi aveva pregato d'immortalare ogni momento della nostra adolescenza, per farne un album da sfogliare in futuro. Con noi, non esisteva neanche la vaga possibilità di non parlarci fra qualche anno.

Sposto la treccia colorata sulla schiena, e prendo con delicatezza l'apparato, accendendo. Ieri ho scattato un paio di foto a Tommy e Alex, più tardi andrò a svilupparle. Sorrido ricordandomi le facce buffe dei due, non hanno resistito implorando d'esser immortalati in pose stravaganti.

«Ehi, tu sei Kathryn, vero?» sussulto quando sento una mano posarsi delicatamente sulla mia spalla ed una voce acuta spezzare il filo dei miei pensieri.

Affianco a me una delle due ragazze del giornalino mi osserva curiosa. Gli occhiali le scivolano dal naso, ma sorridendo ancora si affretta a riportarli su. «Si, chi mi cerca?» chiedo, raddrizzando le spalle dedicandole attenzione, mi sembra famigliare. I capelli scuri e i tratti definiti.

«Sono Eavy, siamo compagne nel corso di biologia» continua a sorridere, annuisco forzando anch'io un sorriso ricordandomi improvvisamente di lei. Non brillo certo per la mia memoria.

Il déjà-vu di ieri con la signora-robot mi travolge quando la scena si ripete, ci sorridiamo a vicenda in modo inquietante fin quando lei si riscuote e deglutendo posa lo sguardo sulla fotocamera. È strana questa ragazza.

«Fai parte del club di fotografia?» chiede, con rinnovato interesse. I suoi grandi occhi verdi mi osservano curiosi, mi mette quasi pressione. Scuoto la testa a disagio e stringo l'aggeggio fra le mani. «Però hai una fotocamera» continua, alternando lo sguardo.

Alzo le spalle inquieta puntando le pupille nelle sue. Non mi piace questo interrogatorio. «Anche tu hai la fotocamera del telefono ma non vengo mica a farti l'interrogatorio» sbatto le ciglia nella sua direzione e sorrido falsamente.

«Calma testa calda», ridacchia allontanandosi. Solo in quel momento mi accorgo della confidenza che si era presa attaccandosi praticamente a me. È decisamente troppo espansiva questa ragazza. «Io e la mia amica facciamo parte del giornalino, ci servirebbero delle foto della partita e il nostro fotografo è a casa malato-»

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