11. " Sei meraviglioso ora, domani e per sempre "

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Arriviamo davanti alla casa di Tommy, impeccabile e profumata come l'ultima volta. Ormai è l'una. Abbiamo aspettato un altro autobus e tra la puzza terribile, e i miei scleri, siamo scesi alla prima fermata, quella all'entrata del paese.

Di certo non mi sarei aspettata un altra mezz'ora di cammino, Alex non ha fatto altro che rinfacciarmelo. «Potevi resistere ancora un po'», e ancora «Sei una bambina, altro che adulta» bla bla bla.

«Entri prima tu vero?». Sembra nervoso. Sta per tirare fuori un altra sigaretta dal pacchetto ma lo afferro e lo butto nel mio zaino. «Ehi, le mie sigarette!», protesta.

«Calmati in un altro modo, vuoi che Tommy ti veda fumare?». Alzo un sopracciglio e con aria superiore incrocio le braccia al petto, sotto al seno.

«Va bene... mamma orsa», sbuffa e afferra una mia ciocca giocandoci. Non è la prima volta che lo fa', quando la signora Taboltt lo beccava qualche anno fa a fumarsi canne in bagno e io ero nei paraggi si fermava sempre ad agghindarmi i capelli per lo stress. Quella donna ci va' pesante con le punizioni, e purtroppo Alex lo sa fin troppo bene.

Lo lascio fare e premo con un dito il campanello. Dopo pochi secondi, la gentile signora dell'ultima volta ci apre la porta sorridendo. Ma ha una paralisi alla faccia?

Mi fanno male le guance per lei. Forse la pagano per farlo.... sì, dev'essere così. Insomma, sembrano abbastanza ricchi, perché non dovrebbero avere una badante con la paralisi facciale?

Sorrido e annuisco in attesa di qualche suo cenno di vita. Lei mi sorride di rimando. Rimaniamo impalati per un paio di secondi, poi lei apre di più la porta e ci fa' cenno di entrare. «Prego, il signorino si trova in camera sua, vi accompagno». Signorino? Siamo nel secolo sbagliato?

La donna avanza davanti a noi, dopo aver richiuso la porta. Alex mi si affianca mentre guarda l'ambiente che ci circonda. Non posso dire di non aver fatto lo stesso anch'io la prima volta. «Signorino?». Alza un sopracciglio e corruga la fronte divertito.

Sollevo le spalle, non rispondendo. La signora ci porta verso un corridoio, da esso partono molte porte. A quanto pare, qua tutte le stanze si trovano sul pian terreno.

Bussa un paio di volte alla porta, poi la dischiude lentamente. «Signorino, ci sono qua i suoi amici» apre di più la porta e ci lascia intravedere il ragazzo. È seduto sul letto, in mano ha solo il mio braccialetto rosso, quello che gli ho regalato la sera della sua partenza.

Quando stavamo aspettando l'autobus, Alex mi ha anche detto che quasi tutti gli hanno fatto un regalo di buon auspicio e possibile rivederci. Infondo, questi ragazzi hanno solo bisogno di amore.

«Signora Jose, li faccia entrare e, la prego, la smetta di chiamarmi signorino. Mi chiamo Tommy, o Thomas se preferisce» ci sorride mentre parla, prima non sembrava triste, forse solo un po'.... solo.

Jose se ne va' senza proferire parola. Sorride, annuisce e gira i tacchi verso l'ingresso piazzandosi davanti alla porta. Dubito sia umana.

Alex entra nella piccola camera blu, e si tuffa a bomba sul ragazzino, e di conseguenza sul letto. I due scoppiano a ridere e si abbracciano. «Alex! Kath!» mi spingono anch'io nel letto e nel loro abbraccio. Le leggere lentiggini si espandono per tutto il viso di Tommy, rendendolo un patato.

Da grande sarà un rubacuori, me lo sento. Gli do un buffetto sul naso e Alex gli scompiglia i capelli. Forse, in un certo senso, siamo ciò che di più vicino aveva somigliante a dei genitori, ovviamente prima di Kim e Dominic.

Ora una famiglia ce l'ha, e sembra anche felice.

«Visto chi ti ho portato?», dico sorridendo. È magico il suo potere, rendere felice con la sua unica presenza. È un dono unico che spero non perda mai.

Come il cielo a mezzanotte Where stories live. Discover now