"Sai, Harry, alle superiori non avrei mai pensato che un giorno avremmo avuto alcuni dei corsi al college in comune."

"Perché no?"

"Perché avevamo diverse idee riguardo il lavoro e la vita. Non che mi dispiaccia, però...", si voltò con un imbarazzo adorabile dipinto in viso che m'intenerì non poco.

Comprai due gelati al cioccolato e gliene porsi uno, volevo far colpo su di lei.

"Grazie.", farfugliò.

"Ma figurati."

La guardavo e mi perdevo nei suoi piccoli occhi verdi, chiedendomi se fosse normale che tutta la mia euforia fosse scemata.

"Ti piaccio oggettivamente?", le parole uscirono senza controllo dalla mia bocca.

"Sì.", ammise sinceramente. Ero tutto un fremito, aspettavo di sentirlo da un sacco. Eppure non mi faceva sentire appagato.

"Io ti piaccio? Oggettivamente...", mi chiese, abbassando lo sguardo imbarazzata.

"Molto.", incurvai le labbra in un timido sorriso e mi avvicinai per baciarla. Ecco, questo servirà a cancellare quel bacio gay. Proprio quando le nostre labbra stavano per toccarsi, sentii un frastuono, un cane incominciò ad abbaiare dallo spavento e un vecchio urlò qualcosa come "dannato ragazzino!"

Mi voltai verso quella baraonda e vidi Louis. Aveva fatto cadere la sua borsa, provocando quel rumore. Aveva uno sguardo terrorizzato mentre si scusava con l'anziano signore. Poi incontrò il mio sguardo che ora era fermo su di lui, sgranò gli occhi e corse via, dimenticandosi della borsa.

Devo portargliela.

Non so cosa mi spinse a farlo, non riuscii a stare dietro ai miei pensieri, so solo che avevo lasciato lì Tracy senza baciarla dopo che l'avevo sperato da una vita ed mi ero precipitato nella stessa direzione di Louis con l'intento di rendergli la borsa che si era dimenticato, facendo cadere il mio gelato sul pavimento.

Forse mi sento in colpa per avergli dato buca.

Lo trovai accovacciato a terra in una stradina parallela con la schiena contro una parete, la testa abbandonata sulle ginocchia che teneva abbracciate al petto.

Questo è fuori di testa.

"Ciao. Stai bene?", chiesi, avvicinandomi. Lui mi vide, le sue spalle tremarono un po' dallo spavento. Poi si ricompose e mi guardò male, con quegli occhi ipnotici e brillanti. Sarà anche pazzo ma ha vinto alla lotteria genetica con quegli occhi.

"Niente, mi sto solo riposando perché sto facendo una lunga passeggiata per andare dalla mia ragazza. Tu piuttosto che ci fai qui? Ti ho visto prima con una ragazza.", il suo tono era scontroso.

Tracy! Cazzo!

"Sì, infatti. Non so perché sono qui. Ciao.", lo liquidai, posando la sua borsa a terra accanto a lui.

Tracy non era più dove l'avevo lasciata e io mi sentivo un grandissimo coglione, davvero. Avevo mandato all'aria tutto per quel Louis.

Mi incamminai verso casa, scosso dai singhiozzi e calciando un sassolino.

Sei proprio un ritardato, Harry.

"Harry!", chiamò una voce. Mi voltai e vidi quel ragazzo pochi passi più indietro.

"Louis... che vuoi?", domandai.

"Niente, è che devo andare da questa parte. La mia ragazza abita vicino a te."

Allora sa davvero dove abito! Il mio cuore incominciò a battere più forte dall'ansia.

"Come fai a sapere dove abito?"

"Nomea. Le persone parlano.", alzò le spalle. Non risposi. È plausibile, no? Decisi di credergli e di smettere di parlargli. Avevo quasi voglia di tirargli un pugno.

"La tua ragazza ti ha liquidato, eh?"

Quella domanda bastò a farmi perdere le staffe. Le sue sopracciglia erano inarcate con fare sarcastico, aveva un ghigno sulle labbra che avrei voluto cancellargli a suon di schiaffi. Quelle labbra hanno sfiorato le mie. Qualcosa nel mio stomaco gorgogliò. Mi sa che ho fame, neanche ho mangiato.

"Non è la mia ragazza.", lo dissi in un ringhio. Vidi le sue spalle abbassarsi, come se fosse sollevato da quello che gli avevo detto. Non sarà uno stalker ma è proprio gay e io non lo sono. Che vuole da me?

"Davvero non è la tua ragazza?", la sopresa era palpabile nella sua voce. Oggettivamente aveva un tono dolcissimo, era più difficile volerlo prendere a pugni con una voce così dolce.

Sarebbe davvero potuta essere la mia ragazza adesso se non fossi scappato via, mi dissi, pensando alla piega che aveva preso l'appuntamento

"Già.", mugugnai. Ero quasi arrivato casa mia, mancavano un paio di chilometri.

"Allora non ti dispiace se faccio questo?"

Mi prese per le spalle e si piazzò davanti a me, facendomi inciampare nei suoi piedi in avanti. Si inclinò in avanti approfittandosi del mio passo falso in avanti, baciandomi di nuovo. Cercai di spingerlo via, spingendo a palmi aperti contro il suo petto, però lui mi stringeva forte tra le braccia, non lasciandomi scampo.

Profuma di colonia. Profuma di uomo.

Stavolta era un bacio più approfondito. Mi arresi a quell'assalto sleale con una disperazione quasi morbosa, sfogando tutta l'esasperazione del giorno sulle sue labbra in modo rude e famelico. Per un momento cercai di dimenticare che fosse Louis. Certo, non era facile farlo con le mie mani ancora premute contro i suoi pettorali tonici e inconfutabilmente da uomo. La sua lingua incontrò la mia, le sue dita corsero tra i miei ricci.

Capii finalmente perché dalla volta precedente Louis avesse fatto fatica ad uscire dalla mia mente. Era perché il suo bacio più che avermi confuso mi era piaciuto più di quanto fosse lecito.

Le sue labbra erano morbide, i suoi occhi magnetici. Un bacio è un bacio. Se bacia bene e lo apprezzo non significa mica che sono gay, no?

Tracy, pensa a Tracy. Tracy, Tracy, Tracy, seno, ragazze.

Ugh.

Appena si staccò ancora una volta non mi diede il tempo di esprimere il mio sconforto che se ne andò, una macchina passò davanti al punto verso il quale era scappato e, puf, sparito.

Sono pazzo. Ho le allucinazioni.

Sfiorai le labbra ancora piene dallo sfregamento vorace con quelle di Louis, irritate dalla sua barbetta, i polmoni ancora piene di colonia.

Ok, non ho le allucinazioni.

Cazzo.

† Since we were 18 † -Larry StylinsonWhere stories live. Discover now